capitolo 17
Eccomi a voi!!!!!!!! Scusate l'incredibile
ritardo, ma ho avuto il pc rotto e non l'ho visto per una settimana.
Comunque come si dice, meglio tardi che mai. Visto che è tanto
tempo che non riposto, magari vi è utile una rilettuta
quantomeno del capitolo precedente...cmq siamo arrivati al fatidico
colloquio con la terribile nonna Elizabeth.Spero non sia troppo pesante o troppo banale!
non volevo certo chiudere con il capitolo 17,
anche se è un numero che mi ha sempre portato fortuna,
però sappiate che questo è il penultimo cpaitolo di
questa storia. Mi dispiace averla tirata così per le lunghe, ma
tra problemi di ispirazione e problemi prettamente tecnici non è
sttao possibile concluderla prima.
Spero che i commenti non si facciano attendere troppo e siano numerosi!!!
Vi ricordo l'angolo dell'autrice a fine capitolo.
Capitolo 17 - P.O.V. Kristen
Robert si fece avanti e prese la parola, prima che lei
potesse iniziare qualche sorta di rimprovero. Aveva tutta l’aria di una che mi
avrebbe cacciata di casa a calci nel sedere ben volentieri, se fossi stata
un’estranea. Ma ero la fidanzata di suo nipote, del suo nipote preferito.
“Nonna, ti presento Kristen” rimase molto serio, e formale.
Per la prima volta lo vidi assumere la stessa espressione delle sue sorelle nei
riguardi della nonna; di solito invece lui la difendeva, e ne parlava sempre
bene, dovevano aver litigato … per me.
“Kristen lei è mia nonna, Elizabeth”
“Vieni qua” mi disse, altezzosa e con un tono di voce curato
nei minimi dettagli. La pronuncia inglese dava quasi il voltastomaco per quanto
era perfetta, e perdeva su di lei quella bellezza, che invece aveva quando
usciva dalle labbra del mio Rob. Per un attimo ebbi quasi la tentazione di fare
un inchino, tanto si presentava regale, in confronto a noi. Ma scrollai dalla
mia mente all’istante quel genere di tentazione, non dovevo dargliela vinta a
quel modo, mi sarei umiliata con le mie stesse mani. “Lasciati guardare” “Si,
ma’m”: il suo modo di fare aveva messo ben in evidenza da subito quanto
distanti i nostri rapporti sarebbero dovuti essere per il momento, a meno che
la sua considerazione di me non fosse cambiata. Prese a girarmi intorno,
squadrandomi, soffermandosi su ogni dettaglio che potesse trovare interessante
o deludente di me. Allora ringraziai Olivia, per lo splendido cappotto stile
impero che mi aveva lasciato, per le scarpe marroncino ed il fermaglio a colore
per i miei capelli. “Non senti caldo? Leva quel paltò” A chi non la conosceva
sarebbe parsa gentile, ma in realtà nascondeva solo la voglia di scoprire cosa
celassi al di sotto. Ma per sua sfortuna, non mi ero fatta trovare impreparata.
Robert mi guardava, e dai suoi occhi traspariva disagio, mortificazione, e
implorava le mie scuse. Non ne aveva bisogno, mai.
“Beh, alta non lo sei davvero.” Sentii nascere dentro di me
una forza inaspettata, forse era una forma di difesa verso il mio bambino, e
non esitai per un attimo a rispondere. “Purtroppo no, è vero. Ma è un difetto
di famiglia. Mia madre e mio padre non sono certo alti.”
Si accomodò su una poltrona dello studio, ma non ci diede
nessun cenno di accomodarci, ne sprecò del fiato per noi: era decisa a farci
torturarci anche in quella maniera … tanti piccoli aghetti conficcati alla
lunga fanno più male di un solo coltello piantato nel fianco. Perciò rimasi al
centro della studio e Robert un paio di passi dietro di me.
