Ancora quella luce verde. Ancora quell’urlo. Il suo nome gli
rimbombava nella testa. Si svegliò di soprassalto. La testa
gli
faceva male, un dolore strano, portò la mano alla cicatrice
sulla fronte e si rese conto che non era più vivida come
prima.
Il dolore era solo un brutto ricordo, ci pensò meglio e si
accorse che la cicatrice non gli faceva più male, da circa 5
ore. Allora quel mal di testa? Sarà stata la stanchezza.
Si guardò intorno e tutto quello che vide furono le tende
rosse
del letto a baldacchino. Era ancora a Hogwards, l unico posto che era
riuscito a chiamare casa da quando aveva un anno. Aprì le
tende
e vide nel letto di fronte un ammasso di capelli rossi. Ron dormiva
come un sasso a bocca aperta. Quella visione lo fece sorridere. La
tana. Ecco qual era stato il secondo posto che poteva chiamare casa. La
famiglia Weasley era sempre stata come la sua famiglia. Molly, Arthur,
Charlie, Bill, Percy, Ron, George, Fred.. Gli venne un groppo in gola.
L’ultima volta che aveva visto il gemello Weasley era per
terra
senza vita accanto a una cinquantina di persone che avevano combattuto
per la libertà. Per uccidere Voldemort. Accanto a Fred
c’erano anche Lupin e Tonks. Pensò al figlio,
Teddy, di
appena un anno. Proprio come lui era rimasto orfano a
quell’età. Sentì il cuore stringersi
per suo
figlioccio e per i genitori che si erano amati tantissimo. Ginny. Si
ricordò di Ginny. Quante cose aveva da dirgli, gli venne da
alzarsi e correre da lei ma pensò che anche lei aveva
diritto a
riposarsi. Quell’ultimo anno lontano da lei era stato
così
difficile. Ma ora si rendeva conto più che mai che la sua
scelta
era stata giusta. Non avrebbe potuto rischiare di metterla in pericolo.
Ma ora? Ora nulla gli impediva di passare il resto della vita con lei.
Vide anche gli altri suoi compagni di stanza: Seamus, Dean, Neville..
Neville che era stato davvero coraggioso. Era stato lui che aveva
ucciso Nagini, l ultimo Horcrux di Voldemort. E poi Hermione che ora
sicuramente dormiva nel suo letto nei dormitori di fronte. Tutti quelli
che aveva visto morire per causa di Voldemort gli corsero di fronte..
il padre, la madre, Cedric, Sirius, Silente e ora tutte quelle persone
che si trovavano nel pavimento della sala grande. Ora però
nessuno sarebbe più morto a causa del mago oscuro
più
potente che aveva diffuso terrore anche nel pronunciare il suo nome.
Non c’era più. Era lui, Harry, che aveva ucciso
Tom
Riddle. Si sdraiò di nuovo e cadde in un profondo sonno. Era
stanco.
Una luce lo fece svegliare. Si era dimenticato di tirare le tende.
Sentiva delle voci, voci famigliari, provò a girarsi nel
letto
ma si scontrò con una figura che era seduta accanto a lui.
Prese
gli occhiali tondi dal comodino, li inforcò e
riuscì a
identificare la figura. Aveva dei capelli lunghi, rossi, occhi castani
determinati come sempre e un sorriso compassionevole.
“Buon giorno, o pomeriggio dovrei dire visto che sono le
tre”.
La sua voce era strana, quasi rotta dal dolore ma contemporaneamente
felice per trovarsi lì.
“Ginny..”
Non vedeva l’ora di vederla e ora che era lì non
gli sembrava quasi vero.
“io non.. tu.. insomma noi.. e gli altri..
Voldemort..”
“Io tu egli noi voi essi..! Ti sei dimenticato come si
parla?!”
Ron si era avvicinato al letto insieme ad Hermione. Erano loro le voci
familiari che aveva sentito prima. Avevano un’aria
spensierata,
quasi non riuscissero a convincersi di quello che era successo. Si
guardarono tutti per un momento e scoppiarono a ridere. Harry non
capiva come facessero a ridere ancora dopo tutto quello che era
successo. Poi pensò che la vita va avanti e che gli eroi che
erano morti in guerra avrebbero voluto che festeggiassero la vittoria
contro il male visto che erano morti per ottenere quello.
Scesero nella sala grande, i corpi senza vita erano stati spostati,
Harry non sapeva dove. Quasi gli leggesse nel pensiero Hermione gli
disse che erano stati sepolti e che alle 5 ci sarebbero stati i
funerali. C’erano ancora persone che gironzolavano nella
sala,
alcuni in silenzio, altri parlavano. Avevano già festeggiato
ma
Harry dormiva. A quanto pare si era svegliato troppo presto
però
poi quando si era riaddormentato aveva dormito parecchio.
Passarono le due ore fuori, nei giardini del castello, vicino al lago.
Era l ultimo giorno di permanenza a Hogwards, la mattina del giorno
dopo sarebbero tornati a casa. Sedersi nell’erba verde con i
suoi
amici vicino gli ricordò i momenti passati lì a
ridere,
scherzare , quei pomeriggi ormai così lontani.
