N.B.: questa storia inizialmente era il secondo capitolo della mia one shot "Under Your Spell", che è stata pubblicata prima che ci fosse la possibilità di creare delle 'serie'. So che ripubblicare una storia è una pratica non molto ben vista dal regolamento, ma dovevo pur separare i due capitoli e pubblicarli separatamente ^^; non c'era alternativa. Spero che ciò non costituisca un problema per l'amministrazione.
(Nda: Questa storia è ambientata in un momento del film Diamond Dust Rebellion, ma potete tranquillamente leggerla lo stesso, dato che non tratta la vicenda principale (ovvero quella del capitano Hitsugaya). Comunque, in pratica, Renji è riuscito grazie all'intercessione del capitano Kyoraku ad accedere all'edificio
in cui è stata stipata la decima brigata - i motivi verranno
spiegati meglio nel testo - dove la compagnia è sotto
stretta sorveglianza, mentre il capitano Hitsugaya è
disperso da qualche parte con, sulla testa, l'accusa di diserzione e
l'obbligo di essere riportato al Seireitei morto.
Una cosa vorrei specificare: non supporto il pairing, che sia chiaro XD
è totalmente crack e ingiustificato, infatti è
solo l'avventura occasionale di due persone che si sentono sole
<3 la cosa inizia e finisce nell'arco di quella nottata. Non ho
mai scritto e non scriverò mai più (credo o_o)
delle fic con un pairing tanto assurdo. XD)
-Penso sia ora di andarcene - osservò il capitano Kyoraku,
notando il sole che sprofondava in una soffice pozzanghera di colori
caldi. Il luogotenente Ise annuì distrattamente, anche lei
assorta nella contemplazione del tramonto.
-Vi ringrazio di cuore per essere venuti qui - il luogotenente
Matsumoto abbassò il capo, in un inchino semplice ed
elegante - non dimenticherò la vostra gentilezza.
-Abarai? - lo chiamò il luogotenente Ise - Intendete unirvi
a noi?
-Magari per un goccino di saké? - lo tentò
Kyoraku, con un sorriso. Renji ci pensò su per un attimo.
Il saké lo tentava, per svariati motivi a cui in quel
momento non aveva voglia di pensare: la prospettiva di una bella bevuta
sembrava un'ottima alternativa a una serata avvolta nel malumore.
Tuttavia, il luogotenente Matsumoto sembrava avere un gran bisogno di
compagnia, sola com'era e costretta all'isolamento nel dipartimento
della decima brigata; inoltre, e questo suo malgrado fu il motivo
determinante che lo spinse a rimanere, era certo che quella donna
conservasse da qualche parte una riserva di saké piuttosto
nutrita, e non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di comprarlo in qualche
locale.
-Beh, credo che rimarrò a fare compagnia al luogotenente
Matsumoto - buttò lì, con disinvoltura - ma voi
andate pure senza di me. Vi ringrazio per il vostro aiuto, Kyoraku taicho.
Quello si limitò a sorridere e a salutarlo alzando la tesa
del cappello. Il suo vicecapitano li salutò con un cortese
inchino, e Rangiku Matsumoto agitò allegramente una mano,
gioviale come sempre. Renji fissò la coppia che si
allontanava con una punta d'invidia; i due camminavano vicini senza
paura che le loro braccia si sfiorassero, guardandosi con quella
tenerezza che nel Gotei 13 era categoricamente proibita, del tutto
dimentichi del rigido protocollo morale che veniva loro imposto dal
momento dell'entrata all'Accademia in poi. Sospirò,
malinconico, benché fosse conscio che i due costituissero
certamente un'eccezione.
-Qualcosa non va, Abarai? - la voce del luogotenente Matsumoto lo
distolse dai suoi pensieri. Abbassò lo sguardo su di lei ed
incontrò il suo sguardo curioso, come quello di un gattino.
-Eh? Ah... nulla, non ci fateci caso - si affrettò a
specificare, ma l'agitazione e la falsa allegria lo tradirono. Lo
sguardo della donna di fronte a lui si fece sospettoso. - Ugh. C-che
c'è? Perché mi guardate a quel modo?
-Nulla - alzò le spalle - mi sembrava che li guardaste con
una certa, come posso dire...
-Perché non entriamo? Inizia a far freddo - quasi
gridò, salendo gli scalini con eccessivo trasporto -
andiamo, Matsumoto, o vi prenderete un raffreddore.
-Noi non possiamo prenderci un raffreddore - sospirò quella,
a voce bassa, seguendolo - sappiate che non c'è nulla di
divertente da fare, qui. Ci hanno perfino portato via le riserve
speciali di saké - gemette, sconsolata. Renji
trasalì, ma, essendo di spalle, poté far finta di
nulla.
Guardandosi attorno, fu colpito dalla severità della
punizione inflitta alla decima compagnia: vicecapitano, ufficiali di
seggio e soldati erano tutti riuniti in un grande atrio vuoto, senza
nulla con cui poter distrarsi, sorvegliati a vista nel caso avessero
messo piede nel piccolo giardino circostante l'edificio. Renji scosse
la testa, contrariato: il generale capitano Yamamoto era sempre
esageratamente drastico nei suoi provvedimenti, almeno secondo lui.
Giustiziare Rukia, sterminare
il capitano Hitsugaya - che pure aveva sempre mostrato di stimare molto
- e adesso confinare la decima squadra in una stanza vuota, senza che
questi avessero alcuna reale responsabilità sull'accaduto.
D'accordo: era stato loro compito impedire che il Sigillo del Re non
venisse rubato, ed era vero che non l'avevano assolto, ma non avevano
certo colpa quei poveretti se il loro capitano era in piena crisi
adolescenziale e aveva deciso di disertare senza alcun motivo
plausibile.
-Certo che... non vi hanno fatto nessuno sconto, eh, Matsumoto? -
continuava a guardarsi attorno, inorridito. Lei sbuffò.
-Non me ne parlate! Starmene qui senza nulla da fare, senza nemmeno un
goccino per far baldoria...
-Che è successo a Hitsugaya taicho, per
trascinarvi in un tale guaio? Ha forse perso la testa?
-Come vi ho già detto - abbassò gli occhi e il
tono di voce - non lo so. Sapete? Sono anni che cerco di capire
cos'abbia per la testa quel bambino, ma non me lo lascia mai
intravedere.
-Hah; non lo lascia fare a nessuno, se è per questo.
-Ma io sono il suo vicecapitano! Se non si apre con me, allora con chi?
- protestò la giovane donna, scuotendo la lunga chioma color
miele. Renji distolse lo sguardo.
