1° cap sensi di colpa
Tutti i personaggi qui citati appartengono a JK Rowling (e io mi
prostro ai suoi piedi chiedendo perdono per la mia mente malata^^)
Sensi di colpa
Pansy Parkinson passeggiava tranquilla lungo la via piastrellata di
Diagon Alley guardandosi intorno distrattamente godendosi il primo
tepore di marzo. Dopo quasi cinque anni dalla battaglia finale dove
Harry Potter,il Prescelto,Colui-Che-E’-Sopravvissuto
eccetera,aveva sconfitto il Signore Oscuro riportando definitivamente
la pace;lei se la ricordava ancora quella sera,la voce acuta e malvagia
che risuonava nel castello e chiedeva che gli venisse consegnato il
ragazzo e lei che in preda al panico urlava di consegnarlo,più
ci pensava più se ne vergognava:si sentiva una persona
spregevole ma in quel momento aveva vinto la paura.
Camminando in preda ai suoi pensieri non si accorse di aver percorso
l’intera Diagon Alley e di essere arrivata davanti ad un negozio
con le vetrine colorate e ricche di oggetti per scherzi
vari,alzò la testa e lesse l’insegna luminosa sopra di
lei:Tiri Vispi Weasley.
Non era mai entrata in quel negozio nemmeno quando aveva appena
aperto,era sempre stata curiosa perché aveva sempre pensato che
i gemelli Weasley fossero divertenti anche se ovviamente,in quanto
Serpeverde,non poteva manifestarlo apertamente. Osservò a lungo
il negozio da fuori poi prese coraggio e decise di entrare:il suo
ingresso fu annunciato dal campanello sopra la porta e come fu dentro
rimase letteralmente a bocca aperta
< Benvenuta,piacere di averla impressionata > le disse una voce
allegramente,anche se ebbe l’impressione che non fosse vera
allegria.
Pansy si voltò di scatto e si trovò davanti George
Weasley,lo riconobbe all’istante:capelli rossi,occhi azzurri,alto
e abbastanza bello doveva ammetterlo. Rimase lì a fissarlo
imbarazzata,lui ricambiò lo sguardo curioso:
< Tutto bene signorina? >
< Si…si Weasley > mormorò
< Ci conosciamo? > La osservò attentamente,poi la sua
espressione cambiò e lei vide negli occhi rabbia e astio
< Parkinson > disse asciutto.
Trovarsela davanti dopo quasi cinque anni gli provocò un tuffo
al cuore,in un lampo ricordò quella sera,quell’orribile
sera quando aveva perso la metà di sé. Si ricordava del
racconto di Harry e Ron prima che loro arrivassero a Hogwarts:lei in
piedi al tavolo di Serpeverde che diceva di consegnare Harry.
< Perché sei qui? > chiese brusco,non riusciva a
conservare il suo sorriso da negoziante che vuole invogliare il cliente
con lei davanti.
< Volevo solo dare un’occhiata…non ero mai venuta > borbottò lei
< Prego > le fece un cenno e tornò dietro il bancone senza toglierle gli occhi di dosso
Pansy curiosò tra gli scaffali zeppi di oggetti di vario
genere,cestini con le varie crostatine vomitose e simili,sentendosi
costantemente osservata,afferrò qualche dolcetto che procurava
sgradevoli conseguenze all’intestino,qualche piuma
autocorreggente e si diresse al bancone dove appoggiò la
merce,George la guardò perplesso
< Posso sapere cosa te ne fai Parkinson?Non sono affari miei ma non
mi risulta che tu faccia scherzi o abbia figli o nipoti a cui regalarli
>
Il tono con cui le parlò non le piacque anzi la fece arrabbiare
< Cosa farò con queste cose Weasley non ti riguarda
minimamente! > ribattè acida,osservò la cifra sul
registratore di cassa e lasciò sul bancone più del dovuto
girò sui tacchi e uscì di corsa.
George la guardò uscire di corsa e sparire davanti al suo
negozio,rimase a fissare il punto in cui Pansy era
sparita,l’umore della ragazza era cambiato nel giro di un secondo
e lei aveva avuto una reazione che lui non si aspettava dopotutto si
erano insultati per anni a scuola e quello che le aveva detto poco
prima non era niente in confronto.
