4 - Angeli e Demoni
Cazz… pita! 11 recensioni?!?! Pazze da manicomio!
MA GRAZIE!
Sapere di avervi strappato
un sorrisetto è sempre cosa gradita per una come me.
Dunque… se avete riso nel precedente capitolo, in questo la
nostra Kagome avrà un incontro ravvicinato con Sesshomaru
che… non ve lo dico. Dovrete leggere per scoprire!
Ma ci sarà anche
l’introduzione di due nuovi personaggi, non per niente in una
storia ci devono essere i buoni e i cattivi, no? A voi immaginare chi,
anche se la scelta mi sembra molto ridotta… -.-
Dunque, prima di lasciarvi al capitolo, vorrei ringraziarvi per i vostri bellissimi commenti, che ho letteralmente adorato!!!
Samirina:
ciao e benvenuta in questa storia un po’ squinternata. Sono
contenta che ti piaccia la storia e lo stile, mi fa davvero piacere.
Forse hai ragione, forse dovrei “peperinizzare” un
po’ di più Kagome, ma sai… lei è un angelo e
difficilmente perderà la pazienza o si arrabbierà. Non
è nella sua indole. Mi sa che ‘sto giro, Kagome
farà perdere le staffe per la sua mentalità bambinesca.
Cosa che accadrà in questo capitolo…
Un bacio e grazie per la bella recensione!
Anjhela:
oddio… non sai il sollievo che mi dai, spero però che non
ti secchi. La mia comunque voleva essere una battuta, ma se mi permetti
di scrivere solo Anjhela non mi arrabbio ^^.
Hai proprio ragione. Per
diventare Consulente, Kagome è convinta che non ci si debba
arrabbiare, perché la rabbia è un sentimento negativo,
almeno dal suo punto di vista. Però, come hai potuto leggere,
Dio le ha detto di non preoccuparsi, perché è normale per
lei, quando scende sulla terra, provare quel genere di sentimenti.
Inuyasha, come hai ben
visto, non è molto propenso a fidarsi della gente e non sa
ancora se di Kagome si potrà fidare. Vivere una vita in totale
solitudine non è facile per nessuno e quando si vede qualcuno
che è interessato a noi, subito pensiamo che ci sia un secondo
fine. Pian piano, però, Inuyasha capirà… eh no!
Adesso non ti dico più niente, perché altrimenti mi
costringi a dirti tutto, cappero!
Per la tua ultima
domanda… ne ho io invece una per te. Ma sei un hacker e sei
entrata nel mio pc e hai letto la storia per farmi questa domanda?!? O.O
Comunque… adesso goditi questo capitolo, va e la tua domanda troverà una risposta.
Bacioni!
Mew_Paddy:
ciao! Sono contenta che Kagome ti sia piaciuta. Giuro che ogni tanto la
voglia di cancellare la fic per la vergogna è tanta, ma cerco di
trattenermi.
Bene! Grazie mille per
esserti aggiunta ai commentatori, mi ha fatto davvero tantissimo
piacere! Eccoti il capitolo, sperando che possa strapparti un risolino.
Bacioni!
Kagome19:
cucù? Ciao bella! Mi fa sempre piacere rivederti! Mamma mia
quante domande! Dammi il tempo! Dunque dunque… per il telefilm
io l’ho sempre e solo visto quando era iniziato e mai finito,
quindi non so dirti se finisce male. Ma dovresti conoscermi… io
parteggio per i lieto fine e quindi, a te l’immaginazione.
Per Kagome ti ringrazio.
Come hai potuto vedere è molto ingenua e la spiegazione che ha
dato al professore faceva molto bambina puntigliosa, non credi?
Per la tua
curiosità… guarda… sono contenta che ci sia, ma
altrettanto contenta che tu te la terrai fino alla fine della storia
(me sadica bastarda!!!)
Io ho la bellezza di 26
anni, 27 a fine di questo mese. Dici che faccio pena per
l’età che ho a scrivere storie simili?
Ti aspetto anch’io venerdì prossimo!
Bacioni!
Kaggy95:
fiorendo… santi numi! Qui mi si sta lodando fin troppo! Ma
grazie… credo di aver preso tre chili solo per aver letto il tuo
commento!
ç___ç sono
davvero putrefatta dalla gioia! Sapere che le proprie storie sono ben
apprezzate fa dare un bel calcio in culo alla mancanza di ispirazione e
andare a riprenderla per le orecchie! Ho avuto molto piacere nel
leggere che la caratterizzazione dei personaggi ti è piaciuta,
specie quella di Inu, porello.
Grazie per il contatto. Non
mancherò, anche se comunque prima mi devo sistemare con la
chiavetta che uso per navigare altrimenti sono in alto mare (che
battuta del cazzo…)
Luna argentata95:
no! Qui di stupendo ci sei solo tu con il tuo commento. Ecco. Sapevo
che sarebbe arrivato il momento in cui qualcuno si sarebbe posto delle
domande su Kagome, ma era inevitabile. Eppure… eppure non
cambierei una virgola del suo carattere: mi fa troppo morire.
