Disclaimer:
ambientata in una realtà Post Hades da me
tanto desiderata, dove i Gold sono vivi e vegeti in tutto il loro
splendore, in cui regnano pace e giustizia, e
quindi non hanno un bel niente da fare se non giocare a playstation
tutto il giorno, leggere libri, meditare nello Sharasoju, fare
jogging lungo la scalinata delle Dodici Case, coltivare fiori
e…ma dove tuttavia c’è ancora qualcuno,
che per il suo innato senso del dovere ha un peso opprimente sul cuore
da giustificare. Un’altra cosa: la costellazione del
capricorno è visibile nell’Emisfero Boreale
solamente tra giugno e settembre, quindi ciò che leggerete
in questa shot è frutto di una leggera licenza poetica. I
personaggi protagonisti ovviamente appartengono interamente a quel
genio di Kuru-sama, ma io glieli ho presi beffardamente in prestito
perché li adoro entrambi in egual misura.
Cosine
varie: questo è un regalino tutto per Shura. Si
è infilato anche il mio caro leoncino, ha fatto tutto da
solo, perdonatelo u_u Leggero, leggerissimo shonen-ai tra i
due perché sarò pazza ma io li adoro insieme e un
po’ di sano fluff
nel finale (o almeno ci ho provato XD)…
Perché
oggi Shura? Perché lo amo, perché è un
cabrito gentile ed educato, perché è silenzioso,
perché è tormentato dal rimorso, e
perché ha gli occhi tristi. Ed oggi , che è il
suo compleanno, voglio farlo sorridere un po’.
L’UOMO CHE GUARDAVA LE STELLE
Giustizia
è malinconia
~ T. Mann~
Se ne stava
immobile, seduto su uno dei gradini della Decima Casa, lo sguardo
profondo e inquieto che si perdeva aldilà del Grande Tempio.
Oltre la pianura
di Atene.
Oltre il mare
placido di Grecia, appena rischiarato da una pallida luna che
allungava come un’amante silenziosa i suoi lunghi raggi
d’argento.
Tirava una
leggera brezza, che portava con sé l’odore di
salsedine, scompigliandogli scherzosa i folti capelli color
dell’ebano.
Da quella notte ormai,
gli pareva che tutte le altre non avessero mai fine, e fossero una
uguale all’altra, lasciandogli continuamente un senso di
inquietudine e vaga tristezza.
Sospirò
appoggiando entrambe le mani sul freddo marmo della scalinata della
Decima Casa, gettando la testa all’indietro e alzando lo
sguardo a fissare il manto scuro e stellato, infinito e
quieto sopra di sé.
E la sua
costellazione, la costellazione di colui che è fedele alla
Dea Atena, la costellazione di Capricorn, che splendeva lucente e
armoniosa proprio sopra di sé, custode silenziosa e fedele
compagna nelle lunghe notti tristi e senza sogni.
Si
accarezzò lentamente il braccio, in cui riposava la lama
sacra e pensò che se non fosse stato predestinato a
diventare Saint, uno dei più forti uomini della terra, un
Gold Saint, probabilmente non si sarebbe sentito così triste
e angosciato. Forse non si sarebbe mai separato dal calore materno
della sua Sierra Morena,
forse avrebbe continuato a vivere in solitudine, tra le montagne come i
suoi avi prima di lui, ma poi si disse che no, sarebbe stato
praticamente impossibile.
Perché
lui era un predestinato.
Semplicemente.
Fin da quando era
venuto alla luce, il suo Cosmo si era manifestato raro e potente, e lui
non aveva più avuto libera scelta. Servire nobilmente la dea
sarebbe stato il suo compito di santo e privilegiato. Difendere colei
che avrebbe custodito Dike,
anche a costo della propria vita.
Era passato poco
tempo da quando la generosa dea aveva concesso a loro Gold Saint una
nuova esistenza, e lui, Shura di Capricorn, santo devoto e per lei
fedele, non riusciva ancora a capacitarsene. Semplicemente
perché trovava ancora inconcepibile il fatto che Lei, e lei
sola, avesse deciso di restituirgli l’anima e il corpo di un
bellissimo ventitreenne…
Sospirò…
Quasi
ventiquattrenne.
