Salve!
Un piccolo appunto
prima di cominciare: questa parodia contiene fortissimi SPOILER del
film, per cui, nel caso non l'avessi visto e volessi vederlo,
consiglio di rimandare a dopo la lettura di questa fanfiction, così
da non rovinare le sorprese. ^^
Lettore avvisato...
mezzo salvato!
Capitolo 1.
Cosa non fa una collana
Eh, sì, miei
giovani spettatori... con l'avvento del 3D, anche Alice doveva farsi
vedere in quello stato. Vi siete messi i vostri occhialini? No?
Come dite? Ah, forse
avete ragione: una fanfiction non può essere in 3D...
accontentiamo di due dimensioni, allora; tanto, la profondità
non conta qui.
Partiamo con l'idilliaca
scena, un cielo notturno senza stelle, forse un po' nebbioso. Lì
per lì non vi dice molto, ma... attenzione bene: in dorato,
con un carattere diverso per non essere accusato di plagio, Tim
Burton decide – o chi per lui – di far apparire
magicamente il titolo della storia. Non è Harry Potter. È
Alice in Wonderland.
Allontaniamoci, sì,
per entrare in una bella casa inglese che trasuda ricchezza. Dentro
l'unica stanza che possiamo intravedere, c'è
un gruppo di uomini che discute di affari di importanza tale da
giustificare l'ora. L'unico in piedi snocciola frasi fatte del tipo:
“Ehi, ma... su Zephiro volere è potere.”
“E chi l'ha detto?”
domanda uno degli uomini, impressionato da tanta saggezza e follia.
“Beh, l'hanno detto
le Clamp.” risponde sicuro quello in piedi che, per nostra
comodità, chiameremo papà.
Al suono “Clamp”,
una bambina – la trasposizione albina di quella di The Ring –
fa capolino sulla porta rimasta aperta e papà si gira,
scocciato: stava per incastrare quei vecchi con le sue idee folli e
fallim... vincenti e lei rovina tutto, cacchio!
“Alice... hai di
nuovo mangiato i peperoni, stasera?” sospira, in tono di
sopportazione.
“Sì.”
ammette la piccola, a malincuore. Papà guarda il gruppetto di
uomini spaparanzati sul divano che ruotano la testa alternativamente
da lui alla piccola senza dire una parola.
“Eh va bene...
signori...” si gira di nuovo. “Vogliate scusarmi, devo
prendere a cinghiate mia figlia.”
E così dicendo, la
porta in camera sua, cercando di trattenere le imprecazioni e di non
maledire il giorno in cui lui e sua moglie avevano deciso di
concepire quella visionaria. La porta a letto e, dato che è un
film per bambini, non ci verrà mostrata la parte delle
cinghiate.
“Papà, ho
fatto di nuovo quel sogno.” si costringe a raccontare la
piccola, dolorante.
Lui annuisce. “Eh,
i peperoni sono pesanti, Alice, è chiaro che poi ti vengono
gli incubi...” gli occhi della bambina si riempiono di lacrime.
Il tempo scorre in fretta e, se papà non si sbriga, le sue
idee fallim... vincenti potrebbero non venire mai alla luce. “E
che avresti sognato?”
“Ho sognato un
bruco blu, un gatto che sorride, una porta che parla, le ostrichette,
Pinco Panco e Panco Pinco.”
“No, eh. La porta
che parla non c'è e manco le ostrichette.” la corregge
lui. “E sinceramente... non dovresti nominare neanche Pinco
Panco e Panco Pinco.”
“Ah, scusa...”
risponde la bimba. Ma poi si fa pensosa. “Ma no, papà.
C'erano! Le ostrichette, intendo. Fanno colazione col tricheco e il
carpentiere! Cioè... più che altro è il tricheco
che fa colazione con loro... e poi il carpentiere ammazza il tricheco
e poi... oh, povere ostrichette!” sospira, sconsolata.
“No, Alice. Tu hai
guardato il cartone della Disney. Qui non c'entra niente...”
