Capitolo 1 – I come back
Michael
non riesce a dormire. E' da parecchi mesi che non ci riesce. Da
quando ha firmato il contratto con la AEG. Da quando sa che tornerà
sul palco, davanti al suo pubblico, che lo acclamerà. Lui è
un animale da palcoscenico. E' felice di tornare nel suo mondo, nel
suo ambiente, nel suo habitat naturale.
Ogni
tanto Michael rivive mentalmente i concerti del passato. “You
know I'm bad, I'm bad you know it”. Sorride ricordando i fans
rispondere in coro “no, non lo sei”. “So beat it,
just beat it, you better run, you better do what you can”. No,
Billy Jean non è il suo amore ma lui crede nei miracoli e un
miracolo è successo stanotte. Il miracolo di una folla che lo
ama.
Ma
Michael è anche sotto pressione. Quei bastardi della AEG lo
chiamano ogni giorno per sapere come sta, come vanno le prove, che
qui, che lì. Non hanno capito che lui è Michael
Jackson? Sta sul palco dall'età di 5 anni. Ha venduto 750
milioni di album. Il suo Thriller è nel Guinness dei Primati.
Ne saprà più di loro o no? Ma intanto non riesce a
dormire.
“Dov'è
Murray? Dov'è il dottor Murray?” Michael lo paga fior di
quattrini per essere al suo servizio 24 ore su 24. Per fare in modo
che tutto anche da punto di vista fisico vada bene.
“Sono
qui, Michael” risponde il medico con quel sorriso viscido che
il re del pop conosce bene. E' il sorriso di molti di quelli che
lavorano e hanno lavorato per lui. Il sorriso di chi vuole i soldi e
non gli interessa altro.
“Non
riesco a dormire, dottore” si lamenta il cantante.
“Ti
faccio preparare una tisana” risponde Murray.
“Ne
ho già preso tre” ribatte Jackson.
“Ho
capito, ti faccio un'iniezione” fa il medico.
“Di
che?” chiede la popstar.
“Un
banale sonnifero” spiega il cardiologo.
Dopo
essersi allontanato per qualche minuto, Murray torna nella stanza di
Michael. Ha una siringa piena di liquido. Fra qualche settimana il
coroner scoprirà che è Propophol, un potente
anestetico, altro che banale sonnifero. Ma Michael non lo sa. Michael
vuole solo dormire. E non sa che dormirà per sempre. Che i
suoi sogni degli ultimi mesi andranno in fumo, che i suoi fans non lo
rivedranno mai più sul palco, che i giornalisti torneranno a
sparlare di lui come gli avvoltoi che si accaniscono sui cadaveri nel
deserto, che milioni di persone piangeranno per lui, mentre altri lo
insulteranno e saranno felici che il “pedofilo” sia
morto. Lui non saprà nulla di tutto questo, forse lo intuirà
o lo vedrà da una posizione privilegiata.
La
siringa entra nel braccio gracile di Michael Jackson. Il dottor
Murray preme all'estremità. Il liquido entra nel corpo
dell'uomo. Michael inizia ad assopirsi. Chiude gli occhi. Dorme.
Murray prende un fazzoletto. Vi avvolge la siringa e la mette nella
sua borsa. La siringa non verrà mai più ritrovata.
Michael
inizia a dormire. Finalmente. Un sogno senza sogni. Nel mondo reale
però è agitato. Il cuore risente dell'iniezione. Se ci
fosse una macchina attaccata si sentirebbe il segnale acustico fisso
e sul monitor ci sarebbe una linea piatta. Ci sono voluti pochi
minuti per far finire una vita durata quasi 50 anni.
La
morte di Michael Jackson verrà scoperta solo qualche ora più
tardi.
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