1_A scuola
- Roy! Roy! -.
Una voce raggiunse il
giovane Roy Mustang dal brusio della folla di studenti che si
accalcavano davanti all'ingresso della scuola.
Il tono, molto fanciullesco,
non era confondibile con nessun altro che avesse mai potuto udire,
perché c'era solo una persona che poteva chiamarlo con
quell'eccitazione infantile.
Si fermò in mezzo ai ragazzi e si volse, in attesa.
Pochi istanti dopo il ragazzo vide comparire la persona che l'aveva chiamato.
Correva ancora, nonostante ormai fosse evidente che non aveva più fiato né energie.
Il ragazzo gli si avvicinò a passo veloce.
- Royyy! - esclamò ancora, rallentando.
Il moro fu sul punto di
salutarlo a sua volta, quando l'altro inciampò nelle stringhe
delle scarpe da ginnastica e franò a terra, investendolo.
- Krad... - mormorò senza entusiasmo, anzi, con un tono che esplicitava chiaramente intenti omicidi.
Lui si alzò lentamente, mortificato per l'accaduto, sorridendo impacciato.
- Scusami Roy... le stringhe, sai com'è... -.
Il giovane lo guardò da terra con lo stesso sguardo omicida che poi spostò sulle scarpe.
- Perchè ti ostini a portarle? Sono un'arma letale, per te e per gli altri! Soprattutto per me... -.
Tese la mano verso l'amico, che lo aiutò a rialzarsi.
- Ma sono le mie
preferite... - piagnucolò l’altro con lo stesso fare
bambinesco di sempre, imitando alla meno peggio un cucciolo bastonato.
- Non attacca, e comunque permettimi di dire che sei un masochista! -.
Ancora un po’ seccato, si ripulì i vestiti.
Quando si accorse di non ricevere una risposta, il moro guardò l’amico, alzando un sopracciglio.
- Krad? Che guardi? -.
Il suo sguardo era fin troppo concentrato, non sembrava nemmeno più lui.
- Krad...? -.
Prese a scuoterlo per le spalle, prima delicatamente, poi irritato, con più forza.
Ma era e rimaneva
impassibile, perciò spostò lo sguardo nella stessa
direzione, notando l'arrivo di alcune ragazze.
- Eccole... - pensò
tra sé e sé il moro: cinque figure si stavano avvicinando
all'istituto a passo quasi sincronizzato.
Cinque ragazze, cinque look diversi o quasi, cinque sguardi apparentemente fissi sulla scuola.
Parevano quasi militari che si recavano sul campo di battaglia.
O almeno, lo sembravano le
due che capeggiavano il gruppetto: una era alta e atletica, jeans a
vita bassa strappati al ginocchio, fermati sul bacino da una cintura di
pelle nera corredata di borchie, t-shirt rigorosamente nera e aderente,
a mezze maniche.
I capelli, un'indomabile, folta chioma cremisi, le circondavano il viso, ricadendole su e oltre le spalle, fin quasi alla vita.
Alcuni ciuffi, poi, le
ricadevano sulla fronte, nascondendo a tratti le sottili sopracciglia,
ma lasciando ben visibili gli occhi, roventi pozzi scarlatti congelati
in uno sguardo severo.
L'altra aveva dei lunghi
capelli neri che le ricadevano disordinatamente sotto le spalle e
davanti al viso, coprendo in parte gli occhi rossi come il sangue e
scintillanti come le labbra carnose, incurvate in un sorrisino
beffardo, furbo e quasi malvagio, ma ugualmente ammaliatore.
I lineamenti erano fini e delicati, come il corpo; non era molto alta, ma era aggraziata e snella.
Poteva benissimo partecipare
ad un film dell'orrore, non solo per il suo visino, ma anche per
l'abbigliamento: una camicetta rossa sbottonata e legata sotto il seno,
che lasciava scoperti i gomiti e copriva un top nero su cui era
disegnato in bianco molto evidente un teschio.
Ai polsi portava nastri di
velluto nero accompagnati da guanti di pelle del medesimo colore, che
lasciavano scoperta una parte delle dita.
Indossava poi jeans chiari e
strappati fin troppo aderenti, una cintura argentata interamente
coperta di borchie basse, come il suo bracciale, e ai piedi portava un
paio di stivali neri.
