Capitolo VI
Aki, figlio
dell'autunno
Sbottò per la
quarta volta. Non riusciva a credere che esistessero persone così caparbie e
testarde, all'infuori di suo padre. Camminava con passo deciso, reprimendo la
stizza che stava pian piano traboccando; per un attimo, perfino la Foresta le
parve meno minacciosa. Aveva parlato in modo chiaro, diretto e coinciso, ma
sembrava non aver affatto funzionato.
"Ehi, ragazzina,
di questo passo andrai a sbattere da qualche parte."
"Oohh, ma la vuoi
pianta-"
"Appunto." Il
ragazzo scrollò le spalle, mentre la ragazza si massaggiava la fronte, dopo aver
urtato un ramo basso. La sua ira stava salendo a livelli esorbitanti,
sorprendendola non poco, visto che la sua calma era ben conosciuta da tutti.
Eppure c'era qualcosa in quell'essere umano che le stava facendo perdere
letteralmente la pazienza. Inoltre, stentava ancora a capire il motivo per cui
la seguisse. Non poteva trattarsi di pura e semplice cavalleria.
"Non capisco
perché ti ostini a seguirmi, umano." Borbottò contrariata, senza nemmeno
far caso a come si era appellata a lui.
Kaeru lo vide
fermarsi a pochi passi da lei, rivolgendole uno sguardo confuso che la ragazza
non comprese.
"Umano?"
Kaeru sbarrò gli
occhi, comprendendo il grosso e terrificante errore che aveva commesso. "Nemmeno
io so il tuo nome, e a meno che tu non sia un demone, sei un essere umano! Per
inciso - non mi interessa sapere come ti chiami."
Riprese a
camminare, sperando con tutto il cuore che il ragazzo non dubitasse della sua
natura. Aveva visto molto bene come aveva ucciso il demone che l'aveva assalita.
Ma, fondamentalmente, non era quello che la stava preoccupando in quel momento.
Umano. Non si era mai sognata di chiamare a quel modo qualcuno, nè tanto meno
con l'intento di provare disprezzo o fastidio. Non era questo il modo in cui
l'aveva cresciuta sua madre.
Immersa com'era
nei suoi pensieri non si accorse di un fiordo d'acqua, che scorreva tranquillo a
pochi passi da lei. Senza prestare la minima attenzione al ruscello, Kaeru
scivolò a causa del muschio che copriva, completamente, ogni sasso presente.
Kaeru emise un piccolo grido di sorpresa, infine chiuse gli occhi, provando una
fitta all'avambraccio. Da un taglio prese a fuoriuscire del sangue, che andò
pian piano a impregnare la manica del suo yukata.
Di questo
passo morirò dissanguata, sbuffò osservandosi la ferita.
"A quanto pare
non fai altro che cacciarti nei guai, mocciosa." Il ragazzo dai capelli neri
fissò Kaeru con una leggera espressione divertita, mentre con un abile salto,
atterrò nella sponda opposta.
Kaeru si portò in
piedi, imitando il gesto del ragazzo.
"La cosa ti
diverte?" Sibilò, guardando il ragazzo con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Quello fece un cenno d'assenso, allungando infine una mano per catturare il
braccio della ragazza.
"Fa vedere."
Capendo le sue
intenzioni, Kaeru strattonò l'avambraccio lasciandolo ricadere lungo un fianco.
"Non è niente." Passerà, come sempre del resto.
Lo sguardo del
ragazzo si fece serio, mentre mescolava il grigio dei suoi occhi con il verde di
quelli di lei. "Sei davvero strana."
"E se così fosse?
Nessuno ti obbliga a seguirmi, mi pare." Disse con tono sarcastico. Si stava
stancando di quella situazione. Doveva trovare suo padre, non poteva perdere
tempo in quel modo, non poteva perdersi a fare conversazione.
Fece di nuovo per
parlare, ma una mano alzata del ragazzo le fece cenno di rimanere in silenzio.
Kaeru mormorò appena, pentendosi per essersi dimostrata tanto remissiva. Non era
sola ad apparire strana, anche quel ragazzo nascondeva qualcosa, ne era certa.
Osservò i movimenti del giovane, la sua mano era tornata ad afferrare l'arma che
gli pendeva da un fianco.
