Pirati dei Caraibi
– Gli eredi del mare
La Persefone
La scuola
per signorine di Miss Parker era tra le più prestigiose di
Londra. Molti gentiluomini mandavano le figlie lì
perché venissero istruite all’etichetta e alle
buone maniere e potessero diventare, con gli anni, delle ottime mogli
per i rampolli dell’alta società britannica.
Alcuni dicevano che anche la moglie del re era stata educata
lì, ed era riuscita ad arrivare al trono grazie agli
insegnamenti di Miss Parker, che ogni tanto vantava una qualche visita
a Buckingham Palace sotto invito della sua vecchia allieva.
Le
studentesse della casa andavano dai cinque ai diciassette anni, anche
se spesso uscivano molto prima di quell’età dalla
scuola, per contrarre un matrimonio combinato in tempi pregressi dai
genitori con quel tal duca o quel barone di laggiù.
A
dire la verità una sola era la ragazza di diciassette anni
che studiava lì, l’unico caso da quando la scuola
era stata fondata. E per Miss Parker quella ragazza era una pura e
semplice maledizione. Se ne sarebbe liberata molto prima se non fosse
stato per l’ingente somma di denaro che era pervenuta assieme
a lei quando, ancora bambina, era stata trovata alla ruota di uno degli
innumerevoli orfanotrofi londinesi, uno dei meno decadenti, e che le
assicurava un soggiorno presso la casa ancora per qualche mese.
Dopodiché se ne sarebbe lavata le mani di lei.
Ma
fino ad allora era sotto la sua tutela ed era suo dovere trovarla, a
tutti i costi. Perché la piccola Elizabeth, oltre ad essere
una palla al piede quando era a scuola, aveva il tremendo vizio di
scappare dall’edificio per andare chissà dove.
Secondo Miss Parker era inevitabile che si comportasse così,
viste le sue origini. Sulla lettera che le suore
dell’orfanotrofio avevano trovato nella cesta della bambina
era scritto che veniva dal Nuovo Mondo, dai Caraibi precisamente, e il
nome datole era un chiaro segno della sua discendenza. Non le era mai
stato detto il suo vero nome, sin dal primo giorno Miss Parker aveva
presentato la bambina col nome di Betty, senza cognome né
niente. Insegnanti, camerieri e cittadini la chiamavano Miss Betty,
Miss Parker solo Betty.
“Avete
visto Betty uscire, di recente?” domandò
perentoria la signora, guardando il portinaio oltre l’adunco
naso.
“No,
miss, purtroppo non l’ho vista” rispose
l’uomo dimesso “Ma potrebbe essere uscita mentre
ero a mangiare all’osteria”
“Nulla
di più probabile, quella ragazza è una volpe. Ma
stavolta l’ha fatta grossa. Anche il figlio di lord Coward
non si trova più”
Quel
giorno alcuni dei giovani scapoli della Londra bene avevano fatto
visita alle ragazze della scuola oltre i quattordici anni, una
tradizione radicata per favorire le conoscenze e i successivi
matrimoni. Lord Coward era uno dei più importanti membri
della Camera e suo figlio il cosiddetto scapolo d’oro dopo il
principe. Come aveva temuto, aveva subito notato Betty e non le si era
scollato di dosso un attimo, nemmeno quando la ragazza aveva deciso di
fuggire.
“Molto
bene” sentenziò Miss Parker “A mali
estremi, estremi rimedi”
Scese
gli scalini che portavano alla porta della scuole e si immerse nella
folla che animava la strada di fronte.
Il
portinaio sbuffò. Anche lui sarebbe scappato da una donna
come Miss Parker, perciò non biasimava la giovane Betty.
Anzi, gli stava pure simpatica.
“Forse
dovremmo tornare” azzardò il giovane Henry mentre
si guardava intorno circospetto. Aveva visitato la zona del porto solo
a bordo di una delle carrozze di suo padre e l’odore fetido
che era riuscito a entrare gli aveva creato non pochi problemi allo
stomaco. In quel momento, però, ci era totalmente dentro
alla zona del porto e l’effetto dell’odore era
duplicato, se non triplicato. Evitò una secchiata di non
voleva sapere cosa che una donna aveva gettato da una delle finestre in
alto e si affrettò a raggiungere la ragazza che era con lui.
