Belle - Is the only word
BELLE -Is the
only Word-
“Bella, la parola
bella è nata insieme a lei
Col suo corpo e con i
piedi nudi lei
È un volo
che afferrerei e stringerei
Ma
sale su l'inferno a stringere me…”
Una
sferzata di vento gelido le fece scivolare una cuffietta
dell’Ipod dall’orecchio, costringendola a togliere
le mani dalle tasche dove si
era formata oramai una temperatura tale da impedire alle sue
articolazioni di
ghiacciarsi.
Era
un sabato sera di inizio dicembre, una di quelle serate che
tutti avrebbero preferibilmente passato chiusi in casa di fronte al
caminetto,
accompagnati da un bel libro e una cioccolata calda.
Eppure
c’era sempre qualcuno che sfidava quelle temperature
artiche e usciva, conscio che magari sarebbe potuto morire assiderato
prima di
fare ritorno al suo giaciglio.
No,
non siamo in Antartide. E nemmeno al polo nord.
La
ragazza alitò sulle mani fredde e nude, maledicendosi per
aver scordato i guanti sul tavolino accanto alla porta di casa. Erano
pochi
mesi che viveva a Londra, e già il clima gelido le aveva
fatto rimpiangere di
essersi trasferita da suo padre; al contrario, sua madre viveva
dall’altra
parte del mondo, dove perdurava un clima ben più caldo e il
sole scaldava
piacevolmente anche le giornate d’inverno:
l’Australia.
Spesso
si era domandata perché non avesse seguito sua madre tra
i canguri e i koala, ma poi ricordava con dispiacere che lei, sotto
quel sole
cocente, non avrebbe potuto starci a causa di una pelle troppo
sensibile.
Ino Yamanaka
era stata una stolta a credere che in una serata così fredda
ci fosse stata
poca ressa di fronte al Dominion Theatre, per una delle tante repliche
del
musical che più di tutti l’aveva fatta emozionare,
fra quelli ai quali aveva
avuto la fortuna di assistere.
Cats, We
Will Rock You, Les Miserables, The Phantom Of
The Opera…
Erano solo
un misero numero dei tanti titoli della lista che settimana dopo
settimana
andava allungandosi sempre di più. Ma, nonostante alcune di
quelle opere
musicate avessero costumi, melodie e storie più intriganti,
quello che
preferiva di più, e che quella sera era pronta a rivedere
per la quinta volta,
era in assoluto Notre Dame de Paris.
Aveva
scoperto il libro di Victor Hugo quando ancora andava a scuola, ma
rileggere
quelle parole non le aveva mai dato le stesse sensazioni di ascoltarle
nel
canto malinconico e rabbioso degli artisti di quell’opera
popolare.
Si era
veramente illusa che non ci sarebbe stato nessuno.
Aveva
trovato quel biglietto in platea bassa con così tanta
facilità che aveva
veramente creduto di essere una delle uniche in sala: ma la
realtà è sempre
crudele. E così, alle 20:13 di un sabato sera gelido si era
trovata a fare la
fila sotto il cielo limpido e stellato, continuamente spettinata da un
vento
che pareva tagliare le guance.
Il rumore
dei motori che sfrecciavano accanto al teatro entrava nelle sue
orecchie
ovattato dalle malinconiche
note di Bella,
la canzone “portante” di Notre Dame de Paris, che
uscivano dalle cuffiette del
suo lettore musicale.
Sull’iPod
ne aveva tre versioni: inglese, francese e italiana; ma quella che
preferiva in
assoluto era quest’ultima, perché, anche se non ne
capiva il testo, le voci dei
cantanti erano state scelte alla perfezione per simboleggiare i
personaggi.
L’aveva
ascoltata di continuo da quando era giunta sul posto, e aveva
continuato a
canticchiarla nella sua mente finché di fronte a lei non si
era stagliato il
grande ingresso del Dominion. Era entrata in quel teatro almeno cinque
volte, e
mai come in quel momento aveva adorato superare le sue porte di vetro
per
sfuggire al gelo dicembrino.
