Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
{Lonely}
-
Grazie
a chi adesso leggerà, e arriverà fino in fondo,
scrivere è una delle mie più grandi passioni e
spero che vi piaccia =)
-
-P.S.: mi raccomando,
fedeli lettrici, passate di qui e mi farete un gran piacere ;) "Il
diario di Belle"
-
Da
troppo
tempo dentro di me sentivo come un vuoto, come se tutto il mio
romanticismo
fosse andato perduto. Dopo quel che era successo, avevo deciso di non
innamorarmi mai più. In quell’amore avevo dato
troppo, e quello che avevo
ricevuto in cambio era stata una delusione che mi aveva fatto star male
a tal
punto di decidere di dimenticare tutti gli eventi di quei mesi.
Mentre
camminavo per la strada, tutto mi riportava a lui. La panchina, dove si
sedeva
con i suoi amici, fino alla gelateria, dove l’avevo visto
prendere il gelato e
mi ero memorizzata i suoi gusti preferiti: cioccolato e fragola. Era
tutto
finito, lui si era portato via tutto, insieme a tutti i sentimenti che
provavo
prima. Forse all’esterno sembravo una ragazza come tutte le
altre, il problema
era che io mi sentivo diversa, a causa della mia scelta, e per il fatto
che non
ero romantica come lo erano loro. Mi ero illusa di poter essere
qualcosa per
lui, ma mi aveva solo delusa profondamente, e così adesso
avevo scordato completamente
il significato di “amore”. Tuttavia
c’erano anche dei lati positivi: ormai non
piangevo quasi più, perché quando lo facevo era
sempre a causa sua, non ero
sempre con la testa tra le nuvole pensando a lui e i miei voti a
scuola, che si
erano abbassati talmente ero distratta a scuola, erano tornati nella
norma.
Piano piano mi stavo riabituando alla vita normale, senza un ragazzo da
amare,
ma mi andava benissimo così, non avrei potuto chiedere di
meglio.
***
Era
una notte
buia e tempestosa. No, un momento, in realtà era mattina e
il sole splendeva
scaldandomi la pelle.
Io,
Jenice
Ross, mi stavo dirigendo a scuola fantasticando mentre camminavo per la
strada.
Il paesaggio non era un granché: mi trovavo nella periferia
di una città di
medie dimensioni, che non godeva del verde degli alberi e la pace della
campagna, tutt’altro, le macchine giravano emettendo un
frastuono inimmaginabile
insieme ad autobus, tram, motociclette e persino con i campanelli delle
bici.
In
men che non
si dica ero già davanti all’entrata della scuola,
che ormai, avendola
frequentata per un bel po’, conoscevo come le mie tasche. Una
volta arrivata
davanti alla porta bianca della classe, mi soffermai a guardarla, senza
aver
trovato nella mia testa una ragione valida per entrare. Le lezioni
ancora non
erano iniziate, non era nemmeno suonata la campanella. Aprii
leggermente la
porta, per poi, decisa, spalancarla del tutto. Ero la prima. Mai
successo. Di
solito c’era sempre almeno un professore in classe ad
attendere. Ma non stamattina.
Perché non entravo? Sospirai.
Sentii
improvvisamente
dei passi dietro di me, dei passi in mezzo al silenzio, infine una
presenza. Come
un fantasma. Mi voltai di scatto, rabbrividii. Mi aveva congelato con
lo
sguardo facendomi di colpo indietreggiare e mettere da parte per farlo
passare.
Lo guardai dirigersi verso il banco, come al solito aveva dei ciuffi di
capelli
neri che gli andavano a coprire gli occhi, di cui in due anni il colore
mi era
ancora ignoto. Non potevo però rimanere lì a
guardarlo come una stupida, anzi
che entrare in classe cominciai a tornare indietro, fuori dalla scuola,
ad aspettare
come la maggior parte degli studenti che la campanella suonasse.
Intanto mi
misi a riflettere su ciò che mi era appena successo.
Kyle
Gray,
ragazzo della mia stessa classe, con cui però non avevo mai
parlato. Era
arrivato da ben due anni scolastici, e non era mai stato uno socievole.
A
scuola era un tipo intelligentissimo, il massimo dei voti in tutte le
materie,
eppure non dava per niente l’idea del tipico secchione.
Infatti, appena ti
guardava ti sembrava di congelare, tanto che ti veniva quasi spontaneo
stargli
alla larga, perché pareva essere molto superiore di quanto
non lo fossimo noi,
qualcuno a cui era proibito avvicinarsi. Sarebbe stato anche un ragazzo
niente
male, se non fosse stato per il suo comportamento. Tuttavia non mi era
mai
parso che godesse in questo o lo facesse apposta.
Ma
di che mi
preoccupavo? Dovevo tornare indietro solo perché lui era in
classe? Quanti
problemi che mi facevo… di nuovo effettuai la marcia
indietro verso la classe,
quando la campanella suonò.