Titolo: Soulmates
Never Die (1/2)
Fandom: Merlin
Pairing: Artù/Merlino
Rating: PG-13
Warning: Slash,
sangue, morte di un personaggio, e scrittura atroce.
Numero parole: 2850
Riassunto: (Reincarnation!Fic.)
'Soulmate dry your eyes,
cause soulmates never die'. Secoli dopo la battaglia di
Cammlan, dove re Artù perse la vita e Merlino
sparì nelle nebbie di Avalon, Alexander Pendragon si sveglia
una mattina nel suo letto con dei ricordi che non credeva di possedere.
Disclaimer: Nessuno
dei personaggi o dei luoghi qui citati mi appartiene, e non li uso a
scopo di lucro. Essi appartengono alla leggenda e alla BBC.
Note: In parole
povere, potrei dire che sto lavorando a questa storia da mesi. Tecnicamente,
sarebbe per il ClichèClash, ma non posso pubblicarla a
capitoli nella community, quindi aspetto di finirla. Ho sempre voluto
scrivere una fic che riguardasse la reincarnazione, le ho sempre
trovate molto creative. Poi che la mia faccia schifo è un
altro discorso. Inoltre, trovo Morgana terribilmente OOC. Ma
vabbè. Parlo di reincarnazione, quindi nonostante dobbiate
tirare fuori i fazzolettini se siete particolarmente sensibili, c'
è sempre speranza :D *faccia innocente dell'autrice
magnanima* Il titolo e i due versi sono da Sleeping With Ghosts
dei Placebo, che praticamente è stata l'ispirazione per
tutta la fic.
Dry your eyes, soulmate dry your
eyes
Cause soulmates never die
Forse,
pensò Artù salendo le scale due a due, sto
cominciando a diventare troppo vecchio per queste cose.
Si
fermò un momento su uno scalino a riprendere fiato, grato
che
nessuno potesse vederlo. Re Artù, signore di Albion e temuto
guerriero, sconfitto da una scala. Scala poi, che non sarebbe stata
nemmeno necessaria, se un certo mago di corte non fosse stato un
asino megalomane e privo di buon gusto, che si era fatto costruire
–
o meglio, aveva fatto spuntare
spontaneamente dal castello stesso – una torre personale.
Alta. E
piena di scale.
Quando
arrivò finalmente di fronte alla porta di quello che
chiamava
'il buco', Artù era senza fiato.
Aprendola,
si ritrovò di fronte una schiena in blu. Il proprietario
stava
frugando tra libri e libri su uno scaffale, in piedi su uno sgabello.
Ogni tanto un volume pioveva dal punto di ricerca, atterrando di mala
grazia sul pavimento.
'Merlino?
Che diavolo stai facendo?' Artù evitò un libro
sulle
rune, che gli mancò la testa di un centimetro. Una testa
nera
spuntò dalla libreria, rivelando il viso imbronciato del
Mago
di Corte di Camelot.
'Ho
perso un libro'
'Questo
era abbastanza chiaro' Merlino si voltò di nuovo con un
borbottio, immergendosi di nuovo nella ricerca. Un libro enorme
volò
sul tavolo, facendo quasi cadere una luminosa sfera di vetro blu,
salvata soltanto dai riflessi pronti del Re. 'Merlino, sai, io sarei
il tuo Re. E tu il mio mago. Quindi dovresti almeno provare
a
sembrare onorato della mia presenza'
'Si
da il caso, Sire,
che io
non abbia uno stuolo di servitori pronti a cercare cose per me.
Quindi devo cercarmele da solo.'
'Io
non-' Un'occhiata
estremamente eloquente lo interruppe. 'Anche tu hai un servo,
comunque, e se la finissi di terrorizzarlo a morte farebbe anche il
suo lavoro. E potresti piantarla di tirarmi libri?!'
Evitò
un tomo
sulle controindicazioni della belladonna diretto al suo orecchio, e
si avvicinò allo sgabello che sorreggeva la figura esile di
Merlino.
'Merlino..'
Nessuna
risposta. 'Avanti, Merlino, che libro stai cercando?'
Merlino
non si voltò,
ma Artù riuscì a sentire perfettamente il ghigno
nella
sua voce. 'Storia e allevamento del drago. Volume I, teoria'
Artù
sbuffò
una risata, e ricevette come premio un trattato di magia sulla testa.
Cominciò
a
cercare nella regione del tavolo, spostando fogli scribacchiati,
strane ampolline piene di liquidi colorati e libri ammonticchiati.
