Dal
profondo del cuore
1-una vita per una vita
Personaggi: Jin,
Kazuya, Heiachi e Xiaoyu.
Genere: FF
triste…
Commenti dell’autore:
E’ solo la mia prima FF e vi chiedo di essere clementi nel giudicarla, va
bene?! Alcune cose le ho inventate un po’ (i referti medici, l’arma ignota e
altre cosine qua e là, penso!)…spero che riuscirete a capire ciò che vi ho
voluto trasmettere scrivendo questo aberrante primo capitolo! Non uccidetemi se
vi fa veramente pena!!
Era successo qualcosa di davvero molto strano, solo poche
ore prima, un’arma mai vista prima aveva colpito Kazuya e gli aveva procurato
una ferita quasi mortale, in più il proiettile era scomparso al contatto con il
corpo. L’uomo si trovava in una gelida stanzetta di uno squallido ospedale di
Tokyo, era in uno stato confusionale, sapeva descrivere l’arma che gli aveva
procurato quel lacerante squarcio, ma non aveva idea di chi fosse stato
l’artefice di quello, anche se i sospetti non mancavano di certo. La ferita di
Kazuya era stata cucita e sistemata ma lui sentiva che qualcosa non andava ed
era la verità. Due medici sulla porta della sua stanza stavano discutendo a
bassa voce –Non ho idea del perché, il corpo del paziente rifiuti il sangue che
gli abbiamo somministrato!- disse uno dei due, il più basso –Non lo so nemmeno
io…va bene che AB positivo è un gruppo sanguineo molto raro, ma non è mai
successo un rifiuto da parte del corpo stesso!- commentò il medico più alto
–Tra l’altro nel sangue del paziente è stato rilevato uno strano anticorpo di
natura sconosciuta!- esclamò il medico basso leggendo una cartelletta che
teneva in mano –Dovremo provare a contattare un parente che abbia un legame di
sangue diretto con lui…magari un fratello, il padre o dei figli! Se uno di loro
ha lo stesso anticorpo nel sangue riusciremo a salvarlo e potremo anche fare
una piccola analisi su questa forma sconosciuta!- propose il medico alto –Dalla
cartella personale risulta che il paziente si chiami Kazuya Mishima…le
infermiere hanno provato a contattare il padre del paziente…ma non è
reperibile, di fratelli consanguinei non ne ha…c’è scritto solo che ha un
figlio; Jin Kazama…non ho idea del perché abbia un diverso cognome. Ho
preferito non farlo chiamare per adesso ma…se l’anticorpo era presente nel
padre…può essere stato trasmesso anche al figlio, che ha lo stesso gruppo
sanguineo.
Erano già le ventitre e trenta, Jin aveva appena terminato i
suoi allenamenti quotidiani. Dopo essersi fatto una doccia si buttò a peso
morto sul divano e accese la televisione per vedere un notiziario della notte.
Appena si fermò su un canale squillò il telefono. Il ragazzo si alzò e rispose
–Pronto?- disse con voce stanca –Pronto, lei è il signor Jin Kazama?- chiese
una voce femminile, il ragazzo non aveva
idea di chi potesse essere –Si…sono io. Lei chi è?- la donna non esitò a
rispondere
–Sono un’infermiera del Memorial Hospital di Tokyo…mi
dispiace disturbarla a quest’ora, ma, il dottor Takezawa mi ha pregato di
telefonarle…si tratta di Kazuya Mishima.- Jin ebbe un colpo al petto nel
sentire quel nome e non disse nulla, fu la donna a parlare di nuovo –Signor
Kazama?! Tutto bene?- lui cercò di togliersi dalla mente quel pensiero –Si.
