Il vento del Sud carezzava il paesaggio delicatamente,
scuotendo appena i salici piangenti.
Sotto l' ombra di uno di questi, c'era Amelie intenta a scrivere su un
quaderno
come un' ossessa.
Scrisse un punto con così tanta furia, da rischiare di
forare la pagina,
scrivendo su quella di dopo ancora.
Una volta finito, poggiò il quaderno in terra, si mise il
più comoda possibile
sotto le fronde dell'albero, e contemplò il silenzio di
quella radura.
Stava quasi per addormentarsi, quando avvertì una presenza
di fianco a lei. Si
voltò, e vide che era arrivato anche Laurent.
- Beh! Chi non muore si rivede! - esclamò la ragazza.
Cercava di apparire
furiosa, ma, invano, la presenza di lui la calmava.
- Si, ma ciò non significa che rivedremo sicuramente chi
è morto! - rispose
lui, stendendosi.
La ragazza lo guardò di sbieco: - Che? Parla come mangi! -
- No, lascia stare! Uno dei miei momenti di delirio! -
I due stettero stesi in silenzio per qualche secondo. Non appena lui
chiuse gli
occhi per vedere cose che solo lui immaginava, la ragazza si
girò per poterlo
vedere.
Il vento aveva smesso di soffiare.
*****
Tutto cominciò in una calma mattinata di aprile.
Tutto cominciò sotto quello stesso salice piangente. Amelie
vi si rifugiava
quando aveva bisogno di tranquillità, non trovando un posto
migliore.
Quando arrivò, però, trovò il suo caro
vecchio salice già occupato.
"Vabeh... Il mondo è di tutti! Ragion per cui io mi ci metto
lo stesso lì
sotto!" pensò la ragazza.
Una volta accomodatasi prese il suo quaderno ed una rosa rossa dallo
zaino che
si era portata, e, lasciandosi trasportare, cominciò a
scrivere.
Scriveva, scriveva e ancora scriveva. Inaspettatamente, il vento le
fece
scappare il quaderno via dalle mani, che si fermò di colpo
sul ragazzo. Questi,
preso alla sprovvista, si alzò subito a sedere, e vedendo
che il criminale era
un semplice mucchio di carta spillata, si calmò. Vide
Amelie, imbarazzata, e
glielo restituì.
- Ciao! Credo che questo sia il tuo. - chiese lui a lei, ben sapendo
che era il
suo.
- Già... - rispose Amelie, con crescente imbarazzo. -
Scusa... E' che non sono
riuscita a mantenerlo fermo e... -
- Tranquilla, non hai ucciso nessuno! -
- Grazie -
- Laurent - disse il ragazzo, porgendole la mano.
La ragazza, interdetta, non sapeva come reagire. " Non fare la scema
Amelie!" pensava "Devi semplicemente dirle il tuo nome, non ti mangia
mica!".
- Piacere, Amelie -
Il ragazzo si avvicinò a lei, e cominciò a farle
qualche domanda.
- Sai com'è?! Non capita tutti i giorni di incontrare un
nuovo amico! -
Laurent le stava simaptico a pelle, senza saperne il perchè.
Non che la cosa le
interessasse molto al momento. Amava il suo istinto. Si fidava del suo
istinto,
soprattutto.
I due presero a parlare, e, nel frattempo, lei prese la rosa che aveva
tirato
fuori dallo zaino, e cominciò a fare una sorta
di perverso "M' Ama
Non M' Ama" con le spine.
- Scusa se mi permetto di chiedertelo... Ma perchè lo stai
facendo? - chiese
Laurent.
L'istinto le diceva di rispondergli che doveva farsi gli affari suoi,
ma per
una volta, Amelie ignorò la vocina del suo cervello.
- A volte ho l'impressione di non essere viva, essere pura
anima, etera.
Almeno così mi rendo conto di me stessa! -
"Occhei" pensò lei "ora penserà che sono matta,
mi saluterà e se
ne andrà via, sperando che non mi riveda mai
più...".
- Ognuno ha le sue valvole di sfogo - rispose invece lui.
Amelie rimase di stucco, non aspettandosi una reazione del genere.
I due continuarono a parlare, mentre Amelie asciguava le
goccioline di
sangue su un fazzoletto bianco, ancora per un bel pò, e,
all'imbrunire, lui si
alzò, dicendo che doveva andarsene, e che era felice di
averla conosciuta.
