I don't want to sleep alone...
- Gil? Dormi? -.
Un sussurro esitante nell’oscurità.
- Padroncino... è ancora sveglio...? - replicò la voce del piccolo Gilbert, impastata di sonno.
Una risatina colpevole da parte di Oz.
- Scusami se ti ho svegliato... - si affrettò ad aggiungere in un soffio.
- Non riesce a dormire? - chiese Gilbert.
Il moro si allungò
verso il comodino, accendendo la luce, quindi portò lo sguardo
sul suo padroncino, il quale stava accoccolato sul materasso, le
ginocchia ripiegate sul petto e cinte dalle braccia.
Allo sguardo preoccupato e stranito del suo servitore il piccolo Bezarius rispose: - Non importa, vai a dormire... -.
Si appoggiò quindi il mento sulle ginocchia.
Gilbert ignorò l’affermazione e scese dal letto, andando verso quello di Oz.
Osservò il biondo alcuni istanti, poi si decise a chiedere: - A cosa sta pensando? -.
Oz sorrise tristemente, evitando di rispondere.
Gilbert si sedette sul bordo del suo materasso.
- Deve dormire,
padroncino... - disse, e Oz, alzando lo sguardo, vide il solito, mite
sorriso di sempre apparire sul suo viso, rivolto verso di lui.
Oz provò la
stranissima sensazione d’essere improvvisamente più
leggero, ma si sentì anche molto più in imbarazzo.
Strano: non gli era mai successo con Gil...
Sorrise a sua volta, cercando di mascherare il disagio.
Non riusciva ad articolare
quella richiesta che aveva dentro e che, all’apparenza, sembrava
così semplice e banale. E proprio perché era così
semplice gli pareva anche infantile e... stupida.
Non riusciva a trovare il coraggio.
Tuttavia, Gilbert sembrava deciso a scoprire il perché di quella sua strana espressione assorta e a disagio.
Non riusciva a desistere:
era uno dei suoi tratti caratteristici, l’essere sempre
apprensivo nei confronti degli altri, primo tra tutti il suo amato
padroncino.
- A che cosa sta pensando? - chiese ancora, con innocente insistenza.
Oz tacque: non sapeva ancora se, dicendoglielo, ci avrebbe fatto la figura dello stupido.
Probabilmente sì, perciò temporeggiava tanto.
Lo guardò
un’ultima volta e notò negli occhi del suo servo una
gentile determinazione, una testardaggine che, in qualche modo,
riuscì inaspettatamente a sciogliergli la lingua.
- Gil... non voglio dormire da solo... -.
L’affermazione
lasciò un profondo senso d’imbarazzo nel biondo, il quale
abbassò subito gli occhi ad osservare con interesse i piedi, per
timore della reazione dell’altro.
L’aveva detto
spontaneamente, al vedere la preoccupazione negli occhi del suo
servitore, una cosa che non era mai accaduta fino ad allora, e di cui
lui stesso si era sorpreso.
Improvvisamente sentì una mano poggiarsi sulla sua schiena.
- Allora... dormiremo insieme - esclamò Gilbert, sorridendogli innocentemente.
Oz lo fissò per qualche istante, completamente allibito, le guance rosse per l’imbarazzo.
Il moro gli passò
accanto, alzando poi le coperte per infilarcisi sotto, quindi
tirò a sé anche il suo padroncino, il quale si
lasciò condurre fino sotto le coperte, che Gilbert si
premurò di sistemargli addosso.
Gli sorrise quindi ancora una volta, in quel modo così innocente e rassicurante che era tipico di lui.
- E ora dorma, padroncino... - gli sussurrò.
Oz lo guardò con sguardo raddolcito e mite, quindi annuì con un impercettibile cenno del capo.
- Buonanotte, padroncino... -.
Il giovane Bezarius esitò un istante, poi si accoccolò più vicino al moro.
- Buonanotte, Gil... -.
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