Avanzava sicura di sé e con sguardo perfido, mentre con un dito giocava con una ciocca di capelli e sorrideva.
Bella ma spinosa, come un rosa selvatica.
Meglio starle alla larga, ma questo, evidentemente, Krad non l'aveva capito.
- Pervinca ♥! -
esclamò, estasiato, sottraendosi alla presa che Roy ancora
esercitava, seppur labilmente, sulle sue spalle.
Fece qualche passo verso la
ragazza, che si era fermata a pochi metri da lui, insieme alle altre,
ma sfortuna volle che le sue stringhe si mettessero di nuovo in mezzo:
rovinò ancora una volta a terra, fra le risate di quattro delle
cinque.
Una, la più minuta e
innocente, osservava il povero ragazzo a terra con le guance rosse per
l'imbarazzo e la tenerezza che le scatenava dentro quella scena.
- Ehi, Krad, perché non impari a camminare, prima di farti vedere in giro? - lo punzecchiò Pervinca.
- Ti risparmieresti certe figuracce... - aggiunse la rossa.
Roy, rimasto indietro,
nonostante certe volte non riuscisse a sopportare la totale goffaggine
del compagno, non poté fare a meno di intervenire in sua difesa:
- Ehi, Fiamma, perché te e il tuo gruppetto non ve ne andate a
scocciare da qualche altra parte?! -.
La rossa, al sentirsi
chiamare, si rivolse al moro: - Ohoh! Il giovane Roy Mustang! Dimmi, a
quante ragazze hai già fatto la corte oggi? O forse per te
è ancora troppo presto per le figuracce...? -.
Mustang finse di ignorarla e aiutò Krad a rialzarsi.
- Grazie... - mormorò quest'ultimo, avvilito per la sua stessa goffaggine.
Pervinca sembrò molto
seccata dalla sua indifferenza: una cosa che le dava parecchio fastidio
era proprio l'essere ignorata.
- Non ci hai sentite Roy-Donnaiolo-Faccia da schiaffi-Mustang?! -
A questo Roy non poté
non arrabbiarsi e per l'ennesima mattina lui e la giovane Debois,
Pervinca, attaccarono a punzecchiarsi e scambiarsi sguardi infuocati.
- Senti chi parla, Miss
Piccola-Sadica-Glaciale-Senza-Ragazzo! - ribatté acidamente, ma
senza successo: il suo insulto la fece soltanto ridere di gusto.
- Con un ragazzo dietro,
avrei un cagnolino! E poi non voglio rischiare di avere a che fare con
la sottospecie maschile di cui fate parte -.
Questa risposta pungente
fece arrabbiare ancora di più il moro, che stava per assumere un
colorito simile agli occhi della ragazza.
Ma Krad, da bravo pacifista, intervenne cercando di calmare le acque.
- Dai, non litigate! - li implorò quasi, con l'innocenza di un bambino.
Pervinca lasciò la ciocca di capelli, soffermandosi su di lui.
- Oppure che succede?
Piangi? Per quanto mi riguarda sono già stufa di osservare
specie inferiori, tornatevene nello zoo e... Roy? Impara le buone
maniere con le donne, oppure riceverai solo due di picche! -.
Scoppiò a ridere.
- Io, eh? Perché te
non ti sei mai guardata allo specchio?! Se io sono maleducato, allora
dire che tu sei un'insensibile è un eufemismo! -.
- Manco sai cosa vuol dire il termine "eufemismo", scommetto! - intervenne una terza voce, chiara e austera.
Al fianco di Fiamma comparve una terza ragazza.
Questa aveva capelli castani
innegabilmente lunghi, che teneva fermati dietro la testa con un
chignon molto modesto, quasi sciatto, dal quale scappavano fuori alcuni
ciuffi, che le ricadevano fin quasi a toccare le spalle.
La pettinatura era sorretta
da un paio di bacchette nere che facevano capolino dalla sommità
del capo e, contando anche il paio di occhiali dalla montatura sottile
e nera che portava, contribuiva a darle l'aspetto di un'artista con
dell'esperienza di mondo alle spalle.
Indossava una camicetta lilla con le maniche a campana e un paio di jeans scuri.
Si sistemò gli occhiali sul naso, fissando Roy.
Quest'ultimo tacque: le sue conoscenze linguistiche erano davvero scarse.
