Vergil
“Sconfitto…sono stato sconfitto…”
Questo fu il primo pensiero di Vergil, mentre tutt’intorno
riecheggiava la perfida risata di Mundus, che ormai si apprestava a rendere il
suo nemico succube dei suoi poteri
“E’ dunque questo il mio destino? Divenire simile a quegli
infimi demoni che comandavo: una pedina sotto il controllo di un altro? No, non
posso accettarlo, non posso…ma è inutile. Sento l’oscurità totale avvolgermi,
la sento, sempre più vicina. Fra non molto, quando essa mi ricoprirà
totalmente, Vergil cesserà di esistere, lasciando al suo posto un contenitore
vuoto, comandato come una marionetta. Questo è dunque, ciò che il fato ha
riservato per il figlio del prode Sparda. Sparda, il leggendario cavaliere che
sconfisse i demoni salvando la Terra dalla miseria, lui, il più grande eroe di
tutti i tempi. E io, nelle cui vene scorre il suo sangue, non sono stato
abbastanza forte per emulare le sue gesta. Eppure credevo di essere pronto,
credevo di essere abbastanza forte da sconfiggere Mundus e impossessarmi del
suo trono. Ma troppo tardi ho capito una cosa:
Nonostante tutti i miei sforzi, i miei innumerevoli allenamenti, non
sarei mai potuto essere al suo livello; Certo, avevo una tecnica di spada
raffinata, un potere demoniaco molto ampio, una forza di volontà enorme. E
credevo bastasse, in fondo non vedevo cos’altro mi servisse per raggiungere il
mio scopo. Forse solo la sua arma, ma alla fine quel pezzo di metallo non
poteva donarmi tanta più potenza di
quella che già avevo. Purtroppo per me troppo tardi capii, cosa mi mancava,
troppo tardi intuii quale era la vera forza che aveva permesso a mio padre di
compiere quel miracolo: una motivazione. Mio padre combatteva per salvare sua
moglie e tutta la Terra, per salvare il futuro dei suoi discendenti, mentre
io…io per cosa combattevo? Per il potere…ma il potere non è una motivazione
abbastanza forte, da permettere ad u uomo di trascendere i suoi limiti. E’
stata questa la più grande differenza fra noi, quella che ha permesso la sua
vittoria, e ha trascinato me nell’oblio della sconfitta.”
Le ombre del Re dei demoni ormai lo avvolgevano totalmente,
e Vergil si rese conto che ormai stava per sparire definitivamente
“Mundus, tu ti illudi di aver annientato la leggenda del
cavaliere nero, di aver sconfitto l’erede della tua nemesi, ma non è così: io,
io ero troppo distante da mio padre per poter essere il suo erede, ma c’è
un’altra persona che potrà sconfiggerti. Dante, si, Dante sarà lui il nuovo
cavaliere nero…lui emulerà le gesta di nostro padre, permettendo alla leggenda
di Sparda di continuare a vivere…”
E mentre la sua mente stava per cadere definitivamente, il
ragazzo sorrise e abbassò lo sguardo verso il ciondolo, l’unico legame che lo
ancorava al mondo terrestre e a suo fratello. E l’ultima cosa che ricordò prima
di diventare l’angelo oscuro, fu la voce di sua madre, quel giorno ormai
lontano in cui le aveva donato quel meraviglioso pendaglio
“Vergil, Dante…buon compleanno”
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