*Ragazzi,
questa è la fine… sig… ci ero
affezionata a questa fic. Però forza, ho in mente
già il seguito di cui non posso proprio fare a meno. Penso
che sarete d’accordo con me! Ad ogni modo questo
capitolo voleva essere solo una coccola per tutto quello che ho fatto
patire a sti poveracci! Sono la solita sadica! Proprio un gran bel
gruppetto, vero? Hanno fatto un ottimo lavoro!
Va bene,
ringrazio tutti quelli che hanno letto e commentato la fic, spero sia
piaciuta fino in fondo.
Alla prossima e
buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO XI:
COPPIE CONGIUNTE
/Drift
away - Dobie Gray /
- Ti
dispiace non tornare a casa? - La voce di Morgan giunse
all’orecchio di Reid come un sussurro delicato. Il giovane si
trovò a pensare che quella sua versione era nuova e tutta da
scoprire e che sarebbe stato molto interessante addentrarcisi. Certo,
una sorta di campo minato, a volte se ne sarebbe pentito, ma era
sicuro, lì fra le sue forti braccia protettive, che ne
sarebbe comunque valsa la pena.
-
No… si sta molto bene anche qua. - Era una sorta di limbo.
Come una culla. Il luogo che aveva permesso il loro avvicinamento. A
dire il vero si erano messi insieme in ospedale e grazie ad un indagine
fuori dal comune, ma quella era come la casa della pace dove chiunque
poteva semplicemente essere sé stesso. Persino uno come lui.
Morgan sorrise
dolcemente comprendendo il senso di quella risposta, quindi si
sistemò meglio sul divano accoccolandosi il proprio ragazzo
sopra. Sentì le sue mani piccole e delicate rispetto alle
proprie poggiarsi sul petto avvolto da una maglietta prestata da Tony,
nonostante non ci fosse nessun contatto diretto della loro pelle,
l’innesco ci fu e il cuore di Reid cominciò, in
quel silenzio, a galoppare agitato, consapevole che quello era il
momento in cui si sarebbero dati la buonanotte e che avrebbero potuto
andare oltre ai baci… che fin’ora ne avevano
contato solo uno. Uno molto lungo, ma sempre uno era stato!
Fosse stato per
il biondino si sarebbero sistemati ognuno in divani diversi ma Morgan
naturalmente non aveva nemmeno chiesto, se l’era preso e
coricato addosso!
Il rossore
delle sue guance era stato delizioso così come il suo
imbarazzo. Sapeva che stava lottando fra il desiderio di osare di
più e quello di ritirarsi, ma quel suo impaccio era quanto
di meglio potesse avere da lui quella sera. Non l’avrebbe
forzato di più, quindi poteva rilassarsi.
-
Ehi… rilassati… tutto ha il suo tempo, no? -
Finché non glielo avrebbe detto, probabilmente, sarebbe
rimasto teso contro di lui. All’udire quella frase
chiarificatrice Reid si stupì, nemmeno quello era da
Morgan… ma ne fu felice. Fu felice di quei nuovi aspetti
nascosti che sfoderava in privato per pochi eletti.
Per
ringraziarlo della pazienza che aveva intenzione di mostrare, il
giovane si tirò su e raggiungendo le sue labbra le
sfiorò con timidezza ed esitazione. Le sue mani che corsero
grandi e calde sulla propria schiena esile, l’accarezzarono
stringendolo ulteriormente a sé ed in breve le bocche si
unirono in quello che era appena il loro secondo bacio.
Dolcemente
schiuse, sinuosamente aperte, languidamente le lingue a contatto,
eroticamente muoversi insieme, caoticamente perdere la connessione col
mondo. Sensazioni contrastanti, piacevoli e nuove si affacciarono per
entrambi.
La voglia di
proseguire oltre, la pura di lasciarsi andare, il desiderio crescente,
quel piacevole indefinito qualcosa. Stare bene solo per un semplice
bacio.
L’istinto
di Morgan di infilare le mani sotto i vestiti di Reid fu molto forte ma
si trattenne consapevole che facendolo, il piccolo riccio si sarebbe
ritirato. Così si rassegnò a prendere per il
momento solo quello che lui era disposto a dargli.
Però
con quel bacio gli tolse il fiato.
“Non
so di chi sia merito se ci siamo sbloccati ed ora stiamo insieme, non
so di preciso cosa l’abbia permesso… so solo che
questa indagine congiunta non la dimenticherò mai.”
Quello fu il
loro ultimo pensiero prima di perdersi l’uno
nell’altro e non capire più nulla per il resto
della notte.