Tirò fuori
dalla borsetta nera il biglietto, e, dopo averlo messo in tasca, spense
il
lettore musicale di ultima generazione e tornò al mondo
reale.
Dato
l’orario che oramai coincideva all’inizio dello
spettacolo, constatò che la
cosa migliore da fare fosse infilarsi in fretta in sala per cercare il
suo
posto il prima possibile.
-Tzé,
quanto casino! Si può sapere perché siamo venuti
a vedere questa cazzata,
Itachi?-
Gli occhi
della ragazza si girarono alla ricerca di quel lamento profanatore.
Allo stesso
modo tutte le altre persone lì attorno si voltarono di
scatto verso un gruppo
di giovani ragazzi in giacca e cravatta che senza rispetto per la fila
era
entrato da una seconda porta.
Ino sentì
la rabbia salire dentro di lei con ferocia: lei aveva passato le 2 ore
più
lunghe della sua vita a fare una CAZZO di fila al freddo e quel
gruppetto di
ricconi figli di papà, tra l’altro nemmeno
interessati all’opera, avevano avuto
il permesso di evitare completamente l’attesa?!
-Non
urlare, Hidan. Sii paziente. Sai perfettamente come la pensano i miei
genitori,
e io non ci tengo a inimicarmeli più di quanto
già non abbia fatto.- Disse
paziente il moro dei quattro, sistemandosi la cravatta nera attorno al
collo.
-Senti,
vaffanculo. Perché hai portato anche noi? Io non volevo
venire a vedere questa
merda.-
Ino tremò,
tentando di mantenere la calma il più a lungo possibile:
presto quel ragazzo
dalle maniere delicate quanto uno scaricatore di porto se ne sarebbe
andato,
annoiato da tutto quel trambusto. Già, povero tesoro,
chissà se avrebbe
resistito ancora a lungo con tutta quella folla attorno! Gli si sarebbe
spezzata un’unghia!
-Su, forza
Hidan! Pensa a tuuuutta quella gente che si è fatta un mazzo
così per venire
qui sta sera. Sii rispettoso.- Esclamò accanto a lui il
ragazzo dai lunghi
capelli biondi; sul suo volto aguzzo si andava allargando un sorrisetto
divertito, più che composto come quello dell’amico
dai capelli scuri.
Ino si
fece spazio tra le persone che intasavano il percorso, e si
affrettò ad
attraversare il grande atrio; mostrò il biglietto ad una
maschera e, entrata
nella sala, puntò immediatamente alle prime file di fronte
al palco, dove la
visuale era perfetta e si sarebbero potuti addirittura vedere i volti
dei
cantanti e dei ballerini.
Togliendosi
il cappotto e la sciarpa, si accomodò sulla propria poltrona
rossa e imbottita,
pronta ad attendere con calma l’inizio dello spettacolo.
Il display
del cellulare segnava le 20:34, pochi secondi prima che venisse spento
come era
di regola in quei luoghi. Mancava veramente poco all’inizio
dello spettacolo, e
finalmente se lo sarebbe goduta completamente dall’inizio
alla fine con
un’ottima visuale di tutto il palco: non avrebbe domandato di
meglio.
Attorno a
lei, minuto dopo minuto, andò a riempirsi completamente la
platea, e a seguire
una dopo l’altra le gallerie. Già, aveva fatto
proprio male i suoi calcoli:
sembrava che vi fosse più pubblico del solito, addirittura!
Rilassò i
muscoli del corpo, sentendosi finalmente sbrinata
del tutto. Ma non fece
nemmeno in tempo a pensare «Che bella serata che mi
aspetta!» che saltò al suo
orecchio una voce che MAI più avrebbe voluto risentire.
