Piccola
shot nata in un attimo di disperazione.
Brevi,
folli pensieri del gemellino sulla Viverna.
Ha
fatto tutto lui, non mi prendo responsabilità -.-
Ringrazio
ancora tutte le fantastiche recentrici che hanno commentato
“L’uomo che guardava le stelle”
Baci
e buona lettura!
Hime
CASTIGO
INFERNALE
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio,
sed fieri sentio et excrucior.
Catullo, Carme LXXXV
Non avrei mai creduto di
provare uno strazio peggiore della consapevolezza di essere stato il
traditore più infimo di Dike.
Non
avrei mai creduto di subire un dolore più intenso
dell’idea di rappresentare la pars destruens di
mio fratello. Sangue del mio sangue.
Io,
Kanon di Gemini, traditore e spergiuro, peccatore di ubris, credevo di
essere un dio, in realtà non ero altro che un piccolo,
insignificante uomo.
E oggi
sento questa condizione disperante ancora di più.
E mi
odio per questo.
Perché
ora che Atena mi ha di nuovo accolto a sé, nel suo abbraccio
confortevole e pieno di calore, ora che i miei compagni hanno compreso
il mio pentimento sincero, ora che dovrei pensare solamente al compito
sacro che la dea ha riposto in me…ecco, proprio adesso sento
di essere maledettamente uomo.
E sono
un uomo diviso a metà e lacerato dal senso di colpa
schiacciante.
E per
questo mi tormento.
La
quiete potresti darmela solo tu.
Ma tu
sei lontano, e non mi ascolti, e il tuo silenzio non mi parla,
è assordante e gelido come i tuoi occhi scrutatori
e inquieti.
Per te
c’è solo lei.
E lei
sola.
Non
hai occhi e cuore che per lei.
E
daresti la vita per la tua nobile e oscura signora.
E io
ti guardo, specchiandomi nell’oro lucente
dell’armatura riflesso nella tua surplice color della notte
più tetra. Quella notte cala implacabile sul mio cuore
martoriato.
Ti
guardo e invidio la tua freddezza e il tuo distacco, e il rispetto
profondo per quella che è la tua missione. Tu riesci a
dimenticare di essere stato uomo e lo dimostri ogni giorno, soppesando
i peccati infernali dei poveri mortali che a te umilmente si prostrano.
Non
sai invece che il mio peccato più grande sei tu.
Non
puoi saperlo, perché morirei nello stesso istante in cui tu
dovessi scoprire la mia colpa.
E non
c’è punizione infernale che potresti infliggermi.
Perché
siamo già in Ade, e le fiamme lambiscono la mia pelle di Saint come tenere e
implacabili lingue che mi torturano costanti, ricordandomi la mia
dannazione e la mia ossessione per ciò che non
sarà mai mio.
Un Santo all’Inferno. Non
c’è beffa più crudele che tu potessi
infliggermi.
E non
c’è niente che tu possa fare per togliermi questo
peso dal cuore, se non donarmi il tuo.
Ma
ciò a cui sei destinato è una priorità
che ti toglie ogni barlume di umanità, tu servitore e
giudice di un mondo senza luce.
Io
però quella luce la vedo in te, che risplendi di
un’oscurità abbagliante, senza pari, e quello che
vedo, ogni volta che incrocio i tuoi occhi, mi mozza il respiro,
annichilendomi.
Trovo
in te quella fierezza e quella devozione al tuo ideale che per tanto
tempo ho cercato anch’io, come un povero pazzo errante,
finchè non l’ho trovato… O almeno
così ho creduto, fin quando non ho incontrato… Te…
E ho
capito di essere nuovamente spergiuro e traditore e colpevole di un
volere che non riuscivo a controllare. Stavolta però non era
il divino Poseidone a guidarmi…no, stavolta era un Dio
più caldo, ardente, piacevole, ma anche incredibilmente
distruttivo, era Eros
a condurre il mio spirito bruciante come le valli dei gironi, come il
tuo respiro caldo sul mio collo, nella nostra ultima battaglia.
Vorrei
stringermi a te, accarezzarti l’ampio petto coperto dai fregi
della tua armatura oscura, e ascoltare i battiti del cuore, pulsante,
vivo, umano. Perché so che c’è.
