L’orgoglio di un padre
capitolo unico
Procedeva
in religioso silenzio, dietro al cavallo di Artù, e cercava
di trattenere le lacrime. Quando erano partiti alla ricerca di Belinor,
nella speranza di trovare un aiuto per Camelot, il suo cuore era pieno
di rancore. Come aveva detto a Gaius, prima di lasciare il castello,
lui aveva il pieno diritto di sapere.
Aveva
un padre, maledizione! E
nessuno si era preso il disturbo di dirglielo.
Subito
dopo la partenza, il rancore, nei confronti di Gaius e della madre per
avergli taciuto una cosa simile, aveva ceduto il posto alla delusione.
Delusione per quel padre, al quale aveva sempre tentato di dare un
volto, che in tutti quegli anni non lo aveva mai cercato.
Quando
si era ritrovato nella grotta, seduto accanto al fuoco, si era sentito,
se possibile, ancora più deluso. Suo padre era un Signore
dei Draghi e Merlino, nonostante i sentimenti avversi, se
l’era immaginato coraggioso e pieno di grinta.
Quello
che, invece, si era trovato davanti era un uomo schiacciato dal peso
della vita e pieno di antica rabbia per Camelot e per il suo sovrano,
Uther, che lo aveva strappato alla donna che amava, costringendolo a
vivere come un reietto.
Aveva
capito subito che non li avrebbe aiutati e si era sentito tradito da
quella persona che, per ogni figlio, dovrebbe essere un punto di
riferimento. La guida che ti soccorre quando inciampi, che ti sostiene
quando ti rialzi.
«Ma
tu non sei migliore di lui».
Lo
aveva rimproverato, paragonandolo a Uther.
Che
sciocco era stato, a pensare di poter trattare con un uomo che non
aveva più nessun tipo di contatto umano.
Il
cavallo sbuffò, come ammonendolo per i suoi pensieri.
Quando
se l’era visto comparire davanti, nel fitto della foresta, si
era sentito sollevato. La speranza era l’ultima a morire, ma
sentiva che le barriere tra di loro non erano ancora cadute.
Gli
era chiaro che Belinor non era a conoscenza di avere un figlio e
così aveva atteso che Artù perlustrasse il bosco
per potergli svelare la sua identità.
Era
così frustrante doverlo tenere nascosto, quando avrebbe
volentieri condiviso la sua gioia con chiunque, ma le conseguenze non
erano delle migliori.
La
sua vita era piena di ingiustizie. L’unica cosa che lo
rendeva speciale gli negava parte della sua felicità. Era
stato costretto ad allontanarsi dalla madre per imparare a
padroneggiare la magia, non poteva rivelarsi ad Artù e ne
dire chi era suo padre, che la testa gli sarebbe stata tagliata di
netto.
«Sono
tuo figlio».
«Non
so che vuol dire avere un figlio».
«Né
io un padre».
Si
era sentito in pace con se stesso, finalmente.
Guardava
l’uomo di fronte a lui, suo padre. Quello era suo padre.
Era
così felice che il tempo non si era nemmeno fermato, quando
la lama aveva trafitto Belinor.
«Ascolta
Merlino, tu sei mio figlio. Ho visto abbastanza per sapere che mi
renderai orgoglioso».
Troppo
poco tempo.
Un
battito di ciglia e suo padre già non esisteva
più.
Le
lacrime pungevano sulle guance, ma era rimasto concentrato sul corpo
tra le sue braccia.
Era
stato più padre lui in un giorno, che Uther in tutta una
vita. Gli sarebbe piaciuto dirglielo, ma come tutto il resto non
c’era stato tempo.
Troppo
poco tempo anche per piangere.
Aveva
premuto con forza le dita sugli occhi per imporsi di smettere e aveva
seguito il principe.
Avrebbe
voluto starsene da solo, nel suo dolore, ma Camelot aveva bisogna di
lui, del nuovo Signore dei Draghi. Sarebbe sceso in campo, al fianco di
Artù, per proteggerlo. Il principe aveva espresso il suo
dissenso, ma quando mai il giovane mago aveva ascoltato il suo asino
reale.
Aveva
una promessa da mantenere a qualcuno.
«Merlino,
se dovessi morire, ti prego-».
«Cosa?».
«Il
Signore di Draghi, oggi. Ti ho visto. Una cosa dico ai cavalieri
più giovani. Nessun uomo merita le tue lacrime».
Guardò
Artù, spada alla mano, che lo fissava serio.
Lui
non era un cavaliere.
«Forse
per voi potrei fare un’ eccezione».
Mentre
Artù si muoveva per andargli incontro, gli sembrava di
vederla, proprio lì, sulla parete di muro accanto alla
porta, creata da un gioco di luce, l’ombra di quello che per
un giorno era stato suo padre.
Afferrò
la spada e, con Artù al suo fianco che gli stringeva con
forza la spalla, imboccò la porta.
Sarai
orgoglioso di tuo figlio, Belinor.
Disclaimers: I
personaggi della serie Merlin non appartengono a me, ma alla BBC, e non
vi è nessuna forma di lucro da parte mia.
Piccole
noticine: Questa
‘shot è nata da due cose in particolare. La frase
di Artù “Nessun uomo merita le tue
lacrime” e dal fatto che vedere Merlino piangere mi ha fatto
commuovere tantissimo ç__ç. Volevo dare forma ai
suoi pensieri ed ecco ciò che ne è uscito. I
dialoghi in corsivo sono presi dall'episodio 13 della seconda serie,
tranne l'ultimo, sennò saremmo state molto contente ^__^.
Attendo il vostro giudizio.
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