A/N: Ciao a tutti e buon
2010!! :)
La mia prima FF del 2010,
sarà una spoiler dedicata alla S9 ed in particolare ad
un'ipotetica scena post Pandora (9x09).
Le frasi che leggerete
all'inizio della FF, subito dopo queste noiosissime note dell'autore
XD, sono quelle che mi hanno ispirato questa storia che, attenzione, rischia di essere sdolcinata,
mielosa, fluffosa... come volete chiamarla! XD
E ora... buona lettura e
continuate a tener duro fino al 22 gennaio! Ormai manca poco, dai
ragazze!! XD
P.S: Come sempre,
ringrazio di cuore chi legge e trova anche il tempo di lasciarmi una
piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensa. :D
Grazie mille!!!!! :)
PS2: Se magari vi state chiedendo il perché di questo
titolo, ve lo spiego velocemente. "Take a walk down memory lane" in
inglese sta significare "perdersi nei ricordi". Immagino abbiate notato
come abbia messo la parola "lane" con la L maiuscola, non per un errore
di battitura, ma per un motivo che sono sicura non ci
sia bisogno di spiegarvi, visto che siamo tutte
maniache Clois!!!! XD XD
- Clark,
ho avuto tanti appuntamenti che si sono rivelati un errore.
-
Allora questa volta facciamolo nel modo giusto.
Prendiamoci
il tempo che ci serve.
-
Sul serio? In quel caso... andiamo a prenderci una tazza di
caffè.
E poi pranzeremo insieme, la prima di tante volte e ci saranno gelati e
chalupas, picnic nel parco e balli sotto la pioggia.
E
mi porterai a vedere un rally di monster-truck.
****
Clark era appena tornato alla
fattoria dopo un giro di ricognizione in
città nei panni della Macchia. Tutto era sembrato
tranquillo, a
parte una piccola banda di delinquenti che aveva cercato di derubare
un’anziana signora all’angolo tra Spooner Street ed
Everson
Avenue.
Non appena mise piede
in casa, subito l’affannoso respiro di Shelby gli diede il
bentornato.
Sorrise, felice
dell’accoglienza. “Hey, bello.” Disse
inchinandosi leggermente per arruffare il pelo al suo onnipresente
amico, che non appena fu soddisfatto della dose di carezze ricevute, si
allontanò trotterellando, diretto nel soggiorno e
raggiungendo
velocemente il suo posto preferito di fronte al fuoco del caminetto.
Clark sorrise prima di
salire le scale e riporre il suo costume da
Macchia nel suo armadio, dove era sicuro nessuno, eccetto probabilmente
sua madre se fosse stata lì, avrebbe notato.
Si infilò un
paio di comodi jeans e una maglietta beige a
maniche corte, pronto per andare nel fienile e proseguire quei piccoli
lavori giornalieri che lo aspettavano.
“A
lavoro.” Si disse, quasi gli servisse
dell’incoraggiamento, mentre usciva nuovamente di casa.
Si fermò per
qualche secondo in mezzo allo sterrato che lo
separava dal fienile, alzando lo sguardo al cielo per notare il sole
giallo che risplendeva, nonostante fosse Novembre inoltrato. Chiuse gli
occhi, riuscendo a sentire i tiepidi raggi del sole che avevano su di
lui il solito effetto benefico e rinvigorente e stranamente si
trovò a sorridere. Con quello che il futuro aveva
probabilmente
in serbo per lui e per tutta la razza umana, aveva bisogno di tutta la
forza che il Sole Giallo poteva dargli.
Riprendendo a
camminare, non poté fare a meno di pensare ad
un’altra cosa che il futuro gli riservava: Lois.
Per qualche secondo
chinò il capo imbarazzato, quasi come se
qualcuno in quel momento potesse vederlo arrossire nel ricordare il suo
corpo e quello di Lois avvinghiati l’uno all’altro
in
quella danza di passione a cui aveva assistito solo qualche giorno
prima a Belle Reve .
Certo, Zod era un gran
bel problema da affrontare e Clark non avrebbe
mentito dicendo che non pensava giorno e notte a come sconfiggerlo
senza portare il mondo ad affrontare la distruzione a cui lui aveva
assistito, ma almeno per quello poteva contare sull’aiuto di
Oliver e Chloe e tutti gli altri.
