Heaven
Dato
che ne leggo tante, era da un bel po' che volevo cimentarmi con una
Shounen-ai. Questa Oneshot è dedicata a Heath Ledger e Jake
Gyllenhaal, come avrete capito, non come due affermati attori, ma come
due liceali alla presa con i primi pregiudizi.
Come sempre, grazie a chi lascerà anche solo una riga di commento.
Nuvola
- Non fare così, Jake - la sua voce era appena un sussurro tra i capelli scuri del ragazzo.
- Così come? -
puntò i suoi occhi celesti in quelli dell’altro, cercando
di mascherare la tensione con un sorriso beffardo.
- Smettila di stritolarmi la
mano, ad esempio - rispose Heath cercando di guardare altrove; non
avrebbe certo lasciato che glielo portassero via, questo era sicuro. Ma
non riusciva a non avere paura.
“Cazzo, siamo nel 2010. Possibile che in un normalissimo Liceo si abbiano ancora dei pregiudizi?”
Li aveva sentiti, oh, se li aveva sentiti. Tutti quegli appellativi
sussurrati a denti stretti mentre camminavano per i corridoi, troppo
vicini per essere considerati “solo amici”. Ed era questo
che in quel momento gli faceva tremare le gambe, mentre si avvicinavano
al cancello grigio della scuola.
- Ehi, Heath … - Jake
si fermò sul marciapiede, prendendogli entrambe le mani -
andrà tutto bene. Impareranno ad accettare il fatto. Non
lascerei mai che un migliaio di adolescenti ottusi ci separino -
abbozzò un sorriso, continuando a guardarlo serio nei suoi occhi
scuri. Si avvicinò, prendendogli i fianchi e inclinando il viso
per posargli un bacio leggero sulle labbra. - Mai.
- Ti adoro quando lo dici - sussurrò Heath appoggiando la fronte a quella del suo ragazzo.
Era incredibile pensare che quel ragazzino, di appena quindici anni,
una spanna più basso di lui, perennemente spettinato, riuscisse
a sopportare le sue paranoie. Addirittura ad apprezzare le sue
qualità.
- Lo sai che potrei rimanere
qui all’infinito, ma fra due minuti dobbiamo essere in classe, mi
sa - sussurrò Jake dandogli un altro bacio frettoloso per poi
prenderlo per la mano e trascinarlo verso l’entrata.
Heath camminò a testa
bassa, stringendo convulsamente la mano del ragazzo fino al portone, su
per le scale fino al terzo piano, lungo il corridoio fino alla seconda
porta sulla sinistra.
Non riusciva a non tremare
mentre entrava nell'aula, nonostante il "respira" sussurrato tra i
denti da Jake. Sembrava un burattino,
trascinato con gli occhi abbassati fino all’ultima fila di banchi
da un ragazzo con il viso nascosto dal cappuccio, che teneva stretta
quella mano,
cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno. Appena tutti in
quell’aula si accorsero dei due ragazzi e soprattutto delle due
mani intrecciate, il silenzio si fece opprimente come una camicia di
forza.
Heath aveva avuto la
tentazione più volte di lasciare la mano e uscire dalla classe,
ma, appena alzava per un secondo lo sguardo, vedeva la sua felpa
grigia; e non poteva non credere che dovunque lo stesse portando fosse
sicuramente il paradiso - e non riusciva a fare a meno di seguirlo.
Appena si infossarono nelle
sedie, dietro a quei due banche isolati affianco alla finestra, il
brusio ricominciò. Si sentirono subito più sollevati,
anche se sembrava che gli sguardi di tutti trafiggessero loro le spalle.
Ci volle un minuto buono,
perché riuscissero a non fissarsi più la punta delle
scarpe. - Meglio di quanto sperassi - iniziò Jake -
probabilmente ritengono più opportuno iniziare a prenderci per
il culo in ricreazione.
- Già -
mormorò Heath, con i groppo in gola. Sembrava un incubo. Si
sentiva talmente fuori luogo da voler scappare, con un peso che gli
opprimeva la cassa toracica e che non lo lasciava respirare. - Sembra una
tortura. Perché non finisce in fretta? - mugugnò, tanto
per dire qualcosa.
Jake gli accarezzò la
gamba in risposta con un sorriso tirato. I suoi occhi sembravano dire
“abbi pazienza”, ma Heath sapeva benissimo che anche lui
non riusciva più a sopportare la situazione. - Mi chiedo quale
nuovo senso di rispetto li porti a non insultarci adesso. Dico,
eviteremmo questa situazione di merda - disse con aria insofferente,
dando un’occhiata ai suoi compagni.
Nessuno osava avvicinarsi a
meno di tre metri da loro e continuavano a parlare con ostentata
tranquillità, puntando sempre gli occhi verso di loro.
“Cosa cazzo vogliono dalla nostra vita?”. Alla fin fine: perché vergognarsi? In quei pochi minuti aveva agognato di chiudere gli occhi, stretto tra le braccia di Jake. Sentiva che avrebbe potuto dimenticarli tutti.
Si mosse con estrema cautela ed era sicuro di aver sentito ben più di un “oh!”.
E anche di un “froci”, a dir la verità, ma che gli importava, se poteva avere il paradiso?
Prese la mano di Jake,
incrociando le dita e si passò il braccio dietro la testa,
facendosi scivolare di lato e appoggiandosi al suo petto. Posò
la testa nell’incavo del suo collo e chiuse gli occhi, respirando
il suo profumo. Sentì il ragazzo stringerlo per i fianchi per
tirarlo di più verso di sé e posargli un bacio leggero
tra i capelli biondi. - Grazie, non sapevo se farlo io o no -
sussurrò Jake.
- Figurati. Non riuscivo più a resistere - rispose l’altro con il sorriso sulle labbra.
Entrò Rachel e si
aggiunse al crocchio di ragazzine vicino alla porta, per poi accorgersi
dei due ragazzi in fondo alla classe. Le sue compagne avevano una
faccia tra lo schifato e l’insoddisfatto, e continuavano ad
additarli credendo di non essere viste.
Rachel si avvicinò
alla fila di banchi davanti alla loro, appoggiò la borsa con un
tonfo e avvicinò la sua sedia alla coppia di banchi dietro.
- Scusate, tolgo subito il
disturbo, posso chiedervi una cosa, se non sono indiscreta? - chiese,
tirandosi un ciuffo di capelli castani dietro l’orecchio.
Tutta la classe ammutolì e non poté fare a meno di guardarli.
Jake dovette trattenere una
risata, anche perché Heath aveva appena aperto gli occhi e
sembrava un bambino svegliato bruscamente da un bel sogno - Se stiamo
insieme? - azzardò il secondo, ancora un po’ stordito.
- Beh, effettivamente sì … - ammise la ragazzina scrutandoli con due grandi occhi verdi, curiosa.
- Sì - rispose secco Jake, prima che Heath potesse anche solo aprire la bocca.
- Congratulazioni, allora! - esclamò entusiasta lei.
Ma non riuscì a
complimentarsi di più, perché la professoressa
entrò in classe - in ritardo di dieci minuti - e tutti dovettero
alzarsi. Jake tirò su Heath, quasi di peso, e lui gli prese la
mano.
Il ragazzino lo fissò con quegli occhi azzurri che gli facevano perdere la testa.
Sì, con lui accanto avrebbe potuto dimenticare tutto.
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