Storia di un coniglio che voleva volare
Un consiglio, leggetevi questa song-fic ascoltando
la canzone a cui essa si ispira, "Adagio" di Lara Fabian, che potete trovare qui
http://www.youtube.com/watch?v=uWCGf1ocobk
Detto questo, buona lettura!
Attesa…
Non so dove
trovarti Non so come cercarti Ma sento una voce che Nel vento parla
di te Quest' anima senza cuore Aspetta te
Lei, un’anima sola; era
circondata da persone che le volevano bene, che si preoccupavano per lei, che
volevano starle vicine…
Ma lei si, sentiva sola… Era
sola!
Senza di lui la vita non poteva
nemmeno dirsi vita…
Lei, sempre intelligente, fredda,
calcolatrice, padrona di se stessa e del mondo era là, distesa su quel letto a
guardare il cielo nero e la pioggia attraverso il vetro della finestra,
appannato dal calore di quella stanza, dove fino ad allora aveva sfogato il suo
dolore.
Lui non era più là, al suo
fianco, dove avrebbe dovuto stare.
Era naturale, quasi matematico.
Loro due erano nati per stare insieme… allora perché il destino li aveva
separati? Ora che l’aveva perso, come avrebbe fatto a continuare a vivere?
Persino respirare le sembrava una mera operazione meccanica priva di
utilità.
Si disgustava, non era più lei,
quella carcassa piangente e disperata, buttata sulle lenzuola smesse dalla sua
disperazione di poco prima, non aveva in sé più alcuna traccia di quello che era
stata, così orgogliosa e sicura di sè.
Eppure sapeva che era giusto
così, era normale, la sua era una reazione logica e conseguente. In fondo, dopo
tutto quello che era successo, quale donna non avrebbe reagito come lei?
L’avevano distrutta, sconfitta, uccisa. Ciò che fino a pochi giorni prima era
stato dovuto e normale, per non dire meraviglioso, le era stato strappato da
coloro che dicevano di volerle bene.
Dov’era lui? Stava bene? Tutto
ciò che poteva renderla felice era il fatto che fosse vivo, che esistesse, ma
era una magra consolazione.
Era lontano, troppo, non sapeva
nemmeno quanto…
Tutto sembrava parlarle di lui,
ogni secondo sentiva dento di sé qualcosa che, confusamente, le diceva il suo
nome, che le urlava che lui c’era, che era stato al suo fianco, che ora non
c’era più, ma che ancora c’era, da qualche parte…
Non poteva arrendersi, non era da
lei!
Doveva trovarlo, in un modo o
nell’altro…
Adagio…
Ma lei non poteva fare niente.
Nelle sue condizioni doveva stare tranquilla… e i suoi parenti la controllavano
a vista. Doveva aspettare, ma un giorno lui sarebbe tornato da lei, sarebbero
stati di nuovo insieme.
Doveva solo aspettare…
Adagio…
Le notti senza
pelle I sogni senza stelle Immagini del tuo viso Che passano all'
improvviso Mi fanno sperare ancora Che ti trovero
Lui, disteso sul letto, aveva
sempre amato dormire con le tende scostate, la luce della luna e delle stelle a
cullargli il sonno, ma quella sera, in quella stanza che non era la sua, aveva
lasciato le persiane sbarrate.
Non voleva vedere le stelle.
Quelle stesse stelle che brillavano in cielo la notte in cui loro, in biancheria
intima, a mollo nella piscina esterna della scuola, si erano dichiarati l’uno
all’altra. Inutile dirlo, era stata lei la prima a parlare, arrivando a battere
sul tempo persino uno spavaldo di natura come lui. Un sorriso fugace si dipinse
sul suo volto al ricordo di quella notte, sostituito istantaneamente da una
gande amarezza. Quello che era stato non c’era più. L’avevano sbattuto via,
lontano da tutto, lontano da lei, lei, ormai, era il suo tutto.
Era un tormento, ogni volta che
chiudeva gli occhi, anche solo per un breve attimo, il viso di lei gli appariva
davanti, in tutto il suo inafferrabile splendore. Un tormento delizioso, una
tortura, a suo modo, consolante. Ricordare lei era una pena, gli riportava alla
mente la consapevolezza di quello che era successo, di quanto lei aveva
sofferto, anche a causa sua. Ma era consolane, appagante, l’immagine di lei, di
fronte a lui, così vicina, imprendibile, ma di grande conforto.
Il ricordo di lei, quello non
gliel’avevano tolto e, giurò con se stesso, non gli avrebbero sottratto nemmeno
il resto.
Lui sarebbe tornato da lei,
l’avrebbe ritrovata, a costo di distruggere ogni cosa…
Adagio…
Strizzò gli occhi per darsi una
calmata. Non poteva muoversi adesso; lei era certamente circondata da quei
bastardi dei suoi famigliari e da tutti i falsi perbenisti che continuavano a
dirle quanto lui fosse sbagliato e quanto tutto ciò che aveva passato fosse
colpa sua. Carogne!
Andare da lei ora sarebbe stato
un errore, doveva aspettare; ma un giorno l’avrebbe trovata, sarebbero stati di
nuovo insieme.
Doveva solo aspettare…
Adagio…
Chiudo gli
occhi e vedo te Trovo il cammino che Mi porta via Dall' agonia
Sento battere in me Questa musica che Ho inventato per te
Aprì gli occhi di scatto.
L’immagine di lui, più viva che mai, le bastava chiudere gli occhi per
trovarsela davanti.
“Anche a te succede, vero? Lo so…
Ti conosco bene. Ormai siamo empatici… Ciò che pensa uno è anche nella mente
dell’altro. Possono esserci anche milioni di chilometri fra noi, ma noi saremo
sempre dannatamente uniti. Non è vero?”