Rin e Sesshomaru? Io leggerei questo capitoletto…
Bacioni!
Ilary_chan: diamine! Per una volta che sono innocente!!! Me tapina…
Anche tu con lo
sdoppiamento di personalità di Kagome? Spero comunque che ti sia
piaciuta, perché io adoro Kagome, per lo meno per come
l’ho caratterizzata in questa storia e, se mi permetti una
piccola parentesi, andando avanti sarà sempre peggio,
quindi… donna avvisata, mezza salvata!
Anch’io avrei voluto
lasciare Inu che si sfogasse per bene (e un po’ mi sarei
vendicata di tutti quelli che hanno preso per il culo me alle medie),
ma che ce lo mettevo a fare un angelo se poi non fermava la strage?
I cerotti? Beh, se li avevi con i porcellini allora qualche pugnetto lo lasciavo volare…
Ehi! Io aggiorno il venerdi! Non prendertela anche tu con me!!! ^..^
Bacionissimi!
Xx Kagome_Chan xX:
lo so, lo so… tutte che vi aspettavate la rissa del secolo, ma
vi ho ingannate! Hahaha! Però è vero…
anch’io avrei voluto mandare Michael a farsi un bel check-up
ospedaliero, ma poi mi sarei sentita un po’ ipocrita nel mettere
li Kagome e non farle muovere un muscolo per fermare la strage.
Spero che oltre ad essere
strana, Kagome ti sia piaciuta. È un po’… è
molto bambinesca, ma io la trovo simpatica da morire (bella fatica
visto che l’ho ideata io così…)
Vedere per… scoprire!
Bacioni e ti aspetto al prossimo aggiornamento!!!
Mikamey: che cara!… NON HAI COMMENTATO?!?! IO TI UCCIDO!!!!
No scherzo, dai…
sono contenta di rivederti e comunque capita anche a me di pensare di
aver fatto una cosa e poi magari non l’ho fatta (pensiero
contorto ma spero di essere riuscita a farmi capire).
Sono davvero contenta che
apprezzi il mio modo di vedere le cose. Non è facile, ma il
periodaccio che ho trascorso alle medie (e ringraziando Dio erano solo
3 anni!!!) sono riuscita a dare un tocco personale a Inu. Grazie,
davvero. Mi ha fatto un immenso piacere sapere che hai letto quella
parte tre volte e no, non ti considero una pazza, tranquilla.
Spero che anche questo capitolo ti piaccia e ti aspetto al prossimo.
P.S.: sappi che ho letto le
tue storie e mi sono piaciute un sacco. Perdonami tu se non hai visto
una mia recensione, ma finchè non mi metto a posto con la
chiavetta di navigazione, sono nella cacchina fino al collo.
Ciao!
Bellatrix_Indomita: ciao ssssssssssstelllaaaaaaaaaaaaaaa!
Hai presente quando senti
che ti manca qualcosa ma non riesci a capire cosa? ecco! Mi mancavi tu!
Sono contenta che i personaggi ti siano piaciuti e spero che tu possa
apprezzare lo scontro che ci sarà tra Sesshomaru e Kagome in
questo capitolo. Sarà… interessante.
E comunque manchi anche a
me. Appena mi sarò sistemata ti farò un commento
kilometrico sulla tua storia che ti pentirai di avermi detto “mi
manchi”. Sappi che non esiterò a riempirti la casella mail
di commenti!!! HAHAHA!!!
E non dirle tu le cavolate! A me i tuoi capitoli piacciono un casino! Fine della discussione!
Baci anche a te tatonza!
Ryanforever: solo del bene per Inuyasha? Io aspetterei e leggerei la storia… vedremo se gli farà “solo” del bene.
Ciao stellina! Grazie per
aver lasciato un commento sulla storia. Ora ti lascio a questo capitolo
che spero possa essere di tuo gradimento!
Bacioni!
Scusatemi immensamente per il ritardo, ma il mio pc era dal dottore e l'ho riavuto solo ora.
Kagome intanto era tornata
nella sua vera casa, in Paradiso. Si sentì leggermente
rincuorata nel vedere tutti quei visi amici, ma si sentì male
nel ricordare quello che aveva provato quel mattino. Corse tra la
folla, che si guardava confusa per il comportamento di quella ragazza,
sempre solare e allegra. Ma si stupirono del fatto che la videro
piangere, cosa che non era mai successa da quando era arrivata
lì da loro. Kagome entrò nella sua camera e si
buttò sul letto e continuò a piangere disperata.
Passarono solo cinque minuti, ma alla ragazza sembrarono
un’eternità, che Lui fece la sua comparsa. Kagome lo
sentì; sentì il suo sguardo su di lei, ma non aveva il
coraggio di voltarsi e guardarlo in faccia. Non dopo quello che aveva
provato quel giorno.
“Kagome…” – la sua voce era sempre bonaria, cosa che fece star ancor più male la ragazza.
