MERLIN DARK
Vi consiglio di leggerla con questa canzone: It's Limp Bizkit's cover of 'Behind Blue Eyes'. The original was by The Who.
- Merlin, perchè? - Esclamò Arthur sul suo destriero, con la mano destra sulla spada.
Una risata crudele, perversa si fece strada da quelle labbra che prima professavano parole d'amore verso il Principe.
- Sire! - urlò a sguarcia gola. - Merlin è morto! E la colpa è solo vostra! -
Il mago alzò la mano verso colui che un tempo era il suo Destino.
- Sapevi che la magia a Camelot è proibita! -
- Io sono nato così! - Sussurò il mago, ma le sue parole
arrivarono lo stesso alle orecchie dell'erede al trono
- Sei un mostro allora! -
Mostro...? Quante volte se l'era sentito dire dai bambini del suo
villaggio. Mostro! Ma detto dalle sue labbra faceva male come una lama
che traffigge il cuore.
- E il mostro sarei io solo per il fatto di essere nato con questo dono e
non tuo padre che ha mandato alla forca molti innocenti solo per
l'accusa presunta di stregoneria! -
- Ha fatto quello che doveva per il suo regno, per la sua sicurezza! -
Ma Arthur sapeva bene che quello che una volta era il suo servo aveva
ragione. Quanti uomini, donne erano stati condannati senza un regolare
processo. In quanti erano morti per l'ossessione di suo padre...? Molti, troppi.
- Lo so benessimo, Sire! - Marcando sull'ultima parola. - Che non credete affatto alle parole che avete appena detto! -
- Perchè hai distrutto Camelot? Anche i suoi abitanti erano innocenti, Merlin! -
- Non sono stato io a distruggerla. Ma voi Pendragon, con la vostra
sete di potere, con la vostra ossessione che la magia fosse un male per
il regno! Lo sapete quante volte vi ho salvato grazie alla mia magia, Sire! -
Disse fissandolo negli occhi. Quelli così simili ai suoi. - Ah,
lo sapete! Dovete ringraziare la magia se siete ancora vivo! -
- Allora eri sempre tu! Sei sempre stato tu! - Ringhiò Arthur.
- Chi avrebbe mai potuto sospettatare di Merlin, il servo idiota
del Principe Ereditario? Non è così? Ah, non è
così? -
Arthur rimase sconvolto dal rancore dell'altro.
- Rispondete, maledizione! -
- Sei così.... così esile! Nessuno, neanch'io potevo
immaginare che un corpo così minuto potesse contenere un simile
potere. -
Quel corpo che aveva accarezzato, leccato, morso. Che in un'altra vita gli era appartenuto. - Merlin! - lo chiamò ancora.
- Allora non volete proprio capire! Merlin è morto! Voi l'avete ucciso! Rammentate? -
Arthur sapeva a cosa si riferiva. Una donna aveva affermato davanti al
re e a tutta la corte di aver visto il fumo che aveva preso la forma di
un cavallo. Non c'erano dubbi per mio padre: era opera della magia! Allora lui
chiamò il Cacciatore di Streghe, Aeridian, il quale aveva
accusato Gaius di essere uno stregone. Tutte le prove avvaloravano l'accusa di Aeridian. Cosa poteva fare il
re se non condannarlo, anche se era stato un suddito fedele. Merlin non
accettò la sentenza, chiese a lui di intervenire. Ma doveva capire che lui non poteva contraddire
gli ordini di suo padre. Nel giorno dell'esecuzione Merlin era in prima
fila ad assistere.
Lacrime silenziose solcavano il suo viso. Con gli occhi scrutava il suo
mentore, che era diventato il padre che non aveva mai conosciuto, per
poter intervenire. Ma il buon Gaius non avrebbe mai permesso al suo sciocco apprendista di
rivelare il suo segreto per aver salva la vita. Lui aveva già
alle spalle molti inverni mentre Merlin era solo un ragazzo con alle spalle un enorme Destino. Merlin rimase
lì immobile quando le fiamme lambirono il corpo di Gaius e le
sue urla si propagarono per tutta la piazza. Arthur
si accorse che quel giorno dentro il suo servo qualcosa si era
spezzato. Un lampo d'ombra scura attraversò quegli occhi vispi,
ingenui.
Giorno dopo giorno il suo valletto si era sempre più chiuso in
se stesso, sempre più scontroso. Arthur capiva il dolore di
perdere una persona cara. Lui, sì , lo sapeva bene. Visto che sua madre era morta per metterlo alla luce. E fino a
quando non aveva ancora conosciuto Merlin si odiava per ciò, si
sentiva responsabile.
Era convinto che solo il tempo avrebbe lenito il suo dolore. E
lui lo avrebbe aspettato per tutto il tempo necessario. gli sarebbe
stato accanto.
Il tempo passò, da giorni, diventarono settimane e poi
mesi. Fino a quando Mordred, insieme a Morgause e Morgana, non
sopraggiunse a Camelot e lo reclamò. Merlin aveva
ceduto al fascino del potere. Le insistenze, le suppliche del principe
non valsero a niente. Quel giorno capì di aver perso per sempre
il suo servo idiota Merlin. E ora si trovavano in quella situazione
drammatica: Merlin insieme agli altri tre stregoni avevano attaccato
Camelot con la loro magia, contro cui le spade potevano fare ben poco o
nulla.