-Damn
it, perché sono uscito di casa sta sera? Potevo
rimanere sdraiato a farmi
un paio di birre sul divano davanti al mio adorato maxi-schermo ed
invece… che
due coglioni.-
Già, era
proprio il ragazzo dai capelli chiari e il modo di parlare rozzo che
aveva
incrociato poco prima nella hall. E si stava proprio dirigendo nella
sua
direzione, sulla sua stessa fila di poltrone: con la camicia slacciata
un po’
troppo e la cravatta infilata nella tasca, chino su se stesso
continuava a
borbottare riempiendo le frasi di sproloqui e bestemmie come se
sostituissero
la punteggiatura alle frasi.
Alle sue
spalle vi erano i compagni che al contrario camminavano con grande
eleganza,
con le spalle alte e il viso che scrutava l’interno del
teatro: il moro con
sguardo privo di espressione, il biondo con lo stesso sorrisetto
divertito che
aveva usato per rimproverare Hidan, e il rosso che mostrava a malapena
la
curiosità per la visione di un teatro tanto
architettonicamente elegante.
-Hidan,
finiscila. Mi dai sui nervi.- Disse il moro, senza mostrare
però alcuna
espressione di irritazione.
Ino, al
contrario, non riuscì a mantenere un’espressione
priva di indignazione mentre
li osservava arrivare in un rallenty che sembrava non finire mai.
Quando
incrociò lo sguardo con Hidan, subito gli regalò
un’occhiata affilata e poi
distolse lo sguardo, cercando di racimolare tutta la sua forza
interiore per
non bestemmiare contro Dio per aver fatto arrivare quei tizi proprio
affianco a
lei.
Dal canto
suo, il ragazzo dai capelli chiari si domandò il motivo per
aver ricevuto uno
sguardo tanto irritato da parte di lei, anche se era la prima volta in
vita sua
che la vedeva: ma quel pensiero svanì in men che non si dica.
Estremamente
elegante. Estremamente curata. Ma estremamente bastarda.
Sì, questa
era stata la prima impressione che aveva avuto Hidan dalla sua solita
“analisi
delle ragazze che mi stanno attorno”
– che per l'appunto faceva ogni
qual volta che incontrava un nuovo esemplare di sesso femminile che
aveva le
minime peculiarità per attirare la sua attenzione.
In un
qualche modo, lei, poteva avere questo onore, pur
non essendosi loro
scambiati nemmeno una parola per approfondire quel primo impatto
visivo.
I ragazzi
si sedettero ai propri posti, scambiandosi ogni tanto qualche parola ma
mai in
eccesso: di sicuro non era un gruppo dagli interessi comuni.
Chissà per quale
motivo erano diventati un gruppo, allora?
Chissà,
pensò Ino senza dare troppa importanza a quei poco impegnati
ragionamenti che
stava facendo, aspettando che le luci si spegnessero a simboleggiare
l’inizio
dello spettacolo.
Guardò la gente
sedersi ognuna al proprio posto, come un puzzle che si completava pezzo
per
pezzo da solo, e appena l’ultimo pezzo si sarebbe incastrato
agli altri si
sarebbe aperto il sipario e sarebbero calate le tenebre.
-Posso
domandarti per quale motivo ti trovi in un luogo del genere, biondina?-
Il filo
dei vaghi e inutili pensieri della ragazza venne spezzato dalla voce
suadente e
quasi ironica del suo vicino di poltrona, che si era appoggiato al
bracciolo
che divideva i loro sue sedili e la fissava in modo abbastanza
ossessivo.
-Perché mi
piace quest’opera.- Rispose lapidaria. Il messaggio
subliminale era ovviamente Il
discorso finisce qui.
Ma, o il
ragazzo era idiota, oppure era un tipo di quelli veramente testardi che
non la
danno vinta a nessuno finché è nel loro raggio
d’azione. –Dall’aspetto
non sembri una persona che
apprezza questa roba. Che cos’ha di
così interessante?-
Ino notò
con chiarezza che Hidan si stava impegnando con tutto se stesso per non
essere
volgare, ma non gli veniva affatto bene, e questo era lampante.