Il problema Lois
invece? Beh, quello era in un qualche modo un
po’ più apocalittico della fine del mondo e lo
sarebbe
diventato ancora di più se la fiera brunetta in questione
avesse
anche solo intuito quello di cui lui era venuto a conoscenza.
Si passò una
mano sui capelli, immaginando le mille reazioni che
Lois avrebbe potuto avere se mai le avesse detto che sapeva esattamente
cosa il futuro riservava a Lois e Clark come coppia. Sorrise scuotendo
la testa divertito.
Ecco che si era appena
aggiunto un nuovo segreto alla già lunga
lista di segreti che aveva imparato a tenere per sé e questo
era
decisamente uno che avrebbe custodito gelosamente.
Sbuffando
rumorosamente, finalmente raggiunse il fienile, notando il
trattore che aveva bisogno di una controllata. Gli diede una pacca
leggera sul muso, prima di raccogliere la cassetta degli attrezzi e
portarla vicino al serbatoio che andava riparato.
Per quanto sembrava
ormai decrepito, quel trattore era l’ultima cosa di cui si
sarebbe voluto separare.
Ricordava ancora
chiaramente il giorno in cui Lois aveva portato Shelby
alla fattoria e lui lo aveva legato al trattore, in attesa di capire
cosa i suoi genitori ne avrebbero fatto di quell’adorabile
palla
di pelo.
Soprattutto ricordava
chiaramente lo stato di shock in cui era caduto
quando aveva notato il muso innocente di Shelby a pochi passi da lui,
mentre si trainava dietro quasi senza sforzo il trattore che, Clark
sapeva per certo, pesava parecchie tonnellate.
Probabilmente se non ci
fosse stata Chloe ad aiutarlo ad uscire da
quell’imbarazzante situazione, Lois avrebbe
senz’altro
scoperto che c’era qualcosa di davvero fuori dal comune in
quel
cane.
Aprì il
cofano del trattore per controllare il tubo che gli dava
problemi e non poté evitare di sorridere nel notare come
Lois
gli era tornata nuovamente in mente.
Ormai ogni cosa
sembrava ricordargli lei, soprattutto qui alla
fattoria. Ogni gradino scricchiolante che lei aveva salito di nascosto,
ogni tazza di caffè che gli aveva soffiato da sotto il naso,
ogni film, ovviamente scelto da lei, che avevano visto seduti sul
divano… Tutto sembrava ricordagli Lois e per quanto a molti
questo potesse sembrare patetico, ai suoi occhi era
semplicemente… normale.
Sembrava essere passata
una vita intera da quando vivevano entrambi
qui, sotto lo stesso tetto. Una cosa era certa, ne avevano passato di
tutti i colori.
Concentrandosi
nuovamente sul trattore, notò che il problema era
causato da un bullone avvitato male, per cui si inchinò a
raccogliere dalla cassetta degli attrezzi la chiave inglese che gli
serviva, per poi avvitare dolcemente il bullone che stava creando dei
problemi.
Soddisfatto di aver
allungato nuovamente la vita a
quell’indistruttibile trattore, decise che gli avrebbe dato
un’occhiata un po’ più a fondo. Si
diresse a
prendere il carrellino simile ad una tavola da skateboard,
dopodiché ci si coricò sopra e facendo leva con
le gambe,
lo spinse sotto il trattore per dare un’occhiata.
Tutto lì
sotto sembrava andare per il verso giusto, un po’ come la sua
vita in quel momento.
Il suo lavoro al Daily
Planet andava sempre meglio, probabilmente anche
per merito della sua vicina di scrivania, e la sua doppia vita di super
paladino di Metropolis procedeva per il meglio e
soprattutto…
segretamente.
Fortunatamente dopo il
piccolo incidente della fotografia scattata da
Jimmy l’anno prima, niente di strano che mettesse in pericolo
la
sua doppia identità era successo. Beh, se escludiamo quella
giornata in cui Lois avrebbe scommesso la sua stessa vita che lui era
la Macchia.