O almeno, scarse lo erano se
confrontate con quelle di Vivianne, la ragazza che continuava a
fissarlo con aria di superiorità attraverso le lenti degli
occhiali.
- Allora, mr. So-Tutto-Io? Stai zitto? - continuò la castana.
- E-ehi, per piacere, non litigate! - intervenne di nuovo Krad, cercando di calmare ambedue i contendenti.
- Sì... Krad ha
ragione... - intervenne una voce docile e gentile alle spalle di
Pervinca, la quale si volse, insieme a Fiamma e Vivianne.
- Emily...? - domandò la rossa, osservando l'amica.
Questa era bassina e
minuta, con corti capelli biondo grano e grandi occhi azzurri come il
cielo primaverile, ricolmi di timida bontà.
- Per favore, smettetela... - continuò, arrossendo progressivamente.
- Sì, finitela: arriveremo tardi... -.
Un'altra bionda si fece avanti, gli occhi di ghiaccio, impassibili e implacabili, fissi su Fiamma e Pervinca.
- Ah, Amethyst... - borbottò Emily, nel tono una nota di gratitudine verso l'amica per l'intervento.
Amethyst aveva una chioma
biondo platino che le arrivava fino ai gomiti, appena più mossa
verso la punta dei capelli, occhi blu oltremare, corrugati nel suo
consueto sguardo glaciale.
Il suo look non variava mai, salvo casi eccezionali: vestiva sempre gothic-lolita e anche quella mattina non faceva eccezione.
Vestito viola dal busto
aderente che le arrivava fino al ginocchio, con le maniche a sbuffo;
calze bianche e spesse le rivestivano le gambe, per terminare in un
paio di stivali del medesimo colore del vestito, che le arrivavano fin
quasi al ginocchio.
Pervinca sbuffò, ma era d'accordo con le due bionde.
Annuì.
- In effetti, se restiamo
ancora qua fuori faremo tardi e poi voi due non siete così
interessanti da trattenermi ancora... anzi tutt'altro... -.
Krad sembrò
dispiaciuto e la cosa non passò inosservata a nessuno meno che
all'interessata, la quale sembrava ignorarlo costantemente e non
accorgersi delle sue attenzioni, congelandolo sempre con lo sguardo e
con il suo atteggiamento.
Nonostante ciò, il
ragazzo non si perdeva mai d'animo: fiducioso ed ottimista al massimo,
ogni volta che otteneva la solita risposta noncurante di Pervinca ci
rimaneva male, ma dopo pochissimo tempo era pronto a riprovare, ma non
Roy, il quale, notando la sua tristezza, era contrario all'interesse
per la ragazza.
E, per il bene del suo amico masochista sia fisicamente che sentimentalmente, prendeva sempre le sue difese.
- Non siamo abbastanza interessanti per te, Principessa polare?! -.
Lei batté le mani lentamente e senza entusiasmo, nel totale silenzio.
- Ehm, sì. E poi era
una battuta orribile... oltre che donnaiolo, stupido, e fastidioso,
adesso non hai nemmeno il senso dell'umorismo! -.
Roy ignorò la battutina, sapendo che era la cosa che infastidiva di più la ragazza.
- Sei diventato sordo
adesso? Visto che ci sei perché non diventi anche muto? Sarebbe
un bel regalo per la società e soprattutto per me! -.
Krad piagnucolava.
- Sei un'egoista!! - ruggì Roy, sul punto di fumare dalle orecchie.
- Io non sono sordo e ho senso dell'umorismo... - sussurrava Krad.
Pervinca alzò gli occhi al cielo, esasperata.
- Mi avete annoiata... -.
Assottigliò lo sguardo e sistemò lo zaino nero sulla spalla.
Roy afferrò Krad per una manica e si voltò.
- Andiamocene - esclamò, deciso.
- Non vi peritate: ce ne andiamo noi - soggiunse Pervinca, superando i due con portamento e fare superiore.
Fiamma e le altre la seguirono, in silenzio.
L'unica cosa che il moro
notò di strano, mentre il gruppetto si allontanava, fu che la
rossa sembrava d'un tratto divenuta triste e lanciava occhiate di
soppiatto ad Emily, che teneva gli occhi incollati al suolo, le guance
tinte di un'intensa tonalità di rosso.
Mustang non se ne curò: che gl'importava di loro?
