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Riveduta e corretta. Versione
praticamente originale.
Dedico questa storia a Serena che con Noi a
tanta pazienza!
Un breve ritorno in veste romantica prima di
concentrarsi sul macabro di tutti i giorni. Ho molto tempo, adesso… più tempo di
quanto non abbia mai avuto in vita mia. E allora, mi sono chiesto: perché non
sfruttarlo? Sapete, mi sono infortunato… la mia gamba è a pezzi e al momento
provo un certo dolore fisico, ma nonostante tutto non posso dire di sentirmi poi
così male, o quanto meno ci sono persone che di sicuro sono in posizioni più
difficoltose della mia. Fatto sta che adesso, spero non per molto a dire il
vero, ho molto tempo da dedicare al mio passatempo preferito. Scrivere, in ogni
modo…
Quindi, eccomi qui… dopo tanti mesi di silenzio
(l’ultima cosa pubblicata è un capitolo di Siamo ancora noi, per chi la segue)
mi accingo a proporre una cosa che per i miei standard definirei oltremodo
insolita. Vedete, sarà la mia concezione puramente pessimistica delle cose o il
mio essere totalmente attaccato a quello che concerne il macabro, ma non mi
sarei mai aspettato di scrivere un storia completamente sentimentale. Di solito
prima di giungere a quello, come minimo, faccio morire o soffrire uno dei
protagonisti e diciamolo non è poi una bella cosa alla lunga.
Qui non c’è niente di tutto questo.
Ci sono solo loro due e quello che provano l’uno
per l’altro.
Spero vi piaccia anche se in definitiva so di
non essere un granchè in questo campo.
E’ solo uno sfogo di un pomeriggio piovoso
d’agosto.
Lo sfogo di un imbranato.. perché sì, lo sono
anche io.
*** *** ***
Imbranato
E scusami se rido,
dall’imbarazzo cedo
Ti guardo fisso e tremo
All’idea di averti accanto
E sentirmi tuo soltanto
E sono qui che parlo emozionato
…e sono un imbranato!
(Tiziano Ferro – Imbranato)
Avete mai avuto la strana
sensazione, il cauto e lento sentore, che il vostro corpo si comporti in modo
strano? Bè… a me succede molto spesso ultimamente. E come una sorta di prassi
imprescindibile, dal quale non posso sottrarmi. Potrei parlare d’abitudine se il
mio buon senso non mi spingesse a rivalutare i vari lati della medaglia e ad
esaminare – puntigliosamente – tutti i sintomi e i vari effetti che lei può
avere su di me.
Sì, perché qui non possiamo
parlare di semplice e abitudinario circolo delle cose. E un qualcosa di non ben
definito, che scava e parte da dentro. Una sensazione che rimbomba nel petto e
che ti lascia spaesato, confuso. Irrimediabilmente confuso. Nulla che si possa
prettamente concernere in una categoria - così abbietta – di un sapore così
monotono e tedioso.
Perché vedete, i miei, non
sono sintomi facilmente curabili. Ci vuole tempo, forza di volontà e di spirito
oltre ad una gran capacità d’adattamento. Insomma, tutte cose del quale – al
momento – sono sprovvisto. E allora che fare?
Niente. Assolutamente
niente. È inevitabile.
Non posso farci veramente
un bel nulla se ogni volta – ogni santissima volta – vedendola, sento i miei
sensi che mi abbandonano e le farfalle gorgogliare di bile nello stomaco. Non
posso farci proprio niente. Come ho già detto è inevitabile.
Cavolo! Eppure ci deve
essere una soluzione. Perché devo sembrare sempre un decerebrato, più di quanto
lo sia in realtà? Possibile che ogni volta queste maledette orecchie – un giorno
provvederò alla personale rimozione permanente – debbano diventare rosse come
peperoni farciti? Perché inizio ad avere caldo lì – sì, proprio lì… sotto il
colletto – e non riesco mai a fare un discorso che abbia senso compiuto?
Idiota!
Sì, sono un idiota. Non è
necessario che tu, coscienza da due soldi, mi ripeta ogni qual volta il mio
stato di degrado mentale. Non è veramente necessario oltre ad essere
obiettivamente inutile.