Clark
sbuffò, ripensando a quanto sarebbe stato facile dirle
semplicemente la verità, che sì, lui era la
Macchia,
invece di continuare a mentirle e inventare le scuse più
stupide
per coprire i suoi salvataggi in giro per Metropolis.
Più ci
ripensava e più si chiedeva cosa quella volta lo
avesse frenato dall’essere completamente onesto con lei.
Guardarla negli occhi
mentre gli diceva di sapere con certezza che lui
era la Macchia, lo aveva riportato all’anno precedente,
quando le
aveva finalmente detto la verità prima di riavvolgere il
tempo
per fermare Linda Lake.
In quei due giorni
così diversi, Clark aveva avuto la conferma
che per lei, lui sarebbe rimasto sempre e comunque il suo Smallville.
E forse era proprio
quello che lo terrorizzava e lo bloccava, impedendogli di essere onesto
al 100% con lei.
Probabilmente avrebbe
fatto bene anche a lui prendere le cose con
calma, evitando di lasciarsi andare troppo in fretta a quei sentimenti
che gli suggerivano che aprirsi completamente con lei non era affatto
un errore.
“Troppo
tardi…” disse a voce alta, sbuffando mentre
dava un’ultima occhiata alla parte inferiore del trattore,
sfruttando la sua vista a raggi X per dare un’ultima occhiata
precisa.
“Troppo tardi
per cosa, Smallville?”
Clark
spalancò gli occhi, sobbalzando di scatto e dando una
forte testata al trattore, fortunatamente riuscendo ad evitare che
l’impatto fosse fatale al vecchio veicolo, registrando
immediatamente quella voce che conosceva bene e che, per quanto gli
facesse piacere sentire, non avrebbe dovuto trovarsi lì nel
fienile in quel momento.
“Ouch.”
Commentò Lois nel notare come la fronte di
Clark avesse appena colliso con il pesante metallo del trattore.
“Tutto bene lì sotto, Clark?” Disse
piegandosi sulle
ginocchia e inclinando leggermente la testa di lato, così da
vedere cosa succedeva li sotto. “Mhm, sporco e sudato, potrei
farci l’abitudine, Smallville.”
Clark girò
immediatamente lo sguardo verso di lei e Lois non
tardò a sorridergli, facendogli cenno col capo di uscire da
lì sotto.
Annuì,
prendendo un respiro profondo e realizzando la situazione
in cui si trovava. Lois era lì nel fienile con lui, dopo che
solo qualche ora prima l’aveva chiamata per chiederle se le
andava di uscire con lui quella sera. La sua risposta era stata
sì e Clark si ritrovò a sorridere, pensando
immediatamente al posto perfetto per quell’appuntamento.
Ora lei era
lì, ore prima del loro appuntamento, per chissà
quale motivo. ‘Alla
faccia del prenderla con calma.’ Pensò divertito,
per niente disturbato dalla sua impellente voglia di rivederlo.
Vedendo che non usciva
da lì sotto, Lois raggiunse il muso del
trattore, notando che i piedi di Clark spuntavano da quella parte.
Poggiando il suo piede sinistro sul carrellino, fece forza e
trascinò Clark fuori da lì.
“Hey.”
Lo salutò nuovamente, incrociando le braccia
al petto. “Inizio a pensare che saresti rimasto lì
sotto
per chissà quanto tempo se non fosse stato per
me.” Disse
sorridendo, lanciandogli uno straccio che lui acchiappò al
volo.
“Probabilmente
sì.” Le sorrise quasi timido,
abbassando lo sguardo sulle sue mani unte di olio e pulendole con lo
straccio che Lois gli aveva appena passato.
“Puoi
ringraziarmi più tardi, Smallville.” Gli
sorrise quasi maliziosa, senza mai togliergli lo sguardo di dosso.
“Grazie,
Lois.” Disse ironico, sorridendole, prima di
tornare a concentrarsi sullo sporco sulle sue mani. “Il
trattore
è parecchio vecchio ormai e ha sempre più bisogno
di
continue attenzioni.” Le spiegò.
“Uhm,
c’è sempre una cosa chiamata rottamazione,
genio.” Gli disse, quasi fosse la cosa più
scontata del
mondo.
