*Avrai, avrai,
avrai il tuo tempo per
andar lontano,
camminerai
dimenticando, ti fermerai sognando*
«Dimmi,
Sora» irruppe Taichi, sedendole
accanto «Nervosa o indifferente?»
La ramata
guardò il suo migliore amico sorridendo.
Quanti anni erano passati? Dieci.
Dieci lunghi
anni all’insegna di tanto
divertimento, amicizia, amore… Già.
Le sembrava ieri
il giorno in cui lei e Matt
si erano fidanzati. Allora era solo una diciassettenne, con problemi
enigmatici
in testa; mentre ora… il giorno dopo doveva nientedimeno
sposarsi!
Strana la vita?
Sì, visto che portava in
grembo la bambina di Matt da cinque mesi.
Anika.
Non avrebbe mai
pensato di chiamare così la
sua primogenita.
Le era sempre
piaciuto Miya. Un
po’ perché le ricordava una sua vecchia compagna
di scuola, un po’ perché le
sembrava originale.
Ma
quell’ Anika lì
era più
che originale. Era un po’ buffo.
Era stato
proprio il suo migliore amico a
minacciarla.
“O le
metti Anika, o scordati la mia
presenza al tuo matrimonio!”
Che simpatico, si disse.
Le aveva stonato
la testa da inizio
gravidanza, come avrebbe fatto a dirgli di no?
Era Tai, era il
suo amico di sempre… Era il
suo fidanzatino delle elementari!
Sorrise ai
ricordi.
«Che
c’è?» la distolse lui
«Immagini Matt
inciampare nei i suoi piedi durante il fatidico Sì?»
Lei
ridacchiò. Sapeva sempre sorprenderla con
le sue battute.
«Immaginavo
me e te»
Tai
spalancò leggermente gli occhi.
«Hai
intenzione di tradire Yamato con il
sottoscritto?»
«No,
sciocchino. Ripensavo ai bei momenti
trascorsi insieme» sospirò quella.
«Ah» Tai
fece lo stesso, perdendosi
nei suoi pensieri.
Sora aveva
proprio ragione; avevano trascorso
quasi ogni giorno della loro vita assieme.
Lui
l’adorava, non c’era alcun minimo dubbio.
Era forte l’affetto che provava per lei.
Dovunque girasse
la testa c’era Sora a dargli
una mano, a cacciarlo dai guai, a difenderlo. Sempre lei, la
sua “Cicci”.
«Ehi, Cicci»
disse, prendendole
una mano «Nostalgia dei vecchi tempi?»
Sora
sopirò, malinconica. Come mentirgli?
D’altronde,
lui la capiva con un solo sguardo,
non c’era da stupirsi.
«Sì,
Tai» disse «Sono cresciuta
così in fretta in questi ultimi anni. Matt, la
gravidanza… e domani il
matrimonio. Non so se sarò all’altezza di
custodire queste tre cose così
preziose»
«Ce la
farai» l’incoraggiò
«Sei la
persona più forte che abbia mai conosciuto, Sory. Sei la
più determinata.
Cavolo, neanche io sono così!»
«Dici?»
domandò lei, incerta «Non lo so. E’
difficile per me pensare una cosa del genere»
Tai
l’osservò abbassare lo sguardo. Quante
volte l’aveva vista piangere sulla sua spalla? O sentita
urlare parole
degeneranti come “non so amare!”.
Lei, la
Digiprescelta dell’ Amore… Sapeva amare,
e tanto!
Lo sapevano gli
altri. Lo sapevano Matt, Mimi,
Izzy, Joe, TK e Kari; erano semplicemente coscienti del fatto che la
ramata
fosse un angelo. Per questo amavano tutti
anche
lei.
Il suo
angioletto che stava crescendo. Che
stava mettendo al mondo una figlia dal suo migliore amico, e il giorno
dopo
avrebbe dato inizio ad una nuova e splendida famiglia.
«A
cosa pensi adesso?» chiese, ammirandola
persa nei suoi pensieri.
Sora si
spostò dal viso una piccola ciocca
insistente. Già, a cosa pensava?
