IL
SEGRETO DI KAORI
Capitolo 1
Stava correndo, per un corridoio lungo e buio. Era sudata, aveva paura.
Ma paura di cosa? Non lo sapeva neanche lei. Sentiva solo dei passi che
man mano si avvicinavano e la seguivano. Ad un tratto
inciampò e cadde. Spaventata, si voltò e non
potè credere ai suoi occhi. Non poteva trattarsi di lui!
Gridò e si risvegliò, quando si tirò
seduta. Era stato solo un sogno. Anzi, era stato un brutto incubo. Era
sudata. E aveva la gola secca. Si alzò, per andare in cucina
a prendere un bicchiere d’acqua. Passò davanti
alla camera di Ryo. Stranamente aveva la porta aperta. Ci
buttò un occhio e vide che il suo socio era voltato su un
lato, con le spalle rivolte verso la porta. Stava dormendo. Per fortuna
non si era accorto di nulla. Kaori si allontanò, senza
accorgersi che, in realtà, Ryo era tutt’altro che
addormentato. A svegliarlo era stato proprio l’urlo lanciato
da Kaori. E non era la prima notte che sentiva la socia urlare in piena
notte. Era un po' preoccupato per lei, a dire la verità. Non
riusciva a capire cosa le stesse accadendo.
La mattina dopo, quando Ryo scese in cucina, Kaori aveva già
preparato la colazione. Mentre la osservava posare il cibo sulla
tavola, l’uomo potè notare le occhiaie e il
colorito un po' pallido che caratterizzavano il viso della sua socia.
Aveva deciso di non chiederle niente. D’altronde, era stata
proprio lei a chiarire che il loro rapporto fosse basato sulla fiducia
dell’uno per l’altro. Ebbene, era lei che doveva
fidarsi di lui, in quell’occasione e dirgli cosa non andava.
- Buongiorno.
- Ciao Ryo.
Kaori non osava alzare gli occhi dal cibo che aveva davanti, per paura
che Ryo potesse leggere nel suo sguardo i pensieri che la tormentavano.
Lei non era mai stata brava a mentire e sapeva che lui stava iniziando
a farsi delle domande. Tuttavia non voleva coinvolgere Ryo in quella
faccenda, quindi doveva dargli meno elementi possibile su cui avanzare
delle ipotesi. Non poteva permettergli di indagare. Non questa volta.
Negli ultimi tempi, un terribile ricordo del suo passato stava
riemergendo. Si trattava di qualcosa troppo difficile da affrontare
nuovamente, sebbene sotto forma di reminescenza. Per certi versi era
anche troppo imbarazzante, non sarebbe riuscita a parlarne con Ryo per
niente al mondo.
Più tardi, al Cat’s Eye, Umibozu stava, come al
suo solito, pulendo il bancone, mentre Miki serviva ai tavoli. Ryo
entrò, stranamente cupo in volto e andò a sedersi
su uno sgabello, di fronte al suo amico. Il fatto che non avesse
accennato minimamente a importunare Miki apparve molto strano agli
occhi di Umibozu, che non si lasciò scappare
l’occasione di punzecchiare lo sweeper.
- Saeba, la tua socia ti ha per caso
buttato fuori di casa una volta per tutte?
- Taci, Umi. Non sono in vena, oggi.
Miki raggiunse i due uomini, un po' in apprensione.
- Ryo, tutto bene? E’ successo
qualcosa?
Ryo guardò Miki. Lei era la migliore amica di Kaori. Magari
sapeva qualcosa che lui ignorava.
- Miki, cosa mi dici di Kaori?
- Cosa? In che senso?
- Cioè, hai magari notato
qualcosa di strano in lei, ultimamente? Qualche comportamento insolito,
per esempio.
Miki ci pensò un attimo. In effetti, se ci pensava bene,
c’era stato un episodio strano, qualche giorno prima.
//Lei e Kaori erano a casa di Ryo, in cucina. Stavano prendendo un
tè insieme e avevano la televisione accesa. Il telegiornale
pomeridiano stava dando la notizia di un’evasione. Il
criminale fuggito dal carcere era stato arrestato anni prima per
traffico di droga e sequestro di persona. A quanto pare si trattava di
un soggetto difficile, che aveva dato diversi grattacapi al direttore
del carcere nel corso degli anni. Quando il giornalista fece il nome
del malvivente, Kaori sbiancò d’un colpo e, con
mani tremanti, aveva posato la tazza sul tavolo. Miki aveva prontamente
chiesto all’amica se stesse bene, cercando di capire a cosa
fosse dovuto quel suo turbamento, ma Kaori era stata brava a sviare le
domande insistenti, un po' meno a nascondere il suo nervosismo.//
Miki guardò Ryo negli occhi.
- Si, qualcosa ho notato.
L’altro giorno...
Nello stesso momento, Kaori stava facendo le pulizie in casa, mentre
rifletteva su quello che la tormentava da giorni, ormai. Pensava di
essersi messa il passato alle spalle, ma aveva capito che, purtroppo,
non era così. cosa avrebbe fatto se *lui* fosse tornato a
perseguitarla? Avrebbe dovuto parlarne con Ryo? E come
l’avrebbe presa, se l’avesse fatto? In un attimo
tutti i ricordi di quella orribile notte riaffiorarono nella sua mente
e delle lacrime iniziarono a scendere sulle sue guance.
Ryo stava passeggiando per le strade del suo quartiere. Stava tornando
a casa. Quello che gli aveva raccontato Miki gli fece pensare che
qualunque cosa avesse Kaori, doveva essere peggio di quello che
pensava. Doveva scoprire assolutamente di cosa si trattava.
Immaginò che chiederlo direttamente a Kaori non sarebbe
servito a nulla. Di sicuro avrebbe negato ogni evidenza, perfino la
storia degli incubi notturni. Tutto sembrava essere legato al
malvivente evaso dalla prigione. Magari poteva chiedere
l’aiuto di Saeko. Poteva farsi dare il dossier che lo
riguardava, con i crimini da lui compiuti. Forse sarebbe riuscito a
stabilire un legame con Kaori. Con questa convinzione, Ryo
cambiò strada e si diresse a passo svelto verso il
commissariato di polizia.
|