"Cammina e stà
zitta." Le disse, senza guardarla.
Kaeru roteò gli
occhi, esausta, ma fece come le era stato detto; solo perché non aveva nè la
voglia nè il tempo per stare a ribattere. Mentre camminava notò lo strano
silenzio del giovane, per questo di tanto in tanto, si voltava leggermente per
studiarne le mosse. Forse era un errore averlo alle spalle, in fondo, non
conosceva affatto la sua natura, nè i suoi intenti. Il ragazzo parve capire i
suoi pensieri e le sorrise ironico, facendola arrossire violentemente.
"Ragazzina, non
so e non voglio sapere cosa ti spinge a camminare nella Foresta, ma dammi retta
è meglio se troviamo un posto per dormire."
Kaeru sollevò un
sopracciglio. "Prego? E' notte da un pezzo, prima o poi sarà giorno."
"Ne dubito."
Rispose vago lui, incrociando le braccia al petto ed assumendo un'aria
dannatamente seria.
"V-vuoi
scherzare?" Sbottò Kaeru ," da che mondo è mondo il sole arriva sempre."
Il ragazzo le
rivolse uno sguardo che la fece sentire immensamente sciocca. "Il fumo e l'aura
malvagia che avvolgono la foresta nasconderanno il sole per qualche giorno. Ciò
vuol dire che sarà sempre notte e il buio è la migliore arma d'attacco per un
demone."
Kaeru lo guardò
perplessa, sapeva troppe cose per essere un semplice essere umano. Inoltre,
anche lui si trovava nella foresta e non certo per piacere.
"Non mi fido di
te." Disse atona.
"Fa come credi,
io non ho intenzione di morire." Detto ciò spiccò un salto su un ramo. Kaeru lo
osservò scomparire tra gli alberi, incredula nel vedere quanta agilità
possedesse per essere un semplice essere umano. Assurdo. Era impossibile non
vedere il sole, l'astro più luminoso tra tutti. Sollevò il capo, scrutando il
tetto della Foresta alla ricerca di una piccola porzione di cielo... le chiome
degli alberi erano tanto intricate tra loro che, anche se un piccolo pezzo di
cielo ci fosse stato, lei non lo avrebbe visto.
Abbassò
nuovamente gli occhi, era tornata ad essere sola. Trasse un sospiro di sollievo.
Non si fidava di lui, ma soprattutto non si fidava di se stessa quando era con
lui. Quel ragazzo era stato la prima persona a confonderla così tanto; per un
brevissimo istante, aveva provato insofferenza per un essere umano, fatto che
non le era mai accaduto.
Continuò a
camminare, con la speranza di scorgere o sentire suo padre. Non sapeva da quanto
stava procedendo, ma sicuramente il confine con la Foresta doveva essere
abbastanza lontano. Sperò solo di non fare altri incontri spiacevoli, nè con
demoni, nè con esseri umani. Appena finito di formulare tale pensiero, vide uno
strano movimento di fronte a sè; si bloccò, trattenendo il fiato più a lungo
possibile, mentre il verde dei suoi occhi si spostava in modo frenetico cercando
di cogliere ciò che aveva scorto.
Si rannicchiò tra
le radici di un grande albero e afferò le ginocchia con le braccia, premendosele
al petto. Lupi. La lista completa degli indesiderati era, per l'esattezza:
demoni, esseri umani, animali selvaggi.
Kaeru trasformò
il suo corpo in una palla raggomitolata, maledicendo tutto il sangue che la
ricopriva e che avrebbe attirato di lì a poco i lupi affamati. No, decisamente
non stava avendo fortuna in fatto d'incontri.
Un ringhio
sommesso le fece sollevare di scatto la testa. Si scoprì a tremare in modo
convulso, mentre i suoi battiti acceleravano ogni secondo di più. Di lì a poco,
un lupo dal manto nero, saltò su una radice, mostrando i suoi denti aguzzi e
straordinariamente bianchi. Kaeru ingollò pesantemente, aderendo sempre di più
la sua schiena con la corteccia d'albero dietro di lei. Senza accorgersene si
era sollevata in piedi, scorgendo così altri tre lupi, pressoché uguali.