“Io…io…non voglio…” – cercava di parlare, ma i singhiozzi glielo impedivano.
Lui attese pazientemente che sua figlia si sfogasse.
“…non voglio
più…fare…questo…lavoro…”
– disse finalmente con la testa tra le mani.
“Guardami.”
Kagome scosse la testa. Non poteva dopo quello che aveva fatto quel mattino.
“Non…non posso…”
“Sì che puoi…”
La ragazza sentì la
sua mano sulla sua spalla e il pianto lentamente cessare, ma ancora lei
non se la sentiva di guardarlo in faccia.
“Coraggio…so cos’è successo oggi.”
A quelle parole fu
impossibile che Kagome non ricominciasse a piangere. Prese il cuscino e
se lo mise sulla testa. Quell’angelo era forse il più
dolce che avesse mai avuto.
“Forza
Kagome…” – riprese lui. –
“…è normale quello che è successo
oggi.”
Solo allora Kagome si alzò di scatto e lo guardò come se avesse appena detto un’eresia.
“No che non è
normale! Io sono un angelo! Non devo arrabbiarmi!” – si
ritirò spaventata. Forse aveva osato troppo, ma come faceva? Lei
non aveva mai conosciuto la rabbia fino ad oggi e non le andava di
riprovare quel brutto sentimento. – “Mi…mi
spiace…non volevo…”
“Kagome…tu sei
un angelo qui, in Paradiso, ma quando scendi sulla terra per aiutare
chi ha bisogno, diventi un essere umano a tutti gli effetti e come tale
sei soggetta ai sentimenti che caratterizzano queste persone.”
“Non…non mi è piaciuto arrabbiarmi. Io…io volevo prenderlo a schiaffi!”
“Lo so…e sei stata bravissima a fermarti in tempo.”
Kagome non si sentiva tanto
rincuorata da quelle parole. Lei…lei non voleva più
arrabbiarsi. – “So che non vuoi più arrabbiarti, ma
è un sentimento che esiste e tutti sulla terra ne sono soggetti,
tu inclusa, quando scendi laggiù.”
“Ma io…”
“Kagome, figlia
mia…hai un cuore grande. Anche gli Angeli Superiori si
arrabbiano quando scendono sulla terra.”
Kagome lo guardò sconvolta. Loro? Gli Angeli Superiori…si arrabbiano?
“Ma…sono gli angeli più vicini a voi! Come…come potete permetterlo?”
“Conosco i loro cuori
e conosco il tuo…la vostra bontà d’animo prevale
sempre. Non temere se quando tornerai laggiù proverai sentimenti
che non ti piacciono. Ma rammenta sempre chi sei e fa in modo che
questo” – disse indicandole il cuore. –
“…prevalga su questo.” – disse indicandole la
testa. – “Il tuo cuore è grande Kagome e so che se
lo seguirai, farai sempre la cosa giusta.”
Kagome si era rilassata. Le sue parole l’avevano smossa e lei si ripromise che non lo avrebbe deluso. Mai.
“Vi…vi ringrazio…è molto importante per me non deludervi…”
“Oh…ma sono sicuro che non lo farai mai.”
Kagome si asciugò i rimasugli delle lacrime e lo guardò piena di gratitudine.
“Allora…vuoi che dia il tuo compito ad un altro?”
Kagome scosse la testa, imbarazzata per averlo solo pensato.
“Va bene…non hai dei compiti da fare?” – gli disse lui bonariamente.
“Già…devo andare adesso. Grazie infinite.”
Lui se ne andò, avvolto dalla sua nube di luce pura, lasciandola sola con un motivo in più per andare avanti.
“Sì…non
vi deluderò…” – anche lei scomparve e
ritornò sulla terra, nella casa vicina ad Inuyasha.
Una piccola chiave giaceva sul letto.
“Mi hai fatta chiamare?”
“Sì. Hai avvertito anche tu quell’energia?”
“Sì, oggi. Vero?” – Lui annuì.
“E’ stata incredibile. E così ne ha mandato uno per salvare un umano. Patetico.”
Lei rise.
“Voglio sapere chi è, cosa fa, e come si sente.”
“Quale dei due?”
“Entrambi. Mi sa che mi divertirò parecchio questa volta.”
La donna battè le mani due volte e scomparve, per andare a cercare quello che Lui le aveva chiesto.
Kagome era tornata nella
dimensione terrestre. Doveva affrontare un esame di abilitazione e non
voleva correre il rischio di essere scoperta. Così aveva deciso
di lasciare nella sua camera in Paradiso la sua chiave di Trasporto,
che le serviva per passare da una dimensione all’altra. Ma il
vero motivo era un altro: voleva farcela con le sue sole forze e
dimostrargli di essere degna di Lui. Era consapevole che non avrebbe
fatto ritorno a casa se non nel momento in cui la sua missione sarebbe
conclusa, ma il pensiero non la spaventava. Sapeva che Lui era con lei
in ogni momento e anche se non lo poteva vedere, le era sufficiente
chiudere gli occhi che lo poteva vedere nel suo cuore. Sorrise e si
sedette alla scrivania.
