Accadde una notte
Odioso! Non avrebbe trovato altro modo per descrivere
quello che le stava succedendo. Persa in una foresta nel bel mezzo della notte
con alle calcagna le due persone che meno avrebbe voluto incontrare… Una maga
fastidiosissima, che non faceva altro che intromettersi nella sua vita da
quando si era trasferita nella sua città… e poi… lei…Un brivido le corse lungo
la schiena. Stavolta si era davvero arrabbiata. Non avevano mai avuto un
rapporto molto semplice, ma stavolta non stava scherzando… Non stava
semplicemente cercando di ‘farla diventare forte’… L’aveva combinata grossa. La
gioia di avere avuto la sua rivincita dopo anni di angherie non era durata che
pochi istanti. Il tempo di incontrare lo sguardo di sua sorella, ed aveva
immediatamente compreso che solo scappare di casa le avrebbe risparmiato una
fine molto poco piacevole…
A
pensarci bene non era quello che pensava di fare da un sacco di tempo? Caricare
la borsa in spalla, partire e fare vedere a tutti ciò di cui era veramente capace…
Restare a casa era frustrante. La sua città letteralmente STRARIPAVA di esperti
nelle arti magiche. Del resto, era o non era la vera capitale della Magia Nera?
Non bastava essere bravi per distinguersi. Realizzare perfettamente un Guard
Flare, cosa non da poco per la sua età, a Zephilia avrebbe significato ricevere
nient’altro che qualche tiepido cenno di assenso, o una caramella da un
professore. A scuola se l’era sempre cavata più che bene, anche se il rispetto
delle regole non era mai stato il suo forte… Ma non era sufficiente… Non era
sufficiente per sentire di essere veramente qualcuno di speciale. E poi,
ovviamente, c’era Luna. Come competere con una che aveva sconfitto un drago con
un coltello da cucina? Certo, sua sorella era più grande di lei, ma a vent’anni
aveva già fatto qualcosa della sua vita… Si sentiva persino dire che Cheipied
la avesse scelta come suo cavaliere… E lei, chi sarebbe stata a vent’anni?
Ancora una stupida apprendista, su cui si sarebbe fatto affidamento solo per
sciacquare le provette utilizzate per gli incantesimi? Una parassita cresciuta
all’ombra della sorella maggiore, di cui metà di Zephil City non avrebbe
conosciuto nemmeno il nome? Non poteva permetterlo!
Non
era per fuggire che se ne voleva andare. Non era per evitare di dover competere
con la sorella e per nascondersi nell’anonimato. Un giorno sarebbe tornata e
sarebbe stata qualcuno, qualcuno che la gente, semplicemente, avrebbe dovuto
prendere in considerazione!
E
non era tanto per la fama, o per il denaro. Anche quelli le interessavano,
certo... Però…
‘Voglio
che la mia vita abbia un significato!’
La
vita degli esseri umani… Poche centinaia di anni, ad essere fortunati…
Cos’altro, se non una breve parentesi in un abisso sconosciuto? Non era stata
lei a scegliere di vivere, ma quella era come un’opportunità che le veniva
offerta… E allora, doveva fare in modo che avesse un senso. La cosa che sapeva
fare meglio era utilizzare la Magia. Se
era quella la sua strada, allora sarebbe diventata potente, anche a costo di
rischiare tutto. Non una maga qualunque, ma la più forte! E con quei poteri,
avrebbe fatto qualcosa di grande!
Questo
era quello che le riusciva facile pensare, al sicuro nella sua camera. Ma non
al buio di mezzanotte, in una foresta sconosciuta, dove le ombre sembravano
mani scure, pronte a strangolarla… Non era facile essere ottimisti con alle
spalle la paura di ciò che un tempo era stato caro, e di fronte il terrore
dell’ignoto.
Ad ogni fruscio, si aspettava che qualche mostro sbucasse
fuori dall’ombra per divorarla. Forse era improbabile… Piuttosto, ci sarebbe
stato da aspettarsi di incontrare dei banditi, in un luogo come quello… La
verità era che non conosceva molto il mondo al di fuori di Zephilia. Certo,
aveva viaggiato un po’ insieme ai suoi genitori, ma non la avevano mai portata
con sé nei viaggi più lunghi, e poi… Era stata tutta un’altra cosa! Viaggiare
con due adulti, e riposare tutte le notti in sicure locande, dove la mercanzia
–i suoi viaggiavano quasi sempre per lavoro- sarebbe stata al sicuro…
In effetti, anche la curiosità di vedere il mondo era uno
dei motivi che la avevano sempre spinta a desiderare di partire. La voglia di
visitare nuovi posti, di verificare in prima persona ciò che aveva studiato sui
libri… di imparare quelle formule proibite di cui tanti testi parlavano ma che
nessuno era più in grado di scagliare da secoli, millenni forse… La curiosità…
non le era davvero mai mancata… Luna diceva sempre che la sua ‘maledettissima’
curiosità l’avrebbe uccisa, un giorno o l’altro… Non le aveva mai dato troppo
peso, ma ora quelle parole risuonavano sinistre nella sua mente…
“Mi chiedo… Che cosa staranno facendo adesso?” La sua voce
le suonò irreale, nel silenzio di tomba che la circondava. Aveva continuato a
chiedersi se stava facendo la cosa giusta… Forse, se fosse rimasta a casa, Luna
si sarebbe semplicemente arrabbiata un po’ e la avrebbe solo costretta a pulire
la sua stanza da letto per qualche mese… Forse dodici anni erano troppo pochi
per mettersi in viaggio da soli… I suoi si sarebbero preoccupati di sicuro,
anche se aveva lasciato loro una lettera di spiegazione. Suo padre lo diceva
sempre, che era giusto che un giorno partisse e si costruisse la sua vita… ma
probabilmente non intendeva così presto… Forse… Forse…
Forse era solo una codarda. La verità era che le
mancavano. E che aveva paura. Paura da morire. Aveva continuato a cercare di
richiamare alla mente le formule di qualche incantesimo d’attacco, ma era a
malapena riuscita lanciare il Lighting che ora brillava sulla punta del suo
pugnale. Eppure era sempre stata coraggiosa, e abile nelle arti magiche… Che
diavolo le prendeva?
La nostalgia, il rimpianto…
Già, ecco che le prendeva… Uniti al buio di strade
sconosciute, quei sentimenti costituivano una miscela pericolosa anche per il
più coraggioso dei cuori…
Sospirò, stringendosi nel mantello. Avrebbe voluto
dormire, ma qualcosa le diceva che non era la cosa più saggia da fare, in un
posto come quello… Sempre che ci riuscisse, ovviamente… Chissà, forse entro
l’alba avrebbe trovato una città ed una locanda… Se solo si fosse portata con
sé una stupida mappa!