Clark sbuffò
nuovamente, mettendosi in piedi e buttando lo
straccio ai piedi del trattore. “Hai idea di quanti ricordi
io
abbia di questo trattore, Lois?” Chiese incrociando a sua
volta
le braccia al petto, quasi volesse imitare la sua postura.
“Il
primo giro con mio padre, la prima volta che mio padre me
l’ha
fatto guidare…” Spiegò. ‘Per
non parlare di tutte le volte che mi ricorda te.’
Aggiunse tra sé, ancora non pronto per essere
così
sentimentale di fronte a lei e sapendo come Lois reagiva a commenti
troppo sdolcinati e complimenti sinceri.
E dopotutto…
dovevano prenderla con calma, no?
“Sì,
sì, ho capito, Smallville. Sei uno dal cuore
tenero.” Sorrise a labbra unite, quasi volesse prenderlo in
giro,
ma Clark sapeva che in fondo lei ormai lo conosceva e capiva benissimo
quello che intendeva.
“Allora, come
mai qui alla fattoria?” Chiese, buttandola
lì per caso, dandole le spalle mentre si dirigeva verso le
balle
di fieno che avevano un imposticipabile bisogno di essere spostate
proprio in quel momento.
Lois deglutì
nervosamente, sapendo che c’era il 200% di
possibilità che lui le facesse quella domanda, pur sapendo
che
l’avrebbe messa in imbarazzo. Ma come poteva biasimarlo, se
proprio lei al suo posto avrebbe fatto lo stesso, solo per sentirgli
dire che moriva dalla voglia di rivederlo e che la regola del
“prendiamo le cose con calma” era la più
stupida a
cui potevano pensare?
No, non poteva. E di
certo non poteva nemmeno dirgli quello che aveva
appena pensato, per cui optò per la scusa che più
di
tutte si era ritrovata ad usare più e più volte
negli
anni, per mascherare quei sentimenti che aveva sempre cercato di negare
a sé stessa. “Beh sai,” disse annuendo e
guardandosi
intorno, nonostante lui fosse ora concentrato su tutt’altro,
“ero nei paraggi e ho pensato di vedere come procedevano le
cose
alla fattoria…”
Clark si
girò a guardarla con un’espressione chiaramente
confusa e divertita in viso, quasi non riuscisse a credere a quello che
le sue orecchie avevano appena sentito.
Lois decise di
ignorarlo e continuò con quella scusa che perfino
a lei sembrava la più stupida di sempre. “E poi
c’è Shelby, ormai siamo diventate parecchio
amiche,
quindi…”
“Lois, Shelby
è un maschio.” Le disse interrompendola, divertito
da quella situazione.
Lois lo
guardò corrugando la fronte, prima di scuotere la testa.
“Uh, no!”
“Devo
ricordarti che lo volevi chiamare Clarkie?”
“Come se
potessi mai dimenticarlo.” Gli sorrise quasi in
tono di sfida. “E sappi che la chiamo ancora
Clarkie.”
Aggiunse, sperando di infastidirlo e non aspettandosi di certo la
reazione che stava vedendo in quel momento.
Clark aveva quel suo
sorriso super luminoso che ogni volta la lasciava
senza fiato. “Non mi stupisce,” disse avvicinandosi
un
po’ di più a lei, “sembra che
nell’ultimo
periodo tu sia sempre meno allergica a Clarkie.” Concluse
quasi
malizioso, notando come Lois deglutì a fatica, sapendo con
certezza che lei aveva capito il suo gioco di parole. “Oops,
intendevo Shelby.” Si corresse, contagiandola con quel suo
sorriso e ritrovandosi sempre più vicini.
“Fossi in te
non mi farei strane idee, Smallville. E’
senz’altro merito dell’aria di
città.” Disse
incrociando nuovamente le braccia al petto, sorridendogli senza sosta,
e mai allontanandosi da lui.
