Nel buio, la luce di purpleblow (/viewuser.php?uid=63151)
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Nel buio, la luce
Hisoka ricordava spesso quelle fredde mani che vagavano su ogni
centimetro del suo corpo, la pelle pareva congelarsi ad ogni suo tocco.
I movimenti dell'uomo erano delicati, studiati, ma facevano ugualmente
male.
Erano quegli occhi, con cui lo guarda mentre portava avanti il suo
operato, anch'essi gelidi e carichi di bramosia a far male, a
trasmettere che in tutto ciò era tutt'altro che delicatezza.
Era un folle, lo aveva capito nell'esatto momento in cui aveva
incontrato il suo sguardo quella notte; a dire il vero gli era bastato
vedere quella povera ragazza inerme fra le sue braccia a dargli la
consapevolezza che quello non fosse un tipo a posto. Ma quelle iridi,
gli avevano immediatamente trasmesso puro terrore, come se
già sapesse cosa sarebbe accaduto di lì a poco.
Era qualcosa che non avrebbe mai dimenticato, o meglio fintanto
quell'individuo non gli avesse rubato i ricordi, per poi renderglieli
anni dopo. Ed era successo; da quel momento il giovane Shinigami non
aveva più potuto fare a meno di ricordare.
Come aveva fatto quella notte, il dottor Muraki tornava a violentare i
suoi pensieri, rubandogli di volta in volta un pezzetto di anima, della
quale ben presto sarebbe rimasto poco e nulla.
Le gelide mani, i freddi occhi, il ghigno sadico e quel maledetto
colore pallido, tornavano a torturarlo quando meno se l'aspettava.
Hisoka era finito in un tunnel, dal quale difficilmente sarebbe uscito.
Spesso, si ritrovava a desiderare di sparire per sempre, forse avrebbe
sofferto di meno. Trovarsi costantemente sull'orlo del precipizio, lo
portava ad unico pensiero: aveva il terrore di cadervi dentro e non
risalire mai più.
Ma. C'era un ma. In realtà, all'interno di
quell'oscurità non era solo, c'era una persona che riusciva
ogni volta a trarlo in salvo all'ultimo momento e quella persona era
Tsuzuki.
Quell'uomo riusciva a infondergli sicurezza, la sua mano era sempre
tesa verso Hisoka e di questo gliene era grato.
Senza mai chiedere niente in cambio e in qualunque situazione si
trovasse, il suo partner era sempre pronto a stargli accanto come mai
nessuno aveva fatto. Ma non solo, grazie a lui stava riuscendo ad
abbattere quel muro che si era eretto di fronte a sé, quella
parete che lo separava dal resto del mondo.
Pian piano, Hisoka cominciava a fidarsi di più del prossimo
e le sue paure iniziavano ad attenuarsi. Con lui vicino, tutto era meno
doloroso, anche i suoi incubi.
Perché Asato gli infondeva calore, compensando l'ondata di
gelo che lo avvolgeva quando ricordava il dottore.
Le mani del partner erano calde, delicate e si limitavano ad
accarezzargli i capelli, la schiena e le guance dolcemente. E quegli
occhi del colore dell'ametista, gli trasmettevano sicurezza,
complicità.
Per Hisoka, specchiarvisi era come una dolce medicina che alleviava il
dolore. Se non ci fosse stato Tsuzuki, sempre pronto a sorridergli in
ogni occasione, sarebbe stato perduto.
I brutti ricordi non lo avrebbero mai abbandonato e di questo ne era
certo, ma avere qualcuno di tale importanza a fianco, era per lui il
massimo. Aveva vissuto solo troppo a lungo e in un momento del genere,
se niente fosse cambiato, sarebbe stata davvero la fine.
Tsuzuki era un po' come un angelo custode: anche quando non era con lui
fisicamente, lo sentiva vegliare su di lui. Strano paragonare un angelo
ad un dio della morte, ma il ragazzo, non poteva trovare definizione
più adatta al suo salvatore.
[Fine.]
Angolino
di Cami:
Uff, so che
è breve, volevo scrivere qualcosa di più
esaustivo, ma è venuto questo. Penso di aver detto tutto...
ma tanto, ho ben altre 48 storie da scrivere e saranno più
corpose.
Intanto
beccatevi questa, spero vi piaccia, per quanto sia breve <3
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