‘Grandioso… magari prima che io trovi la città qualche
banda di banditi troverà me! Sempre che io non muoia prima di fame… Potrei
portare via qualcosa a loro…’ Ridacchiò fra sé, a dispetto di se stessa. Faceva
parte del suo carattere non stare a compiangersi troppo a lungo… ‘Sono una
paladina della Legge!!! Consegnatemi il vostro bottino, o assumerò il mio vero
aspetto di guerriera e vi rispedirò tutti nell’oscurità da cui siete venuti con
il mio Dragon Slave!!’ A dire il vero, non era ancora del tutto sicura di saper
padroneggiare un incantesimo di quel livello… Non lo aveva ancora sperimentato,
per dirla tutta… ‘Uh? Ma chissà se una vera paladina della legge si metterebbe
a rubare il bottino di dei ladri…? Ad ogni modo, che importa…? Se loro rubano
agli altri, perché io non dovrei ripagarli con la stessa moneta?… E poi, chi
vuole diventare una paladina della giustizia…? Sai che noia!’ Si bloccò,
sospirando. ‘Già, come se fossi in grado di eliminare un gruppo di banditi con
la mia Magia… Non so nemmeno bene come me la cavo in combattimento… E’ proprio
vero, le arti magiche sono una cosa che si impara davvero solo sul campo, e non
con la teoria…’ Aveva affrontato con successo diversi duelli di magia, nel
corso di quell’anno, ma di certo non era la stessa cosa lottare contro i suoi
compagni di corso, sotto l’attento controllo dei professori, o vedersela con
qualche brutto ceffo del quale non era sicura nemmeno di riuscire a comprendere
l’abilità… Aveva provato a convincere Luna a portarla con sé in qualche
missione, ma la sorella si era sempre rifiutata, perché non voleva averla fra i
piedi durante il combattimento. ‘Aspetta e vedrai, Luna, verrà il giorno in cui
dovrai chiedere il mio aiuto per… per… per proteggere la terra!!’
E la protettrice della terra raggelò improvvisamente, solo
per aver sentito un rumore alle sue spalle. Stavolta non se lo era immaginato…
Che diavolo…?
“C- chi è? Non fate scherzi, sono un’esperta di Magia
Nera…” Cercò di non ascoltare la sua mente che le diceva che probabilmente
mentire non le sarebbe servito a nulla, perché chiunque si trovasse dietro quel
cespuglio avrebbe facilmente tirato le somme trovandosi di fronte ad una
dodicenne…
Un coniglio, che
sembrava più impaurito di lei, schizzò improvvisamente fuori dalla boscaglia,
per gettarsi immediatamente al sicuro fra le ombre del bosco, dall’altra parte
del sentiero.
La ragazza tirò un profondo sospiro di sollievo. ‘Mi
chiedo, che diavolo è stato a spaventare così quel povero animale?’
Improvvisamente, le parve di udire un altro rumore, più soffocato. E veniva
dagli alberi dai quali si era allontanato l’animale spaventato. Si concentrò
sulla fonte del suono. Sin da quando era piccola, il suo udito era sempre stato
eccezionalmente buono. Voci… erano sicuramente delle voci! Qualcuno doveva
essere accampato non molto lontano da lì… e sembrava che fosse un gruppo
piuttosto numeroso…
La ragazza si guardò intorno, indecisa… La curiosità di
andare a vedere era così tanta…
Improvvisamente, però, notò che il sentiero che stava
percorrendo stava, in effetti, giungendo al termine. Prima, persa fra i suoi
pensieri, non se ne era resa conto, ma la piccola strada, qualche centinaia di
metri più avanti, si apriva su una vasta prateria… Dove sarebbe riuscita
perfettamente a tenere d’occhio il paesaggio che la circondava… Dove nessuno
sarebbe potuto sbucare dalle ombre cogliendola di sorpresa… Dove, forse,
avrebbe trovato una città… un letto… del cibo… Il suo stomaco emise un rombo
significativo. Era dal pranzo del giorno prima che non toccava cibo… Accidenti
a Luna, non poteva scoprirla dopo cena? Così si era dovuta mettere in viaggio
nel tardo pomeriggio, mentre i suoi erano al lavoro, e, finché c’era stata
luce, non aveva avuto il coraggio di fermarsi, per paura che la sorella la
raggiungesse. E, scesa la notte, si era ritrovata in quel bosco, a miglia dalla
civiltà.
La ragazza tornò a guardare il termine del sentiero… E
quindi il limitare degli alberi, dove aveva udito le voci…
‘Avanti, ragazza, non è una scelta difficile…’ Le
bisbigliò la sua mente. ‘Una via ti porterà alla salvezza, al riposo, al CIBO…’
Conoscendola, la sua mente insistette su questo particolare… ‘L’altra, chissà
dove… Forse alla morte. E’ un modo dignitoso, questo, per porre fine ai tuoi
viaggi? Vuoi finire ancora prima di avere iniziato, sepolta in una foresta
sconosciuta, dove nessuno mai ti troverà? Un cadavere anonimo, morto in modo
stupido, che nessuno mai ricorderà… Avanti, a che sono serviti tutti gli
insegnamenti ricevuti in questi anni?’ Uhm… Validi argomenti…
Senza più esitazioni, la ragazza prese un profondo respiro
e… si inoltrò più a fondo nel bosco, in direzione delle voci. ‘AAAAH! Stai
facendo una cosa STUPIDA, te ne rendi conto? Torna indietro, torna indietro
finché sei ancora in tempo! Ti perderai! Ti uccideranno!’
“Avanti, starò attenta… Cos’è la vita senza qualche
piccolo rischio?” Zittì la sua mente in un bisbiglio e spense, per prudenza, la
luce del pugnale. La prospettiva di fare qualcosa di diverso dal camminare
senza meta in quella foresta aveva risvegliato in lei quello spirito
d’avventura che quella sera era parso sopito, sotto la paura.