Perché chiamate me?- chiese sorpreso dalla notizia –Mi dispiace dirglielo
proprio adesso ma…il signor Mishima è in condizioni gravose…lei è il suo figlio naturale, vero?- Jin avrebbe
tanto voluto rispondere il falso ma la sua buona natura glielo impedì –Si, lo
sono.- la donna cambiò tono di voce, passò dal triste e cauto al pacato e
sull’allerta –Il dottore vorrebbe chiederle qualcosa relativo a suo padre. La
prego di venire il prima possibile, è urgente!- il giovane accettò –Si…va bene,
arrivo.- riattaccò la cornetta e si infilò una camicia bianca e un paio di
jeans più in fretta che poteva, non gli andava affatto andare da suo padre dopo tutto quello che c’era fra di loro, ma
non era da lui non farlo. Impiegò circa un quarto d’ora ad arrivare
all’ospedale. Appena arrivato andò all’accettazione e chiese informazioni a una
giovane infermiera dai lunghi capelli castani –Salve. Sono Jin Kazama…una di
voi mi ha telefonato prima per…- la ragazza gli fece cenno di non dire altro
–Si, lo so! L’ho chiamata io signor Kazama. Venga, la accompagno da suo padre.
E’ nella stanza 12. La ragazza, andò da Jin per accompagnarlo, era piuttosto
bassa e magra, avrà avuto all’incirca ventuno anni, sulla targhetta appuntata
al camice rosa c’era scritto “Arumi” doveva essere il nome della ragazza.
Arrivati alla stanza l’infermiera bussò poi entrò. Kazuya era seduto con la
schiena appoggiata alla spalliera del letto, non si aspettava che Jin andasse
da lui –Bene, io vado a chiamare il dottore, arriva subito…intanto
potete…parlare.- la ragazza di fretta si allontanò dalla stanza chiudendo la
porta. Jin rimase all’ingresso non si avvicinò al padre e non disse nulla,
nemmeno Kazuya disse niente. Jin lo guardò bene in viso, notò che il suo
colorito era piuttosto pallido e aveva davvero un’aria malata, una condizione
che Jin non aveva mai visto sul viso di suo padre –Hai intenzione di restartene
lì?!- chiese Kazuya interrompendo il silenzio –Kazuya, se questo è un altro dei
tuoi giochetti per manipolarmi la mente e poi cercare di farmi fuori…ti
assicuro che non ti risparmierò alcuna pena.- Kazuya scosse il capo –No Jin. Ma
non mi vedi?! Sono qui immobile, non ho nemmeno la forza di tirarti uno
schiaffo! Non credere che la cosa mi diverta o che me la sia scelta.- Jin alzò
le spalle –Da uno come te devo aspettarmi di tutto…- Kazuya stortò la bocca –Uno come me?!- Jin annuì
–Uno schifoso stronzo, bastardo…- in quel momento entrò la giovane infermiera
con il dottore interrompendo Jin –Salve signor Mishima!- disse porgendo la mano
a Jin che la strinse –Kazama, Jin Kazama.- l’uomo si corresse –Mi scusi,
Kazama. Io sono il dottor Takezawa, mi occupo di suo padre. E’ un caso
piuttosto insolito…nel sangue del signor Mishima è stato rilevato uno strano
anticorpo, si pensa sia di natura genetica …sappiamo che lei e suo padre avete
lo stesso gruppo sanguineo, per questo abbiamo motivo di credere che anche lei
abbia nel sangue quella specie di anticorpo…trasmessole al concepimento.- Jin
sapeva benissimo che si trattava del Devil Gene ma non disse nulla al riguardo
–Ed io cosa centrerei in questa faccenda?- il dottore si mise sotto la spalla
la cartella con i referti medici –Dovrebbe farsi prelevare una modesta quantità
di sangue…da dare a suo padre…solo in questo modo siamo sicuri di salvarlo.-
Jin non sapeva veramente cosa dire –Lei mi sta dicendo che posso decidere se
salvare o meno Kazuya Mishima?!- il dottore confermò la domanda, trovando
strano che Jin si fosse riferito a suo padre con il nome completo –Esatto. Io
dovrei assentarmi un minuto, lei ne parli con suo…padre nel frattempo.- il
dottore appoggiò la cartella sul comodino accanto al letto e se ne andò. Jin sapeva
già cosa avrebbe fatto –Qualcuno mi ha ferito Jin…niente è stato fatto da me.