O meglio, era lui ad essere con la ragazza, perché era stata
lei a convincerlo a disertare il tè delle cinque con le
altre allieve e i loro accompagnatori per venire lì.
Betty
si voltò appena per rispondergli “Tu va, se vuoi.
Io là dentro non ci torno”
“Spiacente
Betty, ma o torni con me o io resto con te”
“Non
mi pare tu gradisca molto l’ambiente” rise lei.
“No,
infatti, ma non si addice nemmeno ad una signorina ben educata e
istruita come te”
Betty
scoppiò in una fragorosa e poco educata risata e finalmente
si voltò verso il giovane rampollo, che immediatamente
ricordò per quale motivo l’aveva seguita. Betty
non era come le altre, anche se l’apparenza diceva il
contrario. Come tutte le studentesse era molto carina alla vista,
l’abito azzurro e blu le contornava bene il fisico asciutto e
metteva in risalto i suoi capelli biondi, raccolti in una complicata
croccia da cui emergevano alcuni voluminosi boccoli. Ma ad un occhio
più attento non sarebbe sfuggito il nastro leggermente
storto, il ciuffo scappato all’acconciatura e adagiato
scomposto sulla fronte, il trucco leggermente sbavato,
l’abito in disordine. L’aveva notata
perché era riuscita a distinguersi in un modo tutto suo,
quasi selvaggio, come quella risata.
“Povero
Henry!” disse una volta calma “Ecco
perché non potrà mai funzionare tra noi. E, tra
parentesi, Miss Parker ne sarebbe molto sollevata”
“Per
quale motivo dovrebbe esserlo?”
“Diciamo
che non sono la sua allieva prediletta. Secondo lei staresti bene con
Margaret Woodstock, prima della classe in economia domestica, ma anche
con Polly Johnson non ti vedrebbe male…eccola, Henry,
guarda!” esclamò interrompendo il suo pensiero e
indicando qualcosa oltre la marmaglia di marinai che camminavano
freneticamente lungo i moli.
“Non
è stupenda?”
Ciò
che Betty stava indicando era una nave, un mercantile probabilmente, di
buona fattura e ben tenuta, armata con una ventina di cannoni e dalle
bordature verde muschio, così come il nome, le cui lettere
erano contornate in oro in modo che risaltassero sul legno scuro.
“La
Persefone” Betty sussurrò il nome della nave con
voce sognante.
“Sì,
è una bella nave, ma cos’ha di speciale rispetto
alle altre?” domandò Henry.
Betty
si voltò spazientita verso il ragazzo.
“Quella
nave viene dai Caraibi, dal Nuovo Mondo!”
“E
allora?”
Betty
sospirò.
“Ma
non ti hanno insegnato niente a scuola? Per cosa è famoso il
Mar dei Caraibi?”
Henry
scosse la testa disorientato.
“Pirati!”
esclamò lei, sbalordita da tanta ignoranza “La
Persefone ha fatto Londra-Caraibi e ritorno sopravvivendo ai pirati.
È incredibile!”
“Probabilmente
perché non ce ne sono quasi più di
pirati” commentò Henry a testa alta “Mio
padre dice che la Marina Britannica e la Compagnia delle Indie li hanno
praticamente eliminati dai mari”
“Baggianate!
I pirati hanno dato una lezione a entrambi meno di vent’anni
fa” rispose Betty, irritata dal modo in cui Henry le aveva
parlato.
“E
chi te l’ha detto questo?” domandò
allora lui, divertito.
“Un
marinaio”
“Tsk,
un marinaio! Pensi che possa credere ad un marinaio ubriacone e non a
mio padre?”
“Non
era ubriaco!...non ancora, almeno, e comunque ho ragione di credere che
tuo padre non abbia mai messo piede su una nave, o sbaglio?”
