La caffettiera
LA CAFFETTIERA
Era una bella mattina come tante, in una grande cucina di una casa di
Roma; le luci, lasciate accese dal padrone di casa mentre lui era a
farsi la barba nel bagno, illuminavano tranquillamente la scena tipica
del risveglio: tazzine, piattini e stoviglie varie erano poste alla
rinfusa sul tavolo; in un angolo, stavano i fornelli, illuminati da una
piccola lampada dal paralume di vetro opaco.
Sul fornelletto più piccolo, acceso, era una caffettiera:
brontolava sommessamente, di quel gorgoglìo rassicurante e
familiare che ricorda a tutti noi che la giornata sta iniziando.
Il piccolo utensile canticchiava, mentre dentro il suo bricco scorreva
già il denso e caldo liquido nero, e nell’aria si spandeva
un odore caldo.
“Bella giornata oggi, vero?” le chiese un bricco per il tè posto sul fornello vicino,
“Buongiorno a te!” rispose la caffettiera,
“Oggi ti vedo particolarmente di buon umore!”.
La piccola macchinetta da caffè continuò a canticchiare
tranquillamente, mentre attraverso i vetri della finestra iniziavano ad
entrare i raggi del sole che si alzava nel cielo; nella stanza, anche
gli altri oggetti da cucina, lentamente, si svegliarono, sbadigliando.
“Che ore sono?” fece un cucchiaino da caffè posato dentro ad una tazzina ancora vuota,
“Le sei e mezzo” gli rispose la tazzina “era tempo
che ti svegliassi! Il signore ti ha messo lì già da un
bel pezzo!”.
A sentir queste parole, tutti gli altri utensili scoppiarono in una sonora risata.
“Non è bene dormire troppo, per noi” fece eco un
vecchio pentolone appeso ad un gancio in una parete “noi siamo i
guardiani di questa casa, e dobbiamo vegliare, sempre”.
Tutti annuirono.
Nel corridoio si udirono dei passi in avvicinamento.
“Il padrone! Silenzio!!” disse il barattolo del sale.
Tutti tacquero.
Un uomo di mezza età, che indossava un accappatoio grigio,
entrò in cucina; si avvicinò al fornello, e
sollevò il coperchio della caffettiera, per vedere se il
caffè fosse già pronto; visto che lo era, spense il
fornello, prese la caffettiera e si servì il caffè nella
tazzina.
La caffettiera e la tazzina si strizzarono l’occhio, guardandosi.
Dopo aver bevuto il caffè, l’uomo se ne tornò nel bagno, mugugnando.
“Vorrei proprio sapere come farebbero senza di noi!”
sbottò la caffettiera “Siamo noi a rendergli ovvi e
scontati tutti i piccoli gesti quotidiani che costituiscono quasi dei
rituali, per loro!”,
“E’ proprio così!” rispose un portapane “Noi siamo l’anima delle case!”,
“Di più: ne siamo i guardiani!” aggiunse la tazzina, ora vuota.
**********
Intorno a mezzogiorno, tutte le stoviglie stavano conversando
allegramente, quando un rumore sinistro ed improvviso colpì gli
acuti sensi della caffettiera, facendola voltare nella direzione da cui
era provenuto.
“Fate silenzio, tutti!” intimò.
Tutti tacquero.
Dalla finestra chiusa proveniva un debole ma ben percettibile sibilo, come quello di una lama che viene sfregata sul legno.
“Che cosa è?” fece un piattino,
“Sembrerebbe una sega che tagli la legna” aggiunse una bottiglia con il vino,
“Qualcuno sta cercando di entrare in casa dalla finestra che
dà sul giardino! Un ladro!” concluse a tono basso, ma
sonoro, la caffettiera.
Tutti sussultarono.
“Ma… ma… il padrone non c’è…
non tornerà che stasera! Chi chiamerà la polizia?”
il cucchiaino tremava, stretto alla forchetta, sua madre,
“Zitti tutti! E non vi muovete!” ordinò nuovamente la caffettiera.
Il rumore cessò; immediatamente dopo, si udì un sinistro
scricchiolìo, quello di un’anta che si apriva.
Le stoviglie rimasero in perfetto silenzio, ad osservare un ragazzo
molto giovane che scavalcava il davanzale ed entrava in casa, recando
un sacco sulle spalle.
L’intruso si guardò attorno, sospettoso; constatato che in
casa non c’era nessuno, avanzò con cautela, uscendo dalla
cucina.
Si sentì un diffuso mormorìo serpeggiare per la stanza.
“E adesso? Non possiamo permettere che quello si porti via tutto! Questa è la nostra casa!”, esclamò con tono autoritario un porta biscotti, levando in aria una delle due maniglie,
“Giusto!! Dobbiamo far qualcosa!” convenne la zuccheriera,
“Ma cosa?” il pentolino era perplesso.