Non voglio cercare
giustificazioni. No di certo. Non sono il tipo e forse – mi concedo il
privilegio del dubbio – non ci sarà niente a tal punto da farmi cambiare. Ma
vedete, è proprio un bel casino…
Invece di Divinazione, come
da giorni e giorni predico – forse un giorno formerò anche io una specie di
C.R.E.P.A. – dovrebbero insegnarci cose che potrebbero rivelarsi utili nella
vita di tutti i giorni. Ma credo anche – e ne sono certo – che lo studio della
mente delle ragazze, oltre a non essere un esercizio contemplato nel programma,
sia qualcosa di così difficoltoso che anche l’essere più qualificato troverebbe
grossi ostacoli nel farcelo apprendere.
Il fatto è che la cosa
diventa fuori controllo.
Quando sei nelle mie
condizioni, in quel fastidioso iter di procedure nervose e sentimentali, sai per
certo che in ogni occasione potresti commettere dei passi falsi. Potresti dire,
spinto dall’agitazione e dal panico che sembrano annidarti le viscere, cose del
quale successivamente dopo potresti pentirti amaramente. E non puoi tornare
indietro. Proprio no. Non è come nella realtà virtuale o come in quegli
stranissimi oggetti che i babbani chiamano videogiochi. Se cadi nel burrone e
perdi tutti i punti non c’è un'altra vita, e quello che è fatto non si può
cancellare.
E allora che fare? mi
ripeto ancora una volta…
E la risposta è sempre la
stessa: niente. Bisogna solo trovare il coraggio di prendersi la responsabilità
delle proprie azioni; il coraggio di guardare negli occhi quella persona e
sputare fuori tutto quello che abbiamo dentro, senza remora o costrizione.
Dobbiamo farlo e sicuramente dopo ci sentiremo meglio… ma il punto è: sono in
grado di reggere tutto questo?
Sapete, la psicologia umana
è qualcosa di grande e complesso e non sono di certo io, con le mie limitate
capacità mentali, quello che ha la pretesa di sapere tutto sull’argomento. Ma ad
ogni modo, dal mio punto di vista lucido e consapevole, sono riuscito – con il
tempo – a crearmi una scala gerarchica e inconfutabile delle emozioni che in
quei momenti si possono provare.
Il primo passo verso il
tracollo cerebrale completo è quello che io – per puro spirito critico –
definisco: “ progressiva delucidazione dei fatti e scoperta di se stessi “.
Questo processo, se di
processo possiamo parlare, è senz’altro quello che richiede maggior tempo e
capacità intuitive. Varia a seconda dei soggetti e la durata testimonia il grado
di conoscenza di se stessi d’ogni individuo. Io ci ho messo 7 anni a capire… a
dimostrazione di quanto la mia labile capacità nervosa sia oltremodo
intorpidita. Un’eternità ci ho messo, davvero. Eppure era così chiaro, semplice…
lampante è il termine appropriato. Tutti si erano accorti della cosa, del mio
improvviso e repentino cambiamento, fattasi eccezione – naturalmente – per il
sottoscritto.
Idiota!
Sì, lo sono… e non contesto
stavolta. Ancora adesso non capisco come io sia potuto essere così cieco, tanto
da non accorgermene. Bastava levarsi quegli orrendi paraocchi giallo senape –
nella mia concezione immaginaria hanno questo colore – e aprire i miei splendidi
– concedetemi almeno quello – occhioni blu. E invece niente… quel sentimento,
così profondo e sentito da scuotermi follemente adesso, è rimasto in un angolino
della mia anima… a sonnecchiare. Qualche volta, preso da un’improvvisa
ispirazione, si è destato in alcuni attacchi di gelosia, ma di così scarsa
intensità che successivamente preferiva ritornare al suo quieto letargo.
Sono stato cieco… ma ora
non lo sono più. E ho passato, in rapida successione, tutte le fasi di quello
che con banalità definirò “processo d’imbambolamento di maschio formato”.