“Una
volta mi ha raccontato di aver navigato lungo la Senna, a
Parigi”
“Uh,
emozionante!”
Detto
questo, diede le spalle al ragazzo e iniziò ad allontanarsi.
“Dove
stai andando?” le domandò Henry preoccupato.
“A
vedere la Persefone più da vicino” rispose
scocciata.
Si
sentì poi afferrare di malo modo per un braccio.
Cercò di liberarsi dalla presa, ma venne subito
riacchiappata e costretta a voltarsi. Si sarebbe aspettata di vedere
Henry, invece davanti alla su faccia stava quella abbronzata e sudicia
di un marinaio che le sorrideva mostrandole la dentatura
tutt’altro che perfetta.
“Vai
da qualche parte, dolcezza?” le alitò in faccia,
costringendo i muscoli del suo volto a contrarsi in una smorfia
disgustata.
“Ah,
sì, io…sto cercando mio padre, è il
capitano di una nave”
“Ma
davvero? E quale nave?” domandò ancora
l’uomo, sempre più vicino.
“La
Persefone” si affrettò a rispondere lei, tentando
nuovamente di allontanarsi.
“Conosco
il capitano Gibbs e non ha né moglie, né
tantomeno figlie”
“Beh,
magari a voi non l’ha mai detto. Ora scusate, devo
andare”
Un
altro tentativo di allontanamento venne vanificato dal marinaio, che
attirò Betty ancora più verso di sé
costringendola ad inarcarsi con la schiena per mantenere le distanze.
“Signore,
abbiate la decenza di lasciare quella ragazza!”
urlò la voce di Henry, anticipando l’arrivo del
ragazzo. Il marinaio si voltò in direzione del disturbatore
e Betty ne approfittò per tirargli un calcio su uno stinco
che lo costrinse a lasciarla andare. La ragazza colse
l’occasione al volo e iniziò a correre il
più lontano possibile dal marinaio, trascinandosi dietro
Henry, costretto a tenersi la parrucca castana con una mano per evitare
di perderla. Dopo aver messo una buona distanza tra loro e lo
scocciatore, rallentarono la corsa e si sedettero su alcune casse di
legno a riprendere fiato. Il giovane Henry sembrava aver patito non
poco lo sforzo fisico ed era paonazzo in volto, con la parrucca
scomposta che lasciava intravedere qualche ricciolo rosso.
“Ammettilo…ti
sei pentito…di non essere tornato indietro…appena
hai potuto” fu l’accusa di Betty a Henry, tra un
respiro e l’altro.
Il
giovane rise.
“Diciamo
che, quando mi sono alzato stamattina, mai avrei immaginato di finire
in una situazione del genere”
Betty
si unì alla risata, ma poco dopo Henry tornò
serio.
“Non
hai visto la Persefone, però” constatò,
guardando verso l’albero della nave, che spuntava tra quelli
più bassi delle altre imbarcazioni.
“Tornerò,
magari domani” fu la semplice risposta di Betty.
“Potrebbe
non esserci più domani”
“Allora
tornerò fra cinque mesi, quando sarà nuovamente a
Londra”
“Perché
ti interessa tanto quella nave?” domandò Henry
curioso.
“Il
mio destino non è quello di diventare una lady, Henry. Non
frequenterò mai salotti nobili né
prenderò un tè con la regina. Sono orfana e senza
dote e nessuno accetterebbe di sposarmi. Nel Nuovo Mondo, invece, avrei
molte più possibilità”
“Non
è molto rosea come prospettiva, inoltre chissà,
qualcuno disposto a prenderti in moglie potresti trovarlo”
A
Betty non sfuggì l’allusione di Henry e sorrise al
ragazzo.
“Noi
due non siamo fatti per stare insieme, mi sembra di avertelo
dimostrato” gli disse con gentilezza, ma il ragazzo non parve
arrendersi.
“Mi
conosci solo da questa mattina, come puoi esserne certa?”
“Fidati,
è così. Siamo due mondi totalmente
diversi”
“Non
ho proprio nessuna speranza?”
Betty
scosse la testa dispiaciuta.