Il pensiero di Pansy Parkinson che entrava nel suo negozio per semplice
curiosità e si arrabbiava per una battuta,certo poco gentile ma
pur sempre una battuta,continuò a perseguitarlo per tutto il
giorno insieme a tutti i ricordi dolorosi che si era portato
dietro;quando chiuse il negozio e si recò nel suo appartamento
al piano di sopra aveva un mal di testa così forte che non
riuscì a mangiare e si stese subito sul letto,ormai era abituato
a quella situazione poiché gli succedeva spesso negli ultimi
cinque anni.
Nel suo appartamento Pansy continuava a girare per casa inquieta:non
riusciva a capire perché avesse provato tanta curiosità e
fosse entrata in quel negozio,non le era mai successo,ormai erano anni
che non frequentava più i compagni di scuola e comunque la cosa
non le mancava,non si era mai sentita davvero parte della sua compagnia
di cosiddetti amici loro infatti erano quasi tutti figli di Purosangue
che appoggiavano il Signore Oscuro i suoi genitori invece,benché
Purosangue anche loro,non si erano mai davvero interessati alla cosa ma
si erano limitati a mantenere le distanze da uno o dall'’altro
schieramento e lei era stata educata di conseguenza e,una volta
arrivata a scuola,pur di sentirsi parte di qualcosa aveva finto di
appoggiare Malfoy a gli altri. E adesso faceva i conti con i suoi sensi
di colpa per non aver agito,per essere fuggita dalla battaglia ed
essersi comportata da codarda.
Si buttò sul letto e si impose di non pensare a niente,era determinata,tanto che alla fine si addormentò.
Il giorno dopo si svegliò presto e,appena aprì gli
occhi,si sentì completamente riposata,ma un attimo dopo le
ritornarono in mente i pensieri della sera precedente. Si vestì
in fretta e si smaterializzò diretta a Diagon Alley:sentiva il
bisogno di parlare ancora con George Weasley,di confessare a lui i suoi
sensi di colpa ma non capiva perché,in fondo non aveva mai avuto
un rapporto con quel ragazzo si limitava a insultarlo quando si
presentava l’occasione o a ricambiare gli insulti che lui le
rivolgeva però ne sentiva l’esigenza così percorse
a grandi passi la strada fino al negozio ma quando vi giunse davanti lo
trovò chiuso,un cartello appeso alla porta
recitava:”Chiuso per malattia,il proprietario”. Alzò
lo sguardo e vide le persiane dell’appartamento ancora
chiuse,rimase lì a fissarle decidendo cosa fare.
Quella mattina George decise di tenere chiuso il negozio,di prendersi
un giorno di riposo,non aveva nessuna voglia di vedere gente e dover
tenere tutto il giorno il sorriso quando per lui non c’era
più niente per cui sorridere:stare tutto il giorno in negozio
gli ricordava il fratello,ogni piccola cosa rappresentava per lui un
ricordo doloroso che gli provocava fitte al cuore,inoltre non era
più riuscito a inventare nuove cose,aveva prodotto le poche cose
nuove che lui e Fred avevano ideato prima della guerra ma poi
più niente,era come se avesse perso la sua vena creativa e
soprattutto la sua voglia di ridere e scherzare.
Si alzò controvoglia dal letto e si preparò un
caffè nero molto forte per svegliarsi,scese in negozio appese un
cartello per annunciare che il negozio sarebbe rimasto chiuso e poi
tornò nel suo appartamento dove si accasciò sul divano a
sorseggiare il suo caffè al buio.
Pansy rimase ferma a guardare quelle persiane per almeno
un’ora,mentre lungo la strada i vari negozi aprivano e si
riempivano dei primi clienti mattinieri,pensando a come fare per
raggiungere George e parlargli,non riusciva ancora capire
perché ma per lei era davvero importante. Poi le venne
un’idea:prese la sua bacchetta e aprì le persiane
dall'’esterno aspettando una reazione dall’inquilino
dell’appartamento.
La luce del sole all’improvviso invase la stanza e George si
risvegliò dai suoi ricordi:ricordava perfettamente di aver
lasciato le persiane chiuse quindi perché entrava luce? Si
alzò e si avvicino alla finestra e la vide:Pansy Parkinson se ne
stava lì in mezzo alla strada con la bacchetta a mezz’aria
e lo guardava
< Che cosa vuoi Parkinson?Non ho nessuna intenzione di darti il resto per i tuoi acquisti di ieri >
< Voglio parlarti >
< Vattene > fu la sua gelida risposta,richiuse la finestra e tornò a sedersi sul divano.