- Il mio nome è Emyrs! Non Merlin! Il giorno in cui Gaius
è stato bruciato al rogo. Egli ha iniziato a morire poco per
volta, andandosene per sempre quando è partito! -
- Io lo so che da qualche parte dentro di te, una piccola parte di Merlin vive ancora! -
Il cuore di Arthur sentiva ancora il flebile battito del cuore di
Merlin. Riconosceva il suono, perchè non si dimentica quando per molto tempo due cuori hanno battuto all'unisono.
- Vi sbagliate! -
Arthur non voleva credere che il suo piccolino non c'era più.
Non poteva arrendersi ne per se stesso, nè per Camelot, ma
soprattutto per Merlin.
- Mi sono stancato dei vostri giochetti. Dite le vostre ultime parole,
per voi e Camelot il tempo è scaduto! - Gli occhi che avevano
perso il loro consueto colore, luccicarono di una luce dorata. Il mago si stava preparando per sferrare il colpo
finale. Finalmente avrebbe dimostrato a quel babbeo di principe reale
di che pasta fosse fatto e di cosa fosse capace.
- Ti Amo, Merlin! Perdonami se sono stato cieco, per non aver capito!
Ma tu lo sai che sono un Asino! - Pronunciò Arthur con il cuore
in mano, sperando che le sue parole giungessero al suo goffo, impacciato, servo.
Per un'istante gli occhi del mago tornarono azzurri. Che ce
l'avesse fatta? Allora aveva ragione a pensare che da qualche parte
c'era ancora il suo Merlin. Il mago sembrò disorientato, come se
in lui ci fosse una lotta
interiore tra il servo fedele ad Arthur ed Emyrs, il mago potente che
voleva il potere. Si portò le mani alla testa: un forte dolore
lo colpì alla testa. Si accasciò a terra in ginocchio.
- Merlin! Sono io, Arthur! Forza, reagisci. Io credo in te: tu sei più forte. - Gridò concitato Arthur.
Il corpo del mago era scosso da tremiti violenti. Era soggetto a una
forza tale che tutte le sue vene pulsavano dolorosamente. Arthur non
sapeva che fare: se avvicinarsi o rimanere lì impalato ad
aspettare. Poi si disse che lui non
era il tipo di stare a guardare senza fare nulla e si avvicinò
al mago. Lo abbracciò talmente forte da imprigionarlo. Ad Arthur
sembrò passare quasi un'eternità prima che il corpo del
suo valletto smettesse di dimenarsi. Poi, ecco che pian piano i tremiti
diminuirono, fino a scomparire. Merlin si abbandonò nelle
braccia del suo principe.
Arthur aspettava con trepidazione di scoprire se il suo Merlin avesse
vinto la sua battaglia personale, ma temeva anche di sapere di averlo
perso per sempre. Quando le palpebre si aprirono, rivelando due occhi cielo, Arthur emise
un sospiro di sollievo. Il suo piccolo era tornato da lui.
- A-Arthur! - susurrò flebile il servo.
- Sono qui. Sono qui! - e lo abbracciò ancora più forte.
- Mi dispiace. IO... io non so cosa -
- Non importa. L'importante che tu sia tornato da me! -
- No... no! Non merito il vostro perdono, sire. - Questa volta
non era stato detto per rabbia, rancore ma per semplice
devozione. - Quando Gaius è morto! Mi sono sentito
smarrito, solo! -
- Tu non sei solo. Ci sono io e ci sarò sempre! - E come per
avvalorare le sue parole, posò le sue labbra carnose su quelle
soffici del suo valletto.
Quando si staccarono per riprendere fiato: - Ho creduto di averti perso per sempre! -
- Quando il mio lato oscuro che si era alimentato con il dolore per la
perdita di Gaius, il rancore verso te e tuo padre, aveva preso il
sopravvento, la piccolissima parte di me, il lato buono, si era
relegata in un piccolo angolino dell'anima. Ma pian piano stava cadendo
nell'oblio, stava scomparendo fin quando la tua voce, prima flebile e
poi sempre più forte non l'ha sentita. E attingendo all'energia
che le tue parole trasmettevano è riuscita a crescere fino a
diventare talmente forte da contrastarla. Arthur, tu mi hai salvato! -
Arthur rimase interdetto. Il suo Merlin aveva ingaggiato una dura lotta
con se stesso. Ma per fortuna era riuscito a vincere. Capiva che
il suo servo aveva affrontato la peggiore delle prove, ma sapeva anche
che da quel momento in poi, più nessuno, neanche il lato oscuro
di Merlin, di cui ognuno di noi siamo in possesso, lo avrebbe
allontanato da lui.
Hola a todos!
Pomeriggio mentre navigavo sulla rete
ho visto un video che mi ha ispirato questa one-shot
e non ho esitato a scriverla.
Per una volta ho voluto immaginare che Merlin cedesse
alle lunsinghe del potere. Tutti, anche i più nobili, possono
essere sopraffatti dal lato oscuro che ognuno di noi
abbiamo. Ma mi piace pensare che l'amore sia
la " cura per tutti i mali".
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