Iniziò con il fare matematica.
Inuyasha era arrivato a casa. Aveva salutato sua madre e si era rintanato in camera sua, nel suo nido.
Come faceva di solito,
aveva chiuso a quattro mandate la porta e aveva tirato le tende,
godendosi lo spettacolo che gli procurava la luce sbattendo contro i
prismi che aveva sulla scrivania. Quel giorno li trovò
particolarmente belli, forse perché il suo umore era leggermente
cambiato. Si mise su un fianco e decise di guardarsi un film.
Andò davanti al porta cd e passò con cura tutti i titoli
finchè non si soffermò su uno in particolare. Uccelli di
rovo.
Aveva già guardato
quel film e lo aveva trovato molto bello. Ogni volta che c’era
una scena d’amore, cercava di immedesimarsi nel prete. Non tanto
per la voglia di farlo con una bella donna come poteva essere Maggie,
ma per immaginare di sentire quel calore, quelle sensazioni, quel senso
di vuoto che ti assale quando la donna che ami si allontana da te anche
solo per un secondo. Il respiro che si fa irregolare, il desiderio che
trapela dai baci, dalle carezze ma che deve essere messo a tacere
perché Padre Ralph non se la sente di rinunciare a Dio.
Così Inuyasha si rimise a guardare quel film, chiudendo gli
occhi e immedesimandosi in Padre Ralph. Perché purtroppo per
lui, quello era l’unico modo che conosceva per provare quelle
sensazioni. Anche se non vedeva, poteva percepire benissimo i
sentimenti che i due amanti clandestini stavano provando. Amore,
passione, desiderio…oh come voleva poter provare anche solo per
una volta cosa significassero quelle parole che sembravano essere
così lontane da lui. Avrebbe dato la sua vita pur di sapere cosa
si prova ad essere totalmente e incondizionatamente innamorati di una
persona. Lo sconforto lo prese quando il film finì. Con esso
finirono anche le sensazioni provate e Inuyasha si ritrovò ad
essere di nuovo solo. Con una faccia sconfitta, si diresse al lettore
dvd, prese il film e lo rimise al suo posto.
Si sedette alla scrivania e iniziò a fare matematica.
“Ebbene? Hai trovato quello che ti avevo chiesto?”
“Mi mancano solo alcune informazioni e poi tutto ti sarà consegnato.”
“Eccellente.” – rispose compiaciuto.
La sera arrivò e
Kagome iniziò a prepararsi da mangiare. Per fortuna aveva
seguito Isotta nelle sue varie missioni e sapeva come sulla terra ci si
faceva da mangiare. Prese l’occorrente e si fece una pasta.
Purtroppo non sapeva bene come dosarla e si ritrovò nel piatto
mezzo chilo di roba.
“E chi ce la fa a
finirla tutta?” – si disse sconsolata. Mangiò quello
che si sentì di mangiare e il resto lo conservò per il
giorno successivo.
Si guardò un
po’ di quei programmi terrestri e scelse un documentario sugli
animali. Si perse a guardare quella meraviglia che era la natura ma il
giorno successivo sarebbe dovuta andare a scuola e non poteva
assolutamente mancare. Guardò l’orologio e scoprì
che erano le dieci e mezzo.
Salì in camera e si mise il pigiama e in poco tempo si ritrovò a correre nel suo prato di margherite.
A casa Mizumi Inuyasha era sceso per la cena, trovando la madre e il suo adorato fratello.
“Hai fatto tutti i compiti, Inuyasha?”
“Sì, mamma.” – rispose educatamente.
“Sì,
mamma.” – lo sfottè Sesshomaru, che non tardò
nel ricevere un ammonimento dalla madre.
“Sesshomaru…non prendere in giro tuo fratello.”
“Fratellastro, prego…” – puntualizzò lui.
Sesshomaru non aveva ancora
digerito il fatto che quel coso fosse entrato a far parte della sua
famiglia, composta al momento, a suo dire, solo dal padre. La madre di
Inuyasha non veniva proprio contata, anche se faceva i salti mortali
per cercare di piacere al figlio del marito. Per quanto si sforzasse,
quello che faceva non era mai abbastanza o peggio, non era mai
all’altezza di quello che avrebbe fatto la madre naturale. La
donna puntualmente si sentiva ferita da quelle parole, ma cercava di
non darlo a vedere per non far preoccupare il marito che era sempre in
giro per affari. Quando il padre tornava a casa, Sesshomaru sembrava
trasformarsi nel fratello perfetto mentre Inuyasha, che sapeva che
erano solo apparenze, faceva la figura del guasta feste. Non sopportava
la sua ipocrisia, con il risultato che lo allontanava da sé in
malo modo, portando Sesshomaru a sembrare la vittima quando invece era
l’esatto opposto. Inuyasha era abituato a questo tipo di
trattamento, così decise di stare al gioco del fratello. Quando
rientrava il padre si fingevano inseparabili, ma appena questo se ne
andava ognuno tornava al proprio posto, schifandosi per la presenza
dell’altro.