Sospirando si
girò per la prima volta verso di lui e lo squadrò
con sufficienza,
rispondendogli contro voglia solo per essere educata.
-Le
persone non si giudicano dall’aspetto. E poi non deve essere
una cosa
interessante principalmente, ma deve catturare l’orecchio,
l’occhio e la mente
dello spettatore per renderlo partecipe della storia.-
Come se
per una volta l’Onnipotente avesse voluto aiutare la povera
biondina, le luci
si spensero proprio quando mise il punto alla fine della sua risposta.
Subito,
tra i primi applausi della sala, si alzarono le fatidiche note di
“The Age of
the Cathedrals”, e Ino venne immediatamente trascinata anima
e corpo nella
visione dello spettacolo: dimenticò le due ore passate in
fila nel gelo della
Londra notturna, dimenticò l’Australia tanto
desiderata, dimenticò la sua vita
di tutti i giorni, dimenticò persino di essere Ino Yamanaka.
Tutto quello la
rendeva veramente un’altra persona: non più la
solita universitaria dedita allo
studio e alle uscite con gli amici, ma uno di quei ribelli Refugees
che
vivevano alla Corte dei Miracoli; un prete innamorato
dell’impossibile figura
di una Bohemien; la gelosa fidanzata del capitano
delle guardie del Re;
un povero gobbo malandato diventato per sbaglio Papa dei Folli.
Sentì nota
dopo nota, tenne il tempo con il piede, mimò le parole di
ogni canzone con le
labbra, e gli occhi non persero nemmeno un particolare delle prime
canzoni e
scene. Non si stupì: se quello non fosse stato
già il suo musical preferito, lo
sarebbe diventato immediatamente.
“Bella,
è il demonio che si e incarnato
in lei
Per strapparmi gli occhi via da Dio; lei
che ha messo la passione e il desiderio in me.
La carne sa che paradiso è lei.
C'è in me il dolore di un amore che fa male
e non m'importa se divento un criminale.”
Splendide
melodie e parole, sentimenti contrastanti e confusi,
un irresistibile mix di…
-Certo
che quella me la farei anche io… -
Il
castello di carta cadde miseramente a metà della costruzione.
Ino
precipitò allo stesso modo nello sconforto, tornando ad
essere di nuovo se stessa, in quel teatro, nella Londra dei giorni
nostri.
-Ahah,
è proprio una cosa da te, Hidan.-
Bisbigliò il
ragazzo dai capelli biondi dal posto affianco a lui.
-Dillo
che due bottarelle gliele daresti anche tu!-
Sussurrò di rimando il ragazzo, sghignazzando.
L’amico
ridacchiò, e allo stesso tempo Ino li zittì
irritata con
un impetuoso SSSH!,
che li fece entrambi girare nella sua
direzione. Nel buio della sala videro soltanto uno scintillio
indispettito
negli occhi della ragazza, che subito ritornò alla visione.
-Tsk.-
Borbottò Hidan, appoggiandosi in modo alquanto poco
elegante sulla poltrona, passando i 10 minuti seguenti a sbuffare come
un
bambino capriccioso.
-Che
noia…-
Ino
cominciò a respirare profondamente, stringendo i pugni per
far scivolare via la grande irritazione che quell’irrispettoso
–anche se
in quel momento l’aggettivo che pensava Ino non era
esattamente gentile quanto
questo- ragazzo faceva crescere in lei.
Lo
avrebbe strozzato! Ci avrebbe messo tutta la propria forza,
pur di farlo tacere!
Aveva
già cominciato a rimpiangere di essere uscita di casa
quella sera, invece che rimanere chiusa al calduccio nella sua stanza a
guardarsi uno dei tanti film natalizi che in quel periodo intasavano
ogni canale
televisivo: una ciotola di pop-corn, una bottiglia di coca cola e una
morbida
coperta.
