Titolo: All'ombra dell'Impero - Riflessioni nel tablinum
Personaggi/Pairings:
Impero Romano, Germania Magna, OC!Grecia Antica, OC!Egitto Antico,
OC!Popoli Italici, OC!Gallia, OC!Iberici, OC!Anatolia, OC!Dacia. Impero
Romano/Tutti, accennati: OC!Gallia/OC!Iberici, OC!Anatolia/OC!Grecia
Antica/OC!Egitto Antico
Rating: Verde
Riassunto: "Roma sorride: avere la casa vuota è quasi un
avvenimento per lui. È felice che, però sia evento raro.
Le ama e li ama in modo diverso, ma non potrebbe fare a meno di nessuno
di loro."
Note: - Non betata.
- Non credo avrà seguiti/spin-off o simili, ma spero vi piaccia. Se
qualcuno fosse interessato a riutilizzare i personaggi non si faccia
problemi, semplicemente me lo dica e metta i crediti! ^^
Riflessioni nel tablinum
[Le
tende che delimitano il tablinum frusciano al vento, oltre un goccia di
pioggia mattutina cade nella cisterna dell'impluvium.
C'è silenzio.
Roma sposta qualche pila di fogli, firma un paio di documenti e si
stiracchia.
C'è silenzio. Strano.
Germania è su una sedia poco distante, legge qualcosa. Roma spera non
sia una delle canzoni di Gallia. Germania non è arrossito, può
stare tranquillo.
C'è
silenzio e questo non è semplicemente strano, è impossibile - per
quanto Hellas sia capace in meno di tre frasi di dichiarare
l'impossibilità dell'impossibile.
Poi ricorda: le sue bellissime
donne sono andate a nonricordapiùquale cerimonia e Anatolia si è
dichiarato disponibile - sotto minaccia - ad accompagnarle. Dacia sarà
da qualche parte per la domus.
Roma sorride: avere la casa vuota è quasi un avvenimento per lui. È
felice che, però sia evento raro.]
Le ama e li ama in modo diverso, ma non potrebbe fare a meno di nessuno
di loro.
C'è
Esperia che sorride, che distratta fa cadere le cose, che non conosce
le arti, che cucina per lui perché no, i servi non sanno preparare le
focacce come gli piacciono, che piange aggrappata al suo braccio, che è
la stessa che per prima è al suo fianco in battaglia, che combatte con i
denti stretti e il profumo dei boschi nei capelli, che stringe il
pugnale tra le mani mentre affonda nella gola del nemico e che, con gli
occhi dorati nel buio, lo conduce in quei luoghi dove la sua amata
civiltà non è un fuoco troppo lontano e la luna è l'unica guida. C'è
lei che, fedele come un cane al padrone e feroce come una lupa contro
l'usurpatore, ha accettato di essere solo una matrona, la devota sposa
che aspetta il suo ritorno.
[Passi risuonano nell'atrio. Qualcuno accelera il
passo, quasi inciampa e riprende il ritmo.
La tenda viene scostata.
"Mio
sposo siamo tornati, sapessi come è stata bella la cerimonia...oh ma
sei al lavoro, non volevo disturbarti, mi dispiace. Vuoi per caso che
ti porti una coppa di vino, un pezzo di focaccia o magari un di quei
pomi che Anatolia ha portato? E lo stesso vale anche per te Germ - "
Incespica nella stoffa, tocca un vaso che traballa e per poco non cade.]
C'è
Gallia che vive la vita come se le dovesse essere strappata da un
momento all'altro, che ama la guerra e il vino, che ride e piange allo
stesso tempo perchè fare solo una delle due non è abbastanza, che dice
battute oscene e che possiede una voce capace di far piangere gli dei
dell'Averno; lei che impugna la spada in una mano e stringe la gola del
nemico nell'altra, che ama la lingua e i costumi romani ma che venera
solo Toutatis, che gli strappa baci roventi per poi stringersi soltanto
alla sua eterna compagna e che non lo tradirà perchè altrimenti non
saprebbe con chi divertirsi. C'è lei che, con i suoi capelli biondi mal
tagliati e il torque al collo, gli obbedirà senza mai abbassare lo
sguardo.
[Un braccio ricoperto di cicatrici e bracciali di
metallo l'afferra. Qualcuno dietro ride.
Un odore di ferro e pelle arriva alle narici.