Stai invecchiando
mi amigo
Eppure nel cuore
avvertiva pulsante e viva una ferita che non riusciva del tutto a
rimarginarsi. Gli occhi verdi cercavano un punto lontano, sulla volta
celeste, alla ricerca di un conforto che mitigasse il suo
tormento… il suo continuo senso di prostrazione, la
consapevolezza di aver abbandonato la giustizia troppo a lungo.
Dapprima credendo
in un folle ideale, cieco alla voce che lo chiamava insistente, poi
mentendo ai suoi stessi compagni, tacitando la propria coscienza, e
versando in silenzio calde lacrime di sangue.
Due volte
spergiuro si sentiva, Shura di Capricorn.
Devoto alla dea,
e per lei martire.
Due volte
traditore, cieco esecutore di un volere oscuro, ma sempre con una
stilla di luce serbata nel cuore.
La sua coscienza
assopita prima gli aveva impedito di levare il braccio Sacro su quella neonata, poi
lo aveva elevato dal Regno di Hades facendogli accettare il proposito
saggio del venerabile Sion e indossare una maschera che non gli
apparteneva… Lui il cavaliere più fedele alla
dea, costretto a colpire i suoi compagni, coprendosi di
disprezzo… Si era macchiato di un’ignominia
infame, che lo aveva relegato a ruolo di vile traditore.
Colui che aveva
rivolto il colpo proibito contro l’Illuminato nello Sharasoju in fiore,
mentre il suo cuore gridava straziato.
Lei
però lo aveva perdonato, consacrando nuovamente la lama
sacra nel suo braccio possente, e il suo caldo cosmo protettivo lo
aveva avvolto, come un abbraccio materno e amorevole, restituendogli la
sua vita mortale, il suo corpo, la sacra vestigia di custode della
Decima, eppure nonostante le misericordiose parole di Atena, lui,
prostrato in ginocchio, gli occhi bassi per non mostrare la debolezza e
il rimorso nel suo sguardo cupo e malinconico, non riusciva a tacitare
quella voce che
strisciava…sibilante…infima…perversa…quella
voce che gli ricordava continuamente, nelle lunghe notti senza sogni,
che un tempo la sua fibra e il suo essere erano appartenuti alla
tenebra, e il suo cuore, troppo a lungo, era stato avvolto da una
oscurità che lui aveva scambiato per oro lucente di
giustizia.
Tu
eres traidor
Tu
espada de la justicia
Poco
a poco se muere el alma
E si risvegliava
dai suoi incubi incredulo, con un dolore che gli opprimeva il cuore e
che non riusciva a tenere sotto controllo, il cuore che batteva
all’impazzata, il respiro affannoso e irregolare,
l’animo sconvolto.
Da tempo era
convinto di non essere più degno di apparire come il nobile
custode di Excalibur nonostante Atena lo avesse riammesso nella cerchia
eletta dei suoi sacri cavalieri d’oro vestiti, e gli avesse
consegnato una vita nuova, mondata dai peccati dell’esistenza
precedente.
Eppure il tarlo
della colpa continuava a limargli crudelmente l’anima, come
il sottile e affilato taglio sacro.
Debole, inerme e
nudo al filo di Excalibur.
Che cosa ti
salverà da me adesso?
Niente
più, la sorte che ti aspetta è sorte…
Terribile
Chiuse gli occhi
e un attimo dopo li spalancò di colpo accorgendosi che
qualcuno gli si era seduto accanto.
-Devi smetterla
di pensare…- gli disse comprensiva una voce, lieve come la
brezza che giocava con i suoi folti capelli scuri.
-Mmmh…-
i suoi occhi scintillavano sorpresi nell’oscurità.
-Come mai fin
qui?! Non riuscivi a prendere sonno?!- gli chiese spontaneamente
tornando a fissare le costellazioni serene sopra di sé, come
se si fosse già aspettato la sua visita.
