And
the
pain will make you crazy
Era un lunedì
mattina normale, come tanti.
A Isabella piacevano i
lunedì, perché riprendeva le sane abitudini
che la facevano stare bene: i compiti, le ripetizioni, le chiacchierate
fuori
dal liceo dopo l’uscita, le piccole agitazioni per gli
esercizi di matematica
che non le riuscivano quasi mai.
Era al solito posto fuori al
cancello, seduta sulla striscia
di pietra fredda e rideva a crepapelle mentre una sua compagna copiava
frettolosamente
inglese dal suo quaderno. Isabella era la classica secchiona, ma era
estremamente disponibile con tutte, passando intere traduzioni di
latino alle
amiche o andando volontaria alle interrogazioni di storia per coprirle
se non
avevano studiato.
Non aveva ancora visto Edoardo.
Era un fatto davvero molto
strano.
Di solito lui le passava
davanti ogni santa mattina,
accompagnato dai suoi amici dopo aver fatto colazione al bar
all’angolo della
strada. Aveva sempre un’aria molto felice e sorrideva.
Quel sorriso faceva morire
Isabella ogni santa volta. Dio,
quanto era bello quando sorrideva…
All’improvviso si
avvicinò Giulia, una compagna che si era
unita quell’ anno alla sua classe. Aveva una faccia a dir
poco sconvolta. Lo
stomaco di Isabella si serrò in una morsa d’ansia.
Ragazze,
è morto
Sandro- sussurrò.
Isabella sentì
distintamente il silenzio calare per tutto il
cortile del suo liceo, mentre la tragica notizia si spargeva a macchia
d’olio
tra tutte le ragazze.
I ragazzi al liceo erano
pochissimi, visto che era a
maggioranza femminile; Isabella,
o di
persona o di vista, li conosceva uno ad uno.
Sandro
era stato rappresentante
di istituto per tanti mandati. Un ragazzo alto e secco, politicamente
impegnato,
comunista fino al midollo, bocciato una marea di volte ed inchiodato in
secondo. Un po’ pesante alle assemblee, ma si faceva voler
bene da tutti quanti,
coetanei e professori.
Era
davvero genuino e spontaneo.
Sapere
della sua morte fu un vero
e proprio colpo al cuore per Isabella. Piccole lacrime iniziarono a
scendere
sul suo viso, incessantemente. Lo aveva visto l’ultima volta
tre giorni prima,
a una riunione tra rappresentanti di classe, combattivo come al solito.
E
il cuore si straziò quando si
ricordò, all'istante, che Sandro era uno dei migliori amici
di Edoardo, nonché
suo compagno di classe; li vedeva sempre assieme a fumare e a discutere
fraternamente.
Fu
un doppio dolore. Isabella non
poteva sopportare che Edoardo potesse soffrire a quel modo.
Per
lei era come una fucilata in
pieno petto.
Dopo
poco,i cancelli neri e
pesanti si aprirono e la fiumana di liceali entrò nelle
proprie classi, in
religiosa calma. Il silenzio era irreale, allucinante.
Gli
occhi lucidi, i singhiozzi,
le mani intrecciate per farsi forza che Isabella intravide erano segni
tangibili che la sofferenza stava lasciando una ustione indimenticabile
in
molti cuori quella mattinata.
Non
appena entrò nel suo
padiglione, Isabella vide una scena che non dimenticò
più, per il resto della
vita.
Edoardo
era seduto sulla sedia
accanto alla scrivania vicino l’ingresso
dell’edificio principale del liceo,
dove si sistemavano i bidelli.
I suoi occhi scuri erano
persi nel vuoto,
saturi di un supplizio talmente forte che Isabella non
riuscì nemmeno a
piangere. Lo guardava e non riusciva a capacitarsi di non potergli
stare vicino
per consolare quel tormento che lo stava mangiando vivo,
nell’anima.
Avrebbe
voluto avvicinarsi,
porgergli un fazzoletto e farlo sfogare, ma decise di star ferma e
tacere.
Non
toccava a lei. Anche se lo
strazio era suo a tutti gli effetti, perché lo amava, sarebbero state ben altre le
braccia in cui Edoardo avrebbe
potuto manifestare quella tempesta che lo stava assalendo e portando
sempre più
giù, davanti a lei.
E’
tremendo quando la persona che
ami prova una disperazione e un vuoto così grande e non puoi
nemmeno stargli
vicino ed impedire che il peso di tutto ciò lo schiacci e lo
soffochi. E’
come un incubo a occhi aperti da cui si sa
che non ci si potrà mai svegliare.
Quella
sensazione di impotenza entrò
nelle vene di Isabella in modo talmente
potente da segnarla profondamente.
Niente al
mondo fa crescere come
il dolore.
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Angolo
dell'autrice
Questa
shot è stata scritta per l'iniziativa "2010: a year togheter", indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 } ed è basata
sul prompt 317 - La scelta di tacere.
E' basata
interamente su una mia esperienza personale, accaduta proprio in questo
periodo nel 2003. Isabella è il mio alter ego quando scrivo
riguardo me stessa ed Edoardo... bè... anche lui esiste ^^
[ovviamente i nomi usati non sono quelli reali]. Anche Sandro
è esistito e ormai sono, purtroppo, tanti anni che ha
lasciato questo posto chiamato Terra. R.i.p. caro.
Il titolo
è tratto da un verso di Too Much Love Will Kill You, canzone
spettacolare dei Queen *-*
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