Sesshomaru è il
classico ragazzo che appena lo vedi hai una voglia incredibile di
prenderlo a sberle. Non serve nemmeno che apra la bocca, piccola
apertura dalla quale escono solo imprecazioni e cattiverie. È
molto bello e l’intera popolazione femminile della sua scuola gli
muore dietro nonostante lui sia un “bad boy”. È
intelligente e sarebbe il primo della sua classe se non fosse per
quell’inerzia che lo ha assalito quando il padre cacciò di
casa la madre. Il perché poi non gli era ancora chiaro. Da quel
giorno in avanti, Sesshomaru stravolse completamente il suo modo di
essere. Non che prima fosse uno stinco di santo, ma almeno sapeva
cos’era il rispetto. Ora, era solo un involucro svuotato di tutti
i buoni sentimenti stipato purtroppo di rabbia, dolore, amarezza e
odio. Un odio talmente viscerale che nemmeno in cento vite si sarebbe
potuto dissipare.
Il corpo docente conosceva
il motivo di quella sua incontrollabile palla di rabbia che non
accennava a diminuire. Il genitore li aveva messi al corrente della
storia dopo che era stato convocato ad un’udienza per discutere
del comportamento del ragazzo. Per puro divertimento aveva rotto il
finestrino della macchina del preside, pensando di passarla liscia.
Saputo ciò, il padre si precipitò immediatamente a scuola
e raccontò la storia della madre. Da allora Sesshomaru non aveva
più combinato un guaio. O forse era meglio dire che a scuola gli
incidenti capitavano lo stesso, ma nessuno sapeva “chi”
fosse stato. Così, in mancanza di un colpevole, i docenti non
potevano punire nessuno e lasciavano cadere la cosa. In realtà i
professori e il preside stesso sapevano chi era l’autore di quei
piccoli incidenti, ma non intervenivano. Sapevano che era Sesshomaru a
fare tutto, ma lo lasciavano fare perché erano dispiaciuti per
lui. Questo era quello che si dicevano i professori quando succedeva
qualcosa a scuola “e non si sapeva chi fosse stato”.
Una cosa che però lo fa mandare in bestia è la compassione.
Non sopporta che qualcuno
lo compatisca per la sua situazione familiare: il padre che aveva
cacciato di casa la madre per un motivo a lui ignoto e che si era
risposato con un’umana dando origine ad un insetto che doveva
essere schiacciato al più presto. No, no…la compassione
proprio non la digeriva. L’unico che ci aveva provato si era
trovato all’ospedale con le gambe rotte. Da allora decisero di
non compatirlo più, ma di essere…dispiaciuti. Già
suonava meglio. Era all’ultimo anno delle superiori ed erano
più le assenze che le presenze, ma a lui non importava un
granchè. Sarebbe entrato nell’azienda di famiglia e
avrebbe assunto una segretaria che facesse il lavoro per lui.
Soluzione semplice e perfetta.
Come già detto lui
aveva ai piedi tutta la popolazione femminile della sua scuola meno
una. Una che stava proprio in classe con lui. Una che non sapeva e non
sa tuttora che farsene di uno come lui.
Una che proprio non lo considerava.
Ecco un’altra cosa che Sesshomaru non sopportava.
La mancanza di considerazione.
Secondo lui era
praticamente inconcepibile che una ragazza non avesse voglia di
sbatterlo al muro e violentarlo e non riusciva a darsi una spiegazione
plausibile per il comportamento strano di quella che stava in classe
con lui. Tra l’altro era molto carina, lui stesso aveva dovuto
ammetterlo e il fatto che lui non fosse il chiodo fisso,
l’obiettivo primario della sua esistenza lo stuzzicava.
Così, decise di ingaggiare una scommessa contro se stesso in
modo tale da poter ottenere la vittoria assoluta. Piccolo neo: era
dalla prima superiore che ci stava provando, ora era in quinta e la
cosa lo stava iniziando a scocciare. Perché non cede?
Perché non mi desidera? Perché non mi cerca? Queste erano
le sue costanti domande che lo prendevano a tradimento ogni volta che
entrava in classe e che la vedeva seduta al suo banco in attesa
dell’inizio delle lezioni.
La osservava mentre metteva
via un libro per prenderne un altro, mentre accavallava le gambe in un
modo che mandava in orbita il bel ragazzo. Eppure, la ragazza in
questione non si sentiva particolarmente bella o particolarmente
seducente. Si comportava normalmente, ma non sapeva che questa sua
normalità aveva delle ripercussioni troppo evidenti nel corpo di
Sesshomaru. La osservava mentre addentava una mela, il solo gesto di
appoggiare quelle labbra rosse su quel frutto lo faceva impazzire,
quando poi si ascugava il labbro inferiore con il mignolo, bagnato dal
succo del frutto proibito, sentiva che doveva uscire dalla classe per
non rischiare la violenza. Così usciva per andare ai servizi. In
realtà, usciva per prendere una boccata d’aria,
indispensabile per sanare la sua instabile psiche. E quando rientrava
in classe, ecco che quel concentrato di sensualità che gli
mozzava il respiro in gola, ripartiva all’attacco. Lei rideva,
scherzava, ignara che dal fondo della classe un ragazzo, o più
precisamente, un demone la stava osservando famelico.