A mano a mano che avanzava fra gli alberi, le voci si
facevano più distinte. E cominciava a scorgere anche delle luci… Dei falò
accesi per cuocere del cibo, a giudicare dall’odore che si spandeva nella zona…
Il suo stomaco gorgogliò, ancora una volta. ‘Magari… Magari potrei provare a
portare via qualcosa… Sono piccola, dovrei riuscire a non farmi vedere…’
La voglia di sgattaiolare in mezzo al gruppo accampato le
passò immediatamente, quando fu sufficientemente vicina da scorgere i loro
volti. Se i banditi avevano una precisa fisionomia, quelli dovevano ricalcarla
a pennello… Quello che le si presentava di fronte era un vero compendio di
facce poco raccomandabili… Certo, le avevano sempre insegnato a non giudicare
dalle apparenze, però in quel caso si trovava di fronte a persone che in
nessuna situazione avrebbe volentieri salutato con una stretta di mano… Erano
armati fino ai denti, e l’ammasso di bottino che si stavano dividendo le
lasciava pochi dubbi circa il mestiere che potevano fare. Di certo, si disse,
si sarebbe stupita se avesse scoperto che si trattava di dei mercanti…
Si guardò attorno, considerando rapidamente la scena che
le si presentava davanti. Una trentina di persone, probabilmente. Altre armi,
ammucchiate in un luogo sorvegliato a vista. Bottino. Non sembrava che ci
fossero altri uomini nascosti nella boscaglia. Dovevano essere abbastanza
sicuri di sé, anche se non stupidi. Diverse guardie sembravano pattugliare i
margini della radura in cui si trovavano, ma nessuna abbandonava la luce dei
fuochi… Erano attenti ad eventuali attacchi esterni, ma non eccessivamente
preoccupati, quindi… Segno che quella doveva essere la loro zona… Una zona che
avevano già chiarito appartenere a loro, e a loro soltanto. No, decisamente non
dovevano essere gli ultimi sprovveduti del pianeta…
Sospirò. Anche se fosse riuscita a zittire una delle guardie
di pattuglia e a prendere qualcosa, era improbabile che poi sarebbe riuscita a
sfuggire a trenta uomini armati. E le sembrava un po’ azzardato pensare di
affrontarli tutti… Senza contare che, se la avessero vista, anche se fosse
riuscita a scappare avrebbero continuato a inseguirla per fargliela pagare…
Quella sembrava gente che si legava le cose al dito…
Era ancora indecisa sul da farsi, quando il suo sguardo
incontrò un’insegna… E dovette premersi entrambe le mani sulla bocca, per
soffocare un grido.
Un’aquila… trafitta da una freccia… Quelli… quelli erano…
Non c’era mercante che non li conoscesse, a Zephilia… La
banda dell’Aquila Bianca… Erano i più veloci, e i più sanguinari. Raramente
qualcuno che li aveva incontrati sulla sua strada era stato in grado di
raccontarlo. Alcuni sapevano utilizzare anche le arti magiche, ma per lo più
era sufficiente la loro forza bruta. Persino gli altri fuorilegge li temevano.
E si diceva che facessero cose TERRIBILI ai prigionieri…
Se prima aveva avuto qualche dubbio, ora era DECISAMENTE
sicura sul da farsi. Se ne sarebbe tornata sulla sua strada senza voltarsi
indietro, e al diavolo l’idea di procurarsi del cibo! Anche se aveva a
disposizione poco denaro, si sarebbe procurata qualcosa nella città successiva,
PER QUANTO LONTANA potesse essere! La banda dell’aquila bianca? Solo un folle
avrebbe scelto di affrontarla!
Indietreggiò cercando di essere il più silenziosa
possibile, quindi si voltò e cominciò a correre come una furia. Ma la sua fuga
fu molto breve…
“Ouch!” Emise un gemito di dolore, mentre veniva sbalzata
a terra dall’impatto con un’armatura di cuoio. Qualcuno era improvvisamente
sbucato sulla sua strada.
“Che cosa ci fa un ragazzino in giro da solo a quest’ora
della notte?” Chiese una voce dal tono basso.
DANNAZIONE! La avevano scoperta! La avevano scoperta! Però
quel tizio sembrava solo… Forse gli altri stavano arrivando, ma se lei fosse
riuscita a sistemarlo e a fuggire prima…
L’uomo che la aveva urtata si avvicinò e si abbassò,
inginocchiandosi di fronte a lei. “Oh? Mai sei una ragazza?” Chiese, stupito,
mantenendo basso il suo tono di voce. “Hai il seno così piatto che all’inizio
non lo avevo capito…”
La frase sbagliata, decisamente. Dimentica della paura, la
ragazza piantò un ceffone al supposto bandito. “Come ti permetti???!!?!”
Dovette mordersi il labbro per aver alzato la voce più di quanto non avrebbe
voluto… Fortunatamente l’accampamento dei banditi non era più così vicino… La
prudenza non era mai stata il suo forte, era vero, ma soprattutto quello era un
tasto che non andava toccato in sua presenza…
Era… sensibile alla cosa, dopo aver subito a questo
proposito, a Zephilia, le battute di sua sorella, e di una buona parte dei suoi
compagni di classe (questo, a dire il vero, solo prima di aver imparato a
scagliare la Palla di Fuoco...).
Il suo interlocutore perse a sua volta l’equilibrio, e
finì, proprio come lei, con il sedere a terra. Pensò di provare a fuggire, ma
purtroppo il bandito le bloccava la strada. E poi, rischiava che desse l’allarme,
sempre che non lo avesse già fatto. A quanto pareva, doveva lottare per
uscirne. Dopotutto, ora che lo guardava bene, quel tizio le sembrava alla sua
portata. Non era in grado di giudicare bene, visto il buio, ma le sembrava che
non dovesse avere più di sedici o diciassette anni… Probabilmente, era appena
entrato a far parte della banda, ed ora stava affrontando un periodo di prova…
Bè, peccato per lui! La sua appartenenza al gruppo dei banditi sarebbe stata
più breve di quanto non aveva pensato.
Mentre era persa in quelle riflessioni, l’interessato si
era rialzato, e la stava guardando ad occhi spalancati, massaggiandosi la
guancia… “Alla faccia dell’essere permalosi… Ne hai di forza, per una ragazzina
della tua età… Avresti potuto fare strada come mercenaria… E’ un vero peccato
che tu sia capitata in un posto come questo…” Si grattò la sua testa di corti
capelli biondi. “Un vero peccato…” Ripeté, portando la mano all’elsa della
spada a due mani, che pendeva in un fodero legato lungo la sua schiena.