Pensava alla sua
vita. Ai suoi anni a
Digiworld. Al suo Matt. Alla loro prima volta. All’ amore che
la legava a lui.
Ad Anika. Ed al bene che sentiva per una persona… Un bene
che andava al di là
di ogni compromesso e distrazione.
Il bene che
provava verso Taichi.
«Senti,
Tai… Saremo sempre amici, vero?»
domandò esitando un po’. Era una domanda stupida,
certo.
Ma si sentiva di
chiederlo solo per
constatarne la certezza, nient’ altro.
Lui
ridacchiò passandole una mano sulle
spalle.
«Sicuro
che lo saremo!» esclamò giocondo
«Sarai sempre la mia migliora amica, Sory. Dovunque andrai,
io ti seguirò e
starò al tuo fianco. Puoi giurarci!»
Sora sorrise
debolmente sentendo le lacrime
pizzicarle i bordi degli occhi. Perché le veniva da piangere?
Forse
perché aveva paura che un giorno tutto
quello sarebbe finito?
«Me lo
prometti?»
«Giurin
giuretta!» si baciò i due indici il
ragazzo «Te lo prometto e manterrò la
promessa»
«Grazie…»
soffiò lei, posando la testa sopra
la sua spalla «Avrò bisogno del tuo appoggio per
andare avanti»
A Taichi venne
quasi voglia di
ridere. Pensava veramente che l’avrebbe
abbandonata?
Era certa
davvero che un giorno lui non
sarebbe più stato suo amico? O che non l’avrebbe
aiutata a mandare avanti la
sua famiglia?
Ciccina ti
sbagli di grosso,
pensò.
«Io
farò da zio ai tuoi figli» sorrise «Ti
darò una mano con la casa, con i mobili e ti
aggiusterò il rubinetto che
perde!»
Sora rise,
mentre due calde lacrime scendevano
giù silenziosamente. Fece di tutto per non farsi
vedere, ma fu troppo
tardi. Lui gliele asciugò con un gesto rapido e pronto.
«Pesterò
Matt nel caso ti farà soffrire, e
domani…» si batté la mano sul petto,
fieramente «Domani sarò io a farvi da
testimone!»
«Sì,
spero non mi farai fare una bella
figuraccia» la ramata tentò di sorridere, pur
percependo le lacrime bagnare
nuovamente le guance.
Si sentiva una
stupida a piangere senza un
motivo. Per di più lo stava facendo davanti a Tai.
Ma non era lui
che la preoccupava
maggiormente.
Lei aveva paura
di cambiare, di diventare
un’altra, di dimenticarsi di tutti i suoi amici e del ragazzo
che le stava
seduto accanto. Aveva paura di non rivederlo mai più.
«Smetti
di piangere, Cicci, o allagherai il
divano» canzonò il brunetto, togliendole le mani
dal viso.
«Tai…
Tai, ho paura… Abbracciami, per favore!»
Lui
obbedì, poggiando la sua testa sopra
quella della ragazza.
Nel frattempo le
massaggiava la schiena e le
sussurrava parole confortanti.
«Stai
tranquilla, domani andrà tutto bene. Non
succederà nulla di sgradevole, e se solo qualcuno si
azzarderà a rovinarti
l’abito o a papparsi tutto il buffet, lo
castrerò!»
Sora fece mezzo
sorriso tra le lacrime.
«Come
fai?» chiese quando si scostarono.
«Cosa?»
«A
tirarmi sempre su il morale, Ciccino!»
sogghignò, asciugandosi le guance rosse e bagnate.
Lui si
grattò la testa un po’ imbarazzato, e
fece:
«Ho
qui davanti la futura mamma più bella del
mondo!» poggiò la mano destra sulla pancia
rotondetta di Sora, la quale fece un
sorrisino divertito.
«Le
farai davvero da zio?» si toccò il ventre
anche lei.
«Scommettici.
Le farò da padrino, anche!»
esclamò «Non importa se Matt sarà
d’accordo o no»
«Hai
scelto tu il suo nome... Come non potrei
farti battezzare Anika?»