Le bocche fuse
in un divorarsi continuo e frenetico, le lingue svelte a compiere di
continuo quella danza ubriacante, carezze intime provocatrici di
piaceri senza pari, mani impegnate in un viaggio cieco su ogni
centimetro di pelle accaldata, i corpi forti ed atletici tesi
attraversati da continue scariche elettriche, gemiti rochi e sospiri
incontrollati si levavano nella stanza.
Un unione
fisica ma anche intima e spirituale.
Così,
in quel modo intenso e sconvolgente, non si erano mai sentiti facendo
l’amore.
E si dissero,
immersi l’uno nell’altro, che era quella la
differenza. Non stavano più facendo solo del semplice sesso
fine a sé stesso.
Assaggiare il
sapore dell’altro che il viaggio della bocca sul corpo
rimandava, era quanto di più nuovo.
Anche le
rispettive erezioni a contatto e stimolate dal compagno si eccitavano
come fosse la prima volta.
Ogni cosa
arrivava nuova nonostante l’avessero già fatto.
Essere in un
letto sconosciuto con la possibilità di venir sentiti da
qualcuno non aveva importanza per loro, stavano bene e immersi
l’uno nell’altro non trovavano forza né
voglia di calmarsi e smettere.
Di
più, la ricerca di un piacere maggiore, un modo per andare
sempre oltre, avere l’altro fino in fondo, in ogni modo
possibile, senza riserve, senza fermarsi, senza ragionare. Puro istinto
erotico, puro desiderio, puro sentimento.
Dopo aver
esplorato e posseduto ogni parte del suo corpo, le mani di Colby
presero il viso di Don attirandolo a sé, labbra contro
labbra lo guardò febbrile ricambiato allo stesso modo. Erano
entrambi irruenti ma lì c’era qualcosa di diverso.
Ansiti, i cuori
battevano impazziti, le menti nel caos.
- Prendimi, ti
prego… - Il bacio successivo che ne scaturì fu
uno di quei fattori scatenanti che scollegano la realtà.
Si baciarono
come lo facessero per la prima volta da anni, come se non
l’avessero fatto di continuo nell’ultima
mezz’ora.
Infine dopo
averlo preparato, Don scivolò deciso in lui togliendogli una
volta di più il fiato.
Storditi si
fusero insieme cominciando a salire, flash di momenti passati si
susseguivano nelle loro menti, le mani si cercavano stringendosi e
intrecciandosi, le labbra continuavano a sfiorarsi schiuse senza
premersi, i respiri si fondevano, i gemiti si alzavano,
un’esplosione in loro in mezzo a quel piacere intenso, con
quel ritmo crescente, coi sensi confusi.
Non sapevano se
era amore, se lo sarebbe diventato né come potevano
definirsi. Sapevano solo che volevano provare a fare sul serio e stare
insieme ancora. Non provarono a dirsi nulla nonostante
l’istinto di farlo l’ebbero.
Con la voce
soffocata nel bacio, raggiunsero insieme l’apice facendosi
attraversare da mille scariche elettriche, tremanti e sconvolti ma
immersi in una sensazione che, ne erano certi, non avevano mai
posseduto.
Ansanti, dopo
un tempo indefinito in cui ripresero contatto con la realtà,
aprirono febbrili gli occhi, cercandosi spostarono appena i loro visi
ancora vicinissimi. Potevano sentire i respiri dell’altro
contro la propria pelle sudata e accaldata, le pagliuzze di un colore
più intenso nelle iridi testimoni di un orgasmo
meraviglioso, i cuori ancora impazziti che non trovavano pace.
- Sono questi i
sentimenti? - Sussurrò Colby seguendo un pensiero fulmineo
del momento. Don non increspò nemmeno un po’ il
suo viso dai lineamenti decisi e affascinanti, quindi come lo capisse
perfettamente rispose con l’accenno di un sorriso raro e
quasi dolce:
- Immagino di
sì… - Semplicemente questo. Non si dissero nessun
‘ti amo’ o ‘ti voglio bene’,
non sarebbe stato da loro. Però questo parlò
più di mille dichiarazioni stucchevoli.
Il loro strano
e singolare cammino poteva proseguire, ma nemmeno loro avrebbero mai
dimenticato quell’indagine e le persone incontrate.
“Che
sia merito loro direttamente o indirettamente non ha
importanza… sono certo di dovergli molto ugualmente. Spero
di rivederli.”
Pensandolo, non
avevano idea che il loro desiderio sarebbe stato esaudito.