Sì, perché ormai credo di
sentirmi abbastanza grande da considermi adulto. La scuola è finita da poco ma
comunque avere la maggiore età, ti consente di aver un minimo di sicurezza in
più.
Ma non è comunque
abbastanza per sfuggire al secondo stadio del procedimento: “panico da
conoscenza acquisita “. Terrificante.
Chi di voi non ha mai
provato questa genuina sensazione, questa adrenalinica e scomoda posizione? I
sensi si acuiscono e le mani iniziano a sudare. Senti caldo e freddo,
alternativamente. Le tue risposte sono balbettii sconnessi e imprecisati,
talvolta non udibili. Non ti senti mai all’altezza e ogni volta che Lei passa
vicino a te – figuratevi se vi si siede vicino – inizia a tremare convulsamente.
Entri in quella dimensione dal quale non si può fuggire, e che ti regala
emozioni contrastanti… perdi il fiato, vedi le stelle.
Accedi, tergiversando e non
poco, al più fastidioso livello d’emozione che io sia riuscito a sopportare: “
ansia da fatto compiuto”. Il panico, che nonostante tutto è un buon motivo di
scarico, lascia il posto ad una pungente e instancabile ansia, apprensione. In
ogni cosa inizi a vedere un presagio di cataclisma. Le situazioni più semplici
diventano complicate e anche se non balbetti più, sento il sudore freddo
impregnarti le vesti disgustosamente, lasciando dietro di te strascichi d’idee
irrealizzabili.
Adesso… io sono in questa
situazione.
Perché vedete alla fine,
io, il coraggio l’ho avuto. Non so come, badate bene… e non posso darvi consigli
in merito, ma credetemi vorrei non averlo trovato questo coraggio.
Sì, perché adesso – come vi
ho detto all’inizio – è un bel casino… è inutile ripetersi di ragionare
razionalmente e di mantenere la calma. Non serve a niente fare grossi respironi
profondi e convincersi che in fondo andrà tutto bene. Non serve…
… semplicemente perché non
riesco a crederci nemmeno io.
Bizzarro, no? È strano come
la mente può sragionare… chissà cosa mi ha spinto oggi, a fare quello che ho
fatto. Sì, io l’ho fatto… ho preso il feletono, o come caspita si vuol
dire, e l’ho chiamata. Ed è strano perché risentirla dopo tanto tempo mi ha
arrecato una sottile sensazione di serenità. Sarà che non l’avevo davanti, e
sentivo solo la sua voce, ma non ho tremato… non una volta. Non una. E non ho
neanche balbettato, né sono arrossito di un bel color prugna…. Perché?
Non lo so… fatto sta che,
da insano come mi ritrovo, il mio cervello ha avuto la bella pensata di
chiederle un appuntamento. Una semplice uscita, di quelle che si fanno tra
amici…
E adesso, eccomi qui…
Sotto un portico di metallo
arrugginito, con la pioggia battente che mi sferza la faccia e il vento che
cerca di appropriarsi del mio ombrello.
Un completo demente… ai
miei occhi e tra poco anche ai suoi.
Adesso provo ansia. Forse
anche panico. Perché tutte le sensazioni che prima vi ho ampiamente descritto
sembrano essersi fuse tutte dentro al mio corpo, non lasciandomi aria né
respiro. Farfalle che si annidano e si perdono dentro di me in leggeri fruscii;
freddo per il vento e per la pioggia… caldo per quello che accadrà.
La pioggia scende giù
abbastanza irregolarmente. Il profilo delle case in lontananza è abbastanza
ambiguo e un grosso nuvolone nero copre la notte. Poi, come chiamato da una
forza trascendente, vedo una figura scura addentrarsi nella pioggia e nel fango
della strada. Non né distinguo bene i lineamenti da dove mi trovo, ma nonostante
questo il mio cuore non s’impedisce di battere così sonoramente.
Vedo la figura scura
proteggersi con un braccio dalla pioggia sferzante e poi… cadere.
Con un colpo secco la vedo
accasciarsi al suolo, quasi dolcemente. Cadere nel fango.
E ancora una volta, mi
chiedo, che fare?