E
invece NO! Si era avventurata tra le fredde e trafficate
strade di Londra, rischiando più di una volta di scivolare
sulle enormi lastre
di ghiaccio formatesi lungo i marciapiedi, aveva passato due ore in
fila e
ora…ora… NON POTEVA NEMMENO GODERSI IN SANTA PACE
IL SUO MUSICAL PREFERITO?!?!
“Tu
mi odi, vero? Sì, dico a te, lassù, cosiddetto
uomo
eterno e onnipotente. Tu devi odiarmi per una qualche ragione,
altrimenti non
mi avresti lasciato in una situazione così disperata
restandotene lì con le
mani in mano!”
Continuò
ad ascoltare le canzoni, però rimanendo completamente
distaccata con la mente dalla trama dello spettacolo, i pensieri
ovviamente
altrove, cercando solo di godersi le melodie e le voci.
Nota
dopo nota, le canzoni passavano, avvicinandosi sempre di
più all’intervallo.
Già,
le ultime canzoni prima della pausa erano quelle al Val
d’Amore…
Ino
ebbe un improvvisa morsa allo stomaco.
Val
d’Amore? La scena più sensuale di tutto il
musical? Diamine,
allora al diavolo il buon senso!
Hidan,
vedendo le figure dei ballerini muoversi in quella danza
semi-erotica rimase un secondo in silenzio, a bocca aperta: ma solo un
SECONDO!
E
Ino sapeva bene cosa sarebbe successo: in pochi attimi sarebbe
stato l’inferno.
3
L’inferno,
perché loro –sì, loro: sia Hidan che
Deidara-
si sarebbero scatenati come dannati…
2
…e
lei sarebbe sicuramente scoppiata dal nervosismo! Era una
persona talmente schizzinosa, si conosceva anche troppo bene.
1
-Ah,
dannazione: fossi io in quello sfigato con la retina
addosso; gli farei vedere io come si tratta una donna!- Il
sibilo di
Deidara raggiunse l’orecchio attendo di Hidan, che non fece
il minimo sforzo di
trattenere le proprie risate e i propri commenti a sproposito:
-Se
tu fossi stato quell’uomo, la storia di sicuro sarebbe
stata inesistente data la tua mancata mascolinità!-
Bastava
resistere pochi minuti. Ne mancavano pochissimi prima di
Fatalità. Ancora meno per
l’accoltellamento. Doveva durare ancora
qualche minuto!
Ino
strinse i braccioli della poltrona con tutta la forza che
aveva nelle mani, muovendo istericamente i piedi sul pavimento di
moquette
nero, facendo andare su e giù le ginocchia.
Pochi
minuti. Pochi.
-Cosa
vorresti dire, bastardo? Quando voglio, posso essere
molto più maschile di te!-
-Certo,
certo… femminuccia! Perfino la biondina affianco a me
è più virile di te.-
Con
un movimento assolutamente involontario,
il
tacco dello stivale nero di Ino si piantò con assoluta
brutalità sulla
punta del piede del ragazzo dai capelli chiari seduto accanto a lei,
che con un
urlo di dolore segnò la fine del primo tempo dello
spettacolo. Le luci infatti
si accesero, e tutta la gente della sala si girò
contemporaneamente verso di
loro.
-Dannata
ragazzina! Che CAZZO hai in quella testolina vuota,
eh?! Vuoi spaccarmi un piede forse?-
-Tsk,
non hai forse detto tu che ho la virilità di un uomo?!
Volevo provartelo al cento percento, brutto idiota!-
-AAH!
A chi hai detto brutto idiota, figlia di Pu***na?!-
-Chissà…
non credo che ci sia qualcun altro in questa sala ad
esserlo più di te!-
-Dannazione,
questa me la paghi!-
***
-Mi
hai completamente rovinato lo spettacolo.- Sbuffò lei.