Clark rise divertito a
quella sua frase e Lois non poté evitare
di mordicchiarsi il labbro, nervosa com’era nel notare come
si
stesse avvicinando a lei. “Già, ho sentito dire in
giro
che l’aria di campagna è decisamente
sopravvalutata.” Disse cercando di suonare il più
serio
possibile e avvicinandosi sempre di più a lei,
ritrovandosela
ormai a pochi centimetri di distanza, esattamente come quella volta
nello stanzino del Daily Planet in cui lei era salita su un pacco e gli
si era avvinghiata addosso, come spesso succedeva nei suoi sogni.
Rimasero a guardare
l’uno negli occhi dell’altro per quello
che sembrò un tempo infinito, e Clark non poté
fare a
meno di darsi dell’idiota per averle proposto di prendere le
cose
con calma, quando non c’era nient’altro al mondo
che
avrebbe voluto fare in quel momento, se non prenderla tra le sue
braccia e baciarla come aveva fatto qualche settimana prima nella
redazione del giornale.
Un rumoroso tuono li
risvegliò da quella specie di trance in cui
erano caduti, facendoli sobbalzare ed allontanare di qualche passo
l’uno dall’altro.
Clark
deglutì a fatica, sorridendole imbarazzato prima di
abbassare lo sguardo. “Vado a vedere che succede
lì
fuori.” Disse, trovandola una scusa davvero povera per
evitare
quel momento imbarazzante.
Si affrettò
ad uscire dal fienile per poi ritrovarsi sotto uno
scrosciante acquazzone, molto simile a quello che c’era stato
il
giorno in cui quello strano virus aveva colpito Metropolis.
Non poté
evitare di ripensare a com’era stato bello
ritrovarsi sotto la pioggia con Lois, stringerla tra le sue braccia e
sapere che lei non era più in pericolo.
Da quel giorno in poi,
aveva iniziato a vedere la pioggia in un modo del tutto diverso.
Fece qualche passo,
abbandonando la copertura del tetto del fienile e
lasciando che la pioggia lo inzuppasse da capo a piedi, sorridendo
quasi come se gli avessero appena dato la notizia migliore di tutta la
sua vita.
Il giorno in cui
l’aveva tenuta tra le sue braccia sotto la
pioggia, aveva avuto la conferma che quello che sentiva per lei era
molto più forte di quello che aveva provato per qualunque
altra
ragazza che era entrata a far parte della sua vita.
Allargò le
braccia e chinò il capo all’indietro,
lasciando che la pioggia lo bagnasse liberamente in viso e si
sentì nuovamente come quel giorno.
In quel momento non
c’era stata nessuna Macchia, nessun mondo da
salvare, nessuna disperata richiesta d’aiuto, nessun super
nemico
da sconfiggere.
In quel momento
c’erano solo Lois e Clark che si stringevano
forte l’uno con l’altro sotto la pioggia, quasi
come se
mollare la presa fosse equivalso a lasciare andare una parte preziosa
ed imprescindibile di sé.
“Clark, sei
impazzito?” La voce di Lois lo fece sorridere,
quasi come avesse scelto il momento migliore per andare a scoprire come
mai non fosse ancora tornato nel fienile. “Ti prenderai una
polmonite o qualcosa del genere.” Aggiunse preoccupata.
Clark
abbassò le braccia ai lati del corpo e girò il
viso
per poterla guardare in faccia, senza mai smettere di sorridere.
“Se non mi sbaglio, ti devo ancora un ballo.” Disse
tendendo la mano verso di lei, sperando che lo raggiungesse.
Incrociando nuovamente
le braccia al petto, non poté evitare di
sorridere e scuotere la testa divertita, capendo esattamente a cosa si
riferiva. “Sei completamente fuori di testa, Clarkie, lo sai,
vero?”
“Sarà
colpa dell’aria di campagna.” Rispose
semplicemente, senza mai abbassare il braccio teso verso di lei, quasi
sicuro che di lì a poco lo avrebbe raggiunto sotto
l’acquazzone.
Senza riuscire a
resistere oltre, Lois iniziò ad andargli
incontro, lasciando che l’acqua la bagnasse completamente e
che
la sua mente volasse a sua volta a quel giorno in cui Clark
l’aveva tenuta tra le sue braccia, senza mai lasciarla andare
finché la pioggia non aveva smesso di cadere. Sperava tanto
che
la stessa cosa sarebbe successa anche oggi.
