Eccomi con una nuova one-shot. E' da mesi latitante nel pc, l'ho scritta quando ho
visto le foto di Jared a Miami con quella ragazza bionda, non so chi
sia e potrebbe tranquillamente essere la sua ragazza, ma quando ho
visto quelle foto ho provato un po' di tenerezza per lei e mi sono
messa a fantasticare su cosa potesse essere successo davvero.
Ed è uscita fuori questa cosa, davvero senza nessuna
pretesa. Non conosco nessuno dei personaggi che sono tutti di mia
invenzione, non voglio offendere nessuno e naturalmente non scrivo a
scopo di lucro. Dimenticavo di dire che per alcune cose mi sono ispirata ad un intervista rilasciata da Jared un po' di tempo fa, alcune cose mi avevano colpito e mi è piaciuto fargliele dire nella mia storia.
Spero che vi piaccia. Grazie a tutti.
Il martedì è la mia giornata preferita: non sono
costretta a svegliarmi all’alba e posso fare ogni cosa con
estrema calma.
Anche se qui a Miami
c’è sempre tanta gente in ogni periodo
dell’anno, quando si avvicinano le feste, la città
diventa quasi invivibile: migliaia di turisti giungono da ogni parte
del mondo per godersi la temperatura sempre mite, il cobalto
del mare ed i locali, che, in tutta sincerità, non hanno
nulla da invidiare a quelli della costa ovest.
Nonostante il caos, che
rende impossibile gironzolare per le vie del centro, e che talvolta
rende frenetico il lavoro al bar, mi piace osservare i turisti e
giocare a riconoscere la loro provenienza dall’abbigliamento
o dall’accento strano.
Domani sarà
capodanno e finalmente potrò godermi qualche giorno di
meritata vacanza, che fino ad ora, a causa dell’affitto
altissimo dell’appartamento vicino alla spiaggia, in cui vivo
sola, ho solo potuto ardentemente desiderare.
Devo ammettere che il mio
monolocale non è affatto male, quando lo vidi per la prima
volta sembrava a stento una casa, con due mobili sgangherati ed un
materasso buttato a casaccio sul pavimento, mentre ora, con qualche
piccola modifica, è diventato la mia piccola reggia.
Sono riuscita a farci
stare anche una piccola libreria in cui mi piace collezionare i libri
che leggo e che, con il suo colore noce scuro riesce a creare, nella
mia casa da single, una sensazione di calore e darmi
l’illusione di essere riuscita a costruire qualcosa di
solamente mio.
Anche oggi la sveglia
suona sempre troppo presto, assonnata cerco tentoni il cellulare che
ricordo di aver appoggiato sul comodino, ma non trovo, e imperterrito
continua a suonare.
Finalmente riesco a
spegnerlo, mi infilo le mie fedeli ciabatte infradito e vado in cucina,
che dista solo due passi dal letto. Mi preparo la colazione come se
fosse un rituale con un cucchiaio dei miei cereali preferiti al
cioccolato e tre cucchiai di yogurt bianco e, come ogni mattina, mi
siedo davanti alla finestra, mi piace starmene lì
a guardare la gente dall’alto del terzo piano,
ognuno di loro affaccendato nella sua vita: chi rincasa dopo una notte
folle, chi invece appena sveglio esce diretto al suo posto di
lavoro…
Oggi mi unirò
al corteo dei lavoratori non prima di mezzogiorno, quindi ho tutto il
tempo per fare una corsetta sulla spiaggia, mi infilo velocemente le
scarpe da ginnastica ed esco nell’aria fresca del mattino,
respiro a pieni polmoni incamerando più ossigeno e iodio che
posso, prima di mettermi a correre.
Vengo su questa piccola
spiaggia poco frequentata ogni volta che posso, non solo per tenermi in
forma: i muscoli dolenti per lo sforzo, il fiato corto,
l’aria nei capelli e le sferzate di vento sul viso mi fanno
sentire viva. Solo quando mi sento esausta ritorno a casa.
Mi ci vuole una doccia
rigenerante! Apro il getto dell’acqua calda e mi faccio
massaggiare dal vapore emanato dalle piccole stille bollenti che
scivolano languidamente sul mio corpo, vorrei non dover mai
uscire… Ma purtroppo il tempo scorre veloce e sono di nuovo
in ritardo! Mi stiro velocemente i lunghi capelli biondi, indosso la
mia giacca preferita un po’ rock e quei bracciali che mi
piacciono tanto, ma che da infilare sono una tortura, e sono pronta.