-Il fatto di essere un vicecapitano - asserì - non vuol dire
assolutamente nulla, Matsumoto. Credetemi.
Lei si girò e lo scrutò apertamente. Non era mai
stata una persona discreta.
-Queste sono le parole di chi possiede una cognizione di causa -
affermò.
-Beh - si strinse nelle spalle, crucciato - Byakuya taicho è
un combattente eccezionale, nulla a che vedere con me. È
naturale che non sia molto interessato al suo sottoposto.
-Questa è un'enorme sciocchezza - la donna si
puntò le mani ai fianchi, seccata, con un gran ballonzolare
di seni - e allora quei due che se ne sono appena andati, sprizzando
cuoricini? Che mi dite di loro? Oppure Unohana taicho e
Kotetsusan? Anche Zaraki taicho
è molto affezionato a Yachiruchan. Per non parlare di Soifon
e dell'ex capitano Shihoin, wah,
quello è autentico amore proibito! Lo era perfino ai tempi
in cui erano capitano e luogotenente. Mi ha sempre affascinato, il
terreno ingannevole del proibito. Credete che se mi impegnassi
riuscirei ad attirare l'attenzione di Soifon taicho?
-Ma cosa posso saperne io?! - sbottò; quella donna, l'aveva
dimenticato, tendeva non solo a parlare troppo, ma anche a parlare a
sproposito.
-Non siate sempre così rigido, luogotenente Abarai - gli
sorrise, ammaliatrice - credo che vi farebbe bene lasciarvi andare, una
volta ogni tanto. Siete sempre così impettito e irascibile!
Perché non vi rilassate un pochino, qualche volta?
-Per rilassarmi, intendete 'fare a modo vostro'? - bofonchiò
- Sinceramente, preferisco mantenere un contegno. So cos'avete
combinato a casa di quell'umana coi capelli arancioni...
-Himechan! - trillò l'altra - Suvvia, cosa sarà
mai? Con quelle tette, non può non essere avvezza ai piaceri
della carne. Non si sarà certo scandalizzata per il corpo di
un'altra donna!
-Voi siete una pervertita - sbottò - una ragazzina
indifesa... senza genitori. Il vostro comportamento è
inqualificabile.
-Santo cielo, mi sembrate il generale Yamamoto - lo
apostrofò lei, allegra - ho capito; a quanto pare,
dovrò servirmene subito. Speravo di poterla conservare
ancora per un po', ma a quanto pare mi ci costringete.
-Ma di che accidenti state parlando...?
-Sssh - si portò un dito alla bocca, con un occhiolino -
venite con me, Abarai. C'è qualcosa che ancora non sono
riusciti a sottrarmi.
-Che diavolo...?
-Parlate piano! Rimarrà un piccolo segreto tra noi due,
d'accordo...?
-M-matsumoto...?
-Ne avete decisamente bisogno - proseguì tra sé e
sé, trascinandolo per la guaina della spada nell'ufficio del
capitano Hitsugaya - è chiaro che ne avete bisogno,
altrimenti non sareste tanto suscettibile. Ma dobbiamo fare tutto qui
dentro, e alla svelta! Se per caso ci scoprissero, sarebbe la fine
delle nostre carriere.
A Renji salì il sangue al cervello.
-Ma che state facendo?! Siete impazzita? Volete farmi licenziare? Io
non voglio assolutamente una cosa del genere! Torniamo indietro. Non
siate sempre la solita!
-Su, piantatela di lamentarvi. So che siete rimasto qui per questo.
-Assolutamente no! - strillò - Lasciatemi!
Ma lei, nonostante le apparenze, aveva una presa d'acciaio, e Renji era
troppo sconvolto per opporre una vera resistenza. Sotto gli occhi di
tutti, entrarono assieme nell'ufficio del capitano, e, subito dopo, il
luogotenente Matsumoto richiuse la porta dietro di loro con un colpo
secco.
-Ora sedetevi lì e non agitatevi - gli ordinò,
saltellando verso la piccola biblioteca - vedrete che alla fine mi
ringrazierete!
Barcollando, incapace di sfuggire al comando di quella donna, raggiunse
la poltrona girevole e vi cadde sopra con un tonfo, ancora stravolto.
Nel frattempo, il luogotenente Matsumoto era sparita dietro uno
scaffale; da lì dietro, sentì arrivare strani
fruscii che non seppe bene interpretare.
-Ancora un momento! - lo rassicurò - Accidenti. Volevo
sottrarla agli sguardi indiscreti coprendola per bene, ma ora non
riesco più a tirarla fuori nemmeno io... ah!
Renji si aggrappò ai braccioli della poltrona, sudando
freddo. Tutti i suoi muscoli erano in tensione. I passi di quella
donna, nel frattempo, si avvicinavano.
E alla fine riapparve, vittoriosa, di fianco allo scaffale: con un
enorme sorriso soddisfatto e la mano su un fianco, nell'altra mano
reggeva trionfante l'ultimo pezzo di resistenza della sua collezione.
-L'avevo nascosta per le emergenze - spiegò, orgogliosa del
suo operato - ho strappato tutte le pagine da un libro e l'ho nascosta
nella copertina. Quando Hitsugaya taicho
l'ha scoperto è andato su tutte le furie, ma io sapevo che
un giorno sarei stata felice di averlo fatto - cinguettò,
scuotendo davanti ai seni prosperosi la bottiglia di saké
premurosamente nascosta. Renji sentì che il suo sopracciglio
destro stava tremando in modo incontrollato. - Beh, che c'è
da guardarmi a quel modo? È per voi che l'ho riesumata dal
suo nascondiglio segreto. Sappiate che non l'avrei fatto per chiunque,
siatemene almeno un po' grato!
Detto ciò, tirò fuori due bicchierini dal
cassetto della scrivania e iniziò a riempirli con foga.
Renji osservò tutto ciò, tanto infuriato da non
riuscire neppure a parlare.
-Ecco qua! - gli porse un bicchierino colmo fino all'orlo, con un bel
sorriso - Su i bicchieri, giù i pensieri! -
esclamò; toccò la coppetta di Renji con la
propria, velocemente, e subito provvide a portarsela alla bocca e a
vuotarla con impeto straordinario. - Aah! - esclamò alla
fine, estasiata - Ci voleva proprio, no, Abarai?
Presa com'era dalla sua attività, non si era accorta che
Renji era rimasto muto e immobile, attonito, con la coppetta di
saké ancora intoccata sospesa a mezz'aria. Quando se ne
accorse, il suo fiato puzzava già di alcohol.
