Questa volta glielo chiedo. Non posso più rifiutarmi! Ne sono sicura:
questa volta sarò impiegabile!
Sospirai, cadendo con stanchezza su una panchina, depressa e scettica
allo stesso tempo.
Era ormai la terza volta che mi trovavo nel parco vicino
alla scuola di Allan!
Alzai il viso osservando le nuvole bianche.
Le intravedevo appena tra i rami degli alberi che mi circondavano.
Loro, dall’altro canto, attraversavano, lievi e ignare dei miei
pensieri, il cielo limpido. Inutile, forse, notare il colore di quello,
così intenso, luminoso… con l’arrivo dell’inverno si sarebbe a poco a
poco sbiadito trasformando la sua bellezza… il colore dei suoi
occhi…
Socchiusi le
palpebre,
per poi perdermi con dolcezza nel ricordo dei tratti del suo viso…
E’ NO! ...
Esclamai, di botto tra i miei pensieri, rizzandomi sulla panchina
…Questa volta se passa non ti limiti ad ammirare le sue amabili fattezze
o a salutarlo! No! Questa volta lo fermi e ci parli!! …
odiavo la mia timidezza, che giorno dopo giorno tendeva sempre di più a
dimostrarsi codardia!…
Ma non feci nemmeno in tempo a finire di pensarlo, che mi passò davanti
agli occhi una giacca svolazzante.
Il mio cuore si fermò. Avrei riconosciuto quei passi in ogni dove… era
lui.
Malgrado ciò che avevo appena pensato sperai con tutta me stessa che non
mi avesse visto: Fatica sprecata… a quello non sfuggiva niente,
purtroppo…
Si fermò di scatto e fece dietro-front con lentezza calcolabile.
Io saltai in piedi di rimando, ma lui mi rivolse una domanda, l’unica
domanda che non volevo sentir pronunciare dalle sue labbra… l’unica in
grado di farmi veramente ricredere su ciò che stavo per fare…
- Oh ciao, Elisabeth, come va? Anche oggi qui? – Uno
strano sorriso sul volto…
Ecco l’ ha detto! Non mi vuole tra i piedi!! Fatto!!!
Chiusi gli occhi, cercando di lottare furiosamente contro
l’inarrestabile voglia di correre via senza nemmeno salutarlo… ma mi
accorsi con inevitabile consapevolezza che a prescindere dalla scelta
che avrei fatto, il mio corpo non avrebbe in ogni caso risposto agli
ordini, se avessi potuto mi sarei semplicemente sciolta: per quale
ragione Madre Natura non aveva permesso all’uomo di disfarsi e rifarsi
quando voleva?
… bella domanda…
Perché se così fosse, sarebbe stato troppo semplice tirarsi fuori dai
guai…? O forse, tirare fuori quel poco coraggio che nessuno aveva ancora
scoperto…
- Beh… sì… - Arrossii. Come mai ero ancora lì?… Ah, sì, non rispondevo
ai comandi…
- Allora che c’è? Scusa… ma oggi non posso proprio fermarmi a prendere
un gelato…vado di fretta… – …Che impertinente...!
La sua voce era attraversata da un sottile velo canzonatorio, solo in
quel momento me n’accorsi davvero, era evidente che si prendeva gioco,
senza un apparente motivo, di me.
Spalancai gli occhi incredula… da quando si comportava così
affettuosamente con me…?
Mi rivolse quel sorrisetto sfacciato, che era una delle poche cose che
m’infastidivano e affascinavano allo stesso tempo di lui, e girandosi
fece per andarsene. Quel suo gesto irritante e dolce (forse solo per la
mia fervida immaginazione…) mi ricordò per quale ragione ero andata lì,
e senza quasi rendermi conto di quello che facevo, scattai in avanti e
lo presi per una manica.
- Aspetta!- Quel breve attimo in cui avevo ripreso a respirare si
congelò. Rimasi impietrita a fissare il tessuto morbido che quasi
stringevo. Scossi la testa. Eh no! Ora basta!!
Gli mollai la manica e preso un lungo respiro dissi:
- Devo… devo chiederti una cosa…-
- Dimmi.- Fece lui preoccupato dalla mia agitazione.
…Lui preoccupato? Forse non dovrei farlo…
pensai, nonostante il mio ammonimento precedente …infondo, non
sono affari miei…
Alzai il viso e lo guardai decisa …No. Ormai lo sono.
Un ultimo attimo d’esitazione, poi sospirai convinta.
- Devo chiederti se ti sei innamorato di Giada. – Lo dissi tutto d’un
fiato e fissai i miei occhi verdi nei suoi, cosciente, che se avesse
mentito lo avrei capito.