“Umhp!” Fu l’unico commento della ragazza. La classica
frase del tipo ‘Sei forte, è un peccato che tu mi abbia trovato sulla tua
strada… Perché ora ti ucciderò, io, il più forte, il più temuto, il più potente
di tutti gli uomini!’ Bla bla… Testosterone… Guarda che banalità faceva dire…
Quel tizio doveva aver studiato le sue battute in qualche romanzo di appendice…
Sospirando, la ragazza si rialzò, ponendo a sua volta mano alla spada corta che
aveva con sé. Non era prudente usare la magia, dall’accampamento avrebbero
potuto sentirla. Preferiva evitarlo, dal momento che quel tizio non sembrava
avere intenzione di dare l’allarme… Evidentemente pensava che se la sarebbe
cavata facilmente da solo e che avrebbe potuto mettersi in buona luce con il
suo capo… Bè, lei aveva altri programmi…
“Senti, ragazzina…” Ragazzina… Quanto lo detestava… “Non
voglio farti del male… Sei giovane, e non saresti in questa situazione, se solo
non avessi imboccato la strada sbagliata… Se collabori, non ti torcerò un
capello.” Certo, collaborare e farsi portare trionfalmente come ostaggio dal
suo capo… E poi- rabbrividì- subire cose alle quali preferiva non pensare, per
essere comunque uccisa, alla fine… Questo non rientrava decisamente nei suoi
piani…
“Senti tu, bello mio. Sono affari miei, se ho scelto di
seguire il sentiero che mi ha condotto qui, invece che un altro… E dato che
probabilmente non c’è verso che tu mi lasci andare, ce la vedremo in un
combattimento, solo tu ed io… O hai paura?” Parlando di testosterone… il
miglior modo per far fare qualcosa ad un uomo era chiedergli se aveva paura…
Così si sarebbe sentito punto nel suo ‘orgoglio virile’ e avrebbe evitato, in
ogni modo, di chiamare i suoi compagni ad aiutarlo.
“No, non posso lasciarti andare, ora… Perché so che rovineresti
tutto il piano.” Uh? Quindi quei fuorilegge stavano architettando qualcosa…
Probabilmente non volevano che si sapesse in giro che si trovavano in quel
luogo… “Però…” Eh? Il suo tono si era improvvisamente incupito… Doveva stare
attenta, stava reagendo in un modo strano… O, almeno, non come avrebbe reagito
un qualsiasi bandito offeso nel suo orgoglio maschile… Forse era più furbo di
quanto pensasse, e voleva cercare di imbrogliarla… “Te l’ho detto, non mi
sembra giusto fare del male ad una ragazzina indifesa…”
“Nessuno ha detto che sono indifesa.” Puntualizzò lei. “E,
ad ogni modo, a me invece sembra giusto fare del male a te, per cui puoi
scegliere… Resta fermo a farti uccidere, oppure difenditi, perché io non sto
scherzando.” Qualunque fossero le intenzioni del bandito, ora era stato
avvisato. Sarebbe stato un combattimento leale. Si preparò ad attaccare.
L’altro sospirò, ed estrasse la spada. E così… era bastato
poco a fargli cambiare idea, eh? “Cercherò di metterti fuori combattimento
senza danneggiarti troppo. Sei coraggiosa, a non chiamare aiuto… Che strano,
però… Non hai l’aria della fuorilegge. Mi sembri una persona leale…”
La ragazza batté le palpebre. “Ehi, aspetta un momento…
che cosa vorresti dire?”
Il giovane batté le palpebre, a sua volta. “Bè, intendevo…
a prima vista non sembra proprio che tu possa far parte della banda dell’Aquila
Bianca…”
La ragazza abbassò lievemente la spada. “Ma tu… chi sei?”
Chiese, mentre un dubbio le si presentava alla mente…
“Eh?” Ancora una volta, il suo interlocutore batté le
palpebre.
“Voglio dire… Non fai parte della banda dell’Aquila
Bianca?” Poteva essersi trattato di un equivoco…? Ma allora chi…?
Il ragazzo abbassò la spada e si grattò la testa. “Bè,
dovresti conoscere i tuoi compagni di banda…”
La ragazza prese un profondo respiro. Quel tizio non
doveva essere particolarmente brillante… “Io NON faccio parte della banda
dell’Aquila Bianca.” Spiegò. “Mi dispiace di averti minacciato, ma…”
“Oh, vuoi dire che hai deciso di tornare sulla retta via!”
Le rivolse un sorriso genuino. “Ma questa è una splendida notizia!”
“Non ne ho mai fatto parte, cretino!!!!” Fu costretta ad
imporsi di non gridare. Parlare con quel tizio le prosciugava tutte le sue
energie. “Si è trattato solo di un equivoco. Tu pensavi che io facessi parte
dei banditi, io pensavo che TU facessi parte dei banditi, ma ci sbagliavamo
entrambi, è chiaro?”
“Oh… Ma in questo caso… Che ci fa una ragazzina sola, nel
cuore della notte, vicino ad un covo di banditi?”
“Non sono una ragazzina…”Precisò, in primo luogo. “Stavo
rientrando a casa, volevo tagliare per il bosco per fare prima, ma mi sono
persa, e sono capitata qui. Stavo appunto cercando di allontanarmi senza farmi
sentire, quando ci siamo scontrati.” Mentì, perché non le andava di mettersi a
raccontargli tutta la storia, in quel momento… Aveva pensato di aggiungere che
non era sola, che qualcuno dei suoi familiari era nei paraggi, nel caso gli
fossero saltate in testa strane idee… ma non lo fece. Forse era avventato, ma
quel ragazzo le sembrava una brava persona.
“Oh, capisco.” Rinfoderò la spada. Evidentemente, anche
lui si fidava. “Bè, faresti davvero bene ad allontanarti, ragazzina, perché
questo è un luogo molto pericoloso…”Le sorrise. “E poi, la tua famiglia sarà
preoccupata…”
Il sentir parlare della sua famiglia le provocò una lieve
fitta al cuore, ma cercò di ignorarlo. “Come ho già chiarito, ‘ragazzino’,
questi non sono affari che ti riguardino…” Inarcò un sopracciglio. “E poi…
Evita il comportamento da mamma… Anche se non fai parte della banda dell’Aquila
Bianca, non ho ancora la certezza di potermi fidare di te. Che cosa ci fai in
un posto simile nel cuore della notte, tanto per cominciare?” Cercò di mettere
meglio a fuoco il suo volto, per capire se si trattava di qualcuno che potesse
conoscere, ma il buio glielo impedì.
Il ragazzo batté ancora una volta le palpebre. “Che
lingua… Sei sveglia per l’età che hai, eh?”
La ragazza sospirò, sperando che la smettesse, una buona
volta, di deviare la conversazione dall’argomento principale. “Rispondi alla
domanda.” Disse, semplicemente.