Una volta raggiunto,
mise la sua mano destra in quella di Clark, che in
un gesto elegante la tirò a sé, ricordandole
l’ultima volta che si erano ritrovati in quella situazione.
Le sorrise, non potendo
evitare di pensare che l’ultima volta che
l’aveva tenuta così vicina per poco non si erano
scambiati
il loro primo bacio; per lo meno il loro primo bacio ufficiale senza
magia, trucchi o Kryptonite rossa di mezzo.
L’ultima
volta che avevano ballato non era andata benissimo, ma
Clark era più che deciso a smettere di rovinare sempre tutto.
Mentre la guidava
gentilmente in quella pista da ballo inesistente e
mormorava le note di chissà quale canzone, Lois non
poté
evitare di perdersi in quei calamitici occhi blu che risaltavano ancora
di più sotto il cielo grigio e la pioggia battente.
L’ultima
volta che gli era stata così vicino sotto la
pioggia, le era sembrato che tutto si fosse fermato intorno a loro e
l’unico pensiero che le inondava la mente in quel momento,
oltre
a quello di rimanere per sempre tra le sue braccia, era stato quello di
sporgersi verso lui, solo un po’ di più, il tanto
che
bastava per lasciarsi andare a quelle sue labbra così
invitanti,
lasciando che succedesse quello che doveva succedere.
Tutto le era sembrato
perfetto quella volta, quasi come se il destino avesse finalmente
deciso di giocare a suo favore; a loro favore.
La pioggia, i suoi
occhi blu che non smettevano di guardarla, quel suo
sorriso rilassato nel vedere che stava bene e la dolcezza infinita in
cui le aveva spostato dal viso le ciocche di capelli bagnate che le
cadevano sugli occhi, le suggerivano che c’era solo una cosa
da
fare, quella stessa cosa che moriva dalla voglia di fare da quando
erano stati interrotti al matrimonio di Chloe e Jimmy.
Ma tutto in
quell’ultimo giorno di pioggia era ancora così
confuso. Lui era tornato a Metropolis da solo una settimana e tutti i
suoi ricordi di quella giornata terminavano con lei che entrava in un
ascensore insieme ad Oliver, per poi ritrovarsi tra le braccia di Clark
sotto il più romantico acquazzone che riuscisse a ricordare.
In
più, tutti quei sentimenti la confondevano più di
quanto
non avessero fatto un anno prima, probabilmente amplificati a causa
delle tre settimane di lontananza tra lei e Clark. Tutto sembrava
così difficile e facile allo stesso tempo, quasi entrambi
avessero avuto sotto il naso la semplice soluzione di quel complicato
rompicapo, ma nessuno dei due fosse stato abbastanza attento da notarla.
Ora invece…
ora l’unico ostacolo tra loro era la stupida regola del
prenderla con calma.
Ma dopotutto, un unico,
semplice bacio cosa avrebbe potuto cambiare?
Clark continuava a
ballare con Lois sotto quella pioggia che sembrava
non voler smettere, quasi come il loro ballo infinito, che se fosse
stato per lui, sarebbe durato in eterno.
Rallentò
leggermente il ritmo, fino a fermarsi quasi del tutto,
per rimanere lì sotto la pioggia a fissarla, tenendola
stretta
nella sua presa, quasi avesse nuovamente il terrore che qualcuno o
qualcosa fosse in agguato e pronto a portargliela via.
Le sorrise, spostandole
dal viso una ciocca di capelli, in quel gesto
che ormai era diventato così familiare per lei. Non
poté
evitare di sorridergli a sua volta, prima di intrecciare le braccia
dietro al suo collo e alzarsi leggermente sulle punte, per fare
finalmente quello che moriva dalla voglia di fare fin da quando
l’aveva visto a lavoro col trattore.
Lentamente
avvicinò il suo viso a quello di Clark, e
catturò le sue labbra, dando via a quel bacio mozzafiato che
rischiava seriamente di dar fuoco al fienile a pochi passi da loro.
Strinse la presa un
po’ di più, quasi gli si volesse
avvicinare ancora e sentì le braccia di Clark fare
altrettanto
all’altezza della sua vita, il tutto senza mai interrompere
quel
bacio che stava diventando sempre più carico di passione.