-E questo che significa? - si stupì; spalancò i
grandi occhi color ghiaccio e arricciò la bocca a cuore -
Non intendete farmi compagnia? Bere da soli è da
alcolizzati, non vorrete spero farmi passare per tale!
-Credo che possiate benissimo passare da alcolizzata senza il mio
contributo - osservò seccamente - Comunque - soggiunse,
serio, abbassando gli occhi sul bicchiere - già che ci sono,
sarebbe stupido sprecarlo. - Prese un bel respiro. - Giù!
Tracannò il bicchierino in due sole sorsate avide; il sapore
amaro e forte del saké gli attraversò la gola, e
alla fine una nuvola d'alcohol bruciante la risalì fino a
riempirgli la bocca.
-Uh - esalò, strizzando un occhio - forte.
-Un altro? - lo invitò lei, ammiccante - Su, vediamo di non
lasciarlo a prendere polvere.
Riempì velocemente le coppette, di nuovo, e stavolta
entrambi le alzarono e le fecero battere, con la determinazione negli
sguardi. Tlin.
Entrambi serrarono gli occhi nel buttare giù il secondo
giro; era forte e bruciava, e ogni bicchiere era sempre più
arduo del precedente. Il luogotenente Matsumoto posò la
coppetta sulla scrivania scrollando la testa; Renji si
asciugò rudemente la bocca.
-Il prossimo, a cosa si brinda? - le domandò, con un ghigno.
Lei aveva già gli occhi brillanti; probabilmente li aveva
anche lui.
-A quelli che rimangono - fu la semplice risposta, accompagnata da un
sorriso amaro che per un attimo lo fece tornare serio. Ma poi lei
tornò a riempire i bicchieri imperturbabile, apparentemente
tranquilla, e fu così che decise di non farci caso, non ora
che non aveva voglia di pensare a nulla.
-Salute! - esclamò quella donna incredibile; fece tintinnare
il bicchiere col suo con un enorme sorriso.
-Salute - mormorò di rimando, e il terzo saké gli
infuocò tutto il percorso che andava dalle labbra allo
stomaco. Un giorno avrebbe chiesto perdono al suo fegato per tutto
quello che gli stava facendo, ma non adesso. Iniziava a sentirsi
vagamente nauseato, ma era il prezzo da pagare per lasciarsi stordire
dall'alcohol; d'altronde, era perfettamente disposto a pagarlo. - Pausa
- la avvertì, pur seccato di doverlo ammettere -
altrimenti... ehm... ci farà male.
-Non prendetemi in giro - lo punzecchiò lei - voi non
riuscite più a reggerlo.
-Che cosa?! Io, luogotenente Abarai, non riuscirei a reggere un
cicchetto di saké? Date qua - le prese la bottiglia di mano,
sotto quegli occhi curiosi, e si versò ostentatamente un
altro bicchiere ben pingue. - Ecco come beve un vero uomo -
dichiarò, prima di portarselo alle labbra. - Ugh - gli
uscì però; strabuzzò gli occhi e si
coprì la bocca con la mano libera. Il saké
l'aveva nauseato al punto che il solo sentirne il sapore gli aveva
provocato un rigurgito.
Ma la donna scoppiò in una risata argentina.
-Ora vi mostrerò invece come beve una donna sola - disse
semplicemente, e poi si versò un bicchiere che
mandò giù liscio e tranquillo come fosse stato
acqua pura. Finito quello, si passò le dita affusolate sulle
labbra piene e gli rivolse uno sguardo pacifico. - L'età mi
avrà pur insegnato qualche cosa, non credete, Abarai?
Il sorrisino vagamente di scherno che gli rivolse lo
infastidì decisamente, e fu sul punto di ribattere con un
certo sussiego, ma la tristezza che intravide, accantonata in un angolo
buio in fondo a quegli occhi chiari, gli impedì di replicare
alcunché. Si limitò a sbuffare e a cercare di
sorseggiare il suo bicchiere, poco alla volta, cercando di non vomitare.
-Bevuto così, d'un fiato, ha il pregio di sortire un effetto
praticamente immediato - osservò il luogotenente Matsumoto,
rigirandosi la bottiglia tra le mani e osservandone l'etichetta - beh,
c'è da dire che questo è anche piuttosto pesante.
Ma come mai, Abarai, tanta voglia di ubriacarsi? Vi è
accaduto qualcosa di spiacevole?
-Dovrei chiederlo a voi, se mai! Non ho mai visto qualcuno tracannare
superalcolici con una simile disinvoltura. A quanto deduco siete
piuttosto abituata ad alzare il gomito, non è
così?
-Non esageriamo - la donna si esibì in una risatina, non poi
così naturale - per qualche bicchierino...
bisognerà pur far succedere qualcosa in questo mortorio, no?
-State scherzando? Avete sempre bevuto come una spugna, e da quando
Ichimaru taicho se n'è andato con quel bastardo, avete
iniziato a bere ancora di più. Volete forse negarlo...?!
L'alcool era pensato per disinibire, e, in effetti, l'aveva fatto
parlare piuttosto chiaro. Dall'altra parte, però, aveva
decisamente inibito quel già troppo sottile filtro di
sensibilità che, solitamente, serviva a impedirgli di essere
inopportuno. Rukia, ricordò soltanto dopo aver parlato,
l'aveva già rimproverato per aver nominato il capitano. Ma
il saké riempiva il cervello di denso liquido galleggiante,
e gli sforzi erano tutti concentrati nel mantenersi in equilibrio e nel
mettere le parole in fila, il che gli pareva già abbastanza
impegnativo; il risultato era che, come al suo solito, aveva finito per
parlare senza pensare alle conseguenze.
Il luogotenente Matsumoto, nonostante gli occhi lucidi e le guance
rosse, abbassò uno sguardo abbattuto. Renji avrebbe voluto
dirle qualcosa per rimediare, ma non era nella sua natura consolare le
donne affrante; non ci era riuscito con quella che amava, figurarsi con
un'ubriacona più vecchia di lui con la quale non aveva
assolutamente nulla a che fare.
-Beh... comunque sia, beviamo - si affrettò ad aggiungere,
versando frettolosamente del saké nei bicchieri; ma era
nervoso, e ne fece sgocciolare parecchio - ecco qua, Matsumoto. Non
fate caso a quel che dico, ne dico talmente tante! Su, non lasciamo il
saké a prendere polvere, giusto? - Ostentò una
risata poco spontanea, che si spense poco dopo davanti al silenzio
della donna che gli stava davanti.