Mi chiudo alle spalle la
porta e con passo spedito mi avvio in spiaggia.
Il turno inizia a 12,30
ed io riesco ad arrivare puntuale. Saluto il mio collega e, in attesa
che arrivi qualche cliente, ci piace chiacchierare del più e
del meno, ma oggi, forse complice la corsa, non riesco a staccare gli
occhi dai muffin che ci sono nella teca.
L’innocente
chiacchierata è interrotta dal fruscio della porta
scorrevole d’ingresso che si apre lasciando entrare il nostro
primo cliente della giornata.
Mi volto e vedo Jared
Leto camminare verso di me con il suo solito sorriso accattivante sul
volto.
Con un gesto studiato si
sfila gli occhiali da sole, l’azzurro intenso dei
suoi occhi illumina improvvisamente la stanza e
inevitabilmente attira la mia attenzione, non credevo che potessero
esistere occhi tanto grandi.
Ci saluta e, mentre fa
conversazione con il mio collega David, io non riesco a smettere di
guardarlo, di osservare le sue mani che gesticolano ed ascoltare la sua
voce così attentamente modulata e profonda.
Mi accorgo di essere
ipnotizzata dalla sua presenza, non percepisco nient’altro se
non lui: ogni parte del mio corpo è diventata pesantissima,
alzare un braccio si è trasformata in un impresa impegnativa
e muovere i piedi impossibile.
Mentre chiacchiera con
David i suoi occhi vagano per il locale, li sento anche su di me, ma
spero che non mi rivolga la parola perché la mia salivazione
è sparita e ogni cosa che mi passa per la testa mi sembra
banale ed estremamente stupida. Che mi succede?
I suoi occhi si
spostarono definitivamente su di me e mi fissa per qualche secondo di
troppo perché sento le guance bruciare. Capisco che questo
è il momento di parlare, perché è
evidente che vuole sentire la mia voce, quindi cerco di sembrare il
più professionale possibile: gli chiedo
l’ordinazione e mi giro per prendere il menù e
l’elenco dei cocktail, ma quando glieli porgo mi chiede solo
un panino vegetariano ed una bottiglietta d’acqua.
Ritiro il braccio e
sparisco in cucina.
Tra tutte le cose
impossibili che avrebbero potuto accadere, quella era
senz’altro la più inaspettata, l’uomo
per cui ho una cotta da anni che mi rivolge la parola, nella
realtà e non in una delle mie stupide fantasie, è
qualcosa di davvero destabilizzante. Cosa dovrei dire e come dovrei
comportarmi per colpire la sua attenzione in qualche modo? O
più semplicemente, cosa dovrei fare non sembrare una di
quelle oche che gli ronzano sempre intorno? La risposta è
semplice, solo essere me stessa, ma comportarmi naturalmente sembra
impossibile… La sensazione di impaccio causata dai
suoi occhi blu puntati addosso è qualcosa che non provavo
più da troppo tempo. Non sono più una ragazzina e
mi sono abituata a qualsiasi tipo di richiesta, da quelle assurde che
riguardano il cibo, a quelle più scandalose che
riguardano avance sessuali, mentre lui con un semplice panino
vegetariano ed un sorriso è riuscito a far vacillare le mie
sicurezze.
Mi faccio coraggio e con
l’espressione più convincente che conosco gli
porgo l’ordine ed il conto, e mi preparo a salutarlo.
“Ti
va di farmi compagnia? Non mi piace mangiare da
solo…”
Divento seria
immediatamente. Il cuore batte troppo forte, ho paura che in un balzo
più esagitato degli altri possa uscirmi dal petto. Sono
seriamente tentata di dirgli di no e di correre a nascondermi nella
cella frigorifera della cucina e cercare di spegnere quel calore che
sento distintamente sulle guance. Era capitato altre volte che qualche
cliente richiedesse la mia compagnia, e non mi ero fatta troppi
problemi, accettavo se il ragazzo era carino e non avevo alcun
rimpianto se mi lasciavo sfuggire un bel ragazzo, ma questa volta
sapevo che se avessi risposto di no me ne sarei pentita per sempre.
Mi giro verso David,
chiedendogli tacitamente il permesso di andare.
