22.Under the rain
Under the rain
«Richard! »
Un ragazzo corre verso il gruppo di
uomini che si stanno imbarcando. Uno con corti capelli castani ed occhi
grigi si volta verso di lui, sorridendo.
« Allora sei venuto… »
Il ventenne si ferma davanti a lui e lo guarda negli occhi.
« Come sarei potuto mancare,
Rick? Dio, forse non ci vedremo neanche più… »
dice, flebile. Richard si china su di lui, gli solleva il mento,
costringendolo a guardarlo negli occhi.
« Non essere triste, ti prego.
Lo sai che odio vedere i tuoi occhi lucidi… Sono così
belli, quando sorridi… »
« Rick, Rick non dire così, mi fai stare male… »
Ma l’uomo sorride, mesto e dolce, posando un bacio casto sulle labbra del ragazzo.
« Perché fai
così, Rick! Perché devi dirmi addio in questo modo!
» è sull’orlo delle lacrime.
Richard si guarda attorno: è il tramonto, in giro non c’è nessuno.
Posa lo zaino in terra e abbraccia il ragazzo come si deve, prima di baciarlo con passione. Il ventenne ricambia.
« Quanto vorrei che non te ne andassi, Rick… »
« Lo sai che lo faccio
perché devo. E poi, se scoppiasse una guerra, voglio essere
sicuro di avere i mezzi per poterti proteggere. Ti amo, lo sai questo,
non è vero? » gli dice, asciugando col pollice le lacrime
sfuggite agli occhi nocciola del ragazzo.
« S..sì, lo so… E
anch’io ti amo, Rick… Ti amo da morire, tu mi hai salvato
la vita, ti devo tutto, io… Come farò senza di te?
» domanda, stringendosi contro al suo petto, rifugiandosi tra le
sue braccia. Richard sospira.
« Andrai avanti, in qualche modo. Sei forte, troverai qualcun altro da amare… »
« Ma io non voglio un altro, non capisci?!?! Io voglio te! » sempre più disperato.
« Ti prego, amore, ti
prego… » gli bacia la fronte: è così
piccolo, quel ragazzo per cui, infine, ha perso la testa così
dolcemente. « Ti prego… Sii forte, mm? Fallo per me,
almeno. Me lo prometti? »
L’altro annuisce, asciugandosi le lacrime residue col polso.
« S..sì, Rick. Te lo prometto. Ma tu… Cercherai di tornare? »
Un sorriso. L’ultimo che vedrà su quel volto maturo dai lineamenti delicati.
« Ma certo. Ti amo… »
Un bacio. L’ultimo che riceverà dall’uomo che ama.
« Anch’io… »
E Richard si volta, imbarcandosi
finalmente sulla nave militare. Non sa se tornerà, forse non lo
saprà mai. Per ora, si limiterà a sperarci.
La nave salpa, si allontana. Vede dei
soldati affacciati al ponte, che sorridono alla patria. Ma lui non
c’è. E sa che è giusto così.
Però quelle lacrime non
vogliono saperne di non scendere: inarrestabili, forse un po’
vigliacche, gli rigano il volto quasi affascinante.
Come pioggia, le lacrime lavano via come possono una parte del suo dolore…
James Pride, non è mai
stato un tipo paziente: non lo era da umano, nè tantomeno lo
è da vampiro, quando può permettersi solo la notte per
raggiungere i propri scopi.
Così, dalla sera in cui ha
visto il soldato partire salutando un ragazzo di circa quindici anni
più piccolo, non pensa ad altro che non siano quegli occhi
nocciola, quei capelli castani e quel corpo eccitante.
E lui va pazzo per le cose eccitanti.
Quella sera, ha deciso di avvicinarlo.
« Buonasera… » gli sussurra, suadente, direttamente nel padiglione auricolare.
Il ragazzo sussulta, smuovendosi
appena dalla sua posa rigida, ferma in contemplazione di un oceano
troppo vasto per permettergli di raggiungere ciò che ama.