Decise di lasciar perdere e si concentrò su quel cicchetto
che non riusciva a bere, cercando di averne ragione a piccoli sorsi
dilazionati. Nel frattempo, si accorse che il luogotenente Matsumoto
aveva afferrato il bicchiere che le aveva riempito e che lo stava
vuotando velocemente.
-Così starete male davvero - esclamò - adesso
basta, avanti. Lo finiremo un'altra volta.
-E perché? Tanto, ormai - lei alzò le spalle;
aveva la voce strascicata, e sembrava che avesse recuperato la
spensieratezza - avanti, Abarai! Mostratemi come beve un vero uomo!
-U-ugh... io... veramente...
-Un vero uomo! Voglio un vero uomo! Mostratemi un vero uomo! -
continuò a lanciare gridolini mentre poggiava le mani sulla
scrivania e, piegandosi su di lui, gli parava davanti i due possenti
seni che l'avevano resa celebre in tutta la Soul Society e in buona
parte di Karakura. Il primo istinto fu quello di fare uno scatto
indietro con la schiena, anche se il suo sguardo rimase fisso e
spalancato su quell'enorme mole di carne, seguendone i
ballolzolii. Subito dopo aprì la bocca per
parlare, ma la voce gli si era addormentata; la schiarì con
dignità e si fece ancora più indietro.
-Sentite un attimo - protestò - questo esula dal concetto di
'bevuta'. State ferma un secondo!
-E perché? - pigolò quella, che si
allungò sul tavolo ridendo gioiosa. Il suo seno, appoggiato
al ripiano, sembrava ancora più grosso del solito.
-Perché non è il luogo né il momento!
E-e io non faccio di queste cose!
La donna scoppiò a ridere fragorosamente, nascondendo il
volto nell'incavo di un gomito. Con la mano libera gli
afferrò il kimono.
-Abarai, siete unico. Ma non siate sempre così serio, ve
l'ho già detto! Se non vi lasciate sciogliere nemmeno
dall'alcool, vi verranno le rughe a forza di tenere il volto
imbronciato; proprio come a Ichigo Kurosaki!
-Non
comparatemi a quell'individuo! - insorse, scattando i piedi e sbattendo
le mani sul tavolo dove lei si era accasciata. - Tutto, ma non quel
Kurosaki!
-Cosa può aver fatto un ragazzino mortale, per farvi perdere
le staffe fino a questo punto? - lo provocò, con il sorriso
idiota tipico di chi era ubriaco, guardandolo da sotto di lui. Renji si
voltò dall'altra parte, piccato.
-Quello - incominciò - è un cretino. Un incapace.
Uno qualsiasi, che però viene qua proclamando che
è sua la vittoria e infine mette a soqquadro l'intero
Seireitei. Inoltre... - strinse i denti - la cosa che proprio non
sopporto, è che deve sempre mettersi dannatamente in mostra.
Maledetto. Quell'idiota, che si getta in mezzo alla battaglia senza
neanche sapere dov'è e chi ha di fronte...
Scosse la testa, contrariato come sempre quando si parlava di Ichigo
Kurosaki; non sapeva bene perché, ma quel giorno sentiva di
odiarlo più del solito.
-Normalmente lo sopporto - soggiunse, con foga - cerco di non badare a
quel suo modo di fare. Col tempo mi sembrava anche di averlo quasi
trovato sopportabile... - scrollò la testa, come per
liberarsi di un pensiero immondo - ma la verità è
che non lo posso reggere, quel ragazzino presuntuoso.
-Hooo capito - dichiarò Matsumoto a discorso concluso, con
l'aria di chi la sapeva lunga - insomma, lo detesti perché
è uguale a te.
-CHE COSA?! Non diciamo bestialità! Quel... coso... quel...
-E inoltre, pur non essendo un perfetto nessuno, è riuscito
ad arrivare qua e a mettere al loro posto quasi tutti i capitani e i
luogotenenti. Certo deve risultarvi odioso - considerò,
toccandogli un braccio con un'espressione premurosa. Talmente esagerata
che si vedeva a chilometri che era stata generata dall'alcool. Renji
allontanò la sua mano con un colpetto, scuotendo la testa.
-Non ha 'messo al loro posto' nessuno - precisò, con una
smorfia - è soltanto arrivato all'improvviso e li ha colti
di sorpresa, con quel suo reiatsu
assurdo. Chi si aspettava che quel moccioso nascondesse una simile
riserva di energia?!
-Oh, ma non è quello la cosa che vi dà
più fastidio, non è vero, Abarai? - la donna
ridacchiò - So bene perché quel ragazzino vi
riesce così sgradevole. Siete così carino!
È il vostro primo amore, non è vero?
Nel dire quelle parole iniziò a pizzicargli le guance con le
dita curate, ridendo con un'espressione beota stampata in faccia. Renji
era sempre più infastidito. Alla fine, afferrò i
polsi del luogotenente Matsumoto e li tenne ben saldi, appesi di fianco
al proprio volto.
-Io sono uno shinigami - tuonò
- io non perdo il mio tempo con stronzate tipo i sentimenti! Chiaro?
Io non sono come Kyoraku taicho
e quella donna, io non chiamerò mai nessuno 'la mia cara
Nanao'. Non c'è proprio nessun motivo per cui dovrei
comportarmi come un essere umano - sibilò, innervosito, poi
guardò l'espressione della donna sotto di lui, per
sincerarsi che avesse capito: ma lei o guardava stupita, e
così rimase per qualche attimo, sbattendo le lunghe ciglia
con l'aria più innocente del mondo. Alla fine
ricominciò a ridere.
-Abarai, ma allora voi sapevate che l'uomo un po' rude mi piace
particolarmente? Wow, questa mossa di immobilizzarmi i polsi
è stata davvero emozionante! Fatelo ancora!
-Non se ne parla proprio! - strillò, lasciandole i polsi
come fossero stati lava rovente - E se l'avessi saputo, col cavolo che
l'avrei fatto!
-Oh, no, dai, fatemi felice! Dove scappate? Venite qui!
Di fatto fu costretto ad accontentarla, perché l'alcool lo
teneva immobilizzato alla poltrona, sulla quale ricadde pesantemente
quando realizzò che non era in grado di conservare
l'equilibrio. Il luogotenente Matsumoto rise e, con diversi movimenti
sconnessi, riuscì ad arrampicarsi sulla scrivania e a
sedervisi sopra, lasciando penzolare le lunghe gambe tornite al di
là dell'orlo, pericolosamente vicine alle gambe di Renji.
-Non era questo, che cercavate? Stordirvi fino a non riuscire a stare
in piedi? Non avrete cambiato idea proprio ora!