Non c'era da stupirsi del disordine che regnava sovrano nelle sue
stanze quando Merlino era suo servitore.
Finalmente,
gli occhi
gli caddero su un piccolo libro rosso, quasi nascosto sotto la sedia
foderata di pelliccia – che lui aveva insistito nel regalare
al
mago -
'Idiota..'
mormorò,
poi poggiò le mani sui fianchi di Merino, fasciati nella
tunica blu.
Questi
si voltò
a guardarlo con un sopracciglio alzato, senza nascondere un brivido
al contatto con le mani calde del re. 'Sire?'
Artù
non
rispose, ma indicò con la testa l'angolo dove il libro se ne
stava abbandonato. 'Ah.'
'Cosa
faresti, mi chiedo, senza il tuo re, Merlino? Cosa
faresti?'
Merlino
sospirò, poi si lasciò cadere dallo sgabello,
dritto
nelle braccia di Artù. Lo guardò attentamente,
poi
sorrise quel suo ghigno – che Artù non trovava assolutamente
adorabile – e lo baciò leggero sulle labbra.
'Vivrei una
vita molto triste'
Il
momento dopo era
fuori dalle sue braccia, e diretto al recupero del libro. Con una
sola falcata Artù lo raggiunse, acchiappandolo all'altezza
della vita. 'Dove pensi di andare?'
'A
riprendere il mio
libro?'
Artù
lo fece
voltare, alitandogli sul collo 'Non credi che io meriti un
ringraziamento più.. profondo?' Accolse il brivido che
percorse l'altro con molto piacere.
'E
ditemi, Sire.. cosa intendete esattamente per profondo?'
Come
risposta, Artù
lo spinse finché Merlino non si ritrovò
intrappolato
tra il tavolo e il re. 'Non credo..' Artù spense ogni sua
replica baciandolo, e in un momento il Merlino restio era sparito per
lasciare spazio ad uno con le dita intrecciate nei capelli dorati di
Artù e un gemito nel fondo della gola.
'Quel
libro mi serve
davvero..' respirò staccandosi da lui, lasciandolo con
un'espressione imbronciata.
'Mi
stai dicendo che
preferisci un noioso, polveroso, e non esattamente affascinante
libro, al tuo re a cui manca davvero poco a fare di te quello che
desidera?' Come ulteriore prova, Artù fece scivolare la mano
sotto la tunica di Merlino, accarezzandogli provocatoriamente lo
stomaco.
Un
briciolo di
esitazione dopo, Merlino ribaltò le posizioni, bloccando
Artù
con il suo corpo sul bordo del tavolo. Con mani frenetiche,
cominciò
a slacciare i lacci della tunica rossa che Artù stava
indossando.
'Sarai
la mia morte'
Merlino mormorò sulle labbra del re, prima di baciare via la
sua risata.
Il
rumore di spade,
armature, cavalli e le voci dei soldati riempivano il cortile di
Camelot, e giungevano fino alle stanza del re, riempite di sole e
soffice brusio di voci.
Artù
era
affacciato alla finestra, con gli occhi fissi sullo spiazzo
sottostante; alle sue spalle c'era rumore di oggetti spostati e passi
agitati.
'Merlino'
chiamò
senza voltarsi. I passi si interruppero, per poi riprendere dopo un
momento.
'Sire?'
'Merlino,
fermati'
Il
suo ordine venne
palesemente ignorato, e Merlino continuò a muoversi
freneticamente per la stanza, spostando cose a caso o ravvivando il
fuoco. Quando la sua agitazione cominciò a dargli ai nervi,
Artù si voltò di scatto e lo
intercettò mentre
si slanciava verso una pila di vestiti sul tavolo.
'Merlino!'
Gli prese i
polsi, allontanandolo dal mucchio e avvicinandolo a sé.
'Merlino, ti vuoi calmare?'
Merlino,
ingoiò
a vuoto, schiarendosi la gola. Era una cosa che era rimasta radicata
in lui, da quando era servitore dell'allora Principe Artù.
Merlino sfogava la sua agitazione riassettando, mettendo in ordine,
lisciando coperte o piegando tuniche. Una specie di mamma chioccia
iperattiva.
'Pensi
che qualcuno
possa morire di ansia?'