Pansy non si accontentò della risposta ricevuta così si
materializzò all’interno del negozio,alla luce della
bacchetta cercò la scala interna dietro il bancone e salì
fino ad arrivare davanti ad una porta,bussò e attese. Dopo
qualche secondo la porta si aprì e si trovò davanti George
< Pensavo di averti detto di andartene Parkinson >
In tutta risposta lei lo spinse da parte ed entrò:la stanza era
accogliente con un divano e una poltrona al centro,alla sua destra
c’era l’angolo cucina con un bancone su cui mangiare
dall'’altra parte due porte,una chiusa l’altra semiaperta
dietro cui scorse un letto disfatto,doveva essere la stanza di George.
< Non ti ho invitata ad entrare > percepiva chiaramente l’odio di George.
Pansy non gli badò e si sedette tranquillamente sul divano
< Vorrei una tazza di caffè se c’è,per favore > sorrise
George rimase al centro della stanza a guardarla basito
George non poteva credere a ciò che stava succedendo:Pansy
Parkinson,la ragazzina sempre dietro a Malfoy,che nei suoi anni ad
Hogwarts aveva insultato e odiato semplicemente perché era una
Serpeverde,stesso motivo per cui lei odiava lui tra l’altro,era
seduta sul suo divano come se fosse una vecchia amica e sembrava che
non avesse nessuna intenzione di andarsene.
< Mi sembrava di averti detto di andartene Parkinson… >
< Pansy > lo interruppe lei
< Come vuoi,in ogni caso ti ho detto di andartene. Non hai letto il cartello di sotto?Non voglio visite,tanto meno da te >
< Non sei per niente ospitale George >
Lui rimase a bocca aperta
Per anni l’aveva chiamato semplicemente Weasley perché per
lei era solo questo:in fondo perché avrebbe dovuto chiamarlo per
nome?Si odiavano,o meglio dovevano odiarsi. Ma stando lì seduta
sul suo divano le sembrava strano.
Vedendo che George non muoveva un muscolo ma si limitava a fissarla
astioso si alzò e si servì il caffè da sola
< Come mai il negozio è chiuso? >
< Emicrania > fu l’unica risposta
Davvero simpatico il ragazzo,pensò
Per un po’ si limitarono a fissarsi poi George si decise a
sedersi sulla poltrona e chiuse gli occhi come per concentrarsi,quando
parlò la sua voce era stanca non assomigliava a quella del
ragazzo sempre allegro che ricordava ma più a quella di un uomo
stanco a addolorato
< La tua visita di ieri mi ha fatto tornare in mente brutti
ricordi…Pansy > non sapeva perché le stava dicendo
questo,gli era venuto spontaneo
< Mi spiace… > sembrava davvero dispiaciuta,riaprì gli occhi e la guardò
< Davvero? >
< Si… >
< Non sembri la Pansy Parkinson dei miei ricordi…o dei racconti che ho sentito… >
< Le persone possono cambiare,anche tu non sei più il George
Weasley che ricordo io,quello che col suo gemello faceva sempre
scherzi… > come pronunciò quelle parole si rese conto
dell’errore:vide un’ombra di dolore passare negli occhi
azzurri di George e subito si pentì di ciò che aveva detto
< Scusami non volevo… > si affrettò a scusarsi
< Non importa…ci penso continuamente >
< Anch’io > George la guardò sorpreso ma non disse
nulla;per un po’ rimasero in silenzio poi Pansy prese coraggio
< Sono venuta qui per…non so perché ma da quando ti ho
visto ieri sento il bisogno di parlare con te,il modo in cui mi hai
guardata ieri mi ha fatto sentire davvero il bisogno di parlare solo
con te >
< E di cosa? >
< Di quello che è successo cinque anni fa,del mio comportamento…mi sento una codarda >
George non disse niente si limitò ad osservarla con un’espressione indecifrabile sul volto
< Avevo paura,pensavo che non ci fossero più speranze… >
< E quindi proponesti di consegnare Harry,non fa una piega.