"Eh,
sei sempre la solita Esperia. Eh, tutta colpa di questa stola che ti fa
inciampare e che nasconde un sacco di cose interessanti."
I braccialetti tintinnano. Una daga viene estratta.
"Culo
D'Oro che ne dici di un po' di ginnastica, non orizzontale
sfortunatamente, giusto per levarmi di dosso la puzza di carne che
brucia. Eh, ovviamente la proposta vale anche per te o Cugino Dai
Lunghi Capelli."]
C'è Iberia che fa altro che ridere, che
potrebbe strappare il cuore ad un uomo ma che preferisce dormire al suo
fianco quando il sole si fa troppo caldo anche per loro, che ha le
spalle più grandi delle sue e gli occhi più belli che abbia mai visto,
che sa far chiedere pietà a Gallia a suon di solletico, che bacia lei e
lui come se fosse l'unica cosa giusta e che accetta tutto senza perdere
il sorriso perchè in fondo si può sistemare. É quella che scende per
prima di battaglia, che sa uccidere senza pietà, che calpesta il nemico
e che piange sulla tomba di ciascuno dei suoi uomini, che ha il fuoco
che le brucia nelle vene, ma che appare come cenere. C'è lei che non ha
paura di morire perchè alla fine è solo una questione di punti di vista.
[Qualcuno ride ancora e un braccio stringe il fianco
di Gallia.
"Lascia
un po' in pace il povero Roma, ogni tanto anche lui dovrà riposarsi. Il
fatto che tu abbia la resistenza di un piccolo esercito non è
applicabile a tutti. Non a me per esempio."
Sbadiglia.
Sistema una ciocca nella treccia e stringe un po' il laccio
Sbadiglia di nuovo.
Gallia viene trascinata via. Esperia si ritira.]
C'è
Britannia che lo ascolta solo se la chiama Albione, che conosce i
segreti dei morti, che legge le stelle e ne sa prevedere i movimenti,
che è fiera e fa come vuole, che venere tre dee in una e un dio
multiforme, che sa farlo cadere in ginocchio con uno sguardo e
comandare i cieli con uno schiocco di dita, che ha gli occhi verdi come
le sue colline, che corre senza mai fermarsi nei boschi, che non ha
ombre né asperità pur essendo oscura come il destino degli uomini e che
è bellissima, ma che non sa amare. C'è lei perchè lo vuole, ha fatto
una scelta, e perchè, talvolta, il vento soffia troppo forte se si è da
soli.
[Una brezza sottile dal profumo dolciastro di erbe e
menta spira nella stanza.
Non entra nessuno.
Da un angolo un'ombra si stacca, percorre il pavimento riccamente
mosaicato e si struscia contro la sua gamba come un gatto.
É un saluto.
Roma risponde con un gesto del capo e un flebile "Bentornata".
Di lontano risuonano dei passi.]
C'è
Hellas che è la Prima, la più difficile e esaltante, che conosce il
gusto del buon vino, che parla come se conoscesse tutte le cose pur
dicendo di non comprenderne nessuna, che ha calcolato le forme perfette
e che venera dei imperfetti, che possiede un Dio sfrenato, che sa
creare, che è filosofa e guerriera, che è silenziosa e sempre presente,
che è parte di lui così nel profondo da essere inscindibile. Lei che è
l'esempio, che ha governato sul più grande degli imperi - più di lui -
insieme a quello che era un barbaro e che è diventato un greco e che ha
conquistato lui senza un esercito. C'è lei che è la Pizia, che conosce
il futuro - che raccoglierà la sua corona - e che per questo
tace.
[Non se ne accorge, quasi. Arriva in silenzio.
Sposta la tenda con delicatezza, le dita perfettamente curate e lo
chitone che avvolge la sua figura priva di difetti.
Parla.
"Se hai bisogno di aiuto per l'orazione di domani sai dove trovarmi."
Logica. Aspetta la risposta.
Lui annuisce.
"Lo so. Grazie."
Efficiente se ne va: ha altre cose da fare.]