-Io non intendevo fare nulla del genere! - obiettò - Siete
voi che mi avete trascinato nelle vostre follie.
-Avanti, non avevate mica detto di no!
-Si staranno chiedendo cosa accidenti stiamo facendo qui!
-Siamo due luogotenenti in riunione di fronte a una situazione
d'emergenza, che c'è di strano se parliamo in privato?
-E dire che in battaglia sembrate così seria - Renji si
passò una mano sulla fronte - cosa vi accade quando non
siete di turno?
-Accade quello che accade a tutti quando è finito il dovere,
no? Si ritorna a casa, ci si dedica a sé stessi. E se la tua
vita è vuota, allora di cosa puoi occuparti? E quindi eccoci
qui - concluse allegramente, con un sorriso vivace. Renji
sbarrò gli occhi, incredulo.
-Voi... mi avete appena detto una cosa simile come se nulla fosse! -
esclamò - Quella che avete appena detto è una
cosa seria! Insomma, voi non siete in grado di badare a voi stessa,
Matsumoto, ne siete cosciente?
-Mmh... sì - trillò, radiosa, sgambettando come
una bimba. Ma Renji non era disposto a far cadere lì il
discorso.
-Ditemi la verità - scandì - è colpa
di Ichimaru taicho
se siete ridotta così, vero?
-E voi cosa mi dire della piccola Kuchiki?
Il sorriso a trentadue denti che accompagnò quella domanda
lo spiazzò. Non era disposta a parlare del capitano Ichimaru
fino a quel punto?
-Che state dicendo? - sbottò - Non capisco di che
sciocchezze state blaterando.
-Su, non penserete che alla gente sia sfuggito - rise di cuore - lo
sanno tutti che il giovane luogotenente Abarai è innamorato
cotto della principessina della casata Kuchiki... a me sembrate
così tenero! Il fatto di esserne così
evidentemente innamorato, vi rende più umano.
Perché avete paura di ammetterlo?
Lo guardava, sinceramente incuriosita. Ma lui non intendeva cedere
molto presto. Temporeggiò.
-Io non sono innamorato proprio di nessuno - affermò, con
forse troppa enfasi - come devo spiegarvelo?! Io non credo in queste
inutili illusioni che piacciono tanto agli umani. E non mi importa
proprio niente del soldato semplice Kuchiki.
-Così, però, mi offendi - mormorò la
donna, così piano che faticò a distinugere le sue
parole - io trovo che non ci sia nulla di male. E che voi - lo
stuzzicò - abbiate paura che vi succeda quello che
è capitato a me.
Renji tacque, colpito dal fatto che lei avesse menzionato la sua
situazione per prima. Gli ci volle qualche secondo per riordinare i
pensieri.
-Io non ho nessuna paura di quelle cazzate che amate chiamare
'sentimenti' - dichiarò, balzandoso - non ho alcun bisogno
di un disturbo simile, con tutto quello che c'è da fare qui.
Ma Renji, mentre la guardava con sfida, dimenticava di essersi trovato
di fronte a una donna che aveva la stessa insensibilità di
cui era stato dotato lui; parlare chiaro non le aveva mai fatto paura,
e lui non fu risparmiato. Si pentì amaramente, in seguito,
di aver sfidato una donna del genere.
-A me invece sembra ne abbiate un gran bisogno - obiettò,
candida e sincera - voglio dire, credo che se poteste essere voi con la
piccola Kuchiki, al posto di Ichigo Kurosaki, ne sareste molto felice,
no? Non vorrete dare a bere a me che non è per loro che
siete di quest'umore terribile. È così evidente,
perché insistete col negarlo? Non succede mica niente di
male se ammettete di essere innamorato, lo sapete?
Glielo diceva con un'innocenza, senza traccia di sarcasmo, che lo
lasciò ancora una volta in difficoltà. Non aveva
ancora pensato a una risposta sensata, quando lei riprese a parlare.
-Cioè - disse, stupita che una persona non arrivasse a
cogliere concetti tanto lampanti - qui nel Seireitei nessuno si
è affezionato a voi, e la donna di cui siete tragicamente
innamorato vi preferisce un ragazzino umano che voi per giunta odiate,
tra l'altro proprio perché vi somiglia così tanto
nell'essere spesso antipatico e presuntuoso. Beh, sono buoni motivi per
ubriacarsi! Nessuno vi rimprovererebbe se foste amareggiato per questo,
credetemi - concluse con trasporto, annuendo con aria comprensiva.
-Parlate chiaro, eh, Matsumoto? - esclamò, incredulo davanti
a tanta brutalità. Il sopracciglio destro iniziò
a sollevarglisi ad intervalli regolari, e una grossa vena sulla tempia
iniziò a pulsare con grande vitalità.
-Non ci trovo nulla di male nel dire le cose come stanno -
replicò tranquillamente quella - tanto, le cose non
cambierebbero comunque, no? E poi, anche voi non avete di certo peli
sulla lingua, o sbaglio? - gli sorrise giovialmente, poi gli
pizzicò di nuovo la guancia. Renji, di nuovo,
allontanò la sua mano con un colpetto. - Vedete, con il
tempo ho imparato a preferire di gran lunga gli uomini sinceri.
Renji abbassò lo sguardo dinanzi a un riferimento tanto
palese. Non trovò nulla da rispondere.
-Oh, su, non fate quella faccia! Siamo venuti qui per farci una bevuta
e quattro risate, no? Avanti, non volevo certo intristirvi con questi
discorsi.
-Mi ha cacciato da casa di Kurosaki con una scusa - ammise, in un
borbottio - non ho ancora capito perché abbia dovuto venire io qui a
consegnarvi l'Haori di Hitsugaya taicho,
e non lei, o io e lei assieme. Kurosaki e i suoi amichetti potevano
benissimo cercare il capitano da soli, no? - sbottò,
guardandola negli occhi in attesa di una risposta che risolvesse il suo
dilemma. Lei lo guardò, con l'evidente intenzione di
nascondere il suo divertimento, ma era troppo ubriaco per arrabbiarsi.
- È rimasta lì tutta la notte! Con quello! Ogni volta
che c'è qualche missione a Karakura, si può star
certi che lei è in prima fila, pronta a sventolare la mano
per precipitarsi lì alla prima occasione.
-Karakura è sempre stato il suo distretto -
sottolineò il luogotenente Matsumoto, ma Renji scosse la
testa con rabbia.
-Ogni volta che torniamo lì, oltretutto, insiste per
stabilirsi in casa di quel coso.