Il sommesso lamento di Krad, al suo fianco, attirò di nuovo la sua attenzione sul ragazzo.
- Ehi, Krad... - esclamò, appoggiandogli una mano sulla spalla con fare consolatore.
- Io non sono sordo... e ho dell'umorismo... - continuava a ripetere, come un'inestinguibile nenia funebre.
Dio, era davvero a terra!
Roy sbuffò e gli diede un colpetto in testa.
- Scemo, ma che hai capito? Quella diceva a me, mica a te! - esclamò, in tono fintamente severo.
Krad non sembrò
rallegrarsi, anche se l'avrebbe fatto presto, sicuramente quando nei
corridoi avrebbe rivisto Pervinca, con la quale si sarebbe immaginato
tantissime scenette romantiche, illudendosi che lei si trovasse nel suo
stesso corridoio per un segno del destino.
- Sì, ma se non le
piacciono i ragazzi senza senso dell'umorismo e muti, allora io dovrei
piacerle!! Perché non sono muto e sono divertente! -
continuò a piagnucolare.
- Ma che t'importa?! Dai, adesso andiamo in classe e cerca di non pensarci più! -.
Roy gli posò un braccio intorno alla spalla, guidandolo verso l'aula.
Intanto, Pervinca, Fiamma,
Amethyst, Emily e Vivianne si stavano dirigendo verso la loro classe:
tutte diciassettenni, avevano avuto la fortuna di capitare nella
medesima classe.
- Ehi, Emily, che ti prende? - chiese Vivianne ad un tratto, lanciando uno sguardo all'amica.
Questa sussultò un poco, arrossendo.
Scosse appena il capo.
- Niente... - sussurrò, con voce appena udibile.
Amethyst le sfiorò un
braccio, attirando su di sé la sua attenzione, quindi le
indicò con un cenno del capo Fiamma, che pareva proprio triste.
- Fiamma, che cos'hai? - domandò Emily, improvvisamente preoccupata.
Senza essere notata dalle
altre, Pervinca posò lo sguardo sulla compagna e subito nella
sua mente prese forma una prima ipotesi circa ciò che poteva
affliggere la ragazza, ma si limitò a proseguire in rigoroso
silenzio.
La rossa scosse il capo, cercando di celare il malumore.
- Niente... stavo pensando all'interrogazione di Storia di oggi - esclamò.
Amethyst annuì con fare greve: - La professoressa ha detto che sarebbe stata cattiva... -.
- Tutta colpa di quegli
ignoranti che si ostinano a non far niente! E noi che facciamo il
nostro dobbiamo sorbirci pure le punizioni per la loro negligenza! -
intervenne Vivianne, indignata.
Da qui ebbe inizio un
discorso tra Emily, Amethyst e Vivianne circa l'interrogazione di
Storia della mattina, che coinvolse solo marginalmente Pervinca e
Fiamma, le quali di tanto in tanto davano qualche parere o rispondevano
a qualche domanda.
Giunte che furono dinanzi all'aula, queste ultime si fermarono sulla soglia, mentre le altre tre entravano e prendevano posto.
- Fiamma... stai pensando a stasera, vero? - chiese Pervinca, il tono serio e concitato, tuttavia basso.
Negli occhi della rossa passò un fugace lampo di allarmismo che confermò i sospetti dell'altra.
- Fiamma... - la chiamò quest’ultima, pacata.
L’altra scosse il capo, sconsolata.
- Mi manca... - mormorò.
- Lo so... ma ormai ci sei dentro... ci siamo dentro. Non possiamo tornare indietro... -.
Non ebbero il tempo di
finire il loro discorso che la professoressa le richiamò
dall'interno della classe con voce autoritaria e severa: - Drakon!
Debois! Non vorrete mica saltare l'interrogazione, vero?! -.
Pervinca sembrò scocciata: si voltò verso la donna con una scintilla di rabbia negli occhi.
- Per la centesima volta! Si pronuncia con accento francese! Debuà!! D-e-b-u-à!!! -.
Scandì bene il proprio cognome, irritata.
- Va bene signorina, ho capito! Adesso entrate! - ordinò l’insegnante.
La ragazza le fece una smorfia senza farsi notare, anche se avrebbe voluto, per poi tornare all'amica.
- Ne riparliamo dopo... con più calma -.
Sorrise dolcemente e, insieme, entrarono in classe.
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