Prese un taccuino, e l’appoggiò sulle gambe, e vi scriveva
su, e si distingueva una bella grafia, qualcosa. Più in là capii che si
trattava delle sue domande e delle mie risposte. Affianco segnava distintamente
un più o un meno, a seconda che la mia risposta fosse stata esaustiva, o non la
convincesse.
“Parlami della tua famiglia: i tuoi genitori. Qual è il loro
impiego?” “Mia madre e mio padre sono anche loro nel mondo dello spettacolo,
anche se dietro le quinte, si occupano di produzioni. I miei fratelli invece
no.” “Fratelli? Ero convinta che avessi un solo fratello?” “Uno solo di sangue,
diciamo così: Cameron, più grande di me. Ma i miei genitori hanno adottato un
ragazzo, Taylor di 18 anni, ed una ragazza, Dana, di 15 … io li considero miei
fratelli del tutto , al pari di Cam.” “Gesto molto nobile, è giusto condividere
i propri averi ed i propri affetti con chi non ne ha.” “Istruzione?” “Ho il
diploma di scuola superiore, ma non credo che proseguirò mai gli studi; a meno
che non si tratti di una scuola di recitazione” “Per un donna l’unico scopo
dell’università è quello di trovare un buon marito, e questo credo che tu
l’abbia già fatto.” Non era una domanda quest’ultima, solo una sua personale constatazione
sulla situazione attuale. Be’, se riteneva Robert per me un buon partito,
doveva essere già una gran conquista, perché Rob mi strinse le spalle, in segno
di incoraggiamento; mi voltai e vidi i suoi grandi occhi azzurri strizzarmi un
occhiolino: “Stai andando alla grande!!!” mi disse, doveva essere molto
orgoglioso di lui, glielo si leggeva in faccia. 2 a 0 per me, pensai. Le cose
stavano prendendo la direzione giusta, infatti vedevo Rob più rilassato. Dovevo essere forte, anche se
avevo una gran voglia di piangere, perché ero molto, molto nervosa. Però sapevo
che ci sarebbe stato male, e si sarebbe arrabbiato con sua nonna se mi avesse
visto cedere. Le vuole troppo bene però, ed ero sicura che se ne sarebbe
pentito semmai avesse compiuto qualche gesto malevolo nei suoi confronti.
Perciò dovevo stringere i denti … e resiste, quell’interrogatorio non sarebbe
durato all’infinito!
“Parli altre lingue, oltre l’inglese?” “Conosco un po’ di
francese, perché mio padre è originario di Lione” Di nuovo l’arricciamento delle
labbra: probabilmente doveva essere un segno negativo, di disprezzo, perché non
tardò a commentare malamente la mia risposta: “Robert parla fluentemente
francese, ed ha imparato lo spagnolo quando è stato in Spagna a girare la
pellicola biografia su Salvador Dalì. È importante parlare altre lingue oltre
alla propria, in un mondo come quello di oggi” e detto questo, scosse la testa mentre
segnava un grosso meno, affianco alla mia risposta. Stava vantando il nipote,
sminuendo così la mia posizione, ma io conoscevo abbastanza Rob per sapere che
i suoi erano solo ingigantimenti: Rob parlava francese, sì, ma si vergognava a
morte quando doveva parlarlo, così non ci si cimentava mai e lo spagnolo non ha
mai avuto modo di praticarlo dopo le riprese di Little Ashes, per cui in gran
parte era stato perso. Mi girai verso di lui, per cercare conforto, e scosse
anche lui la testa, ma per dire di non badare a sua nonna.
“Musica?” non un attimo di pausa, la tensione in quella
stanza era sempre molto alta, al punto che iniziava ad essere tangibile, se non
visibile. “Mi piace, molto.” Corresse la sua domanda: “Suoni qualche strumento?”
“La chitarra, … ma molto poco, … e molto male” La sua espressione facciale
lasciava intravedere un sorriso, di compiacimento si sarebbe detto, come se
pregustasse già la vittoria, perché i suoi sospetti erano fondati, ed io non
ero la ragazza giusta per suo nipote. “Ogni membro della nostra famiglia suona
uno strumento. Violino, flauto, sassofono, violoncello, ma anche canto … Robert
ad esempio è un ottimo pianista, oltre alla chitarra che ha studiato nei
ritagli di tempo. E compone, anche. Per non parlare della sua voce!