Un immortale
che ha paura di morire pensò ironica. Il fatto era che non immaginava come
poter tornare in vita dopo esser stata fatta a pezzi nello stomaco di un lupo. E
anche se si fosse davvero rigenerata, non considerava quell'esperienza per
niente piacevole.
Poi, forse presa
dal panico più totale, le venne in mente che suo nonno era un potente cane
demone. Cani e lupi avevano delle differenze? Ricordò come una volta suo padre
era riuscito a scacciare alcuni animali selvaggi usando solamente il suo
sguardo. Quella volta aveva intravisto lo spirito di un cane dietro di lui,
probabilmente la sua parte demoniaca. Esistevano, però, parecchie differenze con
la situazione che stava vivendo: lei non era suo padre, aveva paura e la sua
parte demoniaca dormiva beata nei recessi della sua anima. Di fronte a quei
lupi, appariva come un umano impaurito, utile solo per saziare le loro
esistenze.
Che faccio,
che faccio?
"Ragazzina, la
mano."
Alzò la testa.
Sopra l'albero a cui stava addossata, il ragazzo dagli occhi grigi le stava
tendendo una mano. Si era calato giù e stava dondolando sopra di lei, con le
gambe ben salde attorno a un ramo. Kaeru non se lo fece ripetere due volte, si
allungò per afferrare l'arto del giovane, giusto in tempo per non essere
attaccata dal morso del primo lupo. Con sua grande sorpresa, si ritrovò sopra
l'albero senza aver realizzato l'intera azione. Abbassò gli occhi, rimanendo
totalmente immobile. I lupi tentarono più volte di salire, mai loro artigli
furono capaci solo di intaccare la possente corteccia. Sentì le membra
abbandonarsi al sollievo, fino a quando non comprese la sua situazione.
Aveva serrato le
braccia attorno al torace del ragazzo, che sedeva tranquillamente sul ramo, con
le mani impegnata a reggere la presa. Quando infine si accorse di essergli in
braccio, arrossì violentemente, ma chinò il capo per non darlo a vedere. Forse
erano meglio i lupi.
"Ci conviene
aspettare," prese a dire lui indifferente ," prima o poi si stancheranno e se ne
andranno. Spero il prima possibile, perché sei pesante."
Kaeru, dissolto
qualsiasi imbarazzo, sollevò lo sguardo arrabbiata. Arrogante e presuntuoso
sopra tutta linea. Stava detestando l'idea di avere debiti di vita nei suoi
confronti.
"E così me ne
devi due." Disse, sghignazzando.
"Nessuno ti ha
obbligato ad aiutarmi!" Gridò Kaeru ostinata. Il ragazzo roteò gli occhi.
"Sei noiosa, lo
sai? Sai bene che se non fossi intervenuto saresti cibo per lupi. Potresti
almeno ringraziarmi."
"Grazie." Gli
rispose Kaeru senza molto sentimento. Di tutta quella situazione, detestava il
fatto di non potersi staccare da lui.
"Mentre tu ti
stavi divertendo a farti mangiare, io ho trovato una caverna." Disse, senza
accennare al minimo movimento.
"Buon per te."
Rispose acida la ragazza.
"Ma vuoi sempre
avere l'ultima parola?" Domandò stizzito il giovane.
"Gran parte delle
volte." Sbuffò lei.
"Non so se hai
compreso la situazione, mocciosa. Ti sto offrendo un modo per non essere uccisa,
non so quanto ti convenga farmi arrabbiare."
"Mhm, perché? Ti
faccio arrabbiare? Mi fa piacere." Davvero, quel ragazzo sapeva tirarle fuori il
peggio di sè.
Uno strattone
violento scosse Kaeru, mentre osservava il ramo, che li aveva ospitati,
allontanarsi sempre più velocemente. Si aggrappò istintivamente al collo del
giovane, intimandolo a farla scendere. Notando, infine, il suolo a parecchi
metri sotto di loro, Kaeru decise di rimanere in silenzio, onde evitare che il
ragazzo la prendesse alla lettera.
"Eccoci!"
L'esclamazione
del giovane fu accompagnata dal tonfo dei suoi piedi, finalmente a terra.
"Mi-mi sento
male."
Kaeru si portò
una mano alla bocca, mentre il suo stomaco stava attuando una vera e propria
ribellione. Avevano saltato di ramo in ramo ed ogni volta, le era sembrato di
cadere nel vuoto. Bruttissima sensazione.