Quella cosa che mi ha ferito è riuscita a ferire anche il mio demone…ora sta
morendo…come me…- Jin sentì una strana sensazione nel petto dopo le ultime due
parole pronunciate dal padre –Mi è stato chiesto di darti il mio sangue perché
abbiamo lo stesso gene… è l’unico modo per salvarti.- Kazuya lo aveva
immaginato –Sarai buono con me, vero?- Jin scosse il capo –Tu lo sei mai stato
con me?! Hai pensato a me quando hai ucciso mia madre?! Rispondi, lo hai
fatto?- prima che Kazuya rispondesse il medico entrò nella stanza –Eccomi.
Prepariamo la sala per la trasfusione?- Jin disse di no –No. Io non…me la
sento. Mi spiace.- il dottore rimase esterrefatto alla risposta datagli –Sta scherzando
spero?!- Jin scosse il capo –No, affatto. Pane al pane e vino al vino.- si
allontanò dalla stanza lasciando il dottore stupito, Kazuya invece in parte se
lo aspettava.
Jin, dopo aver lasciato l’ospedale, non se ne andò subito a
casa, si diresse alla Mishima Zaibatsu, per sapere se Heiachi centrasse in
qualche modo, era già la una meno venti, ma a Jin importava poco che ora fosse,
infondo dopo la sua vittoria al King of Iron first tournament 5, l’azienda era sua, anche se aveva deciso di
lasciare Heiachi a condurla perché lui non si intendeva affatto di quelle
pratiche. Le guardie all’ingresso non esitarono a farlo entrare, lui si diresse
dritto alla sala d’aspetto dove fece chiamare Heiachi che arrivò dopo dieci
minuti, era già andato a letto. Appena vide il ragazzo fece una strana smorfia
–Oh, Jin Kazama…qual buon vento ti porta qui?- Jin si alzò dalla poltroncina
rossa dove era seduto –Evitiamo questo, per piacere!- Heiachi alzò le spalle
–Come preferisci. A cosa devo questa irruzione?- Jin sapeva che il vecchio era
a conoscenza di tutto –Lo sai. Kazuya è stato ferito, ora sta per morire.-
Heiachi cominciò a ridere malignamente –Ma non mi dire!- Jin gli spiegò come
stessero le cose –Te lo dico invece. Io sono l’unico che ha la possibilità di
salvarlo, in quanto possegga il Devil gene come lui, i dottori credono che sia
una cosa tramandata...- Heiachi ascoltò con interesse –Quindi tu lo salverai…-
Jin scosse il capo –No, affatto.- Heiachi ebbe la stessa reazione del dottore
all’ospedale –Non farai nulla?- Jin confermò –Esattamente.- Heiachi rise
nuovamente –Caro Jin Kazama, tu dici tanto di non voler essere come lui, vuoi
che la vostra somiglianza sia puramente fisica, ma ti sbagli di grosso…lui ti
riserverebbe lo stesso trattamento se tu ti trovassi nelle sue condizioni…- Jin
non ci aveva affatto pensato –Sei tu quello a sbagliarsi…questa è l’unica
occasione che ho per liberarmi di lui…non ho intenzione di fare nulla. Poi la
diversità fra noi due è notevole. Comunque, ora tolgo il disturbo.- con quelle
parole Jin se andò dalla Mishima Zaibatsu. Una guardia della Zaibatsu che aveva
sentito il discorso si avvicinò al vecchio –Signore, credo che dovremmo
intervenire.- Heiachi dissentì –No. E’ solo l’inizio, aspetta e vedrai…-.