Artù
sospirò
indulgente, scuotendo mentalmente la testa all'apprensione quasi
maniacale del suo mago. Il pensiero di Camlann aveva ossessionato
Merlino fin da quando la voce dell'avvicinarsi delle forze avversarie
si era sparsa nella corte; la sua ansia era andata via via crescendo,
e apparentemente il giorno della partenza lo aveva mandato
definitivamente nel panico.
Con
un altro sospiro,
prese Merlino per le spalle e lo condusse delicatamente verso il
letto, facendolo sedere sul bordo. Il tutto mentre l'altro lo fissava
con uno sguardo tra l'omicida e il preoccupato a morte.
'Non
credo proprio, Merlino.' Fece una pausa e si inginocchiò,
posando le mani sulle ginocchia del mago. 'E devi piantarla di di
stare così in ansia. Siamo passati attraverso battaglie
molto
peggiori di questa, ne siamo usciti e tutto è tornato
normale.
Perché questa volta dovrebbe andare diversamente?' E prima
che
Merlino potesse rispondere, aggiunse 'Abbiamo l'arma migliore del
regno. E sai che Mordred non può niente
contro te e la tua magia'
Quella,
Merlino sapeva
perfettamente, era una bugia enorme. Mordred – e, gli faceva
male
ammetterlo, Morgana – era potente. Così potente
che il suo
potere era arrivato fino a Camelot, viaggiando sull'aria come
un'aquila, già da giorni prima che il suo esercito si
stanziasse a Camlann, e la magia di Merlino aveva cominciato a
ringhiare come un cane da guardia a quel contatto.
Artù
non ne
aveva idea, ed era del tutto privo di senso preoccuparlo per qualcosa
che avrebbe dovuto affrontare da solo.
Sforzandosi
di apparire
tranquillo, Merlino tirò fuori un sorriso tirato, poggiando
le
mani su quelle grandi e rovinate sulle sue ginocchia. Il freddo
dell'anello di Artù gli si accostò al palmo
quando
questi girò le mani e strinse le sue.
'Gli
faremo vedere di
cosa siamo fatti. E poi potremo festeggiare a modo nostro!'
Artù
chiuse la frase con una strizzata d'occhio che fece definitivamente
scoppiare a ridere il mago.
'Sei
un pervertito!'
Ancora ridendo, si alzò e posò un bacio leggero
sulle
labbra di Artù, passandogli le dita nella barba dorata.
'Fammi
trovare la tua armatura. Quel servitore che ti sei trovato è
un'incapace.'
Anche
il re si alzò
da terra, ghignando. 'Sei soltanto geloso!'
Merlino
si voltò
con la mano sulla maniglia.
'Asino.'
'Implora
pietà,
Emrys! Non costringermi ad ucciderti e radere Camelot al suolo.'
L'odore di sangue riempiva i polmoni di Merlino, inginocchiato
sull'erba in mezzo a corpi vestiti di rosso. Di fronte a lui, Mordred
si ergeva in tutta la possenza che la sua adolescenza gli permetteva,
nella tunica verde dei druidi. 'Lo sai, Emrys, che mi basterebbe una
sola parola.'
Con
una lentezza
mortale, una spada – il drago sull'elsa sembrava fissarlo con
malignità – si alzò da terra, ancora
macchiata di
sangue sul filo, e si fermò a mezz'aria, puntata dritta
verso
di lui. Gli occhi di Mordred non l'avevano lasciata un attimo.
Merlino
provò
debolmente a spingerla via, a girarla verso il suo avversario,
portando la sua magia al limite, come un cavallo stanco su un ripido
sentiero di montagna.
La
spada non si mosso
di un millimetro.
'Emrys!'
Merlino
alzò il
viso, fissando gli occhi dorati in quelli folli di Mordred. Con
l'ultimo strale di magia che gli rimaneva si fece cadere nel palmo la
moneta attaccata ad un laccio che, il giorno prima del suo matrimonio
con Gwen, Artù gli aveva legato al polso. La strinse tra le
dita, e disse 'Preferirei vedere Camelot in fiamme, che avere una
parte nella sua distruzione.' L'oro della moneta si stava quasi
fondendo con la sua pelle. 'Fa quello che devi fare, Mordred!'
Negli
occhi del ragazzo
brillò qualcosa simile al rimorso, al dispiacere, ma
durò
meno di un secondo: con tutta l'aggressività che aveva in
corpo, Mordred puntò un braccio verso di lui e la spada
sfrecciò in avanti, mirata precisamente al suo cuore.