Mi affianco a Jared, che
mi fa strada attraverso la porta scorrevole e poi lungo la spiaggia, i
miei piedi un passo dopo l’altro affondano nella sabbia
scaldata dal sole del primo pomeriggio. Mentre lo seguo per questi
pochi metri penso a quanto sia affascinante e sicuro di se,
tanto da farmi sentire una piccola ed ingenua ragazzina. Non sono una
delle sue più grandi fan, non conosco ogni piccolo
particolare che riguarda la sua vita, ma capisco benissimo tutte quelle
ragazze che fanno pazzie per lui, da oggi in poi potrei diventare una
di loro. Mi sento molto fortunata in questo momento, anche se lo trovo
stupido, mi rendo conto che è solo un uomo, e
sicuramente anche maledettamente stronzo.
Lo seguo, è
qualche passo davanti a me e sono concentrata nel dissimulare questo
stato di agitazione interiore: nel momento in cui si girerà
e mi guarderà negli occhi devo essere in grado di non fargli
capire lo strano potere attrattivo che ha su di me.
“Ti va se ci
sediamo qui?” Indica una sdraio poco distante dal mare. Le
onde si infrangono sulla sabbia e il piacevole rumore fa da sfondo a
questa situazione irreale. Annuisco ancora, senza parlare.
Inforca nuovamente gli
occhiali, infastidito dal riflesso della luce sull’acqua del
mare, nascondendo al mondo lo spettacolo dei suoi occhi.
“Posso aver
l’onore di sentire la tua voce, o hai intenzione di annuire
tutto il tempo? ”
La risata spontanea
sembra alleggerire il mio petto contratto dall’agitazione
“Scusami, è che trovo tutto questo un
po’ surreale”
“Che cosa trovi
surreale di preciso?”
“Mi sembra di
essere un personaggio minore di un teen movie: precisamente
l’amica della sfigata, quella che rimane inquadrata circa
dieci secondi, che per uno strano scherzo del destino si trova in
compagnia del protagonista, interpretato dall’attore
hollywoodiano, che naturalmente saresti tu. Non la trovo esattamente
una situazione normale.”
Ridacchi. “Che
discorso assurdo. Ma se la mettiamo su questo piano tu stai
interpretando il ruolo della sfigata, e ti ricordo che è
sempre bellissima e alla fine del film si fa anche il protagonista,
quello interpretato dal bel attore hollywoodiano, e che sarei
io.”
Mi rispondi calmo e senza
guardarmi, mentre con lentezza esasperante scarti il panino che ti ho
appena preparato, come se ti aspettassi una sorpresa, celata
nell’anonimo sacchetto di carta bianca.
“Lo sai che in
quel sacchetto c’è solo un panino?”
“E tu lo sai
che l’attesa, il momento in cui pregusti il sapore del piatto
senza averlo ancora assaggiato, è la parte migliore del
pranzo? Allo stesso modo in cui il sabato è migliore della
domenica, o come l’adrenalina che provi qualche secondo prima
di uno show sia più forte di quella che potrai mai provare
durante lo spettacolo.”
Restiamo in silenzio per
interi minuti, mentre addenti il pane ed io troppo presa dal pensiero
di te seduto al mio fianco non riesco a pensare a
nient’altro, e quest’oblio nella mia testa mi crea,
se possibile, un’agitazione ancora maggiore.
“Ti da fastidio
se fumo?” E’ la cosa più intelligente
che mi viene da dire, sono terrorizzata da questo silenzio
che si è instaurato tra noi. Apro il pacchetto di Marlboro e
aspetto la tua risposta per estrarne una, cazzo mi tremano le mani!
“Bfurnbfnf”
farfugli qualcosa che non riesco a comprendere. Ti guardo e noto che
delle briciole di pane sono rimaste ai lati della bocca, trattenute
dalla barba, che non radi probabilmente da ieri.
“Cosa?”
mi metto a ridere e, vedendoti per la prima volta come una persona
qualunque, la tensione si allenta un poco.
“Fai come vuoi,
i polmoni sono i tuoi.”
La fiamma
dell’accendino natalizio, con tanto di renne e babbo natale
provvede a fornirmi la mia fonte di nicotina giornaliera. Mi decido a
parlare, pensando che in fondo non ho nulla da perdere e che di quello
che pensa Jared Leto di me non dovrebbe assolutamente importarmi.