« ‘Sera… » sussurra, ancora spaventato.
« Ti ho spaventato? Chiedo scusa… » dice, accomodandosi al suo fianco.
« No, non è che mi abbiate fatto paura. Ero sovrappensiero, ecco… »
« E a cosa pensavi? »
« Non credevo di poter soffrire
tanto per amore… Quello stupido, proprio in guerra doveva
andare? » sorride, mentre le lacrime riprendono a scorrere,
nonostante cerchi di trattenerle. Si passa una manica sugli occhi.
« Mi scusi, devo sembrarle uno stupido… »
« Niente affatto. Mi piacciono
le persone che non hanno paura dei loro sentimenti, è qualcosa
di onorevole, io trovo… » ammette, affabile.
« Lei crede? »
« Certamente »
Sorride, il ragazzo, un po’ rincuorato.
« Quello stupido… » sussurra ancora, perdendosi nuovamente nei suoi pensieri.
James osserva il suo collo, niveo e
perfetto. Quel ragazzo lo eccita enormemente. Avvicina le labbra alla
pelle, iniziando a baciarla.
« Che sta facendo! » si ritrae.
« Non fare così,
ragazzo. Vedrai che ti piacerà. Sai, volevo solo…
aiutarti a far passare il dolore… »
Gli occhi nocciola, occhi disperati di un innamorato, si spalancano, speranzosi.
« Ma certo, ragazzo. Fidati di me. Io ti insegnerò il piacere della carne… »
E anche se il ragazzo ancora non può saperlo, James Pride mantiene sempre le sue promesse.
Sempre.
Matt odiava pensare al proprio passato in compagnia di quel bastardo
d’un vampiro. Lo faceva deprimere ed incazzare al contempo.
Quella sera, tuttavia, non si era soffermato su quel particolare, ma su
un altro, che credeva di aver dimenticato: Richard Watton, l’uomo
che l’aveva salvato dall’Inferno della sua infanzia.
Gli doveva tutto.
Nonostante avesse quindici anni più di lui, lo trattava da pari,
si era occupato di lui per più di due anni. E lui aveva finito
per innamorarsene; per innamorarsene davvero.
Rick era stato il suo primo amore.
Ricordava che, col tempo, anche lui si era accorto dei propri
sentimenti verso il ragazzo e si erano dichiarati: Matt aveva dato a
lui il suo primo bacio –quando si vendeva, le regola tassativa
era “le mie labbra non toccano altre labbra”- e con lui
aveva fatto l’amore per la prima volta.
Non sesso, non scopate. Amore.
Richard era stato dolce e delicato, con lui, per non fargli male.
Lo aveva riempito di baci e carezze. Era stato un sogno.
Poi, un bel giorno, aveva deciso che voleva servire il Paese, così si era arruolato.
« …se scoppiasse una guerra, voglio essere sicuro di avere i mezzi per poterti proteggere… » diceva sempre, per persuaderlo. E Matt sapeva che quel pazzo ci credeva davvero, in quelle parole.
« Stupido… » sussurrò al vetro della finestra della camera da letto.
« Mm, con chi parli, Matt? » biascicò la voce di Andrew.
« Scusami, parlavo da solo. Non volevo svegliarti, Andrew… »
Era stranamente distaccato, considerato com’era finita la notte precedente.
« Mm, non fa niente. Com’è il cielo stasera? »
« Piove » disse, laconico, iniziando poi a sorridere.
« Mpf, stupida pioggia… » borbottò il
biondino, rimettendosi sotto le coperte. Lui la odiava, quella malefica
acqua.
« Drew, ti secca se esco? »
Andrew tirò fuori il viso dalle coltri e lo fissò.
« Ma sei scemo? A parte il fatto che sarebbe da stupidi farlo,
visto il tempo, no che non secca, se vuoi andare vai… Basta che
mi ripaghi al ritorno… » aggiunse, malizioso.