“Bè, è molto semplice, io dovevo… OH, ACCIDENTI!” La
ragazza si gettò su di lui e gli tappò la bocca, pregando che nessuno lo avesse
sentito. “Sei pazzo, forse? Urlare a quel modo… Vuoi farci scoprire?” Si rese
conto in quel momento che non era stato per nulla intelligente fermarsi a
parlare in quel luogo…
Il giovane rimosse la mano della ragazza per parlare.
“Scusa, scusa… E’ che… parlando con te mi ero scordato del mio compito…”
La giovane maga assunse un’aria interrogativa. “Sono qui
con mio padre ed un gruppo di mercenari…” Spiegò l’altro. “La città di Cursen
ci ha ingaggiati per combattere la banda di ladri che imperversa nella zona, ed
io sono stato mandato a controllare che non ci fossero guardie nascoste nella boscaglia…
Si staranno chiedendo dove mi sono cacciato.” Sospirò. “Mio padre sarà furioso,
lui non è uno che tollera facilmente gli errori, nemmeno da parte dei suoi
figli.”
“Tuo padre ti ha mandato fino a qui da solo?” La ragazza
si stupì. Lo sapevano tutti quanto era pericolosa quella banda di banditi…
Il giovane annuì. “Già… Vedi, dice che devo fare
esperienza. E, comunque, non me la cavo male con la spada, te lo assicuro.” Sì,
si era già accorta che doveva essere piuttosto in gamba dalla posizione che aveva
assunto quando erano stati sul punto di lottare. Ciò non toglieva che… “Può
anche darsi, ma questi banditi non sono gente che scherza, immagino che tu lo
sappia…”
“Oh? Sono così famosi?” La ragazza sospirò, portandosi una
mano alla fronte. Li avrebbe conosciuti anche un bambino di tre anni… “Farai…
meglio ad andare… I tuoi compagni hanno bisogno di te, no?”
Il ragazzo fece spallucce. “Hai ragione.” Fece per
allontanarsi, quindi… “E tu?”
La maga batté le palpebre. “Uh?”
“Voglio dire… E’ pericoloso che resti qui da sola… Forse
dovresti venire con me… Finito il combattimento potremmo riaccompagnarti a
casa…”
La ragazza agitò una mano in segno di noncuranza. “Sarò
più al sicuro lontano da qui, che coinvolta nella vostra lotta. E comunque, ho
capito dove mi trovo e sarà facile arrivare sino a casa.” Mentì nuovamente,
perché aveva idea che se avesse finalmente detto la verità non sarebbe più
riuscita a toglierselo dai piedi… “Auguro anche a te di tornare sano e salvo.”
Concluse, si voltò per andarsene e…
“Credo che nessuno di voi andrà da nessuna parte.”
Dieci minuti più tardi, si trovavano seduti a terra,
legati schiena contro schiena, nel bel mezzo dell’accampamento dei banditi. Il
suo compagno di sventure doveva avere un bel po’ di lividi sul volto, anche se
da quella posizione non poteva vederlo. La maga si era trovata con le mani
legate ancor prima di avere il tempo di realizzare che erano circondati, ma lo
spadaccino aveva cercato di opporre resistenza. Aveva avuto ragione, era
davvero in gamba. Aveva tenuto testa da solo a tre uomini grandi e grossi, non
aveva mai visto nessuno maneggiare una spada in quel modo… Ma non era bastato.
Erano in troppi, e alla fine avevano avuto la meglio su di lui… E gliela
avevano fatta pagare per avere cercato di opporsi…
La maga sospirò. ‘Perché devono capitare tutte a me?’
Uno dei banditi, probabilmente il capo, le si parò di
fronte. “Dove sono?” La ragazza alzò gli occhi verso di lui. “Di che parli?”
Chiese, cercando di mantenere ferma la voce.
“I vostri compagni… Dove sono? Abbiamo setacciato la zona
palmo a palmo, e non c’è traccia di loro…”
La voce dello spadaccino risuonò alle spalle della
ragazza. “Papà non è stupido. Sicuramente avrà ordinato ai suoi di cercare un
altro nascondiglio, quando ha visto che ero stato catturato. Si staranno
organizzando per darvi una bella lezione!” La maga notò una punta di amarezza
nella sua voce… Era perché avevano rovinato il piano dell’attacco a sorpresa, o
forse temeva che suo padre lo avesse abbandonato lì?
“Interessante…” Il bandito si spostò di fronte a lui. “E
secondo te pensano ancora di poter vincere, ora che non possono più coglierci
di sorpresa?” A queste parole, la ragazza sentì il corpo dello spadaccino
irrigidirsi… E cominciò a provare un certo senso di colpa… Dopotutto, era stata
anche colpa sua se li avevano scoperti… Si morse il labbro. A che cosa
servivano i rimorsi? Non potevano portare riparo al danno fatto! Doveva cercare
un rimedio, piuttosto! Da allora in poi, si ripromise, avrebbe fatto in modo di
non provare più nessun rimpianto! Avrebbe agito, così da non doversi dolere poi
di non averlo fatto. Avrebbe guardato… avanti! Non al passato!… Per qualsiasi
cosa…
Sentì che il bandito si abbassava, così da poter guardare
l’altro prigioniero negli occhi. “E immagino che tu sappia, ragazzo, dove
avevano intenzione di riparare in un caso come questo…”
“Anche se lo sapessi non lo verrei certo a dire a te…” Si
morse nuovamente il labbro, sentendo che allo spadaccino veniva piantato un
sonoro calcio nello stomaco. Quel bandito cominciava a darle sui nervi…
“Forse…” Si spostò di nuovo di fronte a lei. “Forse se
usassi altri argomenti ti decideresti a parlare…” Le si avvicinò. “Questa bella
ragazzina è la tua fidanzata, hm?” Le passò una mano sulla guancia.
“Lei non c’entra!!!” Ruggì il ragazzo.
“Non…” Iniziò la maga.
“Sì, ragazzina?” Sogghignò il bandito. Era troppo, non
poteva più trattenersi… “NON PROVARE AD AVVICINARTI, BRUTTA CARIATIDE
PELATA!!!!”
Il bandito fece due passi indietro, per lo stupore, e
buona parte dei banditi che li circondavano scoppiò in una sonora risata.
“Come… COME TI PERMETTI?” Chiese, dopo aver riacquistato
il dono della parola, il volto di diverse tonalità più rosso.