E so benissimo che dormono nella stessa stanza.
-... e questo vi infastidisce da morire. Come siete romantico!
-Romantico un corno! Rukia... Rukia è... daah! - scosse
violentemente la testa, per scacciare il pensiero. Matsumoto lo
aiutò:
-.. è 'innamorata'?
Renji lanciò un gemito.
-Di quel coso!
Quel moccioso mingherlino con quell'assurda testa arancione!
-Beh, Abarai, se vogliamo parlare di chiome appariscenti...
-Sì, ma arancione!
- insistette - Il mio è un focoso rosso sangue. Il mio
è stile.
Il suo è soltanto un orribile scherzo genetico.
La donna sorrise con aria vissuta.
-Adoro un uomo geloso e protettivo - miagolò -
perché non dimenticate Kuchiki e non provate l'ebbrezza
della donna adulta, formosa e forgiata dall'esperienza...?
-Proprio perché siete più grande di me, mi sto
confidando con voi! - sbottò - Dovreste aiutarmi,
anziché avere atteggiamenti del genere.
-Oh, non siate triste, su. Venite qui, vedrete che poi vi sentirete
meglio.
Le ultime cose che Renji riuscì a scorgere, succedutesi in
grande velocità, furono le gambe del luogotenente che
scivolavano giù dalla scrivania e subito dopo si ripiegavano
sulle sue, mentre i due imponentissimi seni di Matsumoto, con balzi
portentosi, si avvicinavano al suo volto affiancati da due braccia
aperte pronte a intrappolargli la testa in quel solco mortale.
Una sensazione pressante di calore e morbidezza gli invase il volto,
lasciandolo senza possibilità di protestare. Il suo corpo
immobile, rigido in una posizione a stella marina, sembrava essersi
completamente arreso al volere di quella donna spudorata.
-Ora è tutto diverso, non è vero? - gli chiese,
tutta contenta.
-Mmmh!
-Come dite?
-Mh-mhh!
-Non vi capisco davvero...
-Sto soffocando,
accidenti! - sbraitò Renji, emergendo da quella
prigione di carne con uno slancio e prendendo una grande boccata d'aria.
Ansimando, continuò a fissarla con aria poco conciliante.
Lei, senza muoversi di un millimetro dalla sua posizione - a cavalcioni
sopra di lui - ricambiò lo sguardo con autentico stupore.
-Sembrate proprio il mio capitano - notò - anche lui
reagisce a questo modo quando gli do un abbraccio affettuoso. Eppure
credetemi, ben pochi si sono lamentati di questo trattamento! Io
davvero non vi capisco. Dev'essere una caratteristica degli alti gradi,
quella di malsopportare tutto ciò che vive e respira -
sbuffò, con l'aria di chi era costretto a portare un'immensa
pazienza.
-Povero Hitsugaya taicho,
costretto a badare non solo alle sue mansioni, ma anche a una
sottosposta del genere. Ora capisco perché sembra sempre
portare sulle spalle il peso del mondo. Gestirvi è
praticamente impossibile - decretò, lanciandole
un'occhiataccia. Ma lei sembrava insensibile a certe osservazioni. Del
resto, doveva essere piuttosto avvezza alle critiche, considerata
l'opinione che quasi tutti avevano di lei. - Da quando quel bastardo se
n'è andato, vi è rimasto solo lui, non
è vero?
Rangiku Matsumoto tacque, ed abbassò uno sguardo che, per un
attimo, gli parve fin troppo lucido; ma fu soltanto un'impressione, il
luogotenente era ancora ubriaca. Ad ogni modo, da un'affermazione
simile non poteva scappare riversandogli addosso una valanga di
chiacchiere. E un po' lo meritava, di essere messa con le spalle al
muro.
-Toshiro è...
Non concluse la frase appena accennata. Teneva lo sguardo basso, e
Renji non riuscì a interpretarlo; riuscì soltanto
a pensare che stesse per dire qualcosa d'importante.
-Cosa...? Toshiro è che
cosa...?
Matsumoto scrollò la testa con allegria; con rinnovata
spensieratezza, fece per tergiversare ancora:
-È sempre così cupo! È naturale che mi
venga voglia di prenderlo un po' in giro, no? Ogni tanto vorrei che
andasse fuori a diversirsi, invece che chiudersi sempre qui a lavorare,
e invece...! E poi ha questa cotta per la piccola Momochan, che
è una ragazzina così dolce!, ma purtroppo ha
subito un lavaggio del cervello e da allora non è
più stata la stessa, e si vede che lui ne soffre, no?
Così come soffre per moltissime altre cose. E vedete, io
vorrei che invece si prendesse una pausa, ogni tanto... che pensasse a
cose belle, che si distraesse.
-Sì, ma non gli date esattamente un buon esempio,
tracannando saké dalle bottiglie che nascondete nel suo
ufficio!
-Non bevo di certo davanti al bambino - protestò lei - che
razza di... che razza opinione vi siete fatto di me?
-Cosa stavate per dire? - fece Renji, incuriosito.
-Che cosa...?
-"Che razza di"...?
-Non mi avete sentita?
-Sembrava davvero che steste per dire 'che razza di madre pensate che
io sia'? Accidenti, davvero.
-Che sciocchezza - replicò frettolosamente il luogotenente -
io, madre? Sono ancora troppo giovane per condannarmi a vita a badare a
un ragazzino.
-Beh, in un certo senso... anche se in realtà è
lui a badare a voi, per voi Hitsugaya taicho è
come...
-Siete ubriaco, Abarai - tagliò corto la donna - iniziate a
farneticare.
-Ma potrebbe anche essere, no? - fece Renji, con un ghigno - Sarebbe da
ridere. Il traditore Ichimaru taicho
lascia un erede misterioso tra le fila del Gotei 13. Sarebbe u-
-Non dite sciocchezze, vi ho detto - tuonò Matsumoto. Renji
la guardò con tanto d'occhi.
-Beh? Che c'è da scaldarsi tanto?
-Voi parlate troppo - ribatté seccamente la donna,
afferrando la bottiglia di saké. Renji la bloccò
prontamente. Stavolta, però, lei non si mise a blaterare di
quanto le piacessero gli uomini rudi. Sembrava tesa, e il rossore sulle
sue guance non sembrava lo stesso causato dall'alcool.
-E perché vi arrabbiate, se le mie sono solo sciocchezze? -
fece, con voce ferma - Stavo solo scherzando. Non prenderei mai in
considerazione una simile assurda eventualità. Voglio dire,
e da chi avrebbe preso? Certo, quei capelli bianchi, d'accordo,
può somigliare un poco a Ichimaru taicho... ma il
resto? Quegli occhi, per esempio? Ichimaru taicho non aveva quegli
occhi azzurro ghiaccio, da chi accidenti li avrebbe ereditati...?
