After the storm
Into
your eyes
Hopeless
and taken
We
stole our new lives
Through
blood and pain
In
defense of our dreams
In
defense of our dreams
Kings
and queens - 30 Second to Mars
Se ne stava
seduto sul pavimento, Matt, con la schiena appoggiata contro la parete;
tra le mani la solita consolle e a coprire i suoi occhi i soliti
occhiali dalle lenti arancioni riflettevano lo schermo della PSP.
In silenzio
premeva i tasti, concentrato sul gioco, immerso in un mondo tutto suo e
che lo allontanava dalla realtà. Nessuno poteva capire
quanto per lui fossero importanti i videogames; poteva sembrare
sciocco, ma per lui era un modo di evadere dalla realtà,
lasciando per un po' i pensieri racchiusi al di fuori delle pareti
della fantasia.
Questo Mello
non lo capiva. Ecco perché era sempre pronto a rimproverarlo
quando lo vedeva costantemente attaccato a quell'insulso oggetto senza
vita, che considerava solo uno spreco di tempo.
Non si era mai
soffermato a pensare al perché il suo compagno passasse
intere giornate davanti alla consolle, perché non credeva ci
fosse un motivo, se non che Matt era un fanatico dei videogames. In
effetti, non c'era nulla di strano a pensarla così, ma in
ogni caso poteva sforzarsi di capire, visto che avrebbe dovuto
conoscerlo.
Avrebbe, era
la parola adatta: Mello non lo conosceva affatto in realtà,
nonostante credeva che fosse così.
Anche quella
volta, mentre entrava in salotto dopo una doccia ristoratrice,
cominciò a borbottare infastidito non appena aveva notato il
proprio coinquilino che perdeva tempo con i videogames.
Matt finse di
non sentirlo, ormai abituato a sentirlo imprecare, ma ugualmente dentro
di sé sentì l'impulso di mandarlo al diavolo.
Perché lui poteva concedersi il piacere di estraniarsi dal
mondo, godendosi quel cavolo di cioccolato e lui no? Poteva sembrare
diversa la situazione, ma in fondo l'unica cosa differente era
l'oggetto in questione.
Nonostante si
trattasse di semplice cibo, Mello mangiava così tanta
cioccolata per lo stesso motivo che Matt giocava con la PSP. Strano a
dirsi, trattandosi di roba da mangiare, però il biondo
provava piacere ogni volta che addentava quella barretta. Il dolce
sapore della tavoletta gli dava modo di allentare i nervi e pensare
solo ed unicamente a quel piacere che tanto bramava e che lo
innervosiva quando non poteva permetterselo in mancanza di quel
prezioso cimelio. Infatti quando accadeva spediva il compagno a
comprarla.
Mello si
avvicinò al ragazzo, che non lo aveva ancora degnato di uno
sguardo e con un unico movimento della mano premette il pulsante
"start", mettendo così la partita in pausa.
Matt si
voltò a guardarlo per la prima volta da quando era entrato:
gli rivolse un'occhiata torva per averlo interrotto, ma dovette
riconoscere che almeno quella volta aveva evitato di strappargli
l'oggetto di mano.
"Che vuoi?"
domandò infastidito. Non sopportava quando l'altro
gl'imponeva a quel modo la sua attenzione e alle volte gli avrebbe
volentieri spaccato la faccia. Certo Mello era proprio bravo a mostrare
il suo egoismo e non si affannava nemmeno a nasconderlo.
"Voglio che la
smetti di perdere tempo. Hai del lavoro da fare!" sbottò,
guardando il ragazzo dall'alto in basso.
Il rosso,
ricambiando lo sguardo di fuoco, fece spallucce e riportò
l'attenzione sulla PSP, riprendendo così la partita. Eh no,
quella volta col cavolo che avrebbe assecondato l'altro. Si era rotto
le scatole di dover chinare la testa ed eseguire gli ordini, quando lui
non faceva praticamente niente dalla mattina alla sera, seppure era una
cosa che lo interessava.
A Mello non
andò giù quella presa di posizione, per cui,
colto da un attacco di rabbia afferrò la consolle e la
scaraventò contro al muro, finendo chiaramente col romperla,
sotto lo sguardo stupito di Matt.
Lentamente si
alzò da terra e raggiunse la PSP, sperando per l'altro che
non si fosse rotta, ma com'era ovvio, non si accendeva più.
Si
voltò rabbioso verso il biondo e senza dire una parola
cominciò a camminare verso camera sua, sorpassando il
ragazzo che lo guardava con l'aria di chi ha appena ottenuto quello che
vuole: lo aveva avvertito più volte, se ora non poteva
più giocarci era solo colpa della sua indisponenza.
"Dove pensi di
andare?" gridò in direzione dell'altro. Pensava che avrebbe
chinato la testa come al solito e che si sarebbe dedicato al lavoro,
non si aspettava quella reazione -che a dire il vero era più
che palese.
"Te lo puoi
anche scordare che io faccia qualcosa per te. D'ora in poi ti arrangi,
stronzo!" e detto questo, continuò il cammino verso la sua
stanza, chiudendosi successivamente la porta alle spalle, sbattendola.