“Ma guardatelo!” Proseguì lei, la rabbia che superava di
gran lunga la paura, ormai. “Arrossisce come un tredicenne! Non pretenderai che
ti prendiamo sul serio, non è vero? Faresti meglio ad andartene in pensione,
dammi retta!” I banditi attorno alla coppia legata credettero di morire dalle
risate… Nessuno aveva mai osato nemmeno contestare il loro capo, ed ora una
ragazzina… Lo spadaccino era semplicemente troppo sconvolto dalla giovane maga
per poter reagire in qualsiasi modo… “Non vorrei dirtelo…” Le bisbigliò. “Ma
secondo me ci farai ammazzare…”
Il capo dei banditi ora sembrava un vulcano sul punto di
esplodere. Ridotto a quel modo, sembrava invitare la giovane maga a continuare…
“E poi, si è mai visto un bandito decente che è costretto a prendere degli
ostaggi per battere un manipolo di mercenari? Se avevi tutta questa paura di essere
sconfitto…”
Il ragazzo legato alle sue spalle sospirò, raccomandando
la sua anima a qualsiasi divinità avesse la pietà di ascoltarlo in quel
momento…
“…POTEVI BENISSIMO RESTARE A CASA CON LA TUA MAMMA A FARE
LA CALZETTA!!!!”
“Grandioso. Siamo morti.” Fu il solo commento dello
spadaccino.
“T- tu…” Il bandito sembrava avere perso l’uso della
parola. La sua espressione sprigionava furia omicida. Persino i suoi compagni
si erano zittiti, e sembravano quasi spaventati dalla reazione del loro capo.
“Pensi che io abbia paura?” Oh- oh… Aveva pronunciato la
frase fatidica… “Staremo a vedere se ho paura… Inviterò i vostri compagni ad
uscire. Combatteremo lealmente… Con voi due in palio. E dopo che avremo vinto,
sarò io ad occuparmi PERSONALMENTE di te… E poi vedremo CHI sarà spaventato…”
Avanzò a grandi passi, fino al centro dell’accampamento.
“Avete sentito? Vi offriamo l’opportunità di vedercela da uomini! Avete cinque
minuti per uscire! Altrimenti uccideremo il ragazzo, e poi la mocciosa!
Decidete!” Gridò, con tutto il fiato.
“E’ andata meglio di quello che sperassi… Sembra che ci
sia caduto…” Bisbigliò la ragazza, alle orecchie del compagno.
“Ragazzina, io… io non sono certo che mio padre uscirà
allo scoperto…” Fu il commento amaro dello spadaccino.
La maga batté le palpebre. “Sei suo figlio… Come
potrebbe…”
Il giovane sospirò. “Non stasera… Stasera per lui sono
solo un qualsiasi mercenario al suo servizio… Un mercenario che si è fatto
catturare stupidamente, e la cui stupidità non dovrà in alcun modo compromettere
la sicurezza del gruppo… o la buona riuscita della missione…” Il suo tono si
incupì. “Anche se questo dovesse costarmi la vita…”
“La tua vita vale cento volte più della riuscita di una
stupida missione!” Scattò la ragazza. Che senso aveva sacrificare una vita per
lo stupido ‘orgoglio professionale’? Gli uomini potevano chiamarla ‘morte
eroica’, per lei era solo un modo sciocco per porre fine all’unica esistenza
che agli esseri umani era concesso vivere. In quel momento si ripromise che non
avrebbe mai fatto parte di un gruppo di mercenari, vendendo la sua vita per
denaro. Avrebbe reso conto della propria esistenza solo a se stessa! E ne
avrebbe fatto tesoro!
“Tu… Lo pensi davvero…?” Il tono dello spadaccino le
sembrava… stupito…
Stava per rispondergli che sì, lo pensava, e le avrebbe
fatto piacere fare presente la cosa anche a suo padre, se mai lo avesse
incontrato, quando…
“YU-UUUUH! Arriva la cavalleria!!!” Si trovò a gridare. Un
gruppo di una ventina di uomini stava correndo fuori dalla boscaglia,
gettandosi da tutte le direzioni sui banditi. “Hai visto? Ero certa che non ti
avrebbe abbandonato!”
La lotta si risolse in una grossa rissa, che alzò in
brevissimo tempo una polvere al di là della quale ai due giovani non era
possibile scorgere nulla.
“Ragazzina… Chi sta vincendo?”
“Come faccio a saperlo…? Non si vede un accidente e…
AAAH!” Un’accetta si era appena piantata sul palo al quale si trovavano legati,
mancando di pochi centimetri le loro teste. L’arma fu ben presto seguita da una
figura, emersa dalla polvere. Un uomo alto, dalla carnagione chiara, i capelli
biondi e gli occhi grigi, freddi come il ghiaccio.
“Dove diavolo ti eri cacciato? Non lo vedi che abbiamo
bisogno di te?” L’uomo afferrò l’accetta e la utilizzò per tagliare le corde
che li tenevano prigionieri.
“Papà! Siete venuti a salvarci!” Il tono dello spadaccino
era molto più sollevato.
“Devi chiamarmi ‘comandante’, ragazzo, come tutti gli
altri… E sappi che sono stati i miei sottoposti ad insistere. Fosse stato per
me, avremmo aspettato ad attaccare… Così rischiamo grosso…”
“S- scusami p… ehm… comandante…”
“Sono molto arrabbiato per il modo in cui ti sei fatto
catturare. Non sperare di cavartela con qualche allenamento extra, stavolta. Ed
ora muoviti, e dì a questa mocciosa di allontanarsi. Non so chi sia e non mi
interessa, ma non voglio che intralci il nostro combattimento.”
Mocciosa? Sembrava che quella sera fosse destinata ad
incontrare persone irritanti… “Non mi sembra proprio di essere mai entrata ai
suoi ordini! Me ne andrò quando riterrò giusto farlo!” Gli sbottò contro.
Lo spadaccino si trovò nuovamente ad essere stupito. Non
erano molte le persone che avrebbero avuto il coraggio di parlare così a suo
padre…
Fortunatamente, il comandante non sembrava in vena di
discussioni. “Resta pure a farti uccidere, allora!” Le rispose, dopo un attimo
di silenzio. “Sai quanto me ne può importare! E tu, muoviti!” Si rivolse al
figlio.
“Non prendertela.” Le bisbigliò quello, passandole accanto
senza voltarsi, per raggiungere il combattimento. “Non è sempre così, si sente
solo responsabile del pericolo che stanno correndo i suoi sottoposti…” Con
questo, si allontanò, perdendosi nella mischia.
La maga non era del tutto sicura che il senso di
responsabilità fosse un motivo sufficiente per trattare a quel modo un figlio…
Ma, in fondo, non erano affari che la riguardavano.