-Parla
quella che mi ha mezzo spiaccicato le dita dei piedi!-
Rimbeccò
lui.
-Te
lo meritavi, mi hai offeso. Almeno avresti potuto avere la
decenza di farlo senza che sentissi!-
-Se
tu fossi stata attenta
a quello spettacolino inutile, invece
che origliare le conversazioni altrui, allora magari non avresti
sentito!-
-È
un TEATRO! Non uno Starbucks! È da maleducati parlare
durante
la rappresentazione! Se non volevi assistervi, avresti dovuto andartene
via
prima che si aprisse il sipario! Perché no, magari saresti
dovuto stare
semplicemente chiuso in casa a guardare la partita, o che so io.-
Erano
stati buttati fuori al freddo in un minuto.
Sì,
le maschere del teatro li avevano presi a forza e portati
all’uscita di sicurezza dopo aver sentito volare insulti e
bestemmie dal mezzo
della platea.
Ora
erano seduti sul marciapiede di fronte al grande teatro,
chiusi ermeticamente nei propri cappotti invernali, mentre Ino
aspettava che un
taxi si fermasse per potersene ritornare a casa in pace.
Non
avevano smesso nemmeno un minuto di controbattersi a vicenda
le affermazioni, poiché il loro orgoglio non poteva
accettare di perdere quella
sfida cominciata a colpi di parole biforcute.
-Uffa.
Era una così bella postazione per vedere Notre Dame.-
Sbuffò la ragazza, nel primo momento di silenzio dei loro
battibecchi. –Non so
fra quanto potrò mai avere una possibilità del
genere.-
Era
più una constatazione personale fatta ad alta voce che un
modo per conversare pacificamente, fatto sta che Hidan, con il suo
solito tono
sgarbato, non poté starsene a bocca chiusa.
-Ma
ti prego. Sono solo felice di essere stato buttato fuori!
Non avrei sopportato di passare là dentro un secondo di
più.-
La
bionda si strinse la sciarpa al collo, guardando Hidan con il
suo peggior sguardo tagliente.
-Non
devi per forza rispondere ad ogni cosa che dico. E poi, sei
un gran arrogante: non dovresti parlare così davanti a
persone a cui piacciono
i musical.- Borbottò infastidita, continuando a parlare
nonostante non potesse
fregarne di meno al ragazzo. –I musical sono per NOI il modo
più vivido di
distaccarsi dalla realtà. Sono come un viaggio nel tempo.
Per 3 ore si ha la
possibilità di perdere completamente la cognizione della
vita che scorre
attorno a te.-
Hidan
si alzò, appoggiandosi con le spalle al lampione
lì
accanto. Frugandosi nella tasca, ne fece uscire un pacchetto di
sigarette.
Ne
accese una, prendendone un tiro. Soffiò il fumo fuori dalla
bocca e guardò il cielo.
-Ah,
avere una vita diversa. Magari.-
Ino
si alzò senza commentare, chiamando con la mano bianca e
infreddolita il taxi vuoto che si avvicinava piano al teatro.
L’automobilista
dell’auto nera si fermò nel parcheggio dedicato,
attendendo con il motore acceso il proprio passeggero per portarlo a
destinazione, magari pensando con sollievo che quello sarebbe stato il
suo
ultimo cliente prima di fare rientro a casa.
Ino
faceva spesso di questi ragionamenti inutili. Pensava sempre
a come potesse essere la vita delle persone che incrociava per strada:
sapeva
che ognuna di loro aveva delle proprie abitudini, dei propri hobby e un
proprio
lavoro che rendeva le loro vite diverse una dall’altra.
Eppure la maggior parte
erano vite vuote, senza scopo o senza un sogno.
Vite
che faresti di tutto per poter cambiare in meglio.