"Si-si può sapere
chi diamine sei?" Sbottò, notevolmente pallida. Il ragazzo, che le dava le
spalle, le fece cenno di seguirlo con una mano.
"Potrei farti la
stessa domanda, mocciosa."
Kaeru imprecò
sottovoce, mentre con gli occhi percorreva l'altro della caverna. Non aveva per
niente un aspetto invitante. Ma tra i lupi e la caverna avrebbe senza dubbio
preferito quest'ultima. Dopo pochi passi, il freddo delle rocce le penetrò nelle
ossa, facendola rabbrividire. Kaeru seguì il giovane fino a quando questo non si
sedette su uno spuntone roccioso. La ragazza osservò attentamente le mosse del
ragazzo, infine si accovacciò nel lato opposto.
Lui sollevò un
sopracciglio, notando la voluta distanza della ragazza. Infine, sorrise. "Aki."
Kaeru sollevò lo
sguardo su di lui, perplessa. "Prego?"
"Il mio nome è
Aki."
"Ah."
"Il tuo
mocciosa?"
Kaeru assottigliò
lo sguardo, indecisa se parlare o meno. "Kaeru."
Aki trattenne a
stento una risata, attirando su di sè la disapprovazione della ragazza. "Kaeru?
O meglio, rana?"
La ragazza
divenne livida di rabbia, mentre scattava in piedi sulla difensiva. "NO. Si
scrivere in modo diverso!" Odiava essere derisa per il proprio nome.
"Va bene, va
bene, non ti scaldare... rospo."
Kaeru strinse i
pugni lungo i fianchi. Autocontrollo, autocontrollo.
"Bando alle
sciocchezze, rospo, se vuoi laggiù in fondo c'è una sorgente." Aki le indicò con
un dito la gola della caverna. Kaeru osservò l'oscurità non molto entusiasta.
"Per lo meno
potrai levarti di dosso tutto quel... sangue." Disse il ragazzo con una smorfia.
Era la prima cosa
sensata che aveva detto, da quando l'aveva incontrato. Esisteva solo un
problema. Aveva paura. Ma non avrebbe mai dato soddisfazione a quell'essere.
"Ok, ma tu non
spiare." Kaeru arrossì per il tono infantile con cui aveva parlato.
"Tranquilla, le
mocciose non mi interessano."
"Perfetto." Disse
lei, irritata da quell'osservazione.
Aki la seguì con
lo sguardo e quando scomparve, si passò una mano nei capelli puntellando i
gomiti sulle ginocchia. Il suo atteggiamento era ridicolo. Non solo le aveva
salvato la vita due volte, non solo l'aveva seguita, ma l'aveva anche portata in
quel rifugio e il tutto, senza una ragione precisa. Senza sapere chi fosse. Ma
non poteva che essere umana, testarda, strana, ma umana.
Scosse la testa,
alzandosi un attimo dopo. Afferrò la sua arma e, dopo aver lanciato un ultimo
sguardo all'esterno dell'antro, prese a camminare verso la gola. C'era spazio a
sufficienza anche per lui; quando aveva visitato la sorgente per la prima volta
aveva notato un posto allettante dove potersi bagnare, lavandosi da tutta quella
sporcizia.
Sangue di demoni.
Sangue immondo,
di cui si macchiava pressoché ogni giorno.
A poco a poco, la
caverna si allargò, mostrando un enorme cava sotterranea formata da stallattiti
e stallagmiti, quest'ultimi che emergevano da un laghetto di acque emerse.
Scrutò con attenzione la zona; benché il buio fosse in gran parte presente, una
fioca luce penetrava da delle fessure in superficie. Notò uno yukata su un masso
poco distante. Intuendo che la ragazza si trovava nei paraggi, prese a camminare
verso la parte opposta della sponda.
L'acqua fredda fu
un vero sollievo per la sua pelle. Abbassò gli occhi verdi sul suo petto,
notando i segni lasciati dal demone donnola. Il sangue era completamente
scomparso, mentre le ferite già mostravano una piccola cicatrice. Sollevò
l'avambraccio ferito durante la sua caduta: metà della ferita era pressoché
risanata. Il tempo di guarigione era stato molto rapido, meglio del solito.