Il luogotenente Matsumoto abbassò istantaneamente lo
sguardo. Renji, fulminato da quel gesto, impallidì. Con una
mano, le tirò su il volto premendole due dita sul mento; ma
lei non accennava a lasciarsi guardare gli occhi.
-Matsumoto - mormorò - non vorrete dire che...
-Basta così, Abarai - lo pregò la voce rotta di
quella donna, e lui la lasciò, incredulo, incapace di
assimilare quel dato.
-No, Matsumoto! - esclamò, alzando il tono di voce - Questo
è... questo... luogotenente Matsumoto, questo...
-Questo cosa?
- fece la donna, indispettita, guardando altrove.
-Questo spiegherebbe questo strano rapporto che avete -
affermò sbalordito Renji - siete sempre sembrati degli
strani madre e figlio... la classica madre alcolizzata e farfallona che
non accetta di essere entrata nell'età adulta, e... ahia! -
incassò il potente gancio destro assestatogli con prontezza
dalla sua collega - E il capitano... con quel fare, come se fosse
vostro figlio che ha dovuto crescere troppo in fretta. Questo sistema
ogni cosa al suo posto!
-Non ho mai detto che le vostre supposizioni siano vere -
tentò debolmente Matsumoto.
-Non ce n'è alcun bisogno! Vi si legge in faccia. Voi. La madre di
Hitsugaya.
-Questo è un ricordo doloroso, per me - replicò
la donna con decisione - vi prego di non riesumarlo proprio ora.
-Doloroso? Perché... avete rinunciato a lui, non
è vero? Quella volta l'avevate ritrovato a Rukongai...
quindi... significa che l'avevate...
-Basta così, Abarai!
Nel gridarlo fece per mettere mano alla spada, ma non trovò
nulla al suo fianco destro. Renji fissò il punto in cui ora
c'era soltanto un fodero vuoto.
-Ve l'hanno sequestrata. Ve ne siete già dimenticata?
-Non ho bisogno della spada per convincervi a tacere -
ringhiò. Renji, indispettito, la fissò.
-Pensate che mi lascerei sconfiggere da voi? Siete una donna.
-E voi siete un uomo stupido,
se pensate che l'essere donna mi ponga a un piano inferiore rispetto a
voi. Siete soltanto un ragazzino inesperto di fronte a me, non
dimenticàtelo mai.
-Anche voi avete messo il naso senza alcuna delicatezza negli affari
miei - le ricordò.
-Ma quello era evidente! Non è certo un segreto per nessuno.
Questo, invece, è un ricordo intimo che..
-Credete che andrei a dire a qualcuno che siete la madre di Hitsugaya?
Eh?
-Non chiamatemi...
-Ma voi siete
la madre di Hitsugaya. Mettetevelo in testa! Anche se l'avete
abbandonato, voi...
-Piantatela!
-Sarete sempre l'unica e la sola madre di Hitsugaya! Che senso ha,
rinnegare il passato...? Non vi facevo affatto una codarda!
Renji le puntò uno sguardo furioso. Lei sembrò
calmarsi, seppure avesse ancora in volto un'espressione contrariata.
Alla fine, gli chiese:
-Parlate così perché anche voi siete stato
abbandonato?
Per un momento, non seppe cosa rispondere. In realtà, non
aveva pensato a sé stesso; non a livello conscio,
sicuramente. Gli era soltanto venuto spontaneo dirle quelle parole.
-Non ne ho idea - mugugnò - non stavo pensando a quella
faccenda in particolare. Ho solo pensato... bah, ho solo pensato che
non dovreste dimenticarvi di vostro figlio. Proprio perché
in passato l'avete lasciato a sé stesso, ora avete
quantomeno l'obbligo di dire a voce alta che siete sua madre!
Matsumoto tacque, momentaneamente sconfitta. Sembrava stesse
assemblando a fatica le parole per comporre una risposta sensata.
-Avete ragione - disse infine - certo, non posso darvi torto. Vi chiedo
soltanto di... non dirglielo, finché non sarò io
a decidere che è giunto il momento adatto.
-Ma per chi mi avete preso? - esplose Renji, puntandosi il pollice
contro il petto - Io non vado certo a raccontare in giro gli affari
degli altri! E poi... - abbassò il tono di voce - il
capitano sta già passando abbastanza guai.
Il luogotenente Matsumoto annuì.
-Beh - riprese, più animatamente - direi che è il
momento giusto - afferrò la bottiglia e versò per
sé stessa un altro bicchiere, dato che quello di Renji era
ancora quasi pieno. Lui, accortosi del gesto, la fermò con
un cenno della mano:
-Un attimo - proferì - dopo questa notizia, credo di averne
bisogno anch'io. Così poi siamo pari - le
ricordò; poi, d'un fiato, buttò giù
tutto il saké che prima non era riuscito nemmeno ad
assaggiare.
-Accidenti - commentò lei, alzando le sopracciglia - voi
sì che siete un uomo.
-Ve l'avevo detto - bofonchiò, alzando un pollice, cercando
di trattenere un enorme rutto che gli saliva dalle
profondità dell'apparato digerente. - Avanti; nuovo giro!
Vediamo di finire questa dannata bottiglia.
-Con gioia! - cinguettò lei, che sembrava tornata gioviale
come sempre. - A che cosa brindiamo? - domandò, porgendogli
un bicchiere.
-Alla madre di Hitsugaya, naturalmente - esclamò Renji,
levando la coppetta al cielo, con un gran sorriso. Le coppette
tintinnarono allegramente e il luogotenente Matsumoto rise,
più bella che mai. Gli venne spontaneo sorridere di rimando;
dopo di che, fu lui a riprendere la bottiglia e a versare l'ennesimo
giro. Le porse una coppetta colma.
-Mmh - fece lei, con aria maliziosa - sta forse cercando di sedurmi,
signor Abarai?
-Assolutamente - ghignò lui, ormai abbondantemente brillo;
nuovo tintinnio di bicchieri, nuovo sorso bruciante di alcool.
-Altro brindisi! - propose Matsumoto, con voce strascicata - Alla
piccola Rukia Kuchiki e a quel bastardo di Gin Ichimaru!
-Fanculo! - esclamò Renji, con una grassa risata - Ecco qua,
madre di Hitsugaya.
Cercate di non esagerare, avete famiglia!