Questo pensiero le diede la
forza; si alzò a sedere, guardando fuori dalla finestra.
Aveva smesso di piovere.
Doveva solo aspettare,
adagio…
Se sai come
trovarmi Se sai dove cercarmi Abbracciami con la mente Il sole mi
sembra spento Accendi il tuo nome in cielo Dimmi che ci sei Quello
che vorrei Vivere in te
Con un colpo secco aprì le
persiane. Incurante del freddo, si appoggiò alla ringhiera della finestra. Lei
era lontana, ma nessun maledetto vecchio bacchettone gli avrebbe tolto il
piacere di guardare il suo stesso cielo; di trovare un parvo collegamento con
lei.
“Anche tu lo stai guardando vero?
Lo stesso cielo sotto il quale ti ho detto che tu per me sei l’unica! Ora è
difficile, ma non è finito nulla! Io ci sono, tu ci sei e questo ci basta. Se
poi ci sono dei chilometri a separarci, chi se ne importa! Gli altri possono
dire quello che vogliono, ma noi non possiamo essere separati. Io ti sto
pensando, sempre! Anche tu lo stai facendo? Mi stai pensando? Certo che si… Io e
te ormai siamo come una mente sola, ciò che fa uno, lo fa anche l’altro. Noi
saremo sempre dannatamente uniti!”
Il sole mi
sembra spento
“Ora mi sento tanto sola… Mi
manchi, mi manchi da morire! Tutto è sbiadito, scialbo, mi fa schifo!”
Abbracciami con la mente
“Non dobbiamo avere paura della
lontananza. Basterà pensare l’uno all’altra, sarà come essere vicini, no?”
Smarrita senza di te
“Ti prego ritorna… Senza di te
non sono più io! Sono disperata!”
Dimmi chi sei e ci credero
“Tu sei tu, anche senza di me!
Sei la ragazza più forte di questa Terra!”
Musica sei
“Io e te ci ritroveremo
vero?”
“Succederà! Io e te ci
ritroveremo!”
Adagio
Due cuori, due menti, unite,
nonostante la lontananza. Ma il loro tempo non era arrivato, dovevano ancora
aspettare… Adagio…
8 ANNI DOPO
-Naruto-kun dove sei? Siamo in
ritardo…- disse fra sé e sé la ragazza dai lunghi capelli neri torturando la
borsa coi libri scolastici. Si asciugò poi una goccia di sudore che le cadeva
dalla tempia, quella mattina faceva davvero un caldo insopportabile.
-HINATA! SONO QUI!- in
lontananza, una bicicletta sfrecciava a tutta velocità sull’asfalto bollente,
trovandosi in meno di dieci secondi ad un passo da lei.
-Servizio taxy della mattina ai
suoi ordini principessa! Dove la porto?- il frizzante biondino alla guida della
bicicletta si esibì in una pomposa reverenza.
Ridendo timidamente, la ragazza
si accostò a lui: -Gradirei andare a scuola per favore!- e fece per salire sul
portapacchi.
Il biondo però la bloccò: -Eh no
signorina! Pagamento anticipato!- e, con espressione maliziosa, fece per
avvicinare il viso a quello di lei.
Per tutta risposta Hinata arrossì
lievemente, senza però perdere il suo sorriso: -V-va bene Naruto… Ma
sbrighiamoci…- e avvicinò la bocca alla sua, dandogli il primo bacio della
giornata, primo di una lunga serie…
-NARUTO! COSA DIAVOLO FAI A MIA
SORELLA? E IN MEZZO ALLA STRADA PER GIUNTA! SE TI PRENDO TI FACCIO A PEZZI!-
questo l’urlo in lontananza di Neji, fratello maggiore della ragazza, che, dalla
finestra, li guardava furibondo.
-Wah tuo fratello si è già
infuriato! Diamocela a gambe Hinata!- e, trascinandosi la fidanzata sul
portapacchi, partì a tutta velocità.
Cercando di scostarsi i capelli
dal viso alla bene meglio, la ragazza si rivolse a Naruto: -Rallenta! Finiremo
per farci male!-
Il biondo, per tutta risposta si
mise a ridere: -Rilassati! Non è mica la prima volta che lo facciamo! Tanto più
che siamo in ritardo… A proposito! Chi abbiamo alla prima ora?-
Facendo mente locale, la ragazza
rispose: -Abbiamo inglese con Sabaku-sensei le prime due ore.-
Fu a quel punto che il biondo,
allarmato, si mise a pedalare ancora più forte: -Cavolo! Ci conviene sbrigarci!
Quella pazza della Sensei è capace di mettermi un’altra nota di demerito se
arrivo in ritardo!-
E sfrecciarono come fulmini, in
quella afosa mattina estiva.
Questa song-fic nasce come "prequel" di una fiction
che sto scrivendo ma che, sinceramente, non so se pubblicherò
davvero. Anche se pesno che la cosa sia abbastanza chiara, vorrei
specificare il fatto che i due personaggi della prima parte NON SONO gli
stessi della seconda, ovvero quella seguente la scritta "8 anni dopo". Ho scelto
la canzone "Adagio" perchè si sposa terribilmente bene con l'idea che mi sono
fatta di questa storia, a proposito, spero che l'abbiate letta con la musica in
sottofondo, perchè rende davvero bene. Se la prima parte sembra un po' confusa e
contraddittoria è perchè la sottoscritta ha apposta voluto renderla così, dato
che si tratta dei pensieri di due persone distrutte dal dolore della separazione
e che, ovviamente, non ragionano in maniera coerente. Per quanto c'entri poco
con la prima, la seconda parte ha un suo senso, che verrà fuori quando, e se,
verrà pubblicata la fic vera e propria. Spero vi piaccia!
Un bacione, Rei!
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