Dopotutto sei pur sempre una Serpeverde > non percepì odio in
quelle parole:era una semplice constatazione
< Sono una Serpeverde è vero ma nessuno dei miei genitori
è stato un Mangiamorte!Siamo Purosangue ma non eravamo
sostenitori del Signore Oscuro!I miei si sono sempre fatti gli affari
loro:non hanno mai torturato nessuno o agito per Lui!! > non sapeva
perché ma non voleva che lui pensasse certe cose della sua
famiglia.
< Ma giravi sempre con Malfoy e gli altri… >
< Ero una Serpeverde,una Purosangue,cos’altro avrei potuto
fare?Se non avessi fatto così la mia vita sarebbe stata orribile
tra loro. >
George la osservò a lungo,ripetendo nella sua testa una per una
le parole appena pronunciate da Pansy:era stata una Serpeverde ma non
aveva sostenuto Voldemort! Doveva decisamente rivalutare un po’
le sue certezze.
< Quindi non eri una seguace di Voldemort…nessuno della tua famiglia? >
< I Purosangue sono tutti imparentati tra loro,ovvio che qualcuno
della mia famiglia sia stato un Mangiamorte ma i miei genitori no,si
sono sempre tenuti fuori da tutto >
< Interessante… > lei lo guardò sospettosa
< Cosa vorresti dire? >
< Che dovrò rivalutare alcune mie certezze > Sorrise,dopo tanto tempo un sorrise gli sorse spontaneo sulle labbra
Pansy rimase a bocca aperta:George Weasley le aveva appena sorriso,se
le avessero detto una cosa del genere anche solo due giorni prima non
ci avrebbe creduto!Quel sorriso la incoraggiò ad andare avanti:
< Non hai idea di quanto i sensi di colpa mi hanno torturata in
questi anni!Mi sono sentita davvero uno schifo…tutti quei morti
e io avrei potuto dare una mano!Invece sono stata una stupida ragazzina
impaurita che è fuggita lasciando a qualcun altro quella
responsabilità… > Impiegò qualche secondo a
rendersi conto che stava piangendo:lacrime abbondanti le scendevano
lungo le guance senza che lei potesse fermarle. Un fazzoletto si
materializzò a mezz’aria davanti a lei,lo prese e si
asciugò gli occhi,rimanendo in silenzio
Stava piangendo!Pansy Parkinson stava piangendo davanti a lui dopo essersi confidata!Incredibile…
Con un rapido movimento della bacchetta fece apparire un fazzoletto
davanti e lei e aspetto che si calmasse;quando smise di piangere le
parlo dolcemente,scegliendo le parole con cura:
< Era normale che tu avessi paura,tutti avevamo paura. Fu un anno
davvero brutto:ogni giorno notizie di nuovi morti,ogni giorno dovevamo
fare i conti noi stessi con la morte…io ho perso un orecchio,ho
perso degli amici e ho perso… > Non riuscì a
concludere la frase,un nodo alla gola gli impediva di parlare. Lei lo
guardò con gli occhi pieni di dolcezza,non pensava che quei
pozzi così scuri potessero essere tanto dolci.
Pansy sentiva il suo dolore,vedeva quanto stesse soffrendo e ciò faceva star male anche lei
< Mi dispiace non volevo che stessi male anche tu…sentivo
solo il bisogno di spiegarti perché agii in quel modo:il tuo
sguardo di ieri,come hai cambiato espressione quando mi hai
riconosciuta mi hanno fatto sentire questo bisogno. Sono stata una
codarda,una stupida ragazzina spaventata che aveva paura di sacrificare
la propria vita,un’egoista mentre tu,la tua famiglia,Potter avete
fatto di tutto…tutte le persone che ho per tanti anni
criticato,per abitudine,mi hanno dimostrato di valere molto più
di me,piccola e insignificante vigliacca che è fuggita per
salvarsi > ricominciò a piangere.
George rimase a guardarla piangere a lungo poi qualcosa dentro di lui
lo spinse a dire qualcosa,non sapeva se per consolare lei o per
liberare se stesso da un peso:
< Avevi paura,non c’è niente di male. Considerando il
clima di quei tempi noi eravamo degli incoscienti,dei pazzi idealisti
che lottavano contro qualcosa più grande di loro…ma
credevamo in Harry,quando cominciò il suo viaggio noi eravamo
sicuri che potesse farcela,volevamo credere che sarebbe riuscito a
sconfiggere Voldemort.