-Passavo a
trovare un amico…- gli rispose quello con
semplicità alzando le spalle, soffiando su un ricciolo
biondo miele che gli ricadeva continuamente sbarazzino su un occhio.
-Un amico
solitario e silenzioso…-
-A differenza
tua- sogghignò Shura.
-Mpf…
Spiritoso… Non è colpa mia se sei un capricorno
scostante e altero…- ribattè l’altro
accigliandosi.
-E tu un leone
permaloso e vivace- rispose tranquillo Shura.
-La vedi quella
stella lassù?- gli chiese dopo un po’ indicandogli
un punto particolarmente luminoso proprio sopra le loro teste.
Aiolia
cercò di seguire la traiettoria del suo dito, mettendo bene
a fuoco quello che lui gli stava indicando.
-Forse
sì…-
-Ecco…Quello
sono io…-
-Tu?!- il giovane
leone credette di non aver capito bene.
-Dici che sono
altero e silenzioso?! Ebbene te ne do atto…Guarda
bene…E’ Algedi quella che vedi…La
stella doppia della costellazione di Capricorn…-
-Siamo in vena di
metafore stasera?!- sorrise il giovane cavaliere della Quinta Casa
prendendolo bonariamente in giro.
-Forse
sì… Ti sembra strano che io parli con una stella
gemella quando mi sento solo?-
E
mortalmente colpevole?
Aiolia
scoppiò in una risata gioiosa, allegra, che gli
scaldò il cuore.
-No amico mio,
non è strano… Ma…Una cosa mi
domando… Perché dici di essere tu quella stella
che brilla doppiamente nella tua costellazione?!-
Shura
sospirò di nuovo tornando a fissare l’amico con i
suoi profondi occhi malinconici e inquieti
–Perché… Semplicemente
perché a volte mi sento doppiamente colpevole rispetto agli
altri Cavalieri che hanno tradito e sono resuscitati per il volere di
Atena…Ecco tutto- rispose con un sorriso un po’
triste –E sento che Algedi mi ascolta silenziosa e mi
comprende…-
-La prossima
volta mi troverò anch’io una stella come
confidente privata- sorrise Aiolia sfiorando la spalla
dell’altro con la punta delle dita, e fissandolo poi con
espressione intensa e incredibilmente seria.
-Smettila di
tormentarti… Non ha più senso ormai. Siamo qui,
di nuovo, la dea ti ha perdonato…e anche noi, lo
sai…-
-E tu?!
Tu…Come…- disse quasi tremando impercettibilmente
-Come hai fatto…a far sì che…- il suo
respiro caldo creava una lieve condensa al contatto con
l’aria gelida della notte mentre gli poneva quella tacita
domanda.
Aiolia
capì. Ormai aveva imparato a leggere nei suoi occhi
tormentati e nei suoi assordanti silenzi.
-E’
stato quando ho riabbracciato mio fratello in sogno- gli rispose lui
semplicemente –Ma in realtà già sapevo
cosa era verità e cosa menzogna… Solo che non
volevo ammetterlo a me stesso, tutto qui…-
Shura gli sorrise
amorevolmente, sfiorandogli con un tocco lieve i folti capelli biondi
–Tu hai sempre avuto un cuore puro e nobile, nel tuo animo
non hai mai provato cosa vuol dire credere ciecamente in un ideale
sbagliato. E’ stato solo perché Saga controllava
la tua mente se hai agito malvagiamente, ma lo facevi inconsciamente,
perché eri dominato da una volontà che non ti
apparteneva… Io invece… Ho creduto in quello
che facevo. Ho tentato di uccidere la dea e colpito colui che a te
è più caro, e questo…questo nessuno lo
potrà mai cambiare… Neppure il suo perdono
incondizionato…-
-Tu hai creduto
solamente in quella che ritenevi fosse giustizia…
Per te in quel momento
il Sommo Pontefice incarnava giustizia e hai solamente obbedito alla
sua volontà. Ma neanche tu sei mai appartenuto al Male.