Merlino
chiuse gli occhi, concentrandosi solo sul fresco della moneta nella
sua mano, e attaccandosi alla flebile speranza che, morendo, la sua
magia si sarebbe liberata come un leone dalla gabbia e sarebbe
riuscita ad uccidere il suo nemico, o almeno indebolirlo abbastanza
da permettere ad Artù di finirlo.
Artù.
Artù sarebbe stato in salvo.
Merlino
sarebbe morto,
ma Artù si sarebbe salvato.
Il
calore improvviso
che sentì sul petto lo colse di sorpresa, facendolo tornare
repentinamente alla realtà. Sangue ricopriva completamente
il
fronte della sua tunica blu, bagnandola spietato. Un corpo in
armatura si frapponeva tra lui e il tragitto della spada, che Merlino
ancora poteva veder spuntare. Lo stesso corpo crollò in
ginocchio di fronte a lui.
Gli
occhi blu di Artù,
appannati dal dolore, incontrarono i suoi, spalancati e lucidamente
dorati.
Nonostante
volesse con
tutte le sue forze, Merlino non riusciva a distogliere lo sguardo, a
spostare gli occhi, a guardare in luoghi che non fossero gli occhi
del Re, e la magia lo fece al posto suo. Con la voce flebile di chi
è
stanco e addolorato, gli sussurrò che Excalibur ora era
piantata nel cuore di Mordred, e che Artù aveva preso il
colpo
diretto a lui.
Tremando
ferocemente,
Merlino alzò le mani sporche di sangue sul viso di
Artù.
Respirava dolorosamente, a stenti, ma c'era qualcosa che somigliava
ad un ghigno a danzare sulle sue labbra.
'Artù..'
'Devo
sempre salvarti
la pelle, eh, idiota?'
Con
un rantolo, il re
si lasciò cadere su di lui, abbandonandosi completamente tra
le braccia del mago.
'No,
Artù, non- tieni gli occhi aperti, guardami, asino! Artù!'
La
sua magia cominciò
ad agitarsi di nuovo, con gli stessi scatti di un bambino che vede la
madre abbandonata pallida al suolo e non sa cosa fare perché
si svegli, e dopo un secondo un rumore inquietante e un gemito
straziato lo informarono che in un ultimo spasmo aveva strappato la
spada dalla schiena del suo re.
'Artù!
Artù!'
Delicatamente, Merlino posò il corpo tremante sull'erba,
accarezzandogli quasi follemente le guance, il viso, la fronte.
'Artù, mi devi guardare, non mi puoi lasciare qui da solo,
avanti, idiota!'
'Che
servo irrispettoso
che sei, Merlino.'
Artù
aprì
di nuovo gli occhi, cercando di sorridere attraverso i colpi di tosse
e il sangue. Ormai, Merlino piangeva liberamente, e le lacrime
disegnavano percorsi lucidi sulle sue guance sporche di polvere.
Artù
alzò una mano, poggiandola sulla guancia scarna del mago, e
lo
tirò verso di sé fino a far toccare le loro
fronti.
'Smettila
di piangere.'
Il suo respiro sapeva di sangue, e quando una lacrima cadde leggera
sulla sua mascella coperta di barba dorata, scivolò via
tracciando una piccola scia.
'Non
puoi morire, non è
il tuo destino.' Merlino non aveva più nemmeno la forza di
urlare, o disperarsi, ma continuava a sussurrare ad occhi chiusi,
lasciando che il contatto con Artù restasse l'unica cosa a
tenerlo legato alla realtà. 'Non è giusto.'
Artù
si lasciò
scappare una risata tremante, che ben presto si trasformò in
un colpo di tosse. 'Me l'hai già detto, stupido. Ma lo sai:
io
non ti ascolto mai.'
Il
mago sentiva il
cuore di Artù farsi sempre più debole, sempre
più
lontano, come se stessero camminando in due direzioni diverse.
Posò
il pugno sulla cotta di maglia – la stessa che aveva passato
serate
intere a lucidare fino a farsi venire la nausea – e la
aprì,
lasciandovi cadere la moneta, dritta su quel battito che pian piano
andava affievolendosi.
'Nessun
uomo merita le
tue lacrime.'
'Tu
sicuramente sì.'
La
mano guantata di
Artù gli sfiorò lo zigomo, portando via le scie
umide
delle lacrime. Teneva gli occhi appena aperti, e fissava Merlino con
uno sguardo nebbioso, quasi spento e sconfitto dal dolore. 'Fammi un
favore, Merlino.' Prese un respiro stentato, e riprese 'Dimmi
un'altra volta che mi ami.'