C’è un cuore che batte nel corpo del giudicante
infernale.
Tu sei
il dio e giudice e uomo, ma a me non è permesso che
considerarti come coloro che hanno terrore di te. Vorrei soltanto
l’uomo, mi basterebbe questa piccola e insignificante parte
della tua grandezza, in fondo che importa agli dèi se amo
ostinatamente l’uomo e non il Giudicante infernale?!
Ma neanche questo mi è
concesso.
Giudice
implacabile e spietato nella tua immensa forza.
Allora,
ucciderti è il solo modo che ho per tacitare questa mia
ossessione che mi toglie il respiro, e me ne andrò con te,
perché solo così potrò averti,
librandoci insieme, nell’infinito spazio, ridiventando
polvere nell’immenso della galassia.
Solo
così potrò fondermi a te.
La
tua morte è il mio amore.
Diventare
parte estrema dello spazio sarà come unirmi a te, in una
presa che non lascia scampo, in un’esplosione da cui non
rimarrà niente se non un bagliore accecante.
Solo
così avrò il tuo spirito e la tua anima,
appartenuti ad Ade fin dall’era mitologica, e il tuo
splendido corpo…
My Lord…
Il mio
destino è quello di vivere nell’ombra. Lo so.
Prima confinato dal mio stesso sangue in una prigione ai confini del
mondo, immerso nella solitudine e nella consapevolezza di essere dalla
parte del giusto, poi all’ombra delle tue ampie ali di
Viverna.
Ma
quelle ali non mi proteggono.
Quelle
ali di drago infernale mi stritolano, mi soffocano, mi rendono inerme e
mi uccidono. E i suoi artigli si conficcano sulla pelle, lacerandomi,
dilaniandomi, straziandomi a poco a poco.
Ma a
te poco importa.
Non
vedrò mai il sole.
Tu
sei il mio sole.
Io
sono l’ombra.
E ti
seguo in silenzio, senza proferir parola, muto, sono i miei occhi a
parlare per me, ma tu non hai attenzioni che per la tua Lady. Io la mia
l’ho ripudiata tanto tempo fa, quando il mio sangue mi
confinò al promontorio, in una prigione senza scampo, e ora
che lei mi ha accordato di nuovo il suo volere, torno a tradirla per
una chimera fugace, illusoria, effimera ma che se solo potessi,
strapperei a viva forza, con ogni fibra del mio essere per goderne un
solo istante.
Un
solo, brevissimo, istante.
Il mio
odio e il mio tormento è colmo di angoscia, my Lord
Ho
creduto di controllarlo, di respingerlo, di non avvampare di fronte ai
tuoi occhi gialli come oro lucente di giustizia…
Ma
non ce l’ho fatta.
Forse
solo la morte purificherà la mia anima nera e peccatrice.
O
forse neanche quella.
Perché
morire significa percorrere senza più speranza
l’oscurità dell’Acheronte.
E io
all’Inferno ci sono già.
E non
posso andarmene.
Puniscimi
se vuoi.
Uccidimi
due volte, perché una non ti basterà…
My Lord…
Usa il
tuo colpo più potente contro di me, nudo e inerme.
Non mi
opporrò.
So
già quello che mi aspetta.
Un
eterno vagare senza riuscire a trovare pace.
La
pace…e l’Elisio…
Mia
vana speranza.
All’Inferno
come tutti coloro che hanno peccato, è il mio destino.
E tu
con me.
Perché
fra dieci, cento o mille anni tu possa ricordarlo, impresso sulla pelle
come fuoco che brucia. Non c’è niente che tu possa
ridarmi.
Non
c’è niente che io possa confessarti.
Se non
una sola, ultima cosa. Non mi importa di bruciare nell’orrore
di vortici senza fondo.
Non mi
importa di essere nuovamente traditore.
Perché
muoio con l’unica mia certezza nel cuore.
L’unica
che mi tormenta e mi tiene vivo.
Non ho
paura, perché, tra spazi infiniti, ed ere lontane, a
dividerci una dimensione intera…
Il mio
castigo infernale…
Sarai
sempre e solo tu.
FINE
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