Cominciò a imperversare un violento temporale, Jin si stava
dirigendo verso casa, la sua auto sbandò facendolo finire su una stradina fuori
dalla città che portava in campagna. Non sapendo dove si trovasse spense il
motore e scese dalla macchina, furioso, per come si erano svolti i fatti, tirò
un calciò all’automobile facendole una grande ammaccatura (E dire che ho voluto
farti guidare una bella Mercedes nera…sigh!n.d.H). Pioveva fortissimo e il ragazzo diventò in pochi
minuti fradicio. La camicia bianca che indossava era diventata trasparente facendo
intravedere del tutto i suoi bellissimi pettorali scultorei. In verità era più
furioso per quello che il vecchio gli aveva detto che per il fatto che la
macchina lo avesse portato fuori strada, così cominciò a gridare
–Perché?! Perchè questo?!- era in aperta campagna e non
aveva la più pallida idea di dove si trovasse in quel preciso istante. Cadde a
terra in ginocchio, mentre la pioggia gli scorreva veloce sul corpo perfetto.
Qualche istante dopo una strana e sgradevole sensazione lo colse, si trasformò
infatti nel demone in cui temeva.
La mattina dopo Jin si risvegliò, era sdraiato su un campo
di grano, i suoi vestiti erano ridotti in brandelli, era sporco di fango e non
aveva la minima idea di che cosa fosse successo, si ricordava solo di essere
uscito di strada con la macchina la sera prima –E’ successo di nuovo…- commentò
guardandosi attorno dove la campagna era quasi stata distrutta. Si alzò da
terra e andò a cercare la sua auto, che era per metà distrutta, a qualche metrò
dalla macchina era stato scaraventato il suo cellulare che per metà funzionava
ancora, con quel poco telefonò un carro attrezzi, si fece portare in città e
fece sistemare la sua auto. Arrivato a casa sua vide Xiaoyu che lo stava
aspettando –Ciao Jin! Ti aspettavo…ma, cosa ti è successo?- gli chiese riferita
ai vestiti strappati e al corpo completamente coperto di terra –Niente, sono
uscito fuori strada con la macchina. Tu cosa ci fai qui?!- domandò lui mentre
prendeva le chiavi di scorta da sotto lo zerbino di casa –Ero passata per
salutarti, visto che sono appena tornata in Giappone…- Jin aprì la serratura
–Ah si?!- lei annuì –Si.- lui non la fece nemmeno entrare in casa –Beh, adesso
non ho proprio tempo di parlare, mi spiace Xiaoyu…ripassa magari nel pomeriggio
o stasera. Ciao.- disse chiudendole la porta in faccia –Che modi!- disse la
ragazzina offesa mentre se ne andava via. A Jin dispiaceva di certo averla
mandata via, ma aveva bisogno del tempo per starsene da solo e riflettere. La
frase che gli aveva detto Heiachi era ancora la prima cosa che gli scorreva in
mente “Lui ti riserverebbe lo stesso trattamento se tu ti trovassi nelle sue
condizioni” aveva in sé il terribile sospetto che quelle accuse fossero la più
reale verità e che in quel momento stesse agendo come Kazuya stesso avrebbe
fatto al suo posto. Jin si sdraiò sul divano e si addormentò, non ne poteva più
di pensare alle stesse cose. Fu svegliato solo alle sei e mezza di pomeriggio
quando gli suonò il telefono, fece uno scatto improvviso e si alzò andando a
rispondere al telefono con voce rauca –Pronto?!- la voce dall’altra parte era la
stessa della sera prima –Signor Kazama?! Qui è il Memorial Hospital che le
parla, il dottor Takezawa la prega di venire immediatamente in quanto le condizioni
di suo padre si sono ulteriormente aggravate!- Jin a suo malgrado accettò –Va
bene, arriverò tra poco.- essendo sprovvisto di macchina, a Jin toccò andare
all’ospedale in autobus e ci mise un’ora e mezza per arrivarci. Appena arrivato
andò dritto nella stanza del padre, entrò subito, voleva vederlo già morto
anche se non sapeva come avrebbe reagito se davvero non ci fosse stato più. Il
problema non sussistette perché Kazuya era ancora vivo, ma non se la passava
affatto bene, sul viso ormai scarno vi era un’espressione di dolore e
sofferenza, a Jin faceva quasi pena –Non te la passi troppo bene vedo…- disse
Jin senza allontanarsi dall’uscio della porta –No, per niente…lui è già morto…a
me non mancherà poi molto.- anche il tono di voce di Kazuya era cambiato e Jin
lo notò subito –Lui è morto?!- Kazuya annuì –Si. Per adesso ci sono solo io.