“E la marmellata
nell'orologio del Bianconiglio?” Alice si fa sempre più
dubbiosa, il cuore le martella furioso nel petto. È
preoccupata, la bambina: possibile che tutto quello che ha sognato,
in realtà, Tim Burton non lo abbia mai preso in
considerazione, si sia limitato a copiare solo qualche cosa e a
rovinare il resto?
“Dimenticatelo, per
favore.”
E la piccola annuisce, ma
poi le viene il dubbio amletico: “Papà... sono pazza?”
“Oh, sì,
tesoro.”
Alice trattiene il
respiro. “E mi manderanno in manicomio?”
“Ma no!” le
posa una mano sulla spalla, come farebbe un padre amorevole che non
sta facendo aspettare degli ospiti che, probabilmente, si sono
addormentati sulle poltrone del salotto. “Adesso ascoltami,
perché questa frase ti sarà molto utile quando sarai
grande ed incontrerai il Cappellaio Matto.” Alice annuisce
vigorosamente, decisa più che mai a stare attenta perché,
avendolo sognato, sa che Johnny Depp è un gran pezzo di
gnocco, pure così truccato, per cui vuole fare bella figura:
“Tu sei pazza, ma non ti preoccupare, i più folli sono
anche più fighi. Vedi Jack Sparrow...”
“Ma papà...
Jack Sparrow è diversamente pazzo.” protesta Alice.
“Cioè... lo è... ma non lo è.”
“Appunto.”
suo padre, dopo averle dato un pizzicotto, torna in salotto, forse.
Ma tanto noi ce ne freghiamo, perché passano allegramente, in
un batter d'occhio, ben tredici anni.
Adesso Alice ne ha venti,
ma questo lo scopriremo dopo e per ovvi motivi che non sto a
svelarvi, perché vi farei degli spoiler clamorosi, anche se,
ammetto, non è che mi stia contenendo più di tanto...
Una carrozza sta
attraversando una bella stradina contornata di verde. Dentro,
comunque, ci sono un'Alice adolescente e sua nonna che, più in
là, scopriremo essere sua madre. La donna la molesta perché,
senza preavviso, le alza la gonna.
“Ah, ma sei pure
senza calze, sporcacciona!” la rimprovera.
“Le calze pungono.”
protesta Alice.
“E non hai neanche
il corsetto, scommetto!”
“Le dame di Londra
avranno imparato a non respirare!” risponde la ragazza, in tono
sofferente, trattenendo il respiro e allungandosi, come se qualcuno
le stesse allacciando per davvero un corsetto dietro la schiena.
“Tesoro...”
sua madre si fa titubante, di fronte a questa rivelazione. Dopotutto,
lei respira benissimo e il corsetto lo indossa. “questa
battuta... mi sa che non è tua.”
“Ehi, ma...”
Alice tira fuori dal vestito un copione e lo sfoglia con interesse.
“Mmm... una donna seppure in miniatura... poca corda e caduta
sorda... eccolo! Elizabeth S... ah, no... hai ragione.” delusa,
Alice butta il copione fuori dalla carrozza. “Ma anche in quel
film c'era Johnny Depp!”
“Sì, ma
questo è un altro... si chiama Alice in Wonderland.” le
ricorda la signora attempata.
Alice sbuffa: il problema
del corsetto rimane, che lei sia Alice o Elizabeth Swann. Pensa...
pensa... pensa, ma poi smette perché poi il film non può
durare più di un'ora e mezza. Allora alza le spalle incurante,
per farci vedere che lei è una ribelle, una figa, proprio come
il paparino ormai morto.
“Carla Bruni può
andare alle cene di stato senza reggiseno? Io vado ai tè
pomeridiani delle vecchie megere senza corsetto!”
“Sì, ma lei
è la prima donna di Francia.” le ricorda la madre, in
tono di sopportazione. “Tu sei una sfigatella qualunque che
vuole solo provarci con Johnny Depp. Ah, mi ricordi tanto quel
vecchio scemo di tuo padre!”
“Anche lui voleva
andare con Johnny Depp?!” esclama Alice, indignata.