Oh sì. Ecco chi era
Sesshomaru Mizumi: un demone completo, motivo per il quale odiava tanto
il caro “fratellino”. Lui non poteva concepire il fatto che
il padre avesse disonorato la sua stirpe di demone cane più
potente al mondo, concependo con una misera umana un figlio nato mezzo
demone.
Comunque, quella strega lo
stava portando alla pazzia più totale, una specie di mix di
amore/odio al quale Sesshomaru non poteva e non voleva sottrarsi. Ma
ormai la frittata era stata fatta. Le scuole erano appena iniziate e
quella era l’ultima occasione che aveva Sesshomaru per fare sua
quella ragazza.
Ecco chi era Sesshomaru
Mizumi, all’apparenza un ragazzo pardon, un demone, come tutti
gli altri, ma che aveva una strana concezione del mondo e delle persone
che lo abitavano.
Inuyasha scosse la testa.
Non aveva la minima intenzione di passare la serata a pensare a suo
fratello. Era stanco e voleva solo ritornare nel suo nido.
Finì la sua cena e
aiutò la madre a riordinare la cucina e la sala da pranzo,
mentre Sesshomaru si era bello che sistemato sul divano a guardare uno
di quei programmi dove la stupidità umana faceva bella mostra di
se.
Inuyasha tornò in
camera sua, finendo col leggere proprio Romeo e Giulietta e questo lo
condusse a pensare inevitabilmente a Kagome e all’esposizione di
quel mattino.
“E’ triste che le cose debbano essere sistemate sempre quando è troppo tardi.”
Su per giù aveva
detto una cosa così, o almeno il senso era quello. Certo che
quella era proprio una ragazza strana. Sorriso sempre stampato in
faccia, bontà di carattere, da quello che aveva potuto vedere
quel mattino, ma soprattutto grande forza di volontà. Non era
mica da tutti combattere una cattiveria con un sorriso, ma lei lo aveva
fatto. Inuyasha si ricordò perfettamente cos’aveva fatto:
aveva chiuso gli occhi, come se stesse cercando una qualche forza
interiore che solo lei poteva usare, aveva preso un enorme respiro e
poi illuminò quella via con il suo sorriso. Un bellissimo
sorriso.
Della serie: porgi l’altra guancia.
Inuyasha avrebbe, se avesse
potuto, porto l’altro pugno, ma Kagome non glielo aveva permesso.
Gli aveva chiesto esplicitamente di non cedere alla rabbia. Lo aveva
addirittura elogiato per il suo coraggio nel non rispondere alle
provocazioni.
=Che ragazza strana…oggi mi ha difeso. Perché?=
Non riuscì a dare una risposta alla sua domanda perché era caduto addormentato.
Il mattino seguente due
ragazzi si alzarono per andare a scuola, due ragazzi fecero colazione e
sempre questi due ragazzi uscirono contemporaneamente dalla porta di
casa. Kagome doveva farsi almeno tre rampe di scale prima di arrivare
in strada. Questo piccolo inconveniente fece in modo che quando chiuse
il portone condominiale si incrociasse con Inuyasha.
“Inuyasha buongiorno! Come va?” – lo salutò lei allegramente.
Inuyasha non era sicuro che avrebbe retto quell’uragano di felicità. Lui era solo e tale doveva rimanere.
“Buongiorno. Bene e tu?”
“Bene, grazie.
Facciamo la strada insieme, ti va?” – per tutta risposta
Kagome si beccò un’alzata di spalle. Lo prese per un
sì. Non parlarono molto, lei era intenta a pensare alle mosse
successive da fare per aiutare quel ragazzo. Il mezzo demone, invece,
pensava a come rivolgerle la parola senza sembrare scorbutico. Il
risultato fu che alla fine rimase muto.
Come al solito.
Arrivarono a scuola ed
entrarono nel cortile, percorsero il corridoio mentre attorno a loro la
gente si spostava per farli passare, come fece il Mar Rosso con
Mosè. Kagome non capiva il motivo per il quale tutti si
scansavano al loro passaggio, finchè non le fu chiaro quando
vide avanzare la fotocopia di Inuyasha. Fu molto colpita da quel
ragazzo, che alla fine riconobbe come demone. Era praticamente uguale
al fratello, tranne che per la mezza luna che aveva in fronte e le
orecchie elfiche. Si fermarono l’uno di fronte all’altro e
si guardarono.
L’aria era carica di tensione.