Dopo la battaglia di Hogwarts ho pensato spesso ai motivi che mi hanno
portato a combattere,sentivo un forte senso di colpa nei confronti di
Fred perché io ero vivo mentre lui…ho perso tanto quella
notte:è vero abbiamo sconfitto Voldemort ma ho dovuto pagare un
prezzo che non avrei mai voluto…è come se mi fosse stato
strappato un pezzo di anima… > sentì qualcosa di caldo
e umido scorrergli lungo le guance e la vista appannarsi ma non ci fece
caso e continuò < Non sai quante notti,in preda agli
incubi,ho pregato per essere al posto di Fred…per due mesi
interi sono rimasto chiuso qui,sdraiato sul mio letto al buio senza
vedere nessuno:né mia madre che disperata batteva i pugni contro
la porta della mia stanza pregandomi almeno di mangiare,né mio
padre che cercava di convincermi a uscire,né i miei
fratelli,nemmeno Lee riuscì a scuotermi…avevo pensato
anche alla Pietra della Resurrezione:quando Harry venne qui con Ginny
per parlarmi gli chiesi di mostrami dove l’aveva persa,di
aiutarmi a cercala ma lui si rifiutò così lo
attaccai,ormai non ragionavo più ero totalmente sopraffatto dal
mio dolore,lui mi disarmò e col calma mi disse “George
capisco il tuo dolore credimi,a causa di Voldemort ho perso i miei
genitori,Sirius,Remus e Silente,a causa mia quella notte sono morti dei
miei amici…mi sento in colpa per la morte di Fred,vorrei poterlo
riportare in vita così che voi due possiate farci ridere ma non
si può,purtroppo è morto e non possiamo più farci
niente possiamo solo accettarlo,anche per lui perché non credo
che vorrebbe che noi stessimo al buio a soffrire ma sono sicuro che
preferirebbe il contrario cioè che noi ridessimo ricordandoci di
lui e non ti perdonerebbe se tu continuassi a comportarti
così”Mi sorrise e mi offrì la mano per aiutarmi ad
alzarmi e io…mi buttai addosso a lui e piansi come un
bambino…dopo quel giorno riaprii il negozio e andai quasi tutte
le sere a cena dai miei e continuo a farlo tutt’ora > sorrise
tristemente,nessuno a parte lui,Harry e Ginny sapeva cosa era successo
quel giorno e cosa aveva fatto Harry per convincerlo a ricominciare a
vivere e ora l’aveva confessato a lei. Piangevano entrambi,Pansy
addirittura singhiozzava,poi fece una cosa che nessuno dei due si
aspettava:si alzò dal divano e andò ad abbracciarlo.
Non sapeva cosa l’avesse fatta muovere,aveva agito
d’istinto:aveva sentito il bisogno di abbracciarlo e confortarlo
e l’aveva fatto. George aveva superato l’iniziale sorpresa
e adesso la stringeva e singhiozzava contro il suo collo mentre lei gli
accarezzava delicatamente i capelli
< Non lo sa nessuno,non ho mai detto a nessuno come Harry mi abbia
convinto… > mormorò George prima di allontanarsi
lentamente da lei. Il suo sguardo era così dolce e allo stesso
tempo triste che Pansy non riusciva a smettere di piangere.
Poi George cominciò a parlarle tranquillamente come se fossero
vecchi amici e lei rispondeva allo stesso modo,andarono avanti per
tutto il pomeriggio fino all’ora di cena quando un gufo
arrivò con una lettera che ricordava a George che era atteso a
cena dai genitori con tutta la famiglia al completo,Harry e Hermione
compresi.
< Vieni anche tu Pansy >
< Meglio di no George,non penso sia una buona idea >
< Una persona in più non sarà un problema vedrai,mia madre fa da mangiare per un esercito >
< Magari la prossima volta,penso che la tua famiglia non sia ancora
pronta ad avermi come amica di famiglia > e gli sorrise,contenta
dell’invito ma comunque certa che la sua famiglia non sarebbe
stata entusiasta di averla a cena.
< Come vuoi…ci vediamo domani? > George le sorrise speranzoso
< Certo! >
Pansy si smaterializzò.
Salve!ho scoperto che scrivere di questa coppia mi piace molto
così ecco un'altra fic,questa volta però sarà
più lunga,non so ancora quanto^^ quindi al prossimo capitolo! baci Misako
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