Sentiva che c’erano tante cose da dire ma non sapeva da dove
cominciare. Prima voleva parlare con Ginny chiarire la situazione,
voleva sapere se lei provava ancora per lui quello che lui provava per
lei. Ma non gli sembrava il momento. Voleva godersi quegli attimi e poi
ci sarebbe stato tutto il tempo per parlare.
Ron e Hermione finalmente stavano insieme, Harry vedeva quanto avevano
aspettato quel momento dal loro sguardo, eppure l aveva sempre saputo
visto che gli era stato accanto per 7 anni. Notava la tristezza che c
era nell’aria e lui se la sentiva dentro. Restarono sdraiati
nel
prato senza parlare, solo ascoltando i battiti del cuore, i respiri,
della persona accanto e gli uccellini che cantavano sui rami degli
alberi. Quel canticchiare ricordava a Harry Fanny, la fenice di
Silente,sparita con lui il giorno del funerale.
“Dobbiamo andare”.
La voce di Ginny lo riscosse dai pensieri. Era ora di andare ai
funerali.
Seduto in quelle sedie si sentiva come il giorno soleggiato
d’estate quando davanti a lui si trovava una sola bara
bianca.
Come quella volta una persona si alzò a parlare, Harry
vedeva
quelli seduti in lacrime, la famiglia Weasley meno forte che mai,
sconvolti dal primo all’ultimo. Non ci faceva nulla quel
signore
a parlare. Cosa ne sapeva? Cosa ne sapeva di quelle persone? Le aveva
mai conosciute davvero? Aveva mai visto i loro sorrisi, sentito le loro
voci, guardato i loro occhi? Non sapeva niente. Sentì di
doversi
alzare, di dover fare lui il discorso. E così fece. Gli
tremavano le gambe ma lo sguardo era deciso e gli occhi erano puntati
sul palchetto. In fondo erano morti anche per lui, se fosse andato
subito da Voldemort molti sarebbero stati ancora vivi. Fu una sorpresa
per tutti, non capivano perché lo stesse facendo e non lo
capiva
nemmeno lui. Sapeva che doveva farlo, basta. Arrivato sul palco
guardò i visi di quelle persone rigate da lacrime calde che
non
erano altro che carezze delle persone ormai lontane. Vide la
McGranitt.. l’aveva conosciuta sempre forte e determinata ma
era
già la seconda volta che la vedeva in quel modo, distrutta.
“Vi starete chiedendo perché sono salito qui. La
verità è che non lo so. Credo solo di dover
ringraziare
tutti, dal primo all’ultimo, voi ora che siete seduti
lì
davanti a me e loro che stanno alle mie spalle.”
Sentiva un groppo alla gola ma voleva continuare a parlare. Si fece
forza, inghiottì il nodo e riprese.
“So come vi sentite perché io mi sento
così da 16
anni ormai. Molte persone sono morte per proteggermi da quando avevo un
anno. I miei genitori, mio padrino, il preside di questa scuola e tutte
le persone che sono state uccise ieri. Vi devo ringraziare
perché senza tutti quanti ora non sarei qui a parlare e
probabilmente ci sarebbero state ancora morti a causa di Tom
Riddle.”
Quel nome risuonò nel giardino e ebbe lo stesse effetto di
una freccia atterrata nel campo nemico.
“Voglio che sappiate che siete degli eroi, che queste persone
non
sono morte invano, che si sono sacrificate per un futuro migliore per i
propri cari e una vita di rimpianti non servirebbe a niente. Ora
bisogna andare avanti e dobbiamo farlo in onore delle persone che non
ci sono più. Non mi resta che sperare che ricordiate sempre
il
motivo per cui loro sono morti, perché si sono sacrificate.
Tenetelo bene in mente e saprete andare avanti.”
Harry non sapeva se aveva utilizzato le parole giuste ma
capì
che avevano avuto un buon effetto sulle persone sedute, lo vide dai
loro sguardi. Tornò a sedersi vicino a Ginny che gli prese
la
mano.
I bagagli erano pronti e sentiva il rumore del vapore del treno. Era
ora di andare. Doveva salutare la scuola nel quale sarebbe tornato a
settembre per frequentare l ultimo anno. Tutte le lezioni, gli esami, l
anno intero appena passato era stato annullato e si sarebbe ripetuto l
anno dopo. Harry non sarebbe tornato a Privet Drive
quest’estate,
gli zii erano andati altrove e quell’ anno non gli avrebbe
rivisti. La sua destinazione era la Tana insieme alla famiglia Weasley
al completo meno uno. Sapeva sarebbe stato difficile ma il suo
obbiettivo era far tornare il sorriso a quella famiglia e cercare di
tenere vivo il ricordo di Fred, del suo sorriso, della sua pazzia,
della sua simpatia. E poi c era Teddy, sarebbe andato a vivere dai
nonni ma per qualche giorno sarebbe restato alla tana. Era l inizio di
una nuova vita, sarebbe stata strana, da sempre la sua vita era
incentrata nel rischio, ora sapeva di poter stare tranquillo. Ancora
una volta si toccò la cicatrice ormai spenta. Si
ricordò
di sua madre e della protezione enorme che gli aveva dato. Sentiva di
aver utilizzato bene ciò che gli aveva lasciato, non era
morta
invano, così come tutti gli altri.
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