Non c’era persona
nell’edificio che non conoscesse l’odio che Sesshomaru
provava per Inuyasha. Sesshomaru era forse quello che odiava Inuyasha
più di tutti lì dentro e questo il mezzo demone lo
sapeva. Kagome guardava prima uno e poi l’altro, non capendo il
perché di quella tensione che si era venuta a creare.
“Toh…guarda chi si vede…Inumezzo.”
Risata generale da parte di
ragazzi senza cervello, che assecondavano Sesshomaru in tutto e per
tutto. Kagome alzò un sopracciglio. Aveva impresse nella sua
mente ancora le parole che Lui le aveva detto, come se fossero state
scolpite nella roccia. Osservò Inuyasha abbassare lentamente lo
sguardo, dandola vinta alla sua copia. Bastò semplicemente che
Kagome poggiasse la sua mano sulla sua schiena che il ragazzo
sentì come una nuova energia fluirgli dentro. Alzò lo
sguardo su Kagome e la vide sorridente come al solito.
Solo in quel momento
Sesshomaru si accorse della presenza della ragazza. Molto carina anche
quella. Così il numero delle prede da conquistare era salito a
due. Sperava solo di non doverci impiegare una vita.
“E tu chi sei?” – chiese Sesshomaru rivolto alla ragazza.
Inuyasha guardò il fratello e poi la ragazza che gli sorrideva tranquilla.
=Allora anche lei mirava a
lui. Complimenti Inuyasha…ti sono bastati un sorriso e un paio
di moine che ci sei ricascato. Deficiente!= si ritrovò a pensare
Inuyasha.
“Kagome, Kagome
Higurashi. Molto piacere.” – disse Kagome suscitando lo
stupore di Inuyasha e l’odio crescente delle ragazze che, timide
com’erano, non osavano avvicinarsi a Sesshomaru. Il bel demone
pensò che forse non avrebbe faticato tanto e così
sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, se così si
può chiamare uno stiramento di labbra.
“Sesshomaru Mizumi. Ciao.”
Kagome si illuminò.
“Allora voi due siete
fratelli!” – esclamò contenta di aver trovato
l’altra metà della sua missione.
Sesshomaru tornò ad essere serio.
“Purtroppo sì.”
Il gelo di quella risposta fece accapponare la pella al povero angelo, che si ritrasse un po’ spaventata.
“Come mai sei con lui?”
Kagome guardò Inuyasha.
“E’ un mio amico. Perché?” – rispose Kagome con tutta l’ovvietà di questo mondo.
Sesshomaru ci rimase secco.
“Tu? Amica di un
mezzo demone?” – Sesshomaru non ci riuscì e
scoppiò in una fragororsa risata da presa in giro.
Kagome continuava a non capire.
“Perché ridi?” – di nuovo silenzio. Di nuovo incredulità.
“Non è possibile che tu stia con questo…qui.”
“Perché?” – riprese Kagome.
Inuyasha osservava il
dibattito che si stava svolgendo, quasi divertito. Quella ragazzina ne
aveva di coraggio per parlare così a Sesshomaru. Ma non si
faceva illusioni. Presto, anche lei sarebbe diventata un suo trofeo,
un’altra tacca sulla sua cintura.
“Perché…perché no!” – disse Sesshomaru che non sapeva cosa rispondere.
Kagome lo guardò confusa.
“Ma…che razza di risposta è “perché no”?”
“Senti…tu non
puoi essere amica di questo. Punto e basta. La discussione si ferma
qui.” – ordinò perentorio lui. Kagome era stupita.
“Fai sempre così quando senti di avere le spalle contro il muro?” – silenzio e incredulità.
E paura…
Quella ragazzina stava per
vedersela brutta. Sesshomaru assottigliò gli occhi, come per
incenerirla, ma Kagome non abbassò lo sguardo, anzi. Gli
sorrise, lasciandolo inebetito. Così Sesshomaru decise di
cambiare tattica.
“Fa come vuoi. Senti…ti va di uscire insieme stasera?”
Inuyasha sgranò gli occhi per la faccia tosta del fratello.
“Uscire?” – chiese lei non capendo. Dopotutto lei era un angelo e lassù lei era sempre fuori.
“Sì, uscire. Allora?”
Ed ecco la smaccata finale.
“Cosa vuol dire, “uscire”?”
Sesshomaru ora era a bocca aperta. Ma da dove proveniva quella? Da Marte?
“Come sarebbe a dire “cosa vuol dire, uscire”? Ma sei matta?”
Kagome lo guardò
confusa. Forse avrebbe dovuto farsi fare un corso accelerato di usanze
terrestri prima di scendere sulla terra.
“Ehi! Non c’è mica bisogno di offendere!”
“Uscire significa passare una serata insieme alla persona che ti piace.”
“E io ti piaccio?”
I ragazzi nel corridoio
assistevano sconcertati e divertiti alla scena, iniziando a parlottare
tra di loro. Ma lo faceva apposta?
“Noooo!!” – esclamò sdegnato Sesshomaru, le cui intenzioni non erano proprio caste.
“E perché mi hai chiesto di uscire?”
