Katy
Patterson non era una ragazza molto coraggiosa, o meglio, non era ciò
che si definisce una "fifona", ma non aveva abbastanza forza interiore
per affrontare un pericolo come quello che le si presentava.
Forse era solo paranoica, o forse stava davvero succedendo qualcosa di
strano.
Ventiquattro ore prima era stato ritrovato il corpo della sua amica e
compagna di scuola, Debby Watson, coperto da lesioni provocate da
coltelli e diversi graffi sulle braccia e sulla schiena, che
luccicavano di quel color rosso spavaldo in contrasto con la pelle
cerea; una scena da far venir la pelle d'oca. Katy non aveva visto il
corpo dell'amica, ma il racconto della polizia era bastato perché la
sua mente eseguisse una trasposizione virtuale della scena.
Non si avevano sospetti, non ci si sapeva spiegare chi potesse essere
stato e perché, i genitori della ragazza erano disperati, ed in tutto
ciò, l'unica che sapeva più di quanto avrebbe dovuto era Katy.
Lei e Debby ne avevano parlato molte volte nei giorni precedenti,
entrambe avevano avuto degli incubi terrificanti, di un uomo
dall'aspetto spaventoso che le inseguiva brandendo gli artigli che
aveva alle mani. Debby aveva mostrato a Katy un graffio che le era
comparso sulla spalla sinistra. Katy non aveva riportato segni o
lesioni, poiché nel sogno era sempre riuscita a cavarsela scappando il
più veloce possibile e nascondendosi ovunque poteva, e non appena
l'uomo la stava per afferrare, lei si svegliava urlando.
Dopo una settimana erano giunte alla conclusione che quell'incubo non
poteva essere solamente un incubo, e il fatto che lo avessero vissuto
entrambe era segno che non si trattava neanche di una coincidenza.
Non lo avevano raccontato ai loro genitori, né a nessun altro, ma
cominciavano a temere per il peggio.
Per Debby il peggio era arrivato infine, ed ora Katy temeva - e sapeva
- che la sua ora non era molto lontana.
Ora, se ne stava in camera sua, erano quasi le 20:00, stava
rannicchiata sul letto, con le braccia attorno alle gambe, aveva in
mano il foglietto sul quale aveva riportato la filastrocca che l'uomo
le aveva canticchiato nell'incubo:
L’uomo nero non è morto,
Ha gli artigli come un corvo,
Fa paura la sua voce ,
Prendi subito la croce.
Apri gli occhi, resta sveglio
Non dormire questa notte...
...non doveva dormire quella notte, doveva restare sveglia, o questa
volta sarebbe toccato a lei. No, no, non poteva dormire, sarebbe
rimasta sveglia, aveva troppa paura, non era abbastanza coraggiosa. Il
suo coraggio non era mai andato oltre il limite di salire sulle
montagne russe al luna park, guardare continuamente film horror e
costringersi a soffocare la paura del buio la notte. Affrontare quella
specie di mostro che sicuramente, in un modo o nell'altro, prima o poi
l'avrebbe uccisa, non rientrava nelle sue capacità. No, non poteva, non
ce la faceva.
To be continued.
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