C'è
Anatolia che fa battute strampalate, che ripete continuamente che ci
deve essere una specie di regola a lui sconosciuta perchè, a quanto
pare, per essere un impero devi averlo tra le tue provincie, che veste
di mille colori, che è l'unico che sopporta Hellas quando si mette a
riesumare i vecchi aneddoti su Alessandro, li conoscono ormai a
memoria, che porta la spada quasi per sbaglio ma che sa usarla, che
preferirebbe coltivare invece di combattere, che piega la testa al suo
signore ma soltanto a lui, che commercia, che non finge e semplicemente
parla, che le ama e, in qualche modo, ama anche lui e che ha le mani
callose di chi stringe l'aratro. C'è lui che non è guerriero, ma che
per suo ordine lo diventerebbe.
[Un ticchettio contro la parete. La tenda non viene
spostata, ma non ce n'è bisogno.
"Vedi
di non farla arrabbiare o deprimere perchè se ricomincia a parlarmi
delle grandi imprese dei suoi vecchi capi giuro che vado a farmi
prendere come ostaggio da Persia. No, forse questo è un po' esagerato,
ma non sottilizziamo."
Roma sogghigna: quella è una minaccia che non sarà mai portata a
compimento.
"Vedrò di non farlo."
Ora è lui a ridacchiare.
"Non sei molto credibile se lo dici ridendo."]
C'è
Egitto che è ricoperta d'oro, che ricorda tempi troppo antichi per
essere tramandati, che cammina con la morte accanto e l'acqua a
bagnarle i piedi, che vive nel deserto e non ha mai sete, che scrive,
che costruisce raggiungendo gli dei, che ha conosciuto un'epoca di un
solo dio, che ammalia tra tende di lino, che è calda sotto il sole, che
gli bacia la fronte perchè è giovane, così estremamente giovane, che
stringe la carne dei cadaveri tra bende bianchissime e che lo omaggia
con mille nomi e doni, ma che non sarà mai veramente sua. C'è lei che
gli appartiene come il riflesso del sole sulle acque del Nilo
appartiene al bambino che tenta di catturarlo.
[Un sandalo delicato dalla fibbia dorata fa capolino
da dietro la tenda. La figura accanto continua a ridacchiare.
Un lieve spiraglio viene aperto e si scorge pelle scura e occhi color
dell'ebano.
E ancora silenzio.
Poi un lieve scintillare dorato.
"Che la vostra sia una giornata fausta."
Una coppia di passi gemelli abbandona l'atrium.]
C'è
Dacia che è piccolo, sottile tra le sue dita e ha paura di fargli del
male anche se in realtà è più probabile il contrario, che combatte,
inganna e finge pur di rimanere libero, che tira con l'arco come Apollo
e vive tra i boschi come Diana, che è falso eppure candido, che dice di
odiarlo eppure trema tra le sue dita e geme, che gli obbedisce, che si
ribella, che non conosce la paura, che ha i capelli rossi e le lama
sporca dello stesso colore, che lo minaccia di morte e gli punta il
coltello alla gola, che mangia pane e miele dandogliene sempre un
pezzetto, che è feroce e che è una sfida. C'è lui che non si arrenderà
mai e che eppure non scocca mai la freccia contro la sua schiena.
[È un rumore secco e il dardo si pianta in profondità
nel legno del tavolo.
Germania neppure alza lo sguardo.
Non è un errore, non sbaglierebbe mai un tiro così semplice, è
semplicemente un gesto.
Le tende non sono neppure state sfiorate: la freccia è passata
attraverso il sottile spazio tra una e l'altra.
Ritorna il silenzio.
"La prossima volta"
Roma sorride e risponde.
"Anch'io sono felice di vederti."
Nessun'altro rumore. Si è allontanato.]
C'è
Germania che è semplicemente se stesso, che è pudico, che dove portare
di peso alle terme, che non ama il vino e il sole, che arrossisce e si
arrabbia, che forgia spade e gioielli degni di Vulcano, che è bello e
vorrebbe scolpirlo nel marmo per averlo sempre davanti, che è il suo
unico avversario, che combatte senza cambiare espressione mentre
attorno le urla cedono il passo al silenzio, che alza gli occhi al
cielo alle battute delle cugina Gallia, che gli lascia passare una mano
tra i suoi capelli, che quando fa idiozie sbuffa e afferma di non
volerne sapere niente salvo poi farsi sempre coinvolgere, che lo
sopporta e che è lì. C'è lui che non sa sorridere, ma che gli
proteggerà sempre le spalle - che lo tradirà.
[Rimette i documenti sul tavolo coprendo il segno
lasciato da Dacia.
Si alza e percorre la stanza.
