Helter Skelter
Dedicato a
quelle persone
che mi danno
supporto,
lungo il mio
scivolo personale.
A volte le frasi fatte
esprimono più di altre
il senso delle
cose.
Per questo vi dico
Grazie di esistere.
Helter
Skelter*
Un bambino giocava
felice al parco giochi vicino casa sua.
Sua madre, seduta su una
panchina, lo
osservava con estrema attenzione e riponeva il suo sguardo teso, in
ogni piccolo movimento del bimbo.
Un'atmosfera felice,
niente da dire.
Poi il bambino esprime
il desiderio
di lasciare quel dondolo al quale sta dedicando il suo tempo, per un
qualcosa di più avventuroso ed emozionante.
Lo scivolo.
Un enorme scivolo
tubolare; una spirale di colori che si rigettano a terra.
Il bambino d'impegno, si
arrampica su
per la scalinata con la corda, per mezzo della quale potrà
godere di quel meraviglioso svago.
Si fa forza con le
piccole manine e
giunge fino all'imboccatura dello scivolo, che adesso ha per lui le
sembianze di un lungo tunnel.
Il suo volto irradia
felicità,
e la sua bocca, aprendosi per il gran sorriso, scopre una finestrella
fra i due denti incisivi.
Senza aspettare altro,
il bambino si getta nel tunnel.
E inizia a scendere,
scendere, sempre di più.
A tratti più
velocemente, ad altri lentamente.
Ma lui non se ne
accorge: la velocità non è poi così
importante.
Lo scivolo è
coloratissimo, molto più rispetto a quello che sembrava
visto da fuori.
Adesso gli occhi del
bimbo si intrecciano nel cercare di risolvere quel groviglio di colori
e luci.
Blu, verde, rosso,
arancione, giallo, viola, grigio, bianco, nero.
Ci sono proprio tutti i
colori, gli stessi che si ricordava aver appreso all'asilo, dalla
maestra.
E il bimbo continuava a
scendere. E adesso i colori erano diventati lineari, piatti.
Niente più
grovigli o
miscelanze. Un colore si succedeva immediatamente ad un altro, in un
ordine che sembrava del tutto casuale.
Iniziava a stancarsi.
Era stato
un gioco divertente, all'inizio. Ma adesso aveva solo la voglia di
smettere. Da quanto tempo si trovava là?
Forse sua madre era in
pensiero, forse lo stava già cercando e lui doveva tornare
da lei.
E poi ora voleva provare
l'altalena, non c'era più niente d'interessante in quello
scivolo.
Quel
gioco strano.
Quel
gioco maledetto.
Quel
gioco infernale.
Però adesso
si chiedeva se
sarebbe mai finita. Non riusciva a trovare una via d'uscita, un punto
di fuga, un bagliore od una luce che gli indicassero che la fine dello
scivolo era vicina.
E il bimbo
iniziò a piangere. Era disperato.
Rinchiuso in quella
specie di vortice colorito. Non aveva scampo.
Era il finimondo.
Era il finimondo.
E lui... non era ancora
riuscito a provare l'altalena.
Note:
* Helter Skelter è il titolo di una canzone dei Beatles.
Stessa
canzone che ispirò il massacro di Sharon Tate, moglie di
Roman
Polanski, e amici, da parte di Charles Manson.
Il termine si può tradurre come "scivolo a spirale" e nel
significato originario, l'espressione è volta a descrivere i
sentimenti del cantante verso la sua amata. Manson invece, nella sua
mente perversa, lo interpretò come "fine del mondo".
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