- Tu? Non vieni? -
- No. resterò qui ancora un po', e poi me ne vado, grazie lo
stesso! - rispose
la ragazza.
Il vento si alzò di nuovo, e stavolta il fazzoletto le
scappò di mano, finendo
addosso a Laurent, che, prendendolo se lo mise in tasca, invece di
restituirlo.
- Saremmo costretti a rivederci allora! Un buon pretesto, no? - chiese
lui, con
un mezzo sorriso sulle labbra.
Lei, adesso, non sapeva davvero cosa fare. Era rimasto muto persino il
suo
istinto. Si limitò a sorridere.
- Lo prendo per un "Si, va bene" - disse lui, che, salutandola, se ne
andò.
Rimase lì ancora qualche secondo, la storidta Amelie, per
poi andarsene anche
lei.
Qualche giorno dopo lei tornò sotto il salice. Lui? Non
c'era.
"Vabeh... Ha detto la prossima volta, no? Quindi ci sarà...
Prima o
poi!" mugugnò fra sè e sè.
Non appena pensò queste parole, lui stava arrivando. Amelie
sentiva le farfalle
nello stomaco...
- Salve! -
I due ripresero a parlare come se non se ne fossero mai andati di
lì.
Il tutto per molto tempo.
Molto tempo.
Molto.
*****
- Allora? - chiese lei - me lo ridai o no il mio fazzoletto? - mettendo
più
enfasi sul mio, per chiarire il concetto.
- Lo rivuoi proprio? -
- Beh sai com'è?! Il concetto di mio non dovrebbe essere poi
così
difficile da comprendere! - disse lei ridendo.
Si alzarono entrambi a sedere e lui si avvicinò di
più verso lei.
- No, lo è invece! Insegnamelo! - disse lui, avvicinandosi
verso lei.
- Beh... Allora...Il fazzoletto, per esempio è mio,
mentre... - le parole le
morirono sulla lingua, vedendo lui vicinissimo al suo volto.
"Mio Dio! Sta per succedere davvero? A me?" si chiese lei.
"Si! A te!" rispose la vocina del suo cervello.
- Mentre? - chiese Laurent con un mezzo sorriso sulle labbra.
La povera Amelie non sapeva davvero cosa fare. Cercava di riordinare le
idee, quando Laurent la prese e, delicato, la baciò.
E mai oblio fu più dolce di quello per i due ragazzi.
Anche l'istinto della ragazza aveva smesso di parlare.
Stavolta era il corpo a reclamare la sua parte.
Come se fosse un gesto quotidiano, alzò le mani, e le
poggiò sul collo del ragazzo.
Si avvertiva una sorta di insistenza da parte di entrambi, presi
dall'euforia di quel loro dolce contatto.
Se qualcuno avesse chiesto ad Amelie - Com'è stato? - lei
non sarebbe stata in grado di rispondere in modo soddisfacente.
Al massimo avrebbe potuto dire - Devi provarlo di persona per capirlo!
-.
Sentiva il sangue fluire forte nelle orecchie, fino a farle fischiare,
i polmoni che reclamvano ossigeno.
Sentiva il cuore battere forte, così forte da rischiare di
rompere la gabbia toracica.
Il cervello...No. Non lo sentiva più quello.
Sentiva solo il suo corpo che rispondeva meccanicamente agli impulsi.
Sentiva che il momento stava per concludersi, e la cosa non le piaceva
affatto.
Laurent si era allntanato dal suo viso, e lo aveva preso fra le mani.
Amelie era in estasi, poteva affermare di aver sentito gli angeli
cantare.
I due si guardarono negli occhi e sorrisero.
Sorrisero alla beata ingenuità di due innamorati, alla loro
spensieratezza. Sorrisero a quella cosa che certi chiamano fortuna.
Sorrisero a loro, affogati ognuno nello sguardo dell'altro.
Il vento aveva ripreso a soffiare.
Dipingimi
distorto come un angelo anormale che cade
Offendimi,
se odiare è un crimine il prezzo è uguale e fa
male
E
vedo te, io e te, niente conta in fondo
Illumina
annulla le paure oh luna nulla è uguale
Sarò
così onesto come se tu fossi il mare, il mare
E
vedo te, io e te, niente conta e crolla, crolla
E
vedo te, io e te, niente conta in fondo.
[Verdena
- Luna]
Nota dell'autore:
Non è un
granchè come storia, lo so, però mi andava di
scriverla.
Spero di avervi fatto
piacere lo stesso.
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