Infine si toccò la tempia, il taglio era completamente scomparso dal momento che
la sua pelle era tornata ad essere perfettamente liscia.
Meglio così.
Kaeru avvertì un
rumore alle sue spalle, uno sciabordio d'acqua insolito. Si voltò lentamente, ma
non vide nessuno. Ingollò aria e lentamente tornò alla sponda verso le proprie
vesti. A pochi passi dalla riva, un'ondata d'acqua la investì e fece in tempo
solo ad emettere un grido.
Quando aprì gli
occhi, percepì la roccia fredda sotto di lei. La vista, dapprima un poco
appannata, era tornata ad essere nitida. Si portò a sedere, afferrandosi il capo
con una mano. Sentiva gran parte del suo corpo indolenzito; cercò di ricordare
cosa le fosse successo e il pensiero improvviso dell'onda, la riscosse del
tutto.
"Hai preso una
bella botta."
Kaeru si voltò,
Aki stava seduto di fianco a lei.
"Ehm,
potresti..." La indicò imbarazzato. Kaeru abbassò lo sguardo e solo in quel
momento parve comprendere l'imbarazzo del ragazzo. Si afferrò lo yukata,
coprendosi con vistoso rossore la parte superiore del corpo. Simulò un colpo di
tosse e guardò oltre le spalle di Aki.
"C-cosa è
successo?"
Kaeru sbarrò gli
occhi, notando il corpo di un demone galleggiare sull'acqua del laghetto.
"No, non me lo
dire. E con questo siamo a tre."
Aki annuì,
sogghignando divertito.
"Non credere che
ti contraccambi tutti questi favori."
"Ooh, quanta
freddezza... sono impressionato." Finse lui.
"Fino a prova
contraria, sei stato tu a mandarmi in quell'acqua. Manca poco che non venissi
mangiata."
Era già la terza
volta che rischiava di finire nello stomaco di demoni e animali che fossero,
stava iniziando a stancarsi. Kaeru tornò a posare lo sguardo sul ragazzo. Aveva
il torace scoperto e Kaeru non potè fare a meno di guardare le numerosi
cicatrici che lo intaccavano, inoltre, qualche ferita sembrava recente. Notando
di essere osservato, Aki sorrise.
"Demoni."
"Fanno male?"
Domandò semplicemente lei.
Aki sollevò un
sopracciglio. "Perché me lo domandi? Anche tu sei stata ferita, se non sbag-"
Kaeru notò gli
occhi grigi del ragazzo soffermarsi su di lei. Aki le prese con violenza un
braccio, fissandolo sorpreso.
"Cos-?"
Kaeru strattonò
l'arto, liberandolo dalla presa del ragazzo. Abbassò lo sguardo e senza alcuna
espressione costatò che la ferita era completamente scomparsa. Le venne
spontanero sorridere.
"Tu- tu eri
ferita."
Kaeru fissò il
grigio dei suoi occhi, quasi con freddezza.
"Può darsi."
Si alzò,
avvolgendosi lo yukata attorno al corpo. Si spostò i capelli bagnati da un lato
e prese a camminare in direzione dell'entrata. Aki rimase immobile, sorpreso.
Era sicuro, dopo la caduta l'aveva vista sanguinare. Invece, entrambe le braccia
erano intatte. Il suo sguardo divenne improvvisamente duro.
A/N:
Finiti! Gli esami, intendo ^^. Finalmente anche per me inizia l'estate (mentre
per i miei tre neuroni è iniziata da un pezzo). Ok, è vero, a metà agosto e giù
di lì devo riprendere in mano i libri per settembre, ma c'è tempo, adesso mi
godo il sano e meritato riposo. Mhm, piaciuto il capitolo? Eh, eh, ancora non si
sa chi è il giovincello, ma voi siete intelligenti ed io molto prevedibile... vi
lascio il beneficio del dubbio! Considerando che tutto è calmo, passerei, come
al solito alle risposte ad personam (che tra l'altro mi diverto a scrivere :D)
In generale, mi
piace aver scatenato una discussione (per modo di dire) su Kikyo. Interessante,
interessante.