«Anika»
ripetette il ragazzo poggiando
l’orecchio sulla pancia di lei «Ehi, Ani? Mi senti?
Sono lo zio Tai! Quando
uscirai di qui ti comprerò un sacco di bambole e ti
vizierò fino a quando non
avrò terminato tutti i miei risparmi in banca!»
«E ti
farà diventare una leziosetta figlia di
papà, tesoro mio» Sora si accarezzò il
grembo amorevolmente.
Taichi la
fissò. Era davvero così materna la
sua amica?
Eppure,
osservò, aveva solo ventotto anni, ma
riusciva a trasmettere amore anche alla più piccola delle
creature. Come la sua
nipotina.
«Avrai
sorrisi sul tuo viso come ad agosto
grilli e stelle, piccolina… Avrai
due lacrime più dolci da
seccare. Avrai un legnetto di cremino da succhiare, tesoro»
recitò il
castano, accarezzando la panciotta dell’
amica, la quale lo guardava
interrogativa.
Lui
alzò la testa verso di lei, e continuò:
«Avrai
parole nuove da cercare quando viene
sera… Avrai discorsi chiusi dentro e mani
che
frugano le tasche della vita»
«Cosa
dici, Tai?» domandò lei con un sorrisino
sulle labbra, e nello stesso tempo perplessa.
Cosa stava
cercando di dirle il suo migliore
amico? Perché continuava a recitare quelle dolci parole?
«Piccola
Anika, avrai, avrai, avrai la
stessa mia triste speranza… ma se è amore, amore,
amore come la tua
mamma» strinse la mano a questa che era rimasta
spiazzata «allora, avrai tutto,
nipotina mia»
Sora
sentì nuovamente le lacrime scenderle giù
come una cascata in piena. Perché Tai voleva farla
piangere?!? Sentì di volerlo
bene come non mai quando con le dita tracciò linee
immaginarie sopra il suo
ventre.
Ed ecco un
piccolo calcio provenire da dentro
di essa, non appena le mani di quello sfiorarono un punto preciso.
«Oddio,
Tai!» esclamò la ragazza, sorridendo
tra le lacrime «Ti ha sentito! Ha tirato un calcio!»
«Già
ti sto simpatico, eh?» esclamò lui,
gioioso «Sei proprio come la mamma, allora»
Tai
posò le labbra sopra il grembo di Sora e
scoccò un piccolo bacio.
Per la sua
nipotina.
«E
adesso, piccola» si rivolse ancora alla
bambina «Posso dare un abbraccio a mammina? Per dimostrarle
che le voglio bene
da morire e che ci sarò sempre qualsiasi cosa le accada. Eh?
Posso?»
La piccolina
scalciò un’altra volta prendendo
alla sprovvista Sora che lanciò un gridolino. Non era
abituata a queste
risposte così veloci!
«Credo
fosse un sì, Tai» Alzò la testa la
ragazza, mentre lui le prese il volto tra le mani e le
regalò un bacio
affettuoso sulla guancia destra.
«Ho
come la sensazione che io e tua figlia
andremo molto d’accordo» la strinse forte a
sé, spettinandole i capelli ormai
in disordine «Come noi due, d’altronde»
Sora
annuì.
«Proprio
come noi due» ripetette,
convinta.
Strinse di
più la maglietta dell’amico e
proferì con un nodo alla gola che non andava via:
«Ti
voglio bene, Cicci»
Taichi sorrise e
le baciò i capelli, non
smettendo di accarezzarle il ventre. Sentiva di voler bene a lei e la
sua
bambina proprio come aveva appena detto Sora per lui. Fece per parlare,
quando
la porta principale si spalancò.
Nell’atrio
comparve un giovane biondo con una
giacca nera e le chiavi della sua auto in mano.
Le
poggiò sul tavolo e, gettando uno sguardo
ai due, increspò un sorriso divertito.
«Ultime
confessioni prima del gran giorno?»
chiese sedendosi accanto alla sua fidanzata, passando una mano sulla
sua
guancia e stampandole un bacio.
Tai fece una
smorfia disgustato. Insomma,
erano pur sempre i suoi due migliori amici che facevano smancerie
davanti a
lui!