Appoggia una mano sulla spalla di Germania.
Germania alza lo sguardo dalla pergamena e lo guarda.
"Che ne dici se andiamo alle terme?"
"No."
La tenda viene scostata per l'ultima volta. Le sue dita sono strette
attorno al polso di Germania e lo trascinano.
Le terme li stanno aspettando.]
[Non gli importa quello che vede Hellas, per ora, però, lui e loro sono
al suo fianco. ]
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Note random:
Domus
romana alias la villa: potete trovare una piacevole descrizione e mappa
qui. Comunque il Tablinum è una sorta di studio i cui lati però sono
chiusi non da muri da da tende, l'Atrium è ovviamente l'atrio
d'ingresso.
Note su Esperia. Il suo nome è
l'antico, dato dai Greci,
alla penisola italica e significa "terra della sera". Il paragone con
la lupa non credo abbia bisogno di spiegazioni e, nella mia mente, è la
madre dei due fratelli Italiani.
La stola è la veste lunga fino ai piedi - e non aderente come la tunica
greca - tipica delle matrone romane.
Note
su Gallia. Nelle descrizioni date dai romani delle popolazioni
galliche
queste vengono dette valorose in guerra, bellicose e amanti del bere e
del canto, Gallia ne è un perfetto esempio.
Toutatis è un dio del phaeton gallico, lo si può paragonare a Marte.
Il torque qui
Gallia e Iberia si amano perchè io ho bisogno di shojo-ai
con il tempo le due popolazioni finirono per mischiarsi e non era fatto
strano, anche in epoca romana, trovare in territori gallici tribù che
non ne condividevano nè l'aspetto né i costumi poichè di origine
iberica.
Note su Iberia. E' una
gigantessa gentile e dal bell'aspetto. La amo. Nulla di particolare da
aggiungere.
Note
su Britannia. Il nome Britannia fu dato dai romani, prima di
allora
l'isola maggiore (Cioè l'attuale Gran Bretagna) era conosciuta come
Albione. É un druido, e sì esistevano druidi donne sebbene non fossero
la normalità.
Il phaeton celtico/britannico è alquanto confuso e
ricco, comunque le due divinità nominate sono una Dea triforme (senza
nome, chiamata dai romani Matronae) e un dio di nome Lug che aveva
"poteri" decisamente ampi. Ah, e le conoscenze astronomiche di questi
popoli erano così evolute da stupire anche i romani.
Note su Hellas.
Hellas è ovviamente Grecia antica (Alias la mamma di quel fustacchione
gattofilo e dormiglione) ed è una profetessa, una studiosa e una
guerriera. Il dio sfrenato a cui faccio riferimento è Dioniso al cui
confronto il corrispettivo Bacco romano è un agnellino astemio.
Sulla
conquisa delle Grecia esiste una frase che rende bene il loro rapporto:
"Roma ha conquistato la Grecia, la Grecia ha conquistato Roma" questo
principalmente perchè la cultura ellenica ebbe un'importanza
straordinaria nell'evolversi di quella romana.
Note su Anatolia. Il
territorio dell'Anatolia sarà conquistato prima dall'Impero Persiano,
poi da quello Alessandrino e infine da quello Romano. In epoca più
tarda diventerà anche il cuore dell'Impero Ottomano.
Note su
Egitto. La conquista dell'Egitto avvenne principalmente per
potersi
appropriare delle sue immense quantità di grano (nella fic
simboleggiate dall'oro). Tutti i riferimenti all'acqua e simili
sottintendo ovviamente il fiume Nilo.
Note su Dacia. Le guerre per
la conquista della Dacia furono tra le più dure sopportate dall'impero
Romano soprattutto perchè le popolazioni si ribellarono più volte e
addirittura gli stessi regnanti degli stati vassalli che inizialmente
esistevano, prima di essere sostituiti dalla provincia della Dacia,
finsero per ben due volte di accettare il giogo romano per poi
attaccarli di sorpresa. Nei brani dell'epoca le popolazioni del
territorio sono descritte con i capelli rossi e gli occhi blu *A*
Note
su Germania. L'autore di Hetalia nella scheda del personaggio
dice
espressamente che Germania un tempo ha coperto le spalle a Roma per poi
esserne il carnefice.
I commenti sono amore ♥ e anche il mio carburante quindi più sono e più
scrivo!
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