Non resisterò ancora per molto.- Jin non disse nulla –Non restartene lì, vieni
qui…vicino a me.- Jin era sospettoso al riguardo –No.- rispose secco –Non temermi…io
non ho alcuna intenzione di farti del male. Avvicinati.- Jin non era del tutto
convinto ma si sarebbe potuto difendere nel caso gli avesse voluto fare
qualcosa, si avvicinò al padre che gli prese la mano, il ragazzo diffidente
alzò subito l’altro braccio come per tirare un pugno ma si fermò quando vide
che Kazuya aveva solo stretto la mano di Jin nella sua, cosa che non gli era
mai capitata, ne rimase piuttosto male –Non ti preoccupare…- disse l’uomo al
figlio capendo i suoi timori –Kazuya, senti, io…- Kazuya scosse il capo –No, non
dire niente, ti prego. Lascia solo che per una volta ti guardi con gli occhi di
un padre, non con quelli di un assassino…- quelle parole colpirono il cuore di
Jin che però non abbassò la guardia –Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio.-
disse il giovane –Hai ragione. E’ giusto così. Quanto mi assomigli…hai il viso
simile al mio solo vent’anni fa…tranne per gli occhi,
quelli sono di tua madre.- Jin si era sentito dire quelle cose sempre da quando
era nato, ma da suo padre non aveva mai udito quelle parole, tanto da
sembrargli nuove –Me lo dicono tutti.- rimarcò voltando lo sguardo verso la
macchina alla quale era collegato l’uomo –Ed è la verità…oh Jin…ho amato
davvero tua madre, voglio che tu lo sappia.- per Jin fu spontaneo rispondergli
–Allora perché l’hai uccisa?- Kazuya se la aspettava quella domanda ed era
sicuro di meritarsela –Non sono stato io…è stato lui…io non avrei mai osato
nemmeno torcerle un capello…mi illuminava le giornate, con quel suo sorriso
incondizionato e la sua ingenuità infantile…l’unico errore che ha fatto nella
sua vita è stato quello di mettersi con me e difendermi fino a quando a potuto…-
c’era una punta di amarezza in quelle parole e Jin la percepì
–Io quindi sono un errore…- dedusse Jin –No. Non lo direi
mai. Tu sei l’unica cosa buona che io sia riuscito a fare in tutta la mia
vita…- puntualizzò Kazuya sorridendo come mai aveva fatto prima di allora –Se è
la verità ti ringrazio…- Kazuya lo ripeté –E’ la verità…non sono mai stato così
sincero. Vorrei chiederti solo una cosa…- Jin non sapeva cosa rispondere
–Sarebbe?- Kazuya si mise a sedere appoggiandosi alla spalliera del letto
–Lasciati abbracciare…solo per una volta, ora che ci sono solo io…- Jin non lo
voleva affatto fare –No. Io non mi fido di te, mi spiace.- Kazuya glielo richiese
–Ti prego, voglio provare la sensazione di farti da padre, anche solo per pochi
secondi.- Jin rimase a bocca aperta, da quando era entrato in quella stanza suo
padre non aveva fatto altro se non fargli dei complimenti e lui ancora non
riusciva a fidarsi…sentiva di dovergli un abbraccio, ma era una cosa troppo
nuova per lui, esitò per qualche secondo ma poi si avvicinò al padre
ulteriormente e si fece abbracciare. Era una sensazione sconosciuta per
entrambi, Jin non era mai stato abbracciato, non aveva mai appoggiato il capo
sul petto di un padre, sentì quel suo calore sul petto, un calore umano quasi
rassicurante e gli era così vicino da sentirgli il battito del cuore, Kazuya
invece non era mai riuscito a stare così vicino a suo figlio, in quel momento
sembrava quasi che fossero una famiglia normale, una delle tante, anche se la
realtà era ben diversa –Sono davvero fiero di te figlio mio... Fai bene a non
volermi salvare, morendo io muore anche lui, porrai fine alle tue sofferenze ed
io potrò raggiungere tua madre, anche se non andrò certo in paradiso…potrò
vederla spero, il mio dolce angelo…se fossi in te non mi salverei neanch’io.- Jin a
quella parole si staccò dall’abbraccio –Io devo andare assolutamente…- si
allontanò dal padre –Va bene, allora addio Jin…un’ultima cosa…solo questa
volta, che potrebbe essere l’ultima, mi piacerebbe se tu…- Jin capì cosa
volesse dire –Si…addio…papà…- quella parola mai pronunciata prima da Jin fece
sorridere di gioia l’uomo. Jin se andò in fretta prima di pentirsi della strada
che stava percorrendo. Uscito dall’ospedale mentre aspettava il pullman per
tornarsene a casa, continuava a pensare a tutte quelle bellissime parole che
suo padre gli aveva detto, parole venute dal profondo del cuore. In quella
stanza, per una manciata di minuti, Jin aveva avuto un padre e aveva sentito
l’affetto paterno, non negava che gli fosse piaciuto anche solo per quel poco.
