Spagna era seduto sul letto, in un
silenzio insolito per un chiacchierone come lui; fissava torvo la
nazione rivale mentre si preparava per la notte, spogliandosi di
tutti gli abiti sfarzosi e i gingilli di cui amava vestirsi ogni
giorno. Sbuffò annoiato, Antonio odiava attendere troppo ma
sapeva che Arthur in certe cose era puntiglioso e di una lentezza
quasi sconcertante per lui, un tipo dinamico che non amava starsene
con le mani in mano. Prese nell'attesa a giocherellare con la sua
giacca, mettendosela sulla testa e guardandone la fine cucitura
interna.
“Quanto sei impaziente, Antonio!”
esclamò l'Inghilterra una volta che ebbe in mano il suo libro
preferito e si sedette sul letto accanto allo spagnolo.
“Io sono molto più che
paziente, hombre! Io ti
sopporto ogni santa benedettissima notte nonostante ti detesti!”
ribattè Spagna acido mentre l'inglese si apprestava a leggere
il nuovo romanzo che i suoi amati scrittori connazionali gli avevano
scritto. Lo spagnolo però non lo lasciò fare e,
scostata la giacca gli mise le mani attorno al collo prendendolo da
dietro, e gli andò a mordere un orecchio. “Andiamo!
Lascia perdere per una volta i tuoi dannatissimi libri e vieni a fare
qualcosa di più divertente!”
ammiccò Antonio sorridendo. Arthur lo fissò di sbieco,
storcendo il naso. “Ti sembra questa l'ora di fare una corrida,
matador?”
Spagna, che alludeva a ben altro che una corrida, rise di gusto e,
strappato il libro di mano all'inglese, lo lanciò lontano in
un punto imprecisato nella stanza. Inghilterra sbuffò
contrariato vedendo ''il ritratto di Dorian Gray'' volare sulla sua
testa, e fissò di nuovo Spagna con aria truce.
“Se vuoi ti
posso domare anche adesso, señor toro!” sogghignò
buttandosi a capofitto sul letto tirandosi dietro nella sua caduta
anche l'inglese, baciandolo subito con foga per cominciare la sua
corrida preferita.
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