“Che ci fai qui
a Miami? mi risulta che vivi sulla west coast…”
“Festeggio
capodanno, nulla di speciale, tra due giorni sarò
già a casa.”
“Devi lavorare?
…scusa ma non seguo moltissimo la tua cariera
artistica…” Mento spudoratamente.
“Altrimenti
sapresti che lavoro sempre.”
Mentre mi parla mi lancia
occhiate veloci, i suoi occhi sono coperti da quegli enormi occhiali da
sole che non mi permettono di vedere le espressioni del suo viso e la
vivacità del suo sguardo, rendendo la conversazione
impersonale, come se fosse aldilà di uno schermo,
così come l’avevo sempre visto fin’ora.
“Ho trovato
geniale il modo in cui hai coinvolto i tuoi fan
nell’ultimo album, i cori, le copertine… il modo
in cui tieni i contatti attraverso twitter.”
“Ti
ringrazio.”
“Sono tutte
idee tue?”
“Si
certo!” Rispondi seccato.
“Scusa se ho
dubitato…”
“Non faccio
nulla di grandioso comunque, cerco solo di sentirmi aperto verso il
mondo esterno, e lo lascio fluire all’interno di me. Il mondo
è così complesso… Mi piace darne un
interpretazione attraverso la mia arte.”
“E' tutto molto
affascinante. Sei fortunato a poterlo fare e sapere che il tuo lavoro
è apprezzato…Sarai sicuramente
felice…”
“Diciamo che
non mi lamento…vivo delle mie passioni, condividendole con
le persone più importanti della mia vita. Preferisco dire
che sono soddisfatto di quello che faccio, la felicità
è un concetto più complesso che non credo si
possa raggiungere in questo mondo, o comunque non da me.”
Quando parla ha uno
strano modo di gesticolare, come se volesse sottolineare alcune parole
chiave del discorso, come se ogni cosa celasse un significato
più profondo. Vorrei che parlasse ancora, che mi spiegasse
quel mondo che nasconde nella sua testa, ma che mi tace attraverso
risposte criptiche.
Porta
nuovamente il cibo alla bocca e noto l’avambraccio.
“Hai un
tatuaggio!” mi sporgo per toccarglielo, ma mi scansa
coprendolo con la manica della camicia a quadri che indossa.
“Che significa?”
Nei suoi occhi uno
sguardo furbo. “Tu hai tatuaggi?”
Lo guardo piccata
“Potrei,
perché?”
“Facciamo
così, se tu mi fai vedere il tuo, io ti mostro il
mio.”
“Ti piace
condurre il gioco, vero Jared?”
“L’idea
non mi dispiace affatto…”
L’espressione
maliziosa che ha assunto il suo volto contrasta con la bellezza
angelica dei suoi lineamenti, vorrei dimostrargli che anche io sono
capace di giocare, magari con una risposta ambigua come le sue, ma non
ne ho il coraggio.
Riesco però a
mantenere il suo sguardo, anche se sento le guance calde per
l’imbarazzo riesco a guardarlo per qualche secondo, prima di
girarmi per guardare il mare. Torno a sentire il lento infrangersi
della schiuma bianca sulla battigia, rendendomi conto che la sua voce
era l’unica cosa che le mie orecchie erano riuscite ad udire
fino a quel momento.
“Ho un fiore di
loto, vicino all’anca. L’ho fatto poco tempo dopo
che sono venuta qui a vivere da sola, quando per la prima volta mi sono
sentita indipendente ed adulta. E’ piuttosto stilizzato in
verità, ma sai…a volte la bellezza sta proprio
nelle cose semplici. Ed ora tocca a te dirmi cosa significano quei
tatuaggi sul tuo avambraccio.”
Questa conversazione
è davvero la più frustrante della mia vita, fatta
completamente di frasi lasciate a metà, entrambi troppo
impegnati a non scoprirci troppo.
Tutto di lui mi attrae.
Voglio non poter dimenticare mai questi pochi istanti in cui le nostre
vite si sono incrociate.
Vedo la sua bocca aprirsi
in un altro dei suoi sorrisi maliziosi, si sfila lentamente gli
occhiali e i suoi occhi si puntano nei miei.
“ Sono il
simbolo della mia band,della mia musica, della mia vita.” Mi
fissa intensamente “Fammelo vedere…” la
sua voce bassa e roca mi fa sussultare.
“E se ti avessi
mentito ed in realtà non avessi nessun tatuaggio sul mio
corpo?”