C-E-L-E-S-T-I-A-L-E!!!” “Lo so, signora” dissi, quasi rassegnata.
Eppure una speranza, anzi, una certezza, mi rimaneva. Un
particolare che lei non aveva fino a quel momento mai preso in considerazione:
lui mi aveva scelta.
“Quali sono i suoi programmi per il futuro, signorina
Stewart?” Aveva incominciato con quella precisa domanda a darmi del lei, quasi
a volermi escludere dalla cerchia dei familiari, perché non ero degna di farne
parte. “Conto di prendermi un attimo di pausa. Ho diversi film da presentare il
prossimo hanno, e non voglio impegnarmi con altri progetti, escluso Breaking
Dawn, ma sarà autunno, quindi molto lontano nel tempo. “Apprezzo la tua
decisione, ci troppo vuole nulla stringe si dice, giusto? Ma più in generale?”
Era tornata al tu, forse stavo tornando ad avere i suoi favori. “Be’ continuare
il mio lavoro, facendo sempre meglio. E poi … creare una famiglia” e mentre
pronunciavo queste parole, mi rivolsi sorridendo verso Robert, anche per celare
il rossore che mi era spuntato in volto: sua nonna non sapeva ancora del
bambino, quindi fui costretta a mantenermi sul vago: sapeva però che Robert
voleva sposarmi e mi domandavo quando avrebbe toccato l’argomento.
“Certo, nelle aspettative di ogni donna c’è quella di
diventare moglie … e madre. Ma, mi chiedevo, se in qualche modo la tua risposta
sia stata influenzata da mio nipote” “In che modo, non capisco signora” “Mi
risulta che Robert abbia intenzione di chiederti di sposarlo, ne eri a
conoscenza?” Bene, ci siamo, pensai. Ma che guastafeste: se Rob avesse mai
voluto farmi una sorpresa, lei l’avrebbe rovinata in pieno. “A dire il vero sì. E penso che sia proprio
questo il motivo per cui siamo qui, o sbaglio?” “Sei perspicace ragazzina. E
cosa ne pensi?” A quel punto avvenne una cosa che non mi aspettai: “Nonna!” intervenne
Rob “Mi vedo costretto a correggerti. Perché vedi … la mia … la nostra … non è
solo un’intenzione, ma un’azione! IO E KRISTEN SIAMO FIDANZATI NONNA … CI
SPOSIAMO” Prese la mia mano, con cui cercai di opporre una strenua resistenza,
che non gli fu però difficile vincere, e le mostro l’anello di fidanzamento che
mi aveva messo all’anulare neanche 12 ore prima. Se non fosse stata seduta,
credo che la nonna si sarebbe accasciata su divano in quel momento, eppure non
avvenne ciò che avevo immaginato: la sua faccia era rimasta impassibile, la
maschera di cera che aveva in voltò non colò, ne si modellò allo stato d’animo.
Eppure i suoi occhi, gli stessi del nipote, bruciavano.
“Sapevo che avrei dovuto fare i conti con una cosa del
genere, prima o poi. Immagino dovrò fare un salto da Philip Treacy e vedere la
collezione primavera-estate …” “Mi dispiace rovinare i tuoi piani” continuò
lui, ed immaginai che fosse pronto per dirle la verità “ma ci sposeremo molto
prima, al massimo entro Marzo.” Era confusa, disorientata, eppure cercava di mascherarlo.
“In estate avremo qualcos’altro da preparare nonna … la nascita di un bimbo!!!”
Era il ritratto della felicità, gli brillavano gli occhi, e sembrava che
luccicassero più dei miei. Però era molto cauto nella scelta delle parole, come
se temesse di scalfirla. Come se lei potesse essere scalfita.