Sospirò. “E ora, che faccio?” Forse le sarebbe davvero
convenuto andarsene. Le seccava un po’ pensarlo, ma probabilmente quei
mercenari non se la sarebbero cavata. I banditi avevano la superiorità
numerica, e gli altri non potevano nemmeno contare sul vantaggio del fattore
sorpresa… Decisamente non le conveniva trovarsi ancora lì al termine del
combattimento… Tuttavia…
Un’idea le balenò nella mente. Quei banditi avevano dei maghi
fra loro. Maghi significava ingredienti per scagliare incantesimi... radunati
in grande quantità... e alcuni dei quali esplosivi…
Improvvisamente, si gettò anche lei nella polvere generata
dalla mischia. Con un po’ di fortuna, sarebbe riuscita a distrarre i banditi
abbastanza da permettere ai mercenari di avere la meglio. Un’esplosione, forse,
avrebbe fatto pensare loro di essere attaccati anche da un altro fronte… Li
avrebbe fatti dividere e disperdere… Sì, era la soluzione giusta!
Cercando di evitare di essere coinvolta nella lotta,
strisciò sino al luogo dove si ricordava di aver visto ammucchiate le armi…
Eccole! Un gruppo di sacche, radunate in un angolo. Le aprì in fretta,
annusando e tastando il contenuto, e sperando di non sbagliarsi, data la scarsa
visibilità e la incredibile confusione.
“Estratto di drago!!! E’ proprio quello che cercavo!”
Trascinò il grosso sacco fino a trovarsi ad una certa distanza dal luogo dove
la lotta imperversava. “Ed ora…” Aveva già preparato la formula che le serviva
e proteso le mani per scagliarla, quando le venne in mente un particolare.
L’esplosione avrebbe potuto attirare un numero anche consistente di banditi
nella sua direzione. Ce l’avrebbe fatta a scappare in tempo?
Rifletté per qualche istante in silenzio, quindi… “Al
diavolo! Nessun rimpianto!” Si allontanò quanto poteva dall’ingrediente
esplosivo e… “PALLA DI FUOCO!” Scagliò l’incantesimo senza battersi le mani di
fronte al petto, come avrebbe fatto di solito per aumentarne la potenza. Una
sfera infuocata di media dimensione incontrò l’estratto di drago… e ai presenti
fu possibile ammirare uno dei più begli spettacoli pirotecnici mai realizzati.
Fra i banditi si diffuse immediatamente il panico.
“E ora… Gambe!!!” La ragazzina, senza aspettare di
osservare il seguito, si scagliò verso la foresta. Poteva sentire alle sue
spalle la confusione aumentare. Grandioso! Il suo piano stava funzionando! E
anche lei ce l’aveva quasi fatta, ancora pochi passi e sarebbe stata al sicuro
fra la vegetazione…
“Ferma dove sei!” Fece appena in tempo per balzare fuori
dalla traiettoria di un pugnale. Si voltò di scatto. Di fronte a lei c’era un
gruppo di cinque o sei banditi, con sulle spalle alcuni sacchi di bottino. Fra
di loro, riconobbe la stazza del capo… “Sei stata tu, maledetta… Sei stata tu a
giocarci questo scherzo…” Il capo avanzò, lasciando a terra il bottino ed
estraendo una sciabola. “Noi siamo costretti a fuggire, ma prima tu la pagherai
molto cara…” Aveva il volto livido di rabbia. La ragazza ebbe l’impressione che
voltargli le spalle per provare a svignarsela non sarebbe stata una grande
idea… Le restava solo una cosa da fare…
Cercò di richiamare alla mente qualche incantesimo
d’attacco.
“Avrei dovuto ucciderti subito… Dovevo immaginare che
saresti ricorsa a qualche trucchetto sleale per filartela…”
“Ma davvero?” Ribatté lei. “E tu credi davvero che io
venga a farmi dare delle lezioni di lealtà da dei banditi? Per quel che ne so,
voi siete peggio di me…”
“Oh, povera piccola… E tu volevi punirci per la nostra
malvagità, non è vero? Visto il tuo senso della giustizia, dovrai stare attenta
a catturarci senza farci del male, per consegnarci alle autorità…”
Improvvisamente, le venne una gran voglia di dare una
sonora lezione a quell’uomo. “Mi dispiace, ma per voi il discorso non è così
semplice. Con voi il senso di giustizia non conta perché…” Si concesse un
sogghigno, e puntò il dito verso di lui. “I malvagi… non hanno diritti.”
Indietreggiò ed iniziò a recitare una formula. Non lo
aveva mai provato in prima persona, ma sapeva che il suo potere era devastante.
Da sola contro sei uomini non aveva troppe alternative… Non sarebbe stato
troppo forte, dato che per lei era la prima volta, ma, con un po’ di impegno da
parte sua, sarebbe stato sufficiente… E, in quel momento, era la sua ultima
risorsa.
“Più oscuro del
crepuscolo…” Un energia indefinibile, fortissima… “… Più rosso del flusso del sangue…” La magia scorreva in lei… “…Tu, il cui potere è sepolto nella marea del tempo…”Si fondeva con lei… “Nel Tuo grande nome…” Con quel potere,
sentiva di essere in grado di cambiare il mondo… “Mi impegno verso le tenebre affinché tutti i nemici tanto folli da
mettersi contro di me vengano sconfitti dal dono concesso a queste mie
immeritevoli mani, per il potere che tu ed io possediamo…”
Ora, avrebbero visto cosa significava sfidarla…
“DRAGON SLAVE!!!!”
Un’esplosione, grida… Quando tutto fu finito, ebbe il
coraggio di aprire gli occhi per vedere che cosa aveva combinato. “Bè…”
Commentò, grattandosi la testa. “Come potenza ci siamo, ma temo che dovrò fare
qualcosa per la mira…” Non aveva centrato pienamente il suo obiettivo, e il
colpo aveva raso al suolo un bel po’ di alberi… Questo non l’aveva calcolato…
Comunque, i suoi avversari erano sistemati.
Con la coda dell’occhio, notò che i sacchi di bottino
erano ancora intatti. Ci rifletté un po’, quindi si avvicinò e caricò sullo
spalle quello che era stato in mano al capo. Dovevano esserci gli oggetti più
preziosi e lei, dopotutto, aveva bisogno di denaro… “Però… Non è un brutto modo
per guadagnare soldi in fretta… In fondo, non erano così forti come poteva
sembrare…” O, forse, i canoni di un abitante di Zephil City erano un po’ fuori
dalla norma…
Un bandito ai suoi piedi si mosse lievemente. “Oh? Sei
ancora cosciente?” La ragazza batté le palpebre. Al suono della sua voce, il
bandito aprì gli occhi di scatto, e trovò la forza di indietreggiare,
strisciando al suolo.