Partiamo da
Elychan: si, ammetto per due volte che... sì, stranamente Kikyo sta
mostrando del rispetto per Kagome, naturalmente a modo suo... l'avevo notato
anch'io, ma non c'avevo riflettuto poi molto. Inoltre, qui lo dico qui lo nego,
mi sembra che in un capitolo abbia chiesto anche il suo parere o comunque una
conferma su qualcosa che aveva visto. E la mia espressione fu -> O.o
Frank: se
prima Kaeru poteva assomigliare a sua madre, adesso è sconvolgentemente (esiste
questo termine? Se no, passatemelo) simile ad Inuyasha... ma questa è condizione
necessaria, visto che la lotta umano-demone dentro di lei è il perno principale
della storia. Mhm, quello che succede ad Inuyasha sarà più chiaro nei prossimi
capitoli, don't worry.
^Kia^: sì,
a ragion di logica dovrebbe essere più umana che demone, d'altronde ho usato il
termine mezzo mezzo-demone anche se forse non rende la matematica esatta.
Comunque, Kaeru ha qualcosa di demone, quindi ci giocherò parecchio su questa
cosa. Perché, vedete, considero la personalità demoniaca, anche se
matematicamente in minoranza, a pari livello se non più forte della personalità
umana. Logica personale.
Tessa: la
tua opinione è ben accetta, non ti preoccupare... tutti i noi (o quasi) anche se
la possiamo "capire" non sbaviamo certo per lei. Io no. Questo capitolo dovrebbe
aver soddisfatto per metà la tua curiosità sul boy.
Shizuka:
mhm, per quanto riguarda l'immortalità ho un concetto tutto mio, alquanto
contorto, ma posso provare a spiegarlo. Inuyasha lo considero immortale nella
sua forma di mezzo demone, mentre non lo considero immortale da essere umano.
Però, in generale, ho preferito estendere il concetto di non mortalità ad
entrambe le due forme d'essere, perché non mi piaceva utilizzare il termine
semi-immortale riferito a lui. Comunque sì, non è immortale da umano. Mentre
Kagome, pur essendo umana, è immortale e per questo rimando a Ritorno al
Passato. Kaeru è immortale sempre, visto che è una mescolanza tra padre e madre.
In realtà sarebbe poco più immortale di Inuyasha e meno immortale di Kagome,
ma... fate finta di niente, ok? Perché a volerci ragionare si rischia un
tracollo. XD
Cri-chan:
eeeeeehhhhhhhhh... *Claudia espira*, in realtà non dovrei risponderti, ma ti
dico che hai posto un quesito interessante, a cui, naturalmente, risponderò nei
prossimi capitoli! Comunque sono particolarmente ispirata per questa storia,
fintanto che la mia immaginazione lavora, tenderò a sfruttarla al massimo.
Grazie anche a
Mel-chan e Kagomechan91.
Infine, alcune
cosucce. Siccome lo spazio per le recensioni vale solo per le recensioni, pongo
una domanda. Se qualcuno può darmi una delucidazione in merito, lo prego di
contattarmi via email, oppure anche attraverso la recensione ma solo come
addizione al commento del capitolo, ok? Bene, qual è il film di Inuyasha in cui
Kagome e il mezzo demone si baciano? Il secondo? Perché avrei intenzione di
scaricarmelo.
Ah, piccola
annotazione sul titolo di questo capitolo: il nome Aki avrebbe una marea di
significati a seconda di quali kanji vengono usati, ma io gli darò in questa
storia ufficialmente il significato di autunno. A mio parere, i nomi
giapponesi sono molto belli, perché hanno significati decenti. Volendo anche
quelli italiani hanno un significato, ma mentre i cognomi in italiano non
significano niente, quelli giapponesi sì. Inoltre sarebbe bellissimo dare un
nome al proprio figlio a seconda di quando è nato, ad esempio. Però, non potrei
dare a mio figlio un nome giapponese... mhm, su questo sono parecchio
tradizionalista. Io, intanto, mi sono beccata Claudia, ovvero claudicante e
zoppa.... non vado molto fiera del significato del mio nome :(
Uh, ultima cosa.
Visitate il mio account, ci sono un paio di indirizzi che vi potrebbero
interessare (ad esempio il mio dominio è caldamente consigliato per sapere cosa
sto facendo in caso di ritardi nel postare incluse amenità varie!)
A presto,
Claudia in relax mode.
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