Mi aspettavo di tutto dal sì, al non sono affari
tuoi, o al cosa te ne frega a te? Perfino
una sfacciata risata in faccia… Ma invece mi sorprese. Di
nuovo.
- No. –
Rispose, con il mio stesso sguardo penetrante (forse con un pelo di
seccatura in più). Se mi avesse guardato così due minuti prima sarei
diventata vera pappetta, ma ora, non più. Il mio animo era diventato di
pietra…
- Giuralo.- Ferma, sicura come non mai. Mi ero imposta di fidarmi, ma
questa volta esigevo una vera risposta. Avevo aspettato fin troppo.
- Giuralo sulla cosa che di più cara hai al mondo.-
Il suo viso diventò ad un tratto cupo, i suoi occhi si abbassarono,
facendo sparire il suo sguardo da ragazzo viziato, e cercarono…
coraggio, credo… un coraggio che mai avevano dimostrato verso di me… ma
io, quasi non me ne accorsi.
- Non posso giurarlo…- la sua voce, ad un tratto dolce e completamente
serena.
- Come NON Puoi !!!- Dentro di me cominciò a divampare assieme alle
fiamme, una collera ardente e indissolubile. Non davo più voce al mio
cuore… Per una strana ragione non ero più in me stessa…
- No.- ripeté con voce ferma.
- Non posso giurare sulla cosa a cui tengo di più al mondo… non posso
giurare su di te… non trovi? – alzò il viso e mi mostrò il più bel
sorriso che avessi mai visto. Era così, diverso da quello di pochi
minuti prima…
Sentì l’odio dissolversi in un soffio. Il mio cuore cominciò a battere
forte. A differenza, di prima, batteva incontrollabile, avevo quasi
paura che Allan lo sentisse… Avrei voluto pronunciare un “cosa?”, ma la
domanda mi morì in gola.
Nella mia mente ripetevo: A cui tengo di più al mondo… te… me…
Lo guardavo immobile senza quasi comprenderne il vero senso, mentre
quello che sentivo ormai era soltanto il vento che mi sferzava il viso,
l’unico capace di infrangere il silenzio che mi circondava, e a malapena
compresi ciò che lui mi disse:
- Comunque visto che ci tieni tanto, lo giuro… mmmmmh… lo giuro su
qualcosa di mio… lo giuro sul mio sangue!… Contenta?-
Continuavo a restare lì, imbambolata.
Qualcosa di mio… perché io non sono sua, anche se ciò che ho sempre
sperato…
Con un gesto della mano mi risvegliò.
- Ehi? Ci sei?-
Questa volta abbassai io gli occhi, e balbettai con un filo di voce:
- Si, va… va bene, gia… già meglio… ma…-
… Ma cosa voleva dire prima?
Volevo chiederglielo… ma…ma…
- Ok! Allora va bene! Ci si vede, eh! Ciao…-
Il tono di voce era di nuovo il suo… a volte fin troppo gentile, un po’
irriverente… si voltò, alzò un braccio in segno di saluto, e mettendosi
le mani in tasca se ne andò.
Strinsi i pugni e chiusi gli occhi.
Ma che razza di fifona sei eh? D'altronde di cosa hai paura ormai? Hai
avuto più coraggio di quanto avessi potuto mai sperare e ora rovini
tutto così?
Per una volta il coraggio mi batteva forte nel petto. Lo sentivo, vero,
affianco al cuore, non dovevo… non potevo lasciarlo svanire…!
Così, dopo pochi attimi, mi ritrovai a correre a perdifiato, sperando di
non star commettendo uno sbaglio.
Quando lo raggiunsi mi parai di fronte a lui a braccia spalancate.
Fissai lo sguardo a terra, pregando che non mi mentisse, e ancora
ansimante chiesi:
- Cosa intendevi... con il fatto... che io... sono la cosa... a cui tieni di più
al mondo?-
Lui non rispose, non subito almeno… e con il suono affannato del mio
respiro condivisi attimi che reputai infiniti.
Poi alla fine, mi si avvicinò all’orecchio, sfiorandomi la guancia,
sussurrando…
- Questo…-
D’ istinto chiusi gli occhi.
Ero letteralmente impietrita, da lui mi aspettavo uno scherzo, che se
avesse voluto mi avrebbe fatto senza alcuno sforzo, ma, invece…
Sentii la sua mano calda accarezzarmi il viso, il suo respiro fermarsi
con il mio, e le sue labbra posarsi sulle mie.
Abbassai piano le braccia, mentre arrossivo.
Non trovai il coraggio di aprire gli occhi, ma sperai con tutto il cuore
che quell’attimo non finisse mai…
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