-Per
cambiare, comincia dalla salute: non fumare!-
Hidan
la guardò, digrignando i denti: -Chi cazzo sei, mia
madre?-
-Ino.-
Disse poi, girandosi nella direzione del ragazzo.
Lui
le mostrò uno sguardo interrogativo, accompagnato da un mh?
di circostanza.
-Mi
chiamo Ino.-
Aprì
lo sportello della macchina e disse al conducente la
destinazione.
Buttò la borsa sul
sedile posteriore, facendo per entrare.
“Bella,
lei mi porta via con gli occhi e la magia
E non so se sia vergine o non lo sia
C'è sotto Venere e la gonna sua lo sa
Mi fa scoprire il monte e non l'aldilà.”
-Bella.-
La
voce di Hidan le arrivò alle orecchie, facendola girare di
sorpresa. –Come?-
Vide
il ragazzo soffiare il fumo una seconda volta fuori dalla
bocca, senza che spostasse lo sguardo su di lei.
Guardava
invece il cielo nero, coperto di nuvole che
riflettevano le luci della capitale; inutile il tentativo di vedere le
stelle.
-Durante
quella canzone, i tuoi occhi brillavano in modo
sorprendente.-
Ino
si chiese come avesse potuto accorgersene, visto quanto era
intento a bisbigliare cose oscene nell’orecchio
dell’amico.
-Se
vuoi un altro biglietto per lo spettacolo posso facilmente
procurartelo gratis, Ino.-
Ino
si sedette in auto, abbassando il finestrino. Gli sorrise
amabilmente. –Non
ho di certo bisogno
della carità di un donnaiolo rozzo e lunatico, Hidan.-
Il
finestrino si chiuse, e la macchina sgommò sulla strada
ghiacciata.
Il
ragazzo buttò a terra il mozzicone di sigaretta,
schiacciandolo con il fondo liscio della scarpa.
-Belle, is
the only word I know that suits her well…
But what a
troublesome girl!-
___________THE END(?)___________
[I classificata al contest
“Naruto à l’Opera de Paris”
indetto da Vain Girl]
Grammatica e
Ortografia (stile) 9/10
Sta attenta alle preposizioni che ogni tanto sbagli (all’
al posto di con e cose così), alle
virgole che usi dove non devono esserci invece dove ci stanno non le
usi (prima della e congiunzione, la virgola non ci sta, tranne in
alcuni casi).
Sebbene lo stile risulta amalgamarsi alla perfezione nel testo e con la
trama, certi passaggi sono risultati forse un po’
“pomposi” più per via della
punteggiatura che per il linguaggio; nel senso che, se avessi optato
per una scelta di punteggiatura diversa, probabilmente non avrei
sofferto io l’effetto “maratona”, alias
correre durante la lettura e arrivare a fine frase senza fiato.
IC dei
PG 5/5
Assolutamente IC nei loro modi di porsi tra di loro. Hidan è
perfetto, l’ho amato tantissimo, probabilmente se fossi stata
io al posto di Ino avrei riso insieme a lui alle sue battutacce sullo
spettacolo. sui vari apprezzamenti di tipo sessuale nei confronti degli
attori e anche ai battibecchi tra lui e Deidara. Ino, impeccabile come
il suo solito, se al primo impatto potrebbe sembrare OOC, probabilmente
perché ci vedrei più un Hinata devota
all’arte, leggendo non si fa fatica ad immaginarsela nel
contesto.
Originalità
10/10
Punteggio pieno per quanto riguarda l’originalità!
Trama molto originale, non mi sarei mai aspettata di leggere qualcosa
del genere in questo contest, per cui è arrivata come un
fiume al ciel sereno!
Ma comunque, secondo me, l’originalità di una
storia non si valuta soltanto per la trama, ma anche per lo stile,
l’IC dei personaggi… tutto l’insieme mi
ha fatto salire la curiosità alle stelle, non vedevo
l’ora di leggere la fine della storia, perché
volevo sapere come sarebbe finita. Tutto mi sarei aspettata, tranne che
venissero sbattuti fuori dal teatro XD Un mix di
“serietà” e di comicità, la
quale non è stata buttata lì, messa tanto per,
senza un motivo plausibile, ma tutto studiato in modo da risultare
completo e perfettamente saldato.