La caffettiera era rimasta in silenzio, gli occhi bassi soprappensiero. Ma a quel punto, prese la parola.
“Lasciate fare a me. Ho un piano!”,
“Quale sarebbe?” chiesero in coro le altre stoviglie,
“State a sentire…” la caffettiera si avvicinò
al centro del tavolo, mentre i compagni le facevano cerchio intorno.
Il ladro aveva preso quanto più poteva: oggetti
d’antiquariato, soprammobili di valore, orologi… aveva
accumulato un discreto bottino nella sua borsa, e già la
accarezzava, soddisfatto.
Girò sui tacchi e si avviò verso la cucina, per uscire da dove era entrato.
Ma ecco che, all’improvviso, la sua attenzione fu attirata da un
rumore simile ad un pianto, che proveniva da dietro una porta chiusa.
Possibile che ci fosse qualcuno in casa? Non poteva essere, era
là da più di un’ora ormai, e se ci fosse stato
qualcuno se ne sarebbe senza dubbio accorto… ma allora chi stava
piangendo?
Spinto da una strana curiosità, decise di scoprirlo:
forzò la maniglia e spinse la porta dietro la quale si trovava
il misterioso rumore.
Una volta dall’altra parte, si trovò in una stanza buia,
forse un piccolo salottino che veniva usato di rado; si guardò
in giro, ma non vide nulla. Strano, eppure il pianto sembrava provenire
proprio da lì!
Guardò a terra, in tutti gli angoli: niente. Ma che cavolo era quel rumore, allora?
Alzò le spalle in segno di sufficienza, e si girò per
ritornare in cucina; ma un momento prima di girarsi scorse qualcosa con
la coda dell’occhio.
Si voltò di scatto: non c’era niente, eppure lui aveva
percepito chiaramente un movimento; ed aveva visto qualcos’altro:
una piccola macchia bianca sfrecciare veloce sul pavimento, ma in quale
direzione non avrebbe saputo dirlo.
“Un cane…” pensò; ma era molto strano che un
cane se ne fosse rimasto in silenzio fino a quel momento per farsi vivo
solo ora e per di più scappando, di solito i cani attaccano gli
sconosciuti che entrano in casa… e poi i cani non piangono.
Eppure, c’era qualcuno… o qualcosa, lì dentro, da qualche parte! Il ragazzo ne era certo.
Riprese il suo percorso in direzione della cucina, ma si bloccò
all’improvviso: questa volta aveva sentito ridere, ne era sicuro!!
In questa casa c’è qualcosa di strano, pensò.
Si affrettò verso la cucina.
Raggiunse la finestra da cui era entrato, trovandola chiusa.
“Come è possibile?” si disse.
Poggiò il sacco col bottino a terra, iniziando a forzare le persiane con entrambe le mani; ma quelle non cedevano.
“Cercherò di forzare la porta!” disse rivolto a sé stesso.
Riprese la sua borsa, e si accorse che era vuota a metà: che fine aveva fatto la refurtiva?
A questo punto, fu preso dal panico.
“Qui ci devono essere gli spiriti… è meglio tagliare la corda!”.
Dimenticando volutamente il sacco del maltolto a terra, afferrò
il suo cacciavite, e si precipitò sulla porta, lavorandovi con
le mani che tremavano per la paura; alla fine, riuscì a farla
cedere.
La spalancò e fuggì via, terrorizzato.
Dalla cucina, le stoviglie lo guardavano ridendo, soddisfatte.
“Ciao, ciao!” faceva la teiera agitando il beccuccio,
“Avete visto come se l’è data a gambe?” rideva il piattino,
“Coraggio, non state lì impalati! Dobbiamo rimettere tutto
a posto, prima che il padrone ritorni!”, la caffettiera aveva
ripreso in mano il controllo della situazione.
“E’ tutto merito tuo!” le dissero in coro le altre
stoviglie “E’ solo merito tuo se, tornando a casa, il
padrone non si accorgerà di nulla!”.
La caffettiera sorrise, alzando il coperchio “E’ merito di
tutti noi! E’ il nostro dovere: noi siamo i guardiani
dell’intimità domestica dei nostri padroni, e come tali
dobbiamo difendere le loro case!”.
**********
Ore otto e quaranta. Una chiave girava nella toppa.
La porta si aprì, ed un uomo entrò, sbadigliando.
Attraversò veloce la stanza, ignaro delle molte paia di occhi che lo seguivano, benevole.
Tutte le piccole e grandi stoviglie, silenziose compagne dei piccoli gesti della sua vita, gli stavano sorridendo.
E più di tutte, in mezzo a loro, sorrideva la caffettiera.
Ciao!! E' la prima volta che mi
cimento in una favola "surreale" come questa, ma ho voluto provare
ugualmente; spero che l'esperimento mi sia riuscito.
Tetide.
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