Rimasto solo,
Mello andò a sedersi sul divano, maledicendo l'amico e la
sua reazione esagerata: dopotutto era solo un oggetto senza valore
quello che aveva rotto, mica era la fine del mondo!
Però,
riflettendoci un attimo, si rese conto di essere stato lui ad
esagerare. Una volta sbollita la rabbia, aveva cominciato a pensare al
suo comportamento nei confronti di Matt, che si era sempre dannato
l'anima per lui e questo lo fece sentire in colpa.
Se prima aveva
provato rabbia nel sentirsi chiamare stronzo, adesso ammise di
esserselo meritato in pieno. Quante volte aveva trattato il compagno
come fosse nessuno? Troppe.
E quante volte
Matt aveva lasciato correre, si faceva insultare, senza mai reagire?
Doveva proprio essere arrivato al limite se quella volta aveva sbottato.
Adesso Mello
si trovava in una situazione in cui non sapeva come cavarsela: di
solito si aggrappava all'altro quando gli succedeva qualcosa, ma ora
che il problema ce l'aveva con lui, come fare?
Sospirò,
incolpandosi per quel maledetto carattere di merda che si ritrovava. Se
solo riuscisse a trattenere i suoi improvvisi -e spesso insensati-
attacchi di rabbia, questo non accadrebbe.
A volte,
credeva di essere pazzo e forse, non aveva tutti i torti a pensarlo.
Gli venne addirittura da chiedersi per quale motivo Matt fosse stato
così stupido da rimanere con lui tutto quel tempo.
Riflettendo
ancora un po' sui fatti appena accaduti, decise che l'unica soluzione
possibile era parlare con l'amico, anche se sarebbe stato difficile.
Aveva bisogno del suo perdono, aveva bisogno di scusarsi con lui. E
quella volta, non ci sarebbe stato nessun'orgoglio a mettersi in mezzo:
che si fottesse!
Lui era nel
torto marcio e scusarsi era il minimo. E poi, Matt era troppo
importante per lui e anche se non lo dimostrava mai, era una colonna
portante nella sua vita, un estremo punto di riferimento.
Si
alzò e raggiunse la porta della stanza del ragazzo,
esitò un attimo e infine bussò.
"Posso
entrare?" domandò, ma non ottenne alcuna risposta e questo
se l'aspettava. Prendendo un profondo respiro, strinse la maniglia con
tutta la forza che aveva, come per prendere coraggio e aprì
la porta, trovando Matt di spalle, appoggiato al balcone della finestra
che fumava e probabilmente quella era già la terza
sigaretta, se non la quarta da quando era lì.
Restò
a guardare la sua schiena per un po', cercando le parole giuste da dire
e anche se non le trovò, decise intanto di avvicinarsi a lui.
L'aria
circostante stava diventando pensante. Per la prima volta il biondo non
sapeva come comportarsi, non sapeva cosa dire né cosa fare e
con tutta quest'agitazione, gli venne un groppo alla gola che gli
impediva di parlare. Perfetto, proprio il momento adatto per
comportarsi da codardo!
"Se sei venuto
qui per restare in silenzio, te ne puoi anche andare." parole cariche
di disprezzo arrivarono alle orecchie di Mello, scuotendolo dalla
trance in cui era caduto, ricordandogli che se voleva risolvere la
situazione doveva essere lui a fare il primo passo.
Prese
nuovamente un respiro profondo e parlò.
"No, non sono
venuto per restare in silen-" s'interruppe quando vide l'altro
voltarsi, puntandogli gli occhi nei suoi. Percepì tutto il
disprezzo che provava, accompagnato dalla delusione.
"Allora sei
venuto ad impormi di lavorare? Te l'ho detto, col cazzo che faccio
ancora qualcosa per te, io ho chiuso. Dopotutto a me non me frega
proprio niente della tua stupida ossessione di superare Near,
perché mai dovrei aiutarti? Lo facevo per farti un favore,
ma visto che non apprezzi i miei sforzi e t'incazzi non appena mi
prendo un attimo di pausa... beh, per me puoi anche andartene a
fanculo!" e lo gridò con tutto il fiato che aveva nei
polmoni, con tutta la rabbia che riusciva a mostrare, perché
non sopportava più di essere messo in secondo piano, sempre.
Perché
non sopportava che Mello non si accorgesse mai di star esagerando, che
così facendo allargava quella ferita al cuore che da un po'
di tempo aveva cominciato a diventare dolorosamente insopportabile e
che presto lo avrebbe ucciso.
E solo in quel
momento il biondo si era accorto di quanto fosse disperato Matt e di
quanto lo avesse sempre ferito a morte, qualunque cosa facesse. E
sapere che era unicamente colpa sua, lo fece sprofondare.
"Non sono qui
per questo..." sussurrò, riuscendo a contrastare il blocco
che gli impediva di parlare. "Se sono qui è
perché... vorrei scusarmi con te, Matt. Per tutto. Tutto
quanto." la voce gli tremava per l'agitazione e una lacrima
scivolò lungo la sua guancia.