La ragazzina gli rivolse un sorriso che non riusciva a
dissimulare ironia. “Non ti spiace se ne prendo un po’, vero?” Sollevò il
sacco, così da farglielo vedere. “Ultimamente sono un po’ a corto… Tanto non
credo che ti servano, ora come ora…”
“T- tu… Tu sei un mostro… Chi diavolo sei…?” Le chiese il
bandito, con un filo di voce.
Gli sorrise ancora. “Mi chiamo Lina. Lina Inverse!”
Sollevò il dito e lo puntò verso di lui. “Faresti meglio a dire ai tuoi amici
banditi di stare attenti, d’ora in poi, perché la mia magia non perdona, e là
dove ci sarà un bottino…” Ritrasse il braccio e batté le mani di fronte al
petto, lasciando comparire una sfera di fuoco. “… Io… sarò lì per
impadronirmene.” Il bandito lanciò un grido, e il terrore gli fece trovare la
forza per fuggire.
Ridacchiando, la maga lo guardò allontanarsi. “Che
effetto…” Una parola, e la sfera che teneva fra le mani scomparve. “A quanto
pare, anch’io riesco a combinare qualcosa, con la mia magia a disposizione…”
Quel commento era rivolto alla sorella, ovunque si trovasse. Ed era il commento
che chiudeva l’inutile confronto con lei. Ora, dato che ne era in grado,
sarebbe andata avanti per la sua strada.
“Ora credo di potermene davvero andare…” Si voltò e…
“Ouch!” Ancora una volta, fu sbalzata a terra.
“Oh, scusa ragazzina… Con questo buio e questa polvere non
ti avevo proprio vista…” A terra, di fronte a lei, c’era il suo precedente
compagno di sventure.
“E’ una brutta abitudine, quella di venirmi a sbattere
contro, sai?” Commentò la maga, massaggiandosi la punta del naso.
L’altro ridacchiò. “Bè, cercherò di evitarlo, in futuro…
Comunque, a quanto pare, sei sana e salva… Questa è una buona notizia.”
La ragazza si rialzò, ripulendosi dalla polvere. “Eri
preoccupato per me? Ma che gentile…”
“Bè, una ragazzina da sola, in mezzo a dei banditi…”
“Non sono una ragazzina! A proposito, che ci fai qui?
Pensavo che foste tutti impegnati a rincorrere i fuggiaschi…”
“Questo è quello che mio padre aveva ordinato, ma tanto
lui non sa che mi trovo qui…”
La maga sorrise. A dispetto delle apparenze, non era certo
una pecora obbediente, nemmeno lui… “Ah, davvero…? Mi dispiace, ma devo dirti che
non ti stai proprio comportando da bravo mercenario…”
“Non credo che continuerò a fare il mercenario per tutta
la vita, dopotutto… Penso che avessi ragione, prima… La propria vita è meglio
gestirsela da soli…” Anche lui si rialzò. “Comunque, immagino che sarà quello
che farò, fino a che non avrò trovato la mia strada…” Rinfoderò la spada.
“Intendi… La tua ragione di vita…?” Chiese lei.
Il ragazzo batté le palpebre. “Uh? Che vuoi dire?”
La maga sospirò. “Non è difficile… Credo che tutti ne
abbiano una… Qualcosa per cui valga la pena vivere, e combattere… Qualcosa che
dia significato alla propria esistenza…” Si grattò la testa, riflettendo. “Ad
esempio… Se tieni tanto ad una persona da pensare che sia lei a dare
significato alla tua esistenza, la tua ragione di vita sarà proteggere quella
persona, capisci?” Il ragazzo si limitò ad annuire, e lei proseguì, quasi
parlando a se stessa. “Io credo di avere capito che, per ora, la mia ragione di
vita è la magia… Quindi mi dedicherò ad essa, anima e corpo.”
“Dunque immagino che la tua famiglia dovrà aspettare un
altro po’, prima che tu trovi la ‘strada di casa’…” La ragazza non poteva
vederlo bene al buio, ma ebbe l’impressione che stesse sorridendo. Doveva aver
capito più di quanto lei non avesse voluto lasciar intendere… Forse non era
stupido come poteva sembrare…
Per un attimo, rimasero in silenzio, quindi lo spadaccino
sembrò colto da una folgorazione. “La magia… Ma allora tu… Sei una maga?”
La ragazza sospirò. “Cosa credevi che fossi?”
“Bè, una cameriera, o qualcosa del genere… Sai, con quella
tunica rosa…” La maga batté le palpebre e si guardò le vesti. Si era scordata
di avere ancora addosso l’orribile abito da cerimonia che avevano scelto per
lei a Zephilia, alla celebrazione che aveva concluso i suoi studi di magia.
Già, così non sembrava davvero una esperta di Magia Nera… Si ripromise che
avrebbe cambiato quei vestiti appena raggiunta una città, sperando che in quel
modo NESSUNO la avrebbe più scambiata per una cameriera…
“A rapporto!” Si udì gridare, poco lontano nella foresta.
“Sembra che debba andare…” Lo spadaccino la superò
battendole lievemente la mano sulla testa, e cominciò ad allontanarsi, in
direzione del grido. Quindi, si fermò nuovamente, voltandosi verso di lei.
“Quasi dimenticavo la ragione per cui sono venuto fin qui… Grazie!”
La maga batté le palpebre. “E di cosa?”
“Ma che domande… Dell’esplosione ‘accidentale’, no?” Sì,
era decisamente meno stupido di quanto sembrasse… “Arrivederci e buona fortuna…
ragazzina!” Sparì nella foresta.
“Il mio nome è Lina!” Gridò lei, di rimando. Quindi,
sospirò. Era il caso che si muovesse e trovasse un posto dove fermarsi. Aveva
TONNELLATE di fame e di sonno arretrati da smaltire, prima di rimettersi in
viaggio.
Uscita dalla foresta, vide che all’orizzonte cominciavano
ad intravedersi le prime luci dell’alba. “Finalmente… Non ne potevo più di
camminare senza vedere ad un palmo dal naso…” Si guardò alle spalle. “Immagino
che ormai mia sorella si sia stancata di inseguirmi… Spero solo che anche Naga
non riesca a raggiungermi, almeno per oggi… Credo che non farebbe che aumentare
il mio mal di testa…” Scacciò immediatamente il pensiero della Maga del
Serpente, e si incamminò verso la città che scorgeva al di là della prateria.
La giornata sembrava promettere bene.
In fondo, non doveva essere male vivere viaggiando…
Fine
P. s.: Immagino che, anche se il nome non è detto, sia
abbastanza chiaro chi è il ragazzo con i capelli biondi…