Clark sentiva il suo
cuore pompare ad un ritmo accelerato come gli
capitava solo quando lei era nei paraggi e prima che potesse rendersene
conto, grazie al suo superudito, notò come i battiti del
cuore
di Lois fossero aumentati, copiando lo stesso ritmo del suo,
rimbombando prepotentemente nel suo orecchio.
Quando il bisogno di
aria si fece troppo urgente per continuare ad
ignorarlo, Lois fu costretta ad interrompere il bacio, appoggiando la
fronte a quella di Clark e sorridendo nel notare come entrambi
respiravano affannosamente per riprendere aria.
“Ops.”
Disse divertita, quasi più a sé stessa
che a lui, perfettamente al corrente che quel bacio che si erano appena
scambiati, andava ben oltre il prendere le cose con calma.
Per quanto entrambi
volessero rispettare quella regola, sapevano
benissimo che tra di loro c’era un’attrazione e
un’urgenza di avere l’altro vicino, che andava ben
oltre
ogni cosa mai provata finora. Era un bisogno che era impossibile da
combattere e sconfiggere, e che soprattutto rendeva difficilissimo se
non improbabile rispettare la prima regola della loro relazione.
“Spero tu
abbia portato un cambio di vestiti.” Le disse
divertito. “A meno che tu non voglia prendere in prestito una
delle mie camicie e un paio di jeans.” Aggiunse, ripensando a
tutte le volte in cui l’aveva vista indossare una delle sue
camicie in flanella e a quanto questo lo facesse impazzire.
“Grazie
dell’offerta, Smallville.” Sorrise annuendo,
segretamente emozionata e nervosa alla sola idea di andare finalmente a
vedere un rally di monster truck insieme a lui. “Ma ormai
dovresti saperlo che son nata pronta. La figlia di un generale ha
sempre un piano B.” Ma prima che lui potesse controbattere,
lei
non perse l’occasione di stuzzicarlo ancora una volta.
“Tra
l’altro, come te lo devo far capire che in pochi si
lamenterebbero se mi ritrovassi senza niente addosso?”
Clark
deglutì nervosamente, ripensando alla prima volta che si
era sentito fare quella domanda, quella sera in cui aveva trovato Lois
alla fattoria, mascherando il suo bisogno di passare la serata con lui,
con un urgente necessità di lavare tonnellate di suoi
vestiti.
Quella volta non aveva
avuto la prontezza di risponderle, del tutto
sorpreso da quel suo commento che, Clark ne era sicuro, Lois era sicura
di avere solo pensato e non detto a voce alta. Questa volta invece, le
cose sarebbero andate diversamente.
“Non ho mai
detto che io lo farei.” Rispose altrettanto
malizioso con quella sua voce bassa e sensuale che prese Lois in
contropiede. “Tra l’altro, non è niente
che non
abbia già visto.” Le sorrise, riferendosi a quella
volta
che era uscita dalla doccia senza indossare nulla e lui
l’aveva
beccata ed era rimasto semplicemente in silenzio a fissarla, non
riuscendo a spiccicare parola.
Lois socchiuse
leggermente gli occhi senza mai smettere di guardare in
quei suoi occhi blu che in quel momento le sembravano così
affamati di lei, e non poté evitare di sorridergli, sorpresa
da
quel suo commento che in pochi si aspetterebbero di sentire da un
ragazzo riservato come lui.
“Però,
Smallville, nonostante due brutte amnesie, vedo che
i ricordi migliori li hai custoditi gelosamente.” Rispose,
ricordando le due volte in cui, un bel po’ di anni fa, si era
ritrovata di fronte un Clark senza memoria. Sorrise nel ricordare che
la prima includeva pochi vestiti e tanta, tantissima pelle scoperta.
“E anche io.” Aggiunse quasi tra sé,
pensando a
quanto tempo fosse passato da quel loro primo incontro.
‘Sembra
quasi una vita fa.’
Pensarono all’unisono senza saperlo, prima che Clark potesse
distrarre entrambi buttandosi nuovamente su di lei e riprendere a
baciarla sotto la pioggia.
***
Fine.
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