Arrivato a casa Jin vide ancora Xiaoyu che lo stava
aspettando sugli scalini di legno sulla veranda per entrare in casa, aveva una
borsa in mano –Ciao Jin! Sono venuta a trovarti e non accetto rifiuti!Ho
portato anche del gelato- Jin non disse nulla –Allora?!- richiese lei prendendo
dal sacchetto,che teneva in mano, una vaschetta di gelato –Puoi restare…-
accettò il ragazzo sedendosi accanto a lei sugli scalini –Ho saputo di papà
Kazuya…- disse la ragazza aprendo la vaschetta di gelato –Ah…come lo sai?-
chiese Jin –Beh, nonno Heiachi l’ha detto al telegiornale proprio oggi!- Jin
annuì –Beh si…- Xiaoyu notò un’espressione malinconica sul bel viso del ragazzo
–C’è qualcosa che non va, vero?! Dai dillo a me!- Jin cercò di essere meno
espressivo possibile –Solo io ho la possibilità di salvarlo per…una cosa che
c’è sia nel mio che nel suo sangue, ma io per ovvie ragioni ho deciso di non
fare la trasfusione…- Xiaoyu non ci credeva –Eh?! Ma stai scherzando spero?!-
Jin dissentì –Affatto. Lui mi ha tolto mia madre ed è giusto che paghi con la
vita. Perché dovrei essere clemente con lui?! Tu non hai idea di come ci si
sentiva quando alla festa del papà da bambino, tutti preparavano il bigliettino
per il papà ed io, che non ce l’avevo un padre, me ne stavo in un angolo a
sentire tutte le belle frasi d’affetto che scrivevano gli altri. Oppure a tutte
le feste dello sport, dove non ho mai potuto partecipare perché erano
esclusivamente gare fra padri e figli o ancora al mio diciottesimo compleanno
dove non avevo un padre che mi dicesse “Complimenti Jin, sei diventato un uomo
adesso”.- Xiaoyu gli diede ragione –Non posso darti torto Jin…lui cosa ti ha
detto?- Jin dubitò a risponderle –Lui…lui…lui…lui mi ha detto che era fiero di
me, che sono l’unica cosa buona della sua vita e…che amava mia madre, poi mi ha
abbracciato…però non era lui quello che parlava! Era lui, si, quello vero,
però…- Xiaoyu aveva capito –Senti, non ti sembra che ti abbia detto delle belle
parole?!- Jin annuì –Infatti, quello che parlava era il vero Kazuya Mishima,
non Devil…- Jin non aveva idea di come facesse a sapere anche quello –Come lo
sai?- lei sorrise
–Lo so tramite mio nonno…comunque non ti preoccupare, non
dico niente su nessuno di voi due!- Jin si fidava della ragazza –Ricapitolando,
lui quelle cose te le ha dette perché le pensava veramente, Jin non è colpa sua
se c’è un demone dentro di sé, come non è colpa tua che ce l’abbia anche
tu…probabilmente non ti dirà mai più quelle parole d’affetto, però, tu le hai
sentite almeno una volta ed è tanto, lo sai bene.- anche Jin l’aveva pensata in
quel modo pochi secondi dopo che era uscito dall’ospedale –Hai ragione, quindi
io devo salvarlo?!- Xiaoyu gli sorrise –Io non ti dico cosa devi fare…ti dico
solo di seguire il tuo cuore…qualunque cosa lui ti suggerirà, sarà quella
giusta…- Jin accettò –Va bene, grazie, grazie davvero.- dopo quelle parole si
avvicinò e diede un delicato bacio sulla guancia alla ragazza che arrossì,
dopodichè lei se ne tornò a casa e lui si preparò per fare “la cosa giusta”.