“Ma no! Tuo papà
si è dato all'alcool perché quella sera non ha potuto
concludere quel vecchio affare ed è morto di cirrosi. Ora io
sono costretta a fare certi servizi al marito della Megera, così
che ci possa mantenere la bella vita e le tue uscite serali!”
“Ma... perché
mi dici tutto questo?”
“Così gli
spettatori sanno che tuo padre è morto e che hai il passato
tragico.”
“Ah...”
Il viaggio potrebbe
proseguire tranquillo, ma poi, senza un motivo apparente,
l'espressione sul volto della madre si addolcisce e le regala la sua
collana. In realtà, fa parte di un piano diabolico e molto ben
studiato da moltissime dame che non sopportano il corsetto: se
portano una collana, gli ospiti non vedranno che manca qualcos'altro.
Infatti, non appena
arrivano, la Megera ed il marito li stanno aspettando in cima alle
scale della loro immensa villa e non si accorgono di nulla. Zero.
Nada.
“Sei in ritardo,
Cenerentola!” esclama, inviperita.
“Sì, scusa,
si è bucato il cavallo e non avevamo quello di scorta.”
butta lì la madre di Alice, sperando che se la beva. Peccato
che la Megera non sia un cane e, si sa, i cani si bevono tutto.
“Ehi, ma io che
c'entro?” un cavallo, sbucato dal nulla, guarda l'autrice in
modo minaccioso e l'autrice fa finta di non capire che ci si rivolga
a lei. “Io non ci sono adesso e quella battuta è mia!”
L'autrice vorrebbe
cancellare ciò che ha scritto, ma è troppo pigra, per
cui sorvolerà la questione.
“Aspettavano tutti
voi.” continua la Megera, senza dare segno di voler ascoltare
le scuse propinatele dalla vedova. “E tu...” guarda
Alice. “Odiosa ragazzina, vipera che mi hai rubato il mio
bambino, vai, che ti aspetta per il ballo, maledetta te.”
Alice cerca di non dare a
vedere che lei, questo povero ragazzo, non lo vuole manco vedere in
fotografia, quindi parte alla ricerca di Amish; la Megera la segue,
ma suo marito e la vedova rimangono indietro, per chiacchierare un
po' sui bei vecchi tempi andati:
“Grazie, eh, per
aver rilevato la compagnia di quello sfigato di mio marito.”
“Figurati...”
risponde lui. “Ma non l'avevi già fatto?”
“Sì, beh...
e gli spettatori? Ogni tanto si deve pur pensare a loro.”
soddisfatta, alza i pugni in segno di vittoria.
“Che c'è?”
“Questa battuta
l'ho detta già due volte nel giro di poche righe.”
“E' ritrita, eh...”
le fa notare lui.
“Che palle.”
sbotta la donna, spazientita. “Non c'è niente di
originale, da queste parti?”
“Ormai è
difficile. Tutti quanti fanno di queste parodie...”
sospira anche lui, sconsolato, mentre l'autrice alza un indice e
comincia a disegnare cerchi per aria, con fare innocente.
“Comunque...” in un attimo si ringalluzzisce, anche
perché Tim Burton – e io con lui – ha bisogno di
toglierselo dalle scatole. “Che ne dici se... tra un quarto
d'ora ci vediamo nella dependance?”
“Ok,”
finalmente un sorriso si fa largo sul volto di quell'austera vedova.
“tanto la nostra presenza è superflua, in questo film!”
E, mentre loro aspettano
il famoso quarto d'ora accademico, noi ci spostiamo in pista, dove
Alice col suo amico Amish sta facendo la danza degli scambi di
coppia. Fa di tutto per non guardarlo, anche perché è
bruttino, povero cicciolo: capelli rossi, una vecchia divisa di
seconda mano... deve essere un Weasley!
“Che c'è,
Alice? Non ti piace ballare?” chiede, in tono strascicato e
incurante, tipico del ragazzo inglese di buona famiglia.
“Ehm... pensavo...”
risponde lei, leggermente in imbarazzo. “E se tutti fossero in
mutande?”