Due corpi fusi
in un’unica entità, un solo respiro, un solo
gemere continuo, un solo sapore mescolato, un solo intreccio di dita,
un solo cuore a battere impazzito, un solo ritmo crescente ed intenso,
un solo piacere profondo e violento, un solo pensiero, lo stesso:
‘ti amo’.
Un’unica
cosa mentre anche l’orgasmo che raggiungevano era uno solo,
sconvolgente, indimenticabile come ognuno di quelli che avevano.
La possessione
totale di loro stessi, il confondersi l’uno
nell’altro, non trovare più una propria
identità, essere totalmente fuso nella persona amata, non
avere più contatto con il mondo improvvisamente sparito, i
sensi alterati, la realtà distorta.
Gibbs e Tony
ebbero l’orgasmo insieme e tremanti lasciarono che i corpi si
scuotessero fin da dentro a quelle scariche indescrivibili che li
rendevano vivi. Una giusta ricompensa al piccolo inferno passato in
quei giorni.
La stanchezza
improvvisamente cominciò a gravare sulle loro spalle
appesantendoli, appannando le loro menti non più per quel
piacere cieco ma bensì per quanto fatto fino a quel momento.
La mano di
Gibbs carezzò lieve la nuca di Tony sulla ferita bendata,
una luce di fastidio attraversò i suoi occhi azzurro mare
mentre si perdevano in quelli più chiari del compagno sotto
di sé.
Sorrise sereno,
quindi prendendogli il viso fra le mani l’attirò
posandogli un dolce bacio sulle labbra. Intrecciarono ancora una volta
le lingue, lente, stanche ma immerse nel sapore e nel piacere per quel
piccolo gesto.
Dopo essersi
carezzati con lingue e labbra, si staccarono a malincuore con la mente
sempre più pesante e i corpi di piombo.
Gibbs si
separò da Tony stendendosi accanto, quindi l’altro
si sistemò poggiando la testa sul suo braccio che lo cinse.
Stretto contro di lui, si coprirono con le lenzuola allacciando anche
le gambe. Ogni parte di loro fremeva ancora eccitata
dall’amore che avevano appena fatto.
Tutti quei
contatti naturali non erano mai scontati per loro e nemmeno mai come la
volta precedente. Sembrava che tutto potesse rinnovarsi sempre ma al
tempo stesso rimanere come loro volevano.
Lo stato in cui
erano giunti era di un amore maturo e consapevole, una sorta di
obiettivo per le altre nuove coppie che certamente avrebbero raggiunto.
Ovviamente
nemmeno per loro era stato facile arrivare a quel punto, ma vedendo la
loro storia da lì, ogni cosa aveva avuto il suo motivo di
esserci. Anche quelle più dolorose.
- Che indagine
strana, no? - Disse Tony prima che il sonno se lo prendesse del tutto,
volendo parlare delle nuove persone incontrate.
- Dura. -
Rispose Gibbs facendo uno sforzo per rimanere sveglio nonostante la
stanchezza.
- Ma anche
bella per certi versi… - Sapeva cosa intendeva e che non
voleva mancare di rispetto a tutte le vittime innocenti, fin troppe per
i suoi gusti, quindi non lo riprese ma bensì
annuì:
- Direi di
sì… -
- E’
gente in gamba… - Questa non era una domanda, era ovvio
fossero d’accordo.
- Molto. - Col
pensiero carezzarono Morgan, Reid, Don e Colby ma anche Hotchner e
Charlie. Un gruppo riunito per caso che aveva dato dei frutti
insperati, trovando una sintonia non da poco, specie fra alcune
persone.
- Spero di
rivederli tutti. - Concluse poi Tony con un sorriso sereno e beato,
chiudendo gli occhi mentre le dita di Gibbs sulla sua schiena nuda lo
cullavano facendogli dimenticare tutti gli ostacoli che aveva dovuto
affrontare per quel caso.
-
Sarà di certo così. - La sua voce,
però, gli giunse lontana mentre il sonno se lo prendeva
dolcemente con quella sensazione di protezione scaturita dalle braccia
sicure del suo uomo.
“E’
stata davvero molto dura, ad un certo punto ho pensato che tutto
sarebbe andato storto e che ci sarebbe andato di mezzo, come sempre,
Tony. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta e solo ora posso
guardare all’indagine riuscendo a vedere i suoi lati
positivi.
Le
persone che abbiamo incontrato non sono certo gente qualunque. Non mi
trovo a pensarlo spesso, ma questa volta devo ammetterlo.
È
finita bene.”
FINE
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