Il cuore di un Gold Saint non tradisce i propri ideali. Il
cuore di un Gold Saint sente nel suo profondo cosa è
verità. Il cuore di un Gold Saint è puro come
questa armatura che indossiamo con fierezza e coraggio. E se Atena ha
dato a tutti noi una nuova esistenza, è giusto che ne
godiamo appieno, dimenticando il passato e impegnandoci a proteggere
sempre ciò in cui crediamo fermamente- gli occhi blu del
leone brillavano di orgoglio stringendo di più la spalla
dell’amico silenzioso.
Poi gli sorrise
di nuovo, e la sua espressione tornò calda e amichevole
–Hai il naso congelato cabrito…
ora vieni… Offrimi una tazza di caffè a Casa tua che qui fra un
freddo del diavolo!- esclamò sfregandosi energicamente le
mani per il freddo.
Shura
scoppiò in una risata divertita.
Era bello
sentirlo ridere. Aveva una risata calda, profonda, di gola, e i
lineamenti del suo bel viso dai tratti decisi e spigolosi, si
distendevano, rivelando un’espressione serena e tranquilla.
-Sei sempre il
solito…Bueno,
vieni- disse alzandosi e mentre si dirigevano a passo lento verso
l’entrata della Decima Casa, continuò a sorridere
in maniera riconoscente al suo giovane amico.
-Forse devo
smetterla di fissare troppo le mie stelle e parlare di più
con gli amici…- ammise dopo qualche istante.
-Ma guarda che
tipo…- Aiolia arricciò il labbro in segno di
disappunto, ma poi gli sorrise di nuovo -Certo le stelle ti
comprendono, ma non possono risponderti e dirti di smetterla di
continuare a roderti per il rimorso, non ti pare?!…-
La casa era buia
ma il piacevole calore che li avvolse non appena misero piede dentro li
avvolse immediatamente.
E un attimo dopo
lui non capì più niente.
Feliz
cumpleaños, Shura!
La luce si accese
magicamente senza che lui premesse l’interruttore,
lasciandolo a bocca aperta.
Davanti a lui i
suoi amici cavalieri d’oro lo aspettavano per festeggiare il
suo compleanno!
Possibile?
Possibile!
Il sorriso
armonioso di Mu accompagnato da uno scatenatissimo Kiki che soffiava
con una trombetta sulle spalle possenti di Aldebaran... E poi tutti gli
altri.
Sì,
c’erano davvero tutti.
I gemelli
terribili, quel figlio di buona donna di Death Mask, il bellissimo
Aphrodite, il taciturno Camus, il saggio Doko, il nobile Shaka, e
l’adorabile Milo.
E poi i Bronze
Saint e Lady Saori, che gli sorrideva gentile e rassicurante.
Gli si fece
incontro Aiolos, con il suo incedere fiero e aristocratico mentre lui,
il cavaliere impassibile e imperscrutabile rimaneva completamente
spiazzato da quell’ondata inaspettata di affetto, e da quei
Cosmi pieni di calore, e accecanti nella loro luce confortante.
Profondamente imbarazzato e incredibilmente stupito si passò
una mano dietro la nuca. Non era da lui commuoversi, ma in quel momento
dovette fare uno sforzo incredibile per ricacciare indietro le lacrime.
-Tu…tu
lo sapevi?!- mormorò Capricorn con gli occhi velati
girandosi a guardare il giovane leone, mentre Aiolia per tutta risposta
alzava le spalle con un sorriso di finta noncuranza.
-Buon compleanno,
caballero-
gli disse solamente il suo più caro amico. La stella che lui
stesso aveva tentato di oscurare tanto tempo prima.
E un attimo dopo
si ritrovò avvinto nell’abbraccio dolce e virile
di Sagitter, e degli altri Gold Saint che lo circondarono
impetuosamente, sommergendolo letteralmente.
Di nuovo insieme.
Ancora una volta.
Dodici uomini
straordinari.
Dodici Cavalieri
devoti e fedeli ad un’unica Dea.
Dodici stelle
destinate a splendere ancora a lungo.
E una che
sfolgorava silenziosa e altera, nel nome di Dike, in quel
gelido dodici gennaio, ancora più brillante e
devota delle altre.
FINE
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