Era difficile
vedere Mello piangere, erano anni che non gli succedeva e forse era
anche per quello che era costantemente arrabbiato. Lui non riusciva mai
a sfogarsi.
Vederlo
così scosse per un attimo il rosso, ma non volle addolcirsi
subito. Aveva capito di aver trasmetto all'altro ciò che
teneva dentro da mesi, ma se si scioglieva subito non avrebbe sortito
l'effetto desiderato. Era giusto che il biondino capisse a fondo.
Restò
immobile, aspettando che parlasse ancora, perché Matt sapeva
che aveva altro da dire e infatti, dopo un po' Mello riprese a parlare.
"Io lo so di
averti sempre ferito e l'ho capito solo ora. Come ho capito solo ora
che... senza di te forse non sarei niente. E se non vuoi perdonarmi, lo
capisco, anche se non potrò mai accettarlo,
perché ho bisogno che tu lo faccia." chinò il
capo, non riuscendo più a reggere lo sguardo dell'altro. Era
la prima volta che si sentiva così debole, ma in quel
momento non gli importava affatto, era giusto che si sentisse
così.
Passò
qualche istante e Matt, infine posò una mano sulla testa del
compagno, accarezzandogli lievemente i capelli. Bastava
così, Mello aveva capito, non c'era bisogno di andare oltre.
A lui
importava solo quello, non aveva certo intenzione di lasciarlo solo,
anche perché, così facendo sarebbe piombato nella
solitudine a sua volta: quel ragazzo era tutto per lui, da sempre.
Perderlo avrebbe solo peggiorato le cose.
"Avrei avuto
motivo di non perdonarti solo se tu non avessi capito." e nel mentre lo
diceva, gli si avvicinò ancor di più,
abbracciandolo e poggiò la testa contro la sua spalla.
A sua volta
l'altro gli avvolse le braccia attorno alla vita, godendo a pieno di
quel calore che ogni volta lo rilassava, solo che non se n'era mai reso
conto prima.
Restarono un
po' così, finché non sciolsero quel contatto e si
guardarono negli occhi.
"Ti chiedo
ancora scusa Matt." disse il biondo, un po' meno agitato di prima. Era
grato al compagno di quello che gli aveva detto, per lui essere stato
perdonato era molto importante.
"Basta
chiedere scusa, non è da te." e gli rivolse un sorriso: il
primo dopo quanto era accaduto.
In silenzio
Matt, afferrò la mano dell'altro e lo condusse al letto,
dove si sdraiarono entrambi per rilassarsi un po', dopo quella giornata
ne avevano davvero bisogno. Chiusero gli occhi entrambi, senza mai
lasciare la mano dell'altro: farlo avrebbe spezzato l'atmosfera che si
era creata tra di loro.
Dopo la tempesta, viene il
sereno. Così era anche per loro, che avevano
passato un momento difficile, ma indispensabile per poter andare avanti.
"Matt?"
chiamò il ragazzo, interrompendo il silenzio creatosi.
"Mh, che
c'è?" il rosso aprì gli occhi, rivolgendo
l'attenzione all'altro.
"Comunque, la
PSP te la ricompro." gli disse, innervosendo Matt per un attimo.
"Non penserai
che io me la sia presa perché l'hai rotta, spero!"
sbottò quello, pronto ad alzarsi dal letto e lasciare
lì il compagno, che però strinse la mano
dell'altro per impedirgli di andarsene.
"Ma no, lo so
il motivo per cui ti sei arrabbiato. Volevo solo dirti che te l'avrei
ricomprata io, non ti scaldare." a quelle parole il ragazzo si
rilassò, tirando un sospiro di sollievo.
"Scusami, ho
dubitato di te." disse, avvicinandosi al volto del biondo, che senza
lasciarsi sfuggire l'occasione catturò le labbra di Matt con
le sue. Fu un lungo bacio, accompagnato da dolci carezze e lo
strusciare dei loro corpi.
Nonostante non
fosse la prima volta che accadeva, l'intensità con cui
stavano vivendo quel momento era superiore a tutte le altre, come se
non fosse mai successo. Era così che mostravano il loro
amore: non c'era bisogno di parole, bastavano quei gesti a fare loro da
mezzo di comunicazione. Erano consapevoli, che farlo a voce non avrebbe
avuto lo stesso effetto e poi, per amarsi non c'è bisogno di
dirlo, lo si può dimostrare in tanti modi.
[Fine.]
Angolino
di Cami:
L'ho finita! Da oggi alle sei la sto scrivendo e finalmente eccola qui!
Era un po' che non scrivevo una fanfiction sui miei due pargoli. No,
non li avevo abbandonati... solo che l'ispirazione era un po' calata.
In questo ultimo periodo, il mio stato d'animo non è tanto
allegro, infatti mi sento molto ispirata. Uff, è proprio
vero che quando si è giù, scrivere è
il modo migliore per tenere la mente impegnata.
Beh, spero l'abbiate apprezzata! <3
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