-Questa sera la madre di Hitsugaya non vuole pensare a nessuno -
biascicò, con voce acuta - alla mia! E anche alla vostra,
Abarai. Che possiate trovare uno straccio d'amico in questo stupido
Seireitei!
-Che troviate lo straccio di un uomo che si prenda cura di voi!
Ridendo sgangheratamente, incrociarono ancora i bicchieri e buttarono
giù, soddisfatti.
-Aaah - esalò Rangiku Matsumoto, che ancora sostava sulle
sue ginocchia - è stato liberatorio, non è vero,
Abarai?
-Mh - fece Renji, che iniziava a sentirsi girare la testa.
-Non mi direte che siete già ubriaco! - strillò
la donna, pizzicandogli entrambe le guance - Uh, siete ancora
così giovane e inesperto...!
-Piantatela - bofonchiò.
-Avete proprio bisogno di qualcuno che vi sveli i piaceri della vita,
non è vero? - sorrise, ammiccante. Renji fece una smorfia. -
Voi siete così cupo proprio perché non li avete
ancora sperimentati, lo sapete? Una volta che avrete conosciuto questi
arcani misteri, vedrete, vi sentirete meglio. Sarete finalmente voi a
guardare dall'alto in basso quel moccioso terrestre che vi ha rubato la
donna da sotto gli occhi - sogghignò.
-E perché mai dovrei?
-Perché, volete mettere la piccola Rukia Kuchiki,
così mingherlina e inesperta, con una donna adulta che
può vantare di avere tutte le curve al posto giusto? Abarai
- lo guardò con condiscendenza - non vi rendete conto
nemmeno di questo?
-Ma Rukia è... - protestò - quella che ho
sempre... quella che ho sempre immaginato che...
-Sciocchino - coprì un risolino affettato con la mano -
speravate che lei sarebbe stata la vostra prima donna? Di questo passo,
aspetterete in eterno. O, almeno, finché Ichigo non
morirà, e anche allora correte il rischio di ritrovarvelo
quassù. Quindi, non è forse meglio cambiare aria?
-Voi... - mormorò - state forse... volete dire che...
-Smettetela di agitarvi - sussurrò dolcemente il
luogotenente Matsumoto; l'ultima cosa che vide furono le soffici labbra
rosa incurvate in un sorriso, poi la sua visuale fu di nuovo oscurata
da due morbide rotondità roventi, a cui si arrese senza
nemmeno provare a protestare.
-Non avrei mai immaginato che... io e te...
-Zitto! - gridò Rangiku, seduta a cavallo sopra di lui, le
mani puntate sul suo petto e i lunghi capelli color miele che le
lambivano i seni. - Oh, mio Dio! Avevo dimenticato come fosse l'energia
di un ragazzino!
-Agh...!
Renji, sdraiato impotente sul pavimento, teneva per i fianchi tondi il
luogotenente Rangiku Matsumoto, che, il volto contratto da una smorfia
di piacere, cavalcava soddisfatta sul suo bacino, artigliandogli i
muscoli del petto con inaudito trasporto.
Le sensazioni che lo sconvolgevano gli impedivano di far altro che
lasciare i nervi tendersi allo spasimo e poi rilassarsi, al ritmo degli
affondi tra le gambe di Rangiku. Il piacere saliva lento, a spezzoni,
sempre più intensi e sempre più inebrianti. Il
seno di quella donna, grosso e perfettamente sodo, danzava noncurante
davanti al suo sguardo; molte volte, prima di arrivare a questo, aveva
lasciato la sua lingua vagare su quelle colline di pelle setosa e le
sue labbra imprigionare i due capezzoli tesi che puntavano dritto verso
la sua bocca.
Strizzò gli occhi, cercò inutilmente di
trattenere i gemiti. I loro corpi nudi, resi tonici dalla battaglia,
strusciavano l'uno contro l'altro con un fruscio meraviglioso,
provocandogli scariche di brividi che lo percorsero da cima a fondo,
levandogli il fiato.
-Ma che staranno facendo Abarai fukutaicho
con Matsumoto fukutaicho?
- fece un seggio, perplesso, guardandosi attorno in cerca di risposta
dai suoi commilitoni.
-Che domande! Sicuramente stanno pianificando una strategia per farci
uscire da qui.
-Sarà, ma a me sembra di sentire le grida del luogotenente
Matsumoto...
-Di certo lo starà rimproverando per la sua avventatezza; lo
sappiamo tutti che con quel carattere impetuoso è incline a
gettarsi in operazioni azzardate.
-Meno male che il nostro vicecapitano è una persona seria e
affidabile.
-Già, meno male.
-Ah, Rangiku! - gridò Renji, stringendole i glutei tra le
dita.
-Chiamami madre di
Hitsugaya! - ansimò quella.
Le ore di reclusione passarono velocemente.
(Nda: ^_^;; che bel profumino di crack pairing, eh? ^-^'''
Che sia chiaro, cristallino e definitivo: la maternità di
Rangiku Matsumoto nei confronti di Toshiro Hitsugaya è SOLO
e SOLTANTO una mia supposizione. Niente e nessuno ha mai confermato
un'ipotesi simile. Mi è venuta questa idea per via del
comportamento che Rangiku tiene verso Toshiro (sembrano Susan e Julie
Mayer di Desperate Housewives)
e perché in effetti qualche somiglianza fisionomica
c'è; inoltre una mia amica mi aveva sottolineato il fatto
che, quando Gin ha lasciato Rangiku, lei gli ha ricordato che avevano
un bambino e che non sapeva che fare di lui. Fatalità poi
Rangiku ritrova proprio Toshiro, nell'immensità di
Rukongai... mah °_° comunque sono solo mie teorie,
ripeto, nel film non facevano assolutamente menzione di questo.
Altra nota: "Sta forse cercando di sedurmi, signor Abarai?" e "Chiamami
madre di Hitsugaya!" sono citazioni da - ma penso che lo sappiate - American Pie. So
che dovrei prendere la zappa, scavarmi la buca ed adagiarmici dentro,
ma era qualcosa che semplicemente dovevo
al mio ragazzo. Sono certa che avrà apprezzato. :°D
Spero che abbiate apprezzato anche voi ^^ so che il pairing
è inusuale, ma quello che mi auguro è di aver
contestualizzato ed introdotto a dovere la cosa, e che, soprattutto, si
capisca che è una
one night stand senza alcun futuro né seguito
(non da parte mia, almeno :°D). In ogni caso, fatemi sapere, se
vi va ^_^!
Alla prossima ^^
The Corpse Bride)
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