“Sapresti
fingere molto bene…”
Mi volto trattenendo una
risata, chiedendomi da dove viene tanta intraprendenza.
“Non pensi che
a volte ti prendi troppo sul serio?” Ride delle mie parole.
“Non sei la
prima che me lo dice, e forse è vero.” Mi guarda
“ma lo fai anche tu…”
La voglia di
baciare le sue labbra, latente fino a questo istante è ora
diventata incontenibili, le sue labbra schiuse e
l’espressione concentrata per capire quali sono le mie
intenzioni e fino a che punto può spingersi.
Flash di una macchina
fotografica mi accecano, ci voltiamo per notare uno di quegli odiosi
paparazzi immortalare Jared con una nuova bionda, domani
sarò su ogni giornale e pagina internet giudicata da tutto
il mondo che si chiederà chi sono. La cosa non mi lusinga
affatto.
“Non ti irrita
essere seguito ovunque?”
“E’
parte del lavoro. E’ una cosa a cui ci si abitua.”
Era arrivato il momento
di salutarsi, il piccolo scorcio di favola che, inaspettato, aveva
allietato questa giornata, e molte di quelle a venire era ormai
concluso.
Continuando a
chiacchierare del più e del meno, del vento e del sole, di
quanto meglio fosse Los Angeles rispetto a Miami, Jared mi fa strada
attraverso i lettini e le sdraio fino a raggiungere la porta scorrevole
del bar, i miei piedi un passo dopo l'altro affondano nella
sabbia scaldata dal sole del primo pomeriggio.
Il clima gioviale tra di
noi si smorza quando ci trovammo l’uno di fronte
all’altra, le mie braccia e le gambe di nuovo pesanti.
“Grazie della
compagnia…ci vediamo” La mia voce esce flebile
mentre ricambio il saluto e ti guardo voltarti mentre te ne vai.
Improvvisamente torni verso di me e senza esitazione mi baci, le tue
labbra lambiscono e accarezzano la mie prima che la tua lingua si
faccia strada nella bocca. Così come doveva essere nel film
della nostra vita, la sfigata, in quei pochi secondi che decretano il
finale della storia, riesce a baciare il bell’attore
hollywoodiano. Dura troppo poco, e così come eri arrivato te
ne vai.
Mi trascino nello
stanzino di servizio, entro senza nemmeno accendere la luce e mi
appoggio al muro con la schiena per aiutare le mie gambe che sembrano
non volermi più sostenere. Il mio corpo brucia e spero che
il buio aiuti a spegnere il fuoco che arde dentro di me. Razionalmente
so che tu non sei di nessuno, appartieni solo a te stesso, e
non mi importa nemmeno, vorrei solo rivederti un’altra volta,
vorrei conoscere quello che sei, le tue innumerevoli esperienze, quelle
che hai collezionato nella tua vita all’avventura, nel tuo
lavoro on the road o solo sapere cosa significa poter vestire i panni
di un’altra persone per la durata di un film. Sapere cosa si
prova ad avere il mondo ai propri piedi, perché mi
è ormai chiaro come il sole Jared, che tu puoi ottenere
tutto ciò che vuoi, hai una conoscenza tale della razza
umana che con quel sorriso sicuro, sfacciato, gentile, riesci ad
entrare nella testa di chiunque, uomo o donna che sia. Vorrei conoscere
le mille vite che hai vissuto, attraverso l’America e
attraverso i tuoi fan: hai solo 38 anni, ma l’esperienza che
molti non hanno nemmeno a 80.
Ma so che non
accadrà mai, quello che saprò di te
sarà racchiuso in questa mezzora trascorsa insieme sulla
spiaggia di Miami nella vigilia di un capodanno qualsiasi.
Una lacrima scende a
bagnarmi la guancia.
L’asciugo
prontamente, respiro a pieni polmoni ed esco per affrontare la mia vita
come era mezzora fa, prima di incontrarti, come è sempre
stata e come ho sempre voluto che fosse. Mi sento fortunata
perché per quel lasso di tempo, anche se piccolo, la mia
vita si è trasformata in una favola, ho vestito i panni di
Cenerentola e tu quelli del principe dagli occhi azzurro cielo, che per
il tempo di un ballo la fa sentire una principessa, ma le favole hanno
sempre una fine, e questa è la conclusione per la
mia.
Addio Jared.
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