3_A little joke
~ A little joke ~
Avevo appena finito di apparecchiare e mi stavo dedicando alla cena, quando Break irruppe in cucina, allegro come al solito.
- Gil-kun! - mi
chiamò, come se non mi fossi ancora accorto che lui era
lì, cosa pressoché impossibile, dato che ogni volta che
arrivava non riusciva a far passare inosservata la sua presenza.
- Sì? - chiesi, senza staccare gli occhi dai fornelli: per prestargli attenzione non era necessario doverlo guardare.
Lo sentii procedere a passi
irregolari, figurandomelo mentalmente saltellare per la cucina, cosa
che non mi riuscì affatto difficile.
Ad un tratto avvertii una
sua mano posarsi sul mio fianco destro e mancò poco che urtassi
la pentola, bruciandomi di conseguenza.
- Ah, Break! Smettila di arrivarmi dietro all’improvviso! - esclamai, mantenendo tuttavia la sua mano sul mio fianco.
Mi volse
all’improvviso e mi ritrovai a fissare l’unica pupilla
rimastagli, sfavillante di qualcosa che non riuscii a cogliere.
- Che c’è? - domandai, senza riuscire a nascondere una nota di incertezza nella voce.
Lui mi baciò inaspettatamente e io non mi opposi.
Non capivo tuttavia il
motivo di quel bacio: avrebbe potuto scegliere un momento migliore e
non mentre stavo cucinando, quando c’era il rischio che tutta la
cucina prendesse fuoco per un istante di distrazione.
Certe cose erano destinate a rimanere un mistero.
Mi premette contro di sé, quindi mi lasciò andare.
- E... il motivo? - chiesi, perplesso.
Lui fece spallucce.
- Niente ~! - si limitò a replicare, sorridendomi, prima di uscire di nuovo dalla cucina.
Fissai la soglia vuota per alcuni attimi, scioccato: ma che gli era preso?
Scossi il capo: andare a
perdermi cercando di capire cosa gli passasse effettivamente per la
testa era come tentare il suicidio, perciò era meglio desistere.
Ritornai ad occuparmi della cena, mentre un pensiero fugace mi attraversava la mente: che stesse macchinando qualche cosa...?
- Breeeeak! La cenaaa! -
chiamai, sistemando i bicchieri in tavola e andando a prendere i piatti
che avevo lasciato sul piano di lavoro.
Lo sentii arrivare con la solita cadenza irregolare che sottolineava il fatto che era piuttosto allegro anche quella sera.
Fece il suo ingresso in
cucina con quel suo solito sorrisetto inquietante stampato in faccia,
quindi andò a sedersi a tavola con teatralità molto
più accentuata rispetto al normale.
Quando era proprio di buonumore si vedeva lontano un miglio.
Portai in tavola e mi sedetti accanto a lui, concentrandomi sulla cena, piuttosto che sui suoi modi plateali.
Dopo un po’, mi
sentii al centro della sua attenzione: era come se nel convivere con
Xerxes avessi sviluppato un “sesto senso” che mi permetteva
di percepire quando la sua attenzione era rivolta a me.
A dir poco inquietante.
Alzai così gli occhi, incrociando il suo, effettivamente fisso su di me.
- Sì...? - chiesi.
Lui si limitò a porgermi un bicchiere per metà riempito di liquido trasparente.
Acqua.
Inarcai un sopracciglio con fare perplesso, afferrando il bicchiere.
- Sete ~? - mi chiese.
Lo fissai.
- Che stai tramando? - domandai a mia volta: era troppo candido e innocente perché non ci fosse dietro qualche cosa.
- Niente ~ - esclamò, riprendendo a mangiare.
Buttai un’occhiata al bicchiere: in fondo, era solo acqua... che male poteva esserci?
Bevvi e ripresi a mangiare a mia volta.
Nei minuti a seguire,
iniziai a bere con più frequenza: avevo decisamente esagerato
con il sale, ma con uno che ti arriva alle spalle e quasi ti fa
prendere un infarto come si fa a concentrarsi?
Cucinare è
un’arte e richiede un minimo di applicazione, esattamente
ciò che non si può ottenere con Xerxes Break in giro.
Tuttavia, arrivato alla
fine del pasto, iniziarono a pulsarmi dolorosamente le tempie e iniziai
a sentire caldo, nonostante non ci fosse poi quella grande afa in casa.
Scansai il piatto vuoto che
avevo davanti e mi limitai ad abbandonare la testa sulle braccia che
avevo appoggiato sul piano: mi sentivo uno schifo.
- Gil-kun? -.
Quel richiamò mi rimbombò nella testa amplificato migliaia di volte, rintronandomi.
Mugolai in risposta, senza articolare parole per il semplice fatto che non ci riuscivo.
- Ci penso io ai piatti stasera ♥! - esclamò l’albino pochi istanti dopo.
La frase mi riecheggiò con innaturale forza nella testa, che per un istante temetti esplodesse.
- Sta’ zitto... - riuscii a biascicare, alzandomi.
Mi trascinai fino al bagno,
dove andai a guardarmi allo specchio: avevo le guance arrossate e lo
sguardo un po’ lucido, tuttavia non potevo avere la febbre,
perché altrimenti avrei avuto freddo e non caldo.
Mi sbottonai la camicia e mi sciacquai il viso, quindi andai in soggiorno, dove mi lasciai cadere disteso sul divano.