Merlino
dovette fare
uno sforzo enorme per farsi uscire le parole di gola. 'Ti amo, asino
reale. E l'ho sempre fatto.' Artù sorrise compiaciuto, poi
avvicinò debolmente il volto del moro al suo e
poggiò
le labbra sulle sue, in un bacio più effimero di una
farfalla.
L'ultimo di una serie durata una vita intera.
Con
una smorfia di
dolore, Artù avvicinò la bocca all'orecchio di
Merlino
e mormorò 'E non smettere mai di farlo. Ti amo anch'io,
idiota.'
Quando
l'ultima sillaba
fu uscita con un sospiro dalle sue labbra, la testa di Artù
ricadde sull'erba. Il pallore si impossessò della sua pelle,
facendolo sembrare una delle statue dei cavalieri nelle tombe sotto
Camelot.
Merlino
prese un lungo,
enorme sospiro tremante e gli passò una mano delicatamente
sugli occhi, chiudendoli.
'Non
puoi lasciarlo
qui, Emrys.'
La
voce aggraziata e
dura come la pietra non lo fece sobbalzare, non lo sorprese; la
magia, flebile e disperata, gli aveva sussurrato della presenza di
Morgana, del fruscio della sua veste rossa sull'erba bagnata di
sangue. Quando alzò gli occhi, il suo volto marmoreo accolse
il suo sguardo con un'espressione contrita.
'Che
vuoi dire?' Lei si
inginocchiò accanto al corpo inerme del re, del suo fratello
adottivo, sfiorando appena la cotta di maglia con la punta delle
dita. La mano di Merlino scattò automaticamente in difesa, e
una scintilla spuntò aggressiva tra loro, facendo sussultare
Morgana leggermente.
Le
stesse dita che
avevano sfiorato Artù si chiusero attorno alla mano tesa del
mago, stringendola insicure. Con tutto l'odio, il rimorso, e il senso
di colpa per quel giorno pieno di veleno, Merlino non trovò
nel suo corpo un solo briciolo di forza per allontanare quella mano
da sé, anzi voltò il palmo e la cinse con la sua,
trattenendo lacrime che nonostante tutto non voleva mostrare a
Morgana. 'Dove devo portarlo?'
Senza
rispondere,
Morgana gli lasciò la mano e si alzò, dirigendosi
con
sicurezza verso il cadavere di Mordred. Con una freddezza quasi
inumana, afferrò Excalibur e la divelse dal ragazzo, e
sempre
tenendola per la lama la porse a Merlino con un sorriso mesto.
'Seppelliscilo
nello
stesso luogo dove hai seppellito questa una volta. Portala con te, e
seppelliscila con lui, Merlino. Portalo a Avalon, e aspetta.'
Avrebbe
voluto chiedere, aspetta
cosa?
Ma Morgana cominciò ad indietreggiare, stendendo una mano
verso di lui. I suoi poteri potevano portarli tutti e tre ad Avalon,
al sicuro, e non gli passò nemmeno per un momento per la
mente
di non fidarsi della strega – aveva tradito, aveva ucciso, ma
era
sempre Morgana
-
Merlino
sospirò,
assaggiando per l'ultima volta l'aria dolce di Albion, poi pose una
mano sul volto freddo di Artù, accarezzandogli la guancia
come
usava fare di solito.
L'altra
mano la
abbandonò in quella gelida di Morgana, che
intrecciò le
sue lunghe dita delicate con le sue. 'Digli di dire addio a Gwen al
posto mio.' respirò ad un certo punto, prima che i suoi
occhi
affusolati da gatta si sciogliessero in oro, e Merlino ebbe appena il
tempo di essere confuso prima di accorgersi della figura scura di
Lancillotto all'orizzonte, immobile come un albero, a guardare la
scena. Il mago inviò la sua magia come un fedele messaggero,
a
sussurragli in un orecchio di prendersi cura di Gwen e di essere
finalmente liberi.
Poi
i suoi occhi si
tinsero del loro famoso oro, e Merlino si volse di nuovo verso
Morgana.
I
loro corpi
cominciavano a sparire, come fossero fatti di fumo e una sola folata
di vento li avesse potuti spazzare via.
Chinandosi
con un lampo
furbo negli occhi, Morgana gli appoggiò le labbra
all'orecchio. 'Abbi sempre fede, Merlino. E ricorda: le anime gemelle
non muoiono mai.'
E
un respiro di vento
dopo, erano spariti.
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