«Non
incominciare, o Sora torna a piangere di
nuovo» si lasciò scappare.
Matt
osservò la sua ragazza fare cenno all’
amico di impiccarsi.
«Hai
pianto, amore? Per quale motivo?»
domandò.
«Nulla»
Si affrettò a dire lei, mentre Tai
faceva finta di cucirsi la bocca e gettare ago e filo «Taichi
scherzava,
naturalmente. Sono solo un po’ nervosa»
Il biondo non se
la bevve.
«Però
hai gli occhi arrossati. Sicura che va
tutto bene?»
La ramata
gettò uno sguardo d’aiuto a Tai. Non
voleva che il suo fidanzato sapesse della debolezza che aveva avuto
pochi
minuti fa. L’ avrebbe messo in ansia, e non dimenticava certo
che il giorno
dopo si sarebbero celebrate le loro nozze!
«Naaa!»
esclamò il castano, mettendo le mani
dietro la testa Made- in-lui- stesso «Sciocchezze.
Si è
pasticciata un po’ gli occhi perché
c’era un dannato ciglio che le dava
fastidio. Era ovvio che stessi scherzando, testina. Non sai riconoscere
le mie
battute, ti credevo più sveglio!»
Matt
alzò il sopracciglio un po’
scettico. Ciglio? Forse era una balla, ma
non se ne curò più di
tanto. Se la sua futura moglie aveva pianto di sicuro c’era
stato un motivo ben
valido; e si fidava parecchio di Tai.
Era sicuro che
lui l’avrebbe già consolata a
dovere.
«D’accordo,
vi credo» la mise tutta,
abbandonando la testa sullo schienale del divano.
Senza essere
visto, il castano fece
l’occhiolino a Sora. Quest’ ultima
ricambiò con un labiale “
grazie”.
«A
proposito, amico» lo rimbeccò quello, con
un tono esplicitamente malizioso «Non sai che è
vietato vedere la sposa prima
del matrimonio?»
«Oh,
non ti ci metterai anche tu con queste
assurdità? Joe mi avrà chiamato cinque volte
questo pomeriggio per dirmi la
stessa identica cosa!» e abbracciando Sora, aggiunse:
«Io
vedo mia moglie quando mi
pare»
«Ehi,
frena!» rise il castano «Non è ancora
tua moglie»
«Domani
lo diventerà. E non potrebbe rendermi
più felice»
Sora
sorrise con un po’ d’imbarazzo
celato della sua grande voglia di abbracciarlo e baciarlo. Ma si
frenò, visto
che la presenza di Tai la metteva in impaccio.
Matt, intanto,
accarezzava la pancia della
ragazza con amore.
«Dopo
nostra figlia, ovviamente»
«Oh,
amore mio!» non contenendosi più di tanto
la ramata gettò le braccia al collo del suo futuro marito.
Si amavano;
Taichi ne era certo, come era
sicuro che il sole tramontasse al di là
dell’orizzonte.
Era questo il
ritratto che aveva adesso della
sua migliore amica: semplice e innamorata.
Quei due
sarebbero diventati una famiglia, il
giorno venturo. Anzi, quei tre,
pensò volgendo lo sguardo alla
panciotta dove stava custodita il suo angelo di nipote.
«Avrete
sorrisi sul vostro viso come ad agosto
grilli e stelle»
ricominciò a recitare, prendendo le mani di entrambi che si
lanciavano uno sguardo incerto quanto eloquente «Avrete,
avrete, avrete…» guardò
fisso la pancia di Sora, e continuò «il
vostro tempo per andar lontano,
camminerete dimenticando, vi fermerete sognando, amici»
I due futuri
coniugi lo videro portarsi una
mano ai bordi degli occhi, strusciandoli velocemente.
Sì,
Taichi si era appena commosso; perché
vederli insieme, uniti come solo una famiglia saprebbe essere, era
ciò che loro
e lui stesso desideravano.
«Ehi,
testina, stai bene?» lo richiamò Matt,
togliendogli via le mani dal viso e sentendolo tirare col naso.