“Ah... ah... ah...”
si gratta sotto l'ascella, pensando di dover ridere. “che
pensiero idiota.”
“Non mi offendo
giusto perché sono considerata pazza da tutti! Hai visto mia
madre?” si guarda intorno e, nell'osservare uno che,
misteriosamente, somiglia a Johnny Depp, va a sbattere contro
qualcuno.
“Stai attenta!”
la ammonisce Amish, tirandola via dalla pista. “No, ma non
importa.”
“L'hai visto?”
grida, isterica, saltellando da una parte all'altra. “Johnny,
Cappellaio, Willy Wonca, Edward Mani di Forbice, Sweeney, Jack! Dove
sei?!”
“E smettila di fare
l'invasata!” Amish la tira via, in modo che gli sguardi non
siano puntati su di loro, perché lui è un tipo per bene
e lei è taaaanto strana. “E comunque no: non è
ancora arrivato il suo momento.”
Alice, alla rivelazione,
smette di saltellare come una scema e di nominare i nomi di tutti i
personaggi interpretati da Johnny, gli mostra un'espressione
dispiaciuta e lui, ancora più mortificato, si fa balenare
un'idea in mente. “Va beh, dai... allora, per ingannare il
tempo, ti aspetto al gazebo tra dieci minuti, va bene?”
La ragazza, che non ha
chiaramente capito niente, annuisce senza convinzione, ancora delusa
per la mancanza di Johnny. Per esigenze di trama, comunque, si gira e
trova alle sue spalle la trasposizione alta, magra e femminile di
Pinco Panco e Panco Pinco anche se lei ancora non l'ha capito. Come
se non li sognasse tutte le notti.
“Eh, no, eh...
Pinco Panco e Panco Pinco nel film non li nomina proprio! Anzi, pare
che abbia visto il film muto di Alice nel Paese delle Meraviglie!”
esclama papà. L'autrice lo guarda, gli dice che dovrebbe
essere morto di cirrosi e così lo caccia via con un colpo di
inchiostro simpatico.
“Ehi, ma... lo vuoi
sapere un segreto?” domanda una delle gemelle.
“Sì, un
segreto segretissimo!” l'altra pensa a rafforzare il concetto.
“Se è sapere
che voi due fate i video porno e li mettete su Youtube, sappiate che
li ho già visti.” risponde Alice, fiera di sé,
mentre i loro volti si allungano in una smorfia sconcertata. “Ma
dato che io sono una volpe e so che non è questo il segreto...
ditemelo o io mostro il link a vostra madre. E io tifo Napoli. Tiè.”
fa le corna e comincia a saltellare tutta allegra per essere riuscita
a spuntarla ancora una volta.
“Ok, tanto te lo
dobbiamo dire, se no tua sorella quando arriva?!” esclama una
delle due, tanto fa lo stesso.
Alice è
stupefatta. “Ho una sorella?”
“Come no! Si chiama
Margaret ed è anche più bella di te.” rispondono
in coro, ma facendola breve perché se no il film non finisce
più. “Comunque ascolta: Amish che, per la cronaca, è
nostro fratello, ti vuole chiedere di sposarlo e lo farà tra
dieci minuti nel gazebo.”
“Oh,
arcipuffolina.” Alice pensa di scappare, ma dietro di lei c'è
la bellissima Margaret che, aspettandosi da lei qualcosa del genere,
la ferma.
“Eh, no, carina!”
esclama, inviperita, con le braccia conserte e il dito che picchietta
contro il braccio. “Non ti lascerò scappare: non voglio
essere completamente inutile, in questo film!”
“Ma se in Alice nel
Paese delle Meraviglie manco esistevi!” le ricorda Alice.
“Embè?
Magari qualcuno mi nota e mi prenderà per fare Margaret nel
Paese delle Cornute. Comunque...” afferra la sorella e
cominciano a camminare.
“Dove andiamo?”
“Pascoliamo... e,
nel frattempo, ti faccio fare un po' di strada così poi puoi
incontrare la Megera.” le spiega la sorella e Alice se lo
appunta in un blocchetto: ha studiato il copione sbagliato.