Lei però si alzò, di scatto, ed andò ad appoggiarsi al piano
della scrivania dandoci le spalle. Robert le si avvicinò, ipotizzando un malore
o qualcosa di simile. “Uscite immediatamente!” Non avemmo margine di errore in
quella frase, ed io sentii il mondo crollarmi addosso. Certo che la notizia del
matrimonio non l’aveva propriamente esaltata, ma riuscì comunque a riderci su,
sempre che quella fosse una battuta …
Ma stavolta era diverso, non tollerava la nostra, la mia
presenza in quella stanza.
Robert mi strinse le spalle e mi condusse fuori dallo
studio.
Mi ritrovai in lacrime in men che non si dica: “Io lo
sapevo, lo sapevo che sarebbe andata a finire così!!!” “Non mi importa. Siamo
noi a doverci sposare e ad dover diventare genitori, quindi quello che pensa
lei non mi tocca proprio!!!” Mi strinsi a lui, abbracciandolo con tutta la
forza che avevo ed asciugando le mie lacrime sulla sua camicia “E pensare che mi
sono resa ridicola, per lei!” Mi voltai verso lo specchio che era nel corridoio
e vidi la mia immagine riflessa: il rimmel e la matita per gli occhi stavano incominciando
a cedere : “Non sono io quella, sono diventata un maschera per farla contenta,
e guarda a cosa è servito!!! A metterla persino contro di te!” “Ha fatto tutto
da sola, Kris! Non centri tu, mi sarei messa contro di lei anche per molto
meno. E non perché si è opposta al matrimonio, o non sia contenta della
gravidanza. Ma perché ti ha offesa, umiliata.
Io non tollero che ti si faccia del male. Non voglio che tu soffra più!”
Mi sorrise, con quel sorriso sghembo, che mi faceva sentire rinata, ogni volta.
Con il dorso della sua mano mi accarezzò la guancia e fermò l’ultima lacrima
che mi stava rigando il viso. “Sistemeremo tutto, ok?” Annuii, ero sempre
sicura, se c’era lui al mio fianco, anche se all’apparenza ero io a portare i
pantaloni tra i due.
Le voci dalla zona giorno ci segnalarono che il pranzo era
pronto e che dovevamo correre in tavola. Ormai il muro era miserabilmente
caduto, più di quello che avevamo fatto, non c’era altro.
Che pranzo sarebbe
stato, quello con la donna che ci aveva cacciati: l’ennesima, inutile recita.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Prima
spiegazione: per questa scena mi sono ispirata alla commedia teatrale
che preferisco, "The importance of being Earnest" (in italiano -
L'importanza di essere Franco), in cui il protagonista maschile subisce
un terzo grado dalla madre della sua fidanzata.
Cito ad un
certo punto Philipp Treacy, che è un creatore di cappelli molto
noto, se non il più famoso, in Inghilterra.
Kristen
ha davvero un fratello ed una sorella adottivi, ma l'età l'ho
immaginata io, perché su un giornale c'era la foto di suo
fratello Taylor, ed era molto giovane, La sorella non si è mai
vista, quindi suppongo sia più piccola. Le origini francesi del
padre le ho estrapolate da Wikipedia, spero fossero corrette.
Non credo ci sia altro da aggiungere, ma per
qualsiasi chiarimento sapete che sono a vostra completa disposizione, e
vi basta chiedere.
Vi ringrazio come al solito per il seguito della ff e per i commenti, a cui rispondo qui di seguito:
@lindathedancer : sono
contenta che ti siano piaciuti gli ultimi capitolo, e tranquilla, ti
capisco se non puoi recensire, capita anche a me di essere
indaffaratissima, con il ritorno all'univ, chi ha più il tempo
di stare tanto al pc...
@enris
: sono contenta che le descrizioni sia state d'effetto, perché
le ho curate e ricorrette all'inverosimile. Non pensavo di poter
addirittura intimorire, col personaggio della nonna, anche se l'idea di
fondo era quella di creare una sorta di strega cattiva, che mette i
bastoni tra le ruote a Rob e Kris.
|