Giudizio
complessivo + commento 24/25
Ammetto che all’inizio ho inarcato un po’ il
sopracciglio per via dello stile, descrizioni un po’ troppo
lunghe per i miei gusti, ma comunque avanzando la lettura, sono rimasta
piacevolmente colpita, non solo per la trama e la storia, ma anche per
l’IC dei personaggi, i quali nel contesto mi sono piaciuti
moltissimo, specialmente Hidan, che amavo già da prima, ma
in questa storia l’ho amato anche di più!
Ino, perfetta nella sua poltrona di seta rossa, avrebbe voluto godersi
lo spettacolo, restare lì ore ed ore a captare ogni minimo
movimento degli attori, ogni piccola sillaba delle canzoni, ogni nota
soave… e invece era continuamente disturbata dai commenti un
po’ fuori luogo di Hidan, il suo sguardo annoiato, persino il
suo modo poco curato di sedersi… tutto di lui gli dava
fastidio. Si sarebbe aspettata di tutto tranne che essere buttata fuori
dal teatro insieme all’uomo che più trovava rozzo
e volgare… mi è piaciuta moltissimo,
perché frase dopo frase hai fatto aumentare la mia
curiosità di arrivare fino alla fine; non hai forzato le
cose, non hai dato niente per scontato… brava!
* * *
Cominciamo con i dovuti ringraziamenti e copyright :3
- È mio
dovere ringraziare assolutamente Vain Girl per aver apprezzato la mia
one-shot
tanto da farle vincere il suo contest: non sai quanto mi abbia fatto
felice questa cosa ** essendo anche il primo contest a cui partecipavo.
- La canzone utilizzata
è "Bella" dal musical di Notre Dame de Paris, di Riccardo
Cocciante.
- Faccio i miei
complimenti anche alle altre due concorrenti del contest, Any e Lady
Wird: leggerò al più presto le vostre fanfiction
e recensirò!
Ammetto, onestamente, che non avevo IDEA di cosa scrivere quando mi
sono iscritta, dato che Bella di per sé ispira sempre un
triangolo (ò.o quadrato) amoroso. Però ho
pensato: "trattarla così sarebbe troppo... scontato!"
così ho riutilizzato una delle tante ideuzza che sono
passate per la mia mente per 5 minuti e poi sfumate per
inattività, e ho cominciato a scrivere questo. Devo
ammettere che, dopo aver iniziato a scrivere, mi sono domandata
più e più volte "come diavolo la faccio finire?"
e così sono arrivata a 3 giorni dalla consegna con una
one-shot senza finale. XDD avevo in mente un'altro finale all'inizio,
ma mi sarebbe costato più tempo e sarebbe riusultato molto
tirata via, quindi ho optato per questa fine un po' aperta.
Tutto sommato mi è piaciuta, perché ho
sperimentato per la prima volta Ino come personaggio principale, e mi
ha permesso di rivederla sotto aspetti positivi (xD non mi stava
particolarmente simpatica, prima!). Poi usare Hidan... :3 è
stato un sacco divertente. Mi raccomando, voglio sapere cosa ne pensate
anche voi! Perciò lasciatemi un commentino piccolino!
Per concludere, dedico questa one-shot alla mia kohai Any Ikisy [che a
sua volta mi ha dedicato "Scendi, maledetta!" arrivata III allo stesso
mio contest.]
Ti devo ringraziare, per tutte le volte che mi hai sostenuto, e mi hai
dato la spinta necessaria per continuare a scrivere: senza di te non ce
l'avrei mai fatta.
Non mi pentirò mai di averti conosciuto!
Ti voglio tanto bene >3<
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