Matt si chinò su di lui, baciandolo dolcemente.
« Mi spiace, mon chère » iniziò « stanotte non posso essere tuo »
E se ne andò, lasciando il biondino pieno di dubbi.
Sotto la pioggia, al centro di quel parco che avrebbe potuto, volendo,
raccontare tutta la loro storia, Matthew Lust stava ritto in piedi,
guardando il cielo, incurante dell’acqua negli occhi.
« Stupido » sussurrò, come se potesse sentirlo. Sorrise.
« Rick, anche se ora il mio amore appartiene ad un altro, non ti
dimenticherò mai. Perdonami, ti prego, per come mi sono ridotto.
Sappi che il mio amore per te non morirà mai, perché
vivrà per sempre con i battiti dispersi del mio cuore umano.
« Non so se dalla guerra sei tornato, Rick, non ho avuto la forza
di aspettarti. Però sappi che non commetterò più
questo sbaglio, non lascerò più che accada qualcosa a
Drew. Avevi ragione, è bello avere qualcuno da
proteggere… »
Una breve pausa.
« Ricorda, Rick: il mio cuore umano continuerà ad aspettarti. Da qualche parte in Virginia, seduto sul molo. Sotto la pioggia. Una pioggia di lacrime »
Kon'nichiwa, gente!
Oh Cielo, quanto mi ha colpita questo capitolo.
Accade qualcosa che non avevo preventivato di racconatre, però, vi dirò, mi piace.
Perché racconta una parte di Matthew che non conosciamo, la
parte del Matt ancora ragazzo, innamorato per davvero con tutto se
stesso come uomo. Il Matt impacciato, insicuro e fragile non è
un OOC. Semplicemente perché qui ha vent'anni ed un'infanzia mai
assaporata. Con Drew, ha invece cinquant'anni, almeno materiali,
seppure non fisici, e si confronta con esperienze più mature,
che ora riesce a gestire.
Nel capitolo diciassette, abbiamo visto un Matt spaventato da quei
nuovi sentimenti. E allora perché ho appena detto che sono
più maturi?
No, non sono impazzita a furia di spremermi le menigi per invertami
qualcosa di nuovo per soddisfarvi, ho solo considerato tutta una serie
di cose.
Innanzi tutto, in quel capitolo Matt si trova in un momento di
tensione, dovuta all'infatuazione, che non sa gestire come vampiro
-ricordate che lui è la Lussuria-. In secondo luogo, come
vampiro lui non era abituato a simili emozioni, per cui non ha spauto
come combatterle sul momento. Quando invece ha fatto chiarezza detro
sè, ha come "ripescato" il suo lato umano, ricordando in qualche
modo il suo primo e fin'allora unico amore, prendendo spunto da
quell'emozioni. Per questo lo affronta con più maturità.
"Perché quando la Lussuria, cede lo fa con tutta se stessa" -cit. capitolo 17-. E direi che qui, specie nella prima parte, Matt l'ha ampiamente dimostrato.
Il titolo, infine: è in inglese perché mi piaceva il
suono, come sempre, e si riferisce alla pioggia, inizialmente
metaforica, delle lacrime di Matt -episodio che, solo adesso, mi ha
ricordato un capitolo particolarmente triste di Fullmetal Alchemist, ma
non ci intressa-, che poi vengono sostituite dalla pioggia vera e
propria perché, abbiamo già appurato, un vampiro non
può piangere. Forse, Edward Cullen potrebbe. Loro no. (Noi
lavoriamo con serietà! Nd Les)(Noi? Qui so' io che mi faccio il
mazzo a scrivere e a ragionare! Nda)(Ih... Dettagli Nd Les)(Te li
dò io, i dettagli... Nda *incazzata*)
Dunque, che altro c'è da dire? Nulla, a parte "spero vi sia piaciuto".
Kiss ^^
Lady_Firiel
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