“Comunque, lasciando perdere... sposa Amish, è di buona
famiglia, ti può mantenere, mamma può continuare la sua
bella vita e non occuparsi di te, che sei veramente una parassita
buona a nulla.”
“Ma io non voglio
finire come te.”
“Me?” la
sorella cerca di nascondere nel cappellino le lunghe corna che si
ritrova. “Io sono felicissima con Lowell. Noi due lo facciamo
anche tre volte al giorno, quando non ha mal di testa... capito? Ma
non parliamo di me... non vorrai diventare come la zia, quella
vecchia zitella che aspetta che venga il principe azzurro a darle il
bacio per farla diventare Sofia Loren...” scuote il capo in un
gesto eloquente che deve far capire ad Alice che deve accettare la
proposta di matrimonio e sparisce dallo schermo: il suo compito si è
esaurito. Alice cerca di elucubrare. Guarda la zia seduta da sola ad
un tavolino insieme al suo spasimante invisibile e cerca di non
pensare a se stessa nelle stesse condizioni, ma ci riesce, anche
perché arriva la Megera e la porta nel roseto.
“Le volevo rosse,
queste maledette, e la vernice... se non fosse strano le dipingerei,
come la Regina di Cuori.”
Alice non capisce.
“Ah, lascia
perdere... piuttosto” e la guarda con fare indagatore. “Devo
parlarti di Amish. Ha problemi di flatulenza, la sera, se non mangia
leggero...”
Ma Alice non la ascolta:
un coniglio nel roseto la distoglie dai problemi intestinali del
povero Amish e allora, dato che i colori sono magiciiii, gli corre
dietro, solo per fermarsi di fronte ad una scena che le farà
capire il perché sua sorella ha due corna lunghe come l'Empire
State Building: Lowell, suo marito, pensa bene di ficcare la lingua
in bocca ad altre signore.
“Ehi, ma che fai?”
chiede Alice, perché è una volpe.
“Ma niente... sai,
quella era una mia amica...” risponde lui, mentre la signora di
cui sopra scappa via, fingendo imbarazzo.
“Siete molto
intimi...” risponde Alice sarcastica.
“Eh, sì...
siamo cresciuti insieme.” ma poi, a scanso di equivoci, perché
Alice lo guarda con sospetto, si affretta da aggiungere: “Guarda
che io voglio bene a Margaret... solo che ha sempre mal di testa...
cosa deve fare un pover'uomo, per avere ciò che Madre Natura
gli chiede di prendere?”
“Strano...”
mormora Alice, facendosi improvvisamente pensierosa. “Ha detto
la stessa cosa di te...”
“Ah, ma sei qui!”
Lowell ne approfitta per scomparire, mentre Amish si presenta alle
spalle della paladina. “I dieci minuti sono passati!” le
fa vedere un cipollotto da cui gronda marmellata, ma lei non ci fa
caso. Così, in un cambio di scena epico, i due si ritrovano
nel il gazebo, sotto lo sguardo – che noi non vediamo –
di tutti gli invitati alla festa di fidanzamento a sorpresa di Alice.
Amish fa il suo breve
discorsetto, mentre un pittore riprende la scena. Alice, allora, si
volta verso la platea.
“Oh, Romeo,
Romeo...”
“Alice!”
grida qualcuno da fondo giardino. “Hai sbagliato copione!”
Alice batte un piede per
terra, imprecando. Guarda la sala, in cerca di un suggeritore, ma poi
nota il Bianconiglio che le mostra l'ora e le dice qualcosa col
labiale. Eccolo lì, il suo suggeritore! Cerca di capire che
voglia dire, ma alla fine, capisce di dover avere un corso accelerato
sul film che sta andando a recitare. “Ok, mi aspettate una
decina di minuti che poi torno con la risposta?” si volta
ancora, ma il suggeritore è sparito. Per questo corre alla sua
disperata ricerca. Corre... corre... corre... e si ritrova ai piedi
di un albero. Come è giusto che sia, come ha già fatto
Alice della Disney, si ficca lì dentro. E comincia a
precipitare.
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