maybe
TykiLavi, perché ogni tanto mi piace cambiare <3<3
E' un semplice viaggio introspettivo nella mente di Lavi nel caso lui provasse cotali sentimenti per Tyki, tutto qua :3
Spero possiate apprezzare ^^
Maybe
[Love me – Kill me]
Come potevano dei baci sapere di vita e di morte assieme?
Come potevano far rabbrividire di piacere e di disgusto nello stesso attimo?
Eppure il bianco e il nero non si mescevano per nulla,
continuavano a rimanere ben distinti e definiti, distanti – forse
i confini si toccavano alle volte per ritirarsi subito quasi spaventati.
Essere toccati da quelle mani lasciava confusi: non si
poteva gioire perché era il nemico ad apparirti davanti, non ci
si poteva ritrarre perché era impossibile nascondere la lussuria.
Allora si traballava, chinandosi di lato, un po’
di qui un po’ di là, ballando su di un filo sottile come
un giocoliere lassù in alto, nel vuoto. Attento a non
sbilanciarsi mai troppo – perché cadere porta alla morte.
Il giovane Bookman Junior aveva imparato come rapportarsi al nemico. Gli Akuma e i Noah.
Sapeva cosa poter mostrare di sé – cosa dover mostrare e
cosa dover celare – perché il suo scopo fosse conseguito.
Alla fin fine, quelli come lui non ambivano altro che alla somma conoscenza, al pieno sapere.
Non era meschino, in fondo, desiderare qualcosa del genere; conoscere
significava possedere, ed essere padroni di tutto è il sogno
più intimo di ogni uomo.
Il giovane Bookman, quindi, sapeva come comportarsi di fronte ad un nemico da abbattere.
Lo aveva imparato negli anni, leggendo e combattendo a sua volta in
prima linea. Teoria e pratica: cognizione perfetta di ogni cosa.
Si ricordava persino quanti mostruosi Akuma era riuscito a sconfiggere
– per semplice abitudine aveva memorizzato il numero nella
propria mente.
E allora, perché?
Forse per quel il sorriso così irrisorio?
Forse perché per la prima volta si era trovato di fronte a qualcosa di non razionale?
Forse perché era talmente sfuggevole da accrescere il suo desiderio di conoscenza?
Forse, appunto.
Perché il giovane Bookman non riusciva a comprendere appieno.
Quando il suo nemico – quel dannato Noah – l’aveva
irriso con evidente ilarità e subito dopo l’aveva baciato
sulla bocca, sorridendo contro le labbra morbide, senza neanche dargli
il tempo serio di essere irritato, non comprese.
Così non comprese quel suo febbricitante desiderio che
l’aveva portato a baciarlo ancora, ripetutamente; così non
comprese la sua voglia, prorompente, di ricambiarlo con impeto.
L’istinto gli aveva suggerito quello, e dato che la ragione
sembrava avergli bloccato totalmente il cervello – per un
probabile e irrisolto corto circuito – allora tanto valeva
ascoltare l’altra parte di sé.
Bisogna assecondare i pazzi, lo si diceva come semplice regola di sopravvivenza. E neanche lui era tanto normale.
La ragione però pretese la sua parte dopo – quando
l’odore acre del fumo di una sigaretta gli pizzicò il naso
in una maniera davvero fastidiosa.
Lento, si mosse tra le lenzuola, sprofondando la testa nel cuscino candido.
Neanche il tempo di realizzare e già partì il primo colpo
– quella maledetta voce suadente non conosceva la minima
pietà.
-Ben svegliato, coniglietto…-
Lavi alzò gli occhi su Tyki, trovandolo a pochi centimetri da
lui. Lo fissava, parecchio divertito dall’espressione stupida che
aveva sul volto.
Il materasso sotto di lui era ancora tiepido dell’amore che li aveva uniti.
Non disse nulla, il giovane Bookman, semplicemente si limitò a
guardare l’uomo mentre si godeva in pace quel momento di puro
relax.
La sua pelle era scura, il suo sguardo liquido.
Non disse nulla, il giovane, fino a quando il Noah del piacere non
terminò il momento – schiacciandone il resto ancora
fumante nel posacenere sul comodino lì accanto – e si
rivolse a lui ancora una volta.
-Allora, coniglietto… che vuoi fare?-
Lavi lo guardò, sinceramente confuso da quella sua domanda.
Non sapeva, non sapeva davvero da che parte sporgersi in quel momento.
Ala fine, giusto per non rimanere in silenzio, sbuffò. E con quello uscì ogni altra sensazione paralizzante.
-Cosa voglio fare… che cosa dovrei volere, a questo punto?
Ucciderti qui, ora e subito? Farmi uccidere? Direi che non mi va
nessuna delle due, francamente…-
Lo fissò nuovamente in silenzio, mentre questi si passava
– forse senza rendersene conto, anche se poco ci credeva –
la lingua sulle labbra.
Riuscì a sorridere, alla fine.
Dimenticando volentieri di vacillare, fregandosene altamente nel nero e del bianco.
-Ci potremmo inventare una terza opzione nel mezzo, che ne dici?-
Tyki sorrise, chinandosi verso di lui, sorridendogli sulla bocca.
-Sarebbe interessante, coniglietto…-
A quel punto furono solo baci e ansimi, gemiti e graffi.
Nulla di più, nulla di meno.
Perché non è possibile chiamare ogni cosa col suo nome, a
meno che non volerci per forza illudere di possedere la somma
conoscenza.
Gli uomini sono nati per essere insoddisfatti – è questo che crea il desiderio.
Allora Lavi perse interesse nell’identificare con precisione ciò che stava provando.
Bastava viverlo, farsi gonfiare il cuore per questo.
Forse, tanto bastava.
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