E mentre mi portavo un braccio a coprirmi gli occhi, sentii un peso occupare un angolo ai miei piedi.
- Come ti senti? - chiese la familiare voce di Break.
Sospirai.
- Un schifo... - mormorai
con un fil di voce, ma poi mi interruppi - Come fai... a sapere... che
sto male? - chiesi invece, con uno sforzo immenso per riuscire ad
articolare una frase tanto lunga.
Lo vidi stringersi nelle
spalle, quindi lo sentii strisciarmi addosso, fino a che non sentii le
sue labbra venire a contatto con le mie.
Mi baciò, tuttavia
carpii un qualcosa di diverso in quel bacio che non riuscii ad
identificare per il dolore che mi provocava fare ragionamenti troppo
complessi.
Tuttavia, quando si
allontanò e il suo fiato mi investì, lo riconobbi: era un
odore strano che gli aleggiava intorno, e che sul momento non ero
riuscito ad identificare per il semplice fatto che non ero abituato a
sentirlo.
Ma ora che l’avevo percepito in modo tanto forte, non avevo dubbi: quello era odore di alcool.
Alcool...
All’improvviso mi fu tutto chiaro e mi maledissi per la mia idiozia.
- Cristo, Break! Hai messo
dell’alcool nel mio bicchiere?! - gridai quasi, arrabbiato,
tirandomi di scatto a sedere, ma ripiombai di botto giù in
seguito ad una vertigine da paura e un attacco di nausea.
Vidi l’albino rivolgermi un sorriso innocente che equivaleva ad una confessione di colpevolezza.
- Io ti ammaz... - non
terminai: non ne avevo le forze - Perché l’hai fatto...? -
mi limitai ad esalare, respirando forte, cercando di non vomitare,
nonostante la nausea intensa che mi stringeva lo stomaco.
Io non riuscivo a reggere l’alcool, era un dato di fatto.
Sentii delle lacrime
pungermi ai lati degli occhi socchiusi e cercai di reprimerle:
nonostante probabilmente mi avesse propinato l’alcool
dall’inizio della cena, per il momento ancora un briciolo di
lucidità mi rimaneva.
Ero ubriaco e me ne rendevo conto: un passo avanti rispetto all’essere ubriaco e basta.
- Quando non sei propriamente te sei più... lascivo... - sussurrò Break, risalendomi con una mano la gamba.
A quel punto non riuscii
più a trattenere le lacrime, che iniziarono a scendere
spontaneamente: stavo perdendo il controllo.
Che razza di scusa era?!
- Non importa ubriacarmi
per fare...! - lasciai volutamente la frase a mezzo, vinto da una nuova
ondata di mal di testa e da uno sprazzo di senso del pudore,
probabilmente l’ultimo prima di cedere al potere
dell’alcool.
- Ma così è più divertente ♪ -.
Ignorai quell’ultima
affermazione, troppo impegnato a preoccuparmi del dolore alla testa che
si acuiva di minuto in minuto.
Infine, mi abbandonai sul divano, esanime: non avevo più le forze per oppormi all’alcool.
- Per favore... non farlo... - sussurrai, chiudendo gli occhi.
Quando li riaprii, mi ritrovai a fissare il soffitto della mia camera.
Sbattei più volte le
palpebre: la testa ancora mi faceva male e mi sentivo ancora
abbondantemente spossato, ma almeno ero lucido.
Più lucido di quanto fossi stato la sera prima.
Sentii un respiro regolare
nelle semitenebre della stanza e solo in quel momento realizzai che
Break stava dormendo con il capo appoggiato sul mio petto.
E che dormiva nudo, come me.
Chiusi gli occhi, cercando
di fare mente locale, cosa assai difficoltosa, tuttavia riuscii a
ricordare confusamente l’inizio di quella che doveva essere
stata, per l’albino, una “notte di fuoco”.
Per me, stretto
com’ero nella morsa della sbornia, non doveva essere stata
altrettanto interessante, ma non volevo pensarci: far finta di essere
un bravo bambino pieno di buon senso faceva molto meno male.
Tuttavia, non riuscii a trattenermi dall’affibbiare al mio compagno uno scappellotto abbastanza forte da svegliarlo.
- Gil-kun? Sei già sveglio...? - mormorò.
Evidentemente era ancora
assonnato, perché altrimenti avrebbe chiesto cose tipo
“perché mi hai picchiato?!”, anziché
assicurarsi che fossi già sveglio.
- Se ti riazzardi a farmi
un tiro come quello di ieri sera giuro che ti sbatto fuori di casa! -
lo minacciai, ma nel profondo sapevo che non ne sarei stato capace.
E, giusto per rincarare la dose e sfogarmi anche un po’, gli assestai un secondo colpo.
- Gil-kun, non c’è bisogno di prendersela così! Era solo un piccolo scherzo! -.
Angolino autrice
Eccomi con il nuovo capitolo! *-*
Well... era un'idea che mi
frullava nella testolina da un sacco di tempo e che ho aspettato e
ragionato fino all'ultimo prima di decidermi a scriverla ^^'''
Spero di essere riuscita a scrivere qualcosa di quantomeno guardabile e, spero, anche gradevole, ma non pretendo troppo.
Ci tengo a ringraziare Lalli_L che ha recensito lo scorso capitolo, augurandomi che anche questo ti sia piaciuto ^^', e tutti coloro che, ovviamente, leggono.
Oki, al prossimo capitolo! ^^'
F.D.
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