Più in fretta che poteva corse alla fermata dei pullman, sperò davvero che non
fosse troppo tardi, arrivato all’ospedale andò dall’infermiera delle telefonate
–Salve. Devo fare un prelievo per…mio padre.- l’infermiera sorrise –Le chiamo
subito il dottore!- pochi istanti dopo arrivò il dottore –Signor Kazama! Sono
felice faccia la scelta giusta!- lui annuì –Si. Ma sia chiaro, il mio sangue
non dovrà essere esaminato!- il dottore annuì –Farò quello che posso per
evitarlo…venga. -. Dopo essersi fatto prelevare il sangue andò con il dottore
nella stanza del padre –Signor Mishima, abbiamo il sangue per lei!- Jin entrò
poco dopo –Jin…tu…- il ragazzo mostrò gli avambracci coperti con dei cerotti,
dopo i due prelievi –Non devi salvarmi Jin! Salverai anche lui! Perché l’hai
fatto?- Jin annuì -Lo so. Tu hai permesso che io venissi al mondo e io ti do il
mio sangue per farti continuare a vivere…la mia vita per la tua vita, così ho
saldato il mio debito.- Kazuya non capì a cosa dovesse quel cambiamento
improvviso –Perché, Jin?!- Jin stava per uscire dalla stanza poi si girò verso
il padre –Perché io sono diverso da te…- uscì dalla stanza chiudendosi la porta
alle spalle. Kazuya lo trovò un gesto di grande valore “Lo so che sei diverso
da me…e sono felice che sia così.”.
Alla Mishima Zaibatsu, Heiachi stava seduto a leggere delle
pratiche quando entrò una delle sue guardie –Signor Mishima, Jin Kazama ha dato
il sangue, Kazuya Mishima è salvo.- Heiachi fece un ghigno malefico –Molto
bene…sapevo come sarebbe finita…o meglio dire come sarebbe iniziata. Brindiamo
alla mia parziale vittoria Ito!- la guardia si avvicinò e prese il bicchiere di
vino –A lei signor Mishima!- disse la guardia –E alla mia vittoria su Jin
Kazama e Kazuya!- Heiachi cominciò a ridere maleficamente facendo rimbombare le
sue risa in tutta la stanza.
Jin era appena tornato a casa, se ne stava sul suo balcone a
vedere la luna, era grandissima quella sera –C’è una parte buona in te…questo
ti salva…papà…- disse Jin pensieroso mentre osservava il cielo.
***Fine primo capitolo!***
àFinito! Voglio prima di tutto scusarmi se il gruppo
sanguineo di Kazuya non è AB come quello di Jin, perché (non mi uccidete, vi
prego!) non me lo ricordo affatto!! Mi scuso anche se ho fatto errori di
qualsiasi tipo o genere (comprensione, sintassi, grammatica ecc…)! mi auguro che
nonostante gli errori (Che avrò sicuramente fatto!!) vi sia piaciuto questo mio
primo capitolo! Spero mi direte se ne volente un secondo o se è meglio
cancellare tutto!!
Aspetto commenti il più presto possibile!!(anche
direttamente al mio indirizzo di posta elettronica!!)ß
Baci da
Haruko --m(^0^)m--