«Sì,
stai tranquillo, Yama»
«Non
dirmelo… Ti sei commosso?» Matt sorrise
gradevolmente, mentre lui annuiva ridacchiando.
«Sono
bellissime parole, Tai. Grazie» disse
Sora, flebile. Non credeva l’avesse potuto rifare.
Amava quelle
parole dolci.
«Non
c’è di che» Rispose
il bruno,
mettendo una mano nella tasca sinistra dei jeans ed estraendo un pezzo
di carta
stropicciato.
«Questo
è un regalino per voi»
Sora lo
afferrò, leggendo le parole scritte
nel retro. Era una calligrafia un po’ piccola e
disordinata… troppo familiare,
pensandoci.
Era del moretto
che le stava davanti, si
disse.
1 AGOSTO 2007;
iO, sOrA & mAtt aL pArCo!
GIoRnAtA dA sBaLLo!!!
Sia la ramata,
che il biondino ridacchiarono
allegramente. Avevano compiuto da poco diciott' anni, quell’
estate di dieci
anni fa.
Ah, come passava
via il tempo. Scorreva
inesorabilmente, lasciando dietro di sé alcuna traccia.
«Bei
ricordi» accennò Matt pensando ai momenti
trascorsi in compagnia dei due, lì accanto.
«Già.
Spero non si dissolvano mai, ragazzi»
Tai prese ancora una volta le mani di entrambi tra le sue
«Io ci
sarò sempre per voi; siete i miei due
migliori amici. Ricordate anche questo e non scordatelo mai»
«Cicci…»
sussurrò Sora, prima che il
cellulare di quest’ ultimo squillasse armonioso. Dieci
secondi di
intrattenimento, e via.
«Vado,
eh? Mimi mi aspetta» depositando il
telefonino dentro la tasca, accennò nuovamente ad un sorriso
«Buona fortuna per
domani, coniugi Ishida!»
A quelle parole,
Sora e Matt trasalirono ed
arrossirono visibilmente. Nessuno dei due aveva ancora aperto
l’
argomento “cognome”;
era talmente imbarazzante pensare una casa
Takenouchi-Ishida!
Per fortuna
c’era l’ indiscreto Taichi che si
prendeva la briga di ricordare loro ogni cosa.
Indiscreto,
sì, ma come avrebbero fatto senza
di lui?
Questo si
abbassò adiacente al ventre
dell’amica.
«Ciao
Anika! Fa’ la brava, e non fare
arrabbiare mamma e papà. Loro ti faranno avere tutto.
Ed anche
io!»
Appena uscito da
casa di Sora, Matt e
quest’ultima si lanciarono uno sguardo d’intesa
prima che la ragazza non sentì
un altro calcio dalla piccolina, costringendola a sobbalzare.
«Scalcia,
vero?» chiese il biondo, tenendole
una mano.
«Sì.
Chiama lo zio» Sora rise di cuore, e si
diede della stupida paranoica.
Non avrebbe
dovuto pensare il suo male. Lei e
Tai sarebbero rimasti amici per tutta la loro vita, così
come lei e
Matt si sarebbero dovuti sposare il giorno dopo.
Avere loro due e
la sua Anika rendeva tutto
più meraviglioso.
La leggera
vibrazione proveniente dal tavolino
di vetro la fece tornare al presente. Si sporse afferrando il suo
Nokia, ed aprì
il messaggio appena ricevuto.
“Ti
voglio bene anch’io, Ciccina”
Sorrise, e si
abbandonò leggermente sul
divano.
No, non avrebbe
più pensato sciocchezze del
genere. La sua amicizia con Taichi era ciò che non avrebbe
avuto nessuno;
solo lui e lei.
Stessa cosa
pensava Matt, che aveva appena
posato il suo telefonino dentro il cappotto.
“Sei
un amico, Tai”
E quel messaggio
che arrivò più tardi al bruno
ne era simbolo.
Lui sorrise, e
s’incamminò contento.
Se è
amore ed è amore… Avranno
tutto ciò che desiderano, pensò, prima
di arrivare a casa della sua amata,
gettando uno sguardo al crepuscolo.
|