“A
questo punto, direi che conviene tornare alla tua scuola. È
quasi il tramonto e Miss Parker sarà preoccupata per la
nostra assenza”
“Nah,
forse per la tua. Probabilmente spera che ritorni da solo con la triste
notizia di un mio rapimento o che so io”
Si
alzarono entrambi dalle casse e ripresero a camminare verso il centro
di Londra. Prima di lasciare definitivamente il porto, Betty
lanciò un’ultima occhiata malinconica
all’albero maestro della Persefone, promettendogli che
sarebbe tornata.
Raggiunsero
il quartiere in cui si trovava la scuola di Miss Parker in poco
più di un quarto d’ora di cammino silenzioso,
Betty davanti e Henry dietro. Per tutto il tragitto la ragazza non
pensò ad altro che alla Persefone e alla nuova vita a cui
quella nave poteva condurla, lontana da sfarzi, etichetta e buone
maniere. Il suo soggiorno alla scuola stava per terminare, i soldi che
le erano stati lasciati stavano per finire e per lei sarebbe
significato ripartire da zero. Ma in una città come Londra,
se non hai delle referenze confermate puoi fare poca strada. Nelle
colonie del Nuovo Mondo, invece, tutto questo non valeva, e avrebbe
potuto vivere la sua vita come più avrebbe preferito, senza
alcuna sorta di vincolo.
“Miss
Betty!” la chiamò qualcuno da lontano.
Alzò
gli occhi dal pavimento e scoprì di essere arrivata a pochi
metri dalla scuola. Vide dei soldati davanti alla porta intenti a
parlare con Miss Parker.
“Addirittura
i soldati, questa volta?” si domandò a voce alta,
incredula, per poi cercare chi l’aveva chiamata. Vide Bobby,
il giovane postino, correre a perdifiato verso di lei con qualcosa in
mano.
“Miss
Betty, questa lettera è per voi, da vostro
fratello” le disse il ragazzo ansimante “Deve
essere caduta mentre preparavamo i sacchi per la consegna del mattino.
Appena l’ho vista sono corso per darla a Miss Parker, come
tutte le altre, ma l’ho trovata
impegnata…”
“Ferma
un momento, Bobby” lo bloccò Betty con un gesto
della mano “Ti stai sbagliando. Non ho mai ricevuto lettere
in vita mia, ma soprattutto non ho nessun fratello”
“Avete
lo stesso cognome, ho pensato fosse vostro padre la prima volta che ho
fatto le consegne qui, ma Miss Parker mi ha subito corretto dicendomi
che eravate orfana”
“Tu
hai consegnato delle lettere per me a Miss Parker?” chiese
Betty, nel tentativo di capirci qualcosa.
“Consegno
tutta la posta per voi signorine a Miss Parker e poi lei la
distribuisce a voi”
“Ma
a me non è mai arrivato niente. Sei proprio sicuro che io
abbia ricevuto periodicamente delle lettere da mio fratello, se mai
esiste”
“Certo!
Almeno, da quando lavoro io in questa zona, ho sempre visto una lettera
per voi, più o meno ogni mese”
“Fammi
vedere quella”
Bobby
le porse il foglio di carta piegato che teneva in mano.
All’esterno del foglio, in grafia appuntita, erano scritti
mittente e ricevente.
Dal tenente Jack Weatherby Turner
Distaccamento della Marina Britannica a Port Royal
Per Morgan Elizabeth Turner
Scuola di Etichetta e Buone Maniere di Miss Gloria Parker
Londra
Losso,
losso, sono già imbarcata con altre mille ff, direte voi,
perchè ne inizi una nuova?
E avete pienamente ragione, però ho rivisto di recente il
film e letto altre fic molto avvincenti sull'argomento...e la mia
fantasia ha frullato e frullato ed ecco il risultato...almeno, l'inizio.
Mi serve sapere se vi piace, se Betty ha tendenze da Mary Sue in modo
da poterla cambiare sin da subito, se vale la pena svilupparla o se
tanto vale cancellarla, grassie :)
Buona lettura, comunque!
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