Dal corridoio iniziavano a
partire alcune risatine. Sesshomaru doveva sbrigarsi a risolvere quella
faccenda altrimenti si sarebbe sputtanato davanti a tutta la scuola, e
non poteva permetterlo.
“Devo farti un disegno?” – chiese lui malizioso.
Inuyasha sentì prudere le mani. Kagome non capì quella strana inclinazione della voce.
“Se riesce a farmi capire, sì…” – rispose lei semplicemente.
“Ok. Jeff…” – disse rivolgendosi al suo tirapiede. – “…passami carta e penna.”
Inuyasha era proprio
curioso di sapere cos’avrebbe disegnato suo fratello. Dopo alcuni
minuti, la campana suonò, ma le aule erano ancora vuote, e gli
alunni erano riversi nel corridoio intenti a vedere come finiva quella
scena.
“Tieni.” – disse Sesshomaru, porgendo il disegno a Kagome.
La ragazza lo
guardò, aggrottò le sopracciglia e poi sorrise.
Sesshomaru pensò di averla spuntata. Certo che ne aveva sudate
di camice. Poi, inaspettatamente andò da Inuyasha, che la
guardò avanzare con il suo immancabile sorriso. Si stupì
quando la ragazza gli porse il foglietto. Lo guardò,
sgranò gli occhi e arrossì.
“Kagome…” – provò ad iniziare Inuyasha, ma era troppo imbarazzato.
“Non trovi che tuo
fratello disegni molto bene? Sai, Sesshomaru…se non ti scoccia
questo me lo tengo. Grazie mille. È proprio un bel
disegno.” – Kagome prese a camminare verso la sua aula ma
si fermò quando si rese conto che Inuyasha non era con lei.
– “Andiamo? La campanella è suonata da un
pezzo!”
Come mosso da una forza più grande di lui, Inuyasha andò dietro Kagome e non fiatò.
=Possibile che non abbia
capito?= pensò mentre la guardava camminare tranquillamente.
Lentamente i corridoi iniziarono a svuotarsi lasciando solo un
incredulo Sesshomaru.
“Ma…chi diavolo è quella?”
Anche lui, come mosso da
una forza misteriosa, entrò in classe. Ovviamente i rimproveri
del professore gli scivolarono di dosso. Quando entrò
andò a sedersi al suo posto, mentre una ragazza lo guardava
incuriosita. Poteva benissimo immaginare cos’avesse disegnato
Sesshomaru. Ma la cosa che la incuriosiva di più era la sua
faccia. Non lo aveva mai visto così in cinque anni.
Pensò che forse avrebbe iniziato una bella amicizia con quella Kagome.
“Allora? Quelle informazioni?”
“Sì, mio signore. Ho tutto qui.”
“Dammelo.”
“Ecco.”
Prese il fascicolo dalle mani della donna e iniziò a leggerlo.
“Ma bene…ma chi abbiamo qui?…” – disse più che altro a se stesso.
“Posso illustrarti i dati, mio signore?” – chiese umilmente la donna.
“Procedi.”
La donna battè tre
volte le mani e fece comparire una bolla d’aria nella quale era
raffigurata una ragazza che camminava in un corridoio e dietro di lei
un ragazzo con i capelli argentei.
“Sono loro?” – chiese lui.
“Sì. Ma
c’è anche lui…” – disse mentre con una
mano cambiava scena, come se avesse scacciato una mosca. –
“…che è il fratello del ragazzo di prima. Si chiama
Sesshomaru mentre l’altro Inuyasha.”
“E lei…” – ma fu interrotto dalla sua serva.
“…lei si
chiama Kagome e ha avuto l’incarico di aiutare quei due a
riconcigliarsi.” – e mentre lo diceva una smorfia di
disgusto le si dipinse sulla faccia.
“Da Lui?”
“In persona.”
“Ma
beeeeene…” – disse compiaciuto, mentre sprofondava
sul suo trono. – “…credo che ci sarà un bel
po’ da fare non trovi, Kagura?”
“Sì, mio signore.”
Kagura, che tradotto letteralmente significa “danza cerimoniale”.
Ogni cosa che le viene
ordinato di fare dal suo signore, la prende come se fosse appunto una
danza rituale. Ogni cosa non viene lasciata al caso e anche il minimo
dettaglio assume una grande importanza. È sua serva da tempo
immemore nonché suo braccio destro. Lo serve, onorata di essere
stata scelta come suo più importante membro.
Naraku, il suo signore, che tradotto letteralmente significa “inferno.”
Lui incarna tutti i
sentimenti negativi che le persone provano quando sono attraversate da
rabbia, rancore o ancora meglio, dall’odio. Significato del nome
a parte, lui non poteva che essere il più adatto a ricoprire il
ruolo che si era scelto da solo. Essendo stato l’angelo
più bello e più vicino a Dio, credette di essere non solo
come lui, ma addirittura più potente, peccando così in
superbia. Fu scaraventato negli inferi di cui, al momento, è
l’attuale signore e padrone.
Naraku è Satana.
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