Mi avvicino con
circospezione e falsa flemma al corpo vicino a me. Non bisogna mai fidarsi di
questi tempi con i Mangiamorte in giro.
Ma poi… come il cuore aveva
già intuito, vengo folgorato.
È lei.
Sporca di fango, sorridente
sotto la pioggia battente e con i capelli flosci per l’acqua.
È lei, ancora una volta…
“ Sono scivolata, cavoli… “
mi dice estraendo dal suo repertorio un sorriso a trentadue denti “ Puoi
aiutarmi? “ mi chiede con lieve supplica…
Ecco, ci siamo… il cervello
ha iniziato la fase d’ibernazione. Mi ci vuole qualche secondo per cogliere a
fondo le sue parole, ma con un gesto fluido che ritenevo inaspettato persino io,
riesco a farmi forza e a rimetterla in piedi.
“ S-sono contento di
v-vederti… “ mi esce detto così, con le parole che si accavallano una sull’altra
La pioggia continua a
cadere incessantemente ma, lei, non sembra farci caso.
“ Anche io Ron, anche io “
E un calore immenso sembra
invadermi. Lei mi abbraccia, teneramente, aggrappandosi con difficoltà alle mie
spalle. È piccola, eppure così dolce… La pioggia batte. Il vento soffia.
Entrambi siamo sporchi di
fango e grondiamo d’acqua e sudore.
Ma vi chiedo – sì a voi –
ha veramente importanza?
Stiamo così, per quelle che
ai miei occhi parvero ore. La sento rilassarsi sul mio petto e accarezzarlo
piano con la testa, come un micino bagnato che fa le fusa.
Poi ci stacchiamo, con
lieve imbarazzo e le gote rosse, fissandoci negli occhi.
Cade uno scomodo silenzio.
“ Sono un’imbranata… “ dice
lei come volendo trovare qualcosa da dire a sostituire l’imbarazzo.
Ma un qualcosa scatta
dentro di me – come una molla per troppo tempo in tensione. E non conta più
niente. Non conta il conoscere sé stessi, né tanto meno l’ansia e il panico
provati poco prima.
Non conta se sono un
imbranato e ogni volta balbetto, tremo, o arrossisco. Non conta niente.
Solo… io e lei.
Qua. Sotto la pioggia,
abbracciati e sporchi di fango.
Ogni dubbio svanisce e il
coraggio – sì, quello che mi era sempre mancato – giunge finalmente dentro al
mio corpo.
“ No… “ dico in un
sussurro.
Ed è strano quanto facile
sia stato baciarla. Un attimo… un solo singolo attimo, e le nostre labbra si
sono ritrovate insieme. Congiunte e unite come aspettavano da tempo. Un giocare
lento e ardente di lingue che si congiungono in sintonia. Armonia pura…
Il calore aumenta… la
pioggia smette di cadere.
Ci stacchiamo lievemente –
anche se controvoglia – e le mie mani si alzano per accarezzarle il viso.
Lei piange. E ride.
“ Ti c’è voluto così tanto
per capirlo? “ dice tra i singhiozzi di gioia che le escono dalle labbra
I miei occhi si congiungono
con lei ed ogni pezzo del puzzle torna al suo posto. Ho capito. Ho capito di
essere stato solo un idiota e che in tutto questo tempo non ho capito veramente
niente.
Ma vi chiedo, ancora, ha
veramente importanza adesso?
“ Scusami… “
Parole che escono
inaspettate.
“ Per cosa?” mi chiede
lievemente sorpresa.
La luna esce dalle nubi e
c’illumina come in Paradiso.
“ Scusami… se sono un
imbranato. “
Le nostre labbra si
congiungono nuovamente, sotto il cielo di un’estate torrenziale.
E non sarebbe stata
l’ultima volta…
Finita anche questa! Ve l’avevo detto che non
era poi nulla di così eccezionale, ma tantè… mi è venuta così, senza straci a
pensare troppo.
Ringrazio di cuore chi mi sta vicino in questo
momento non facile e in particolare il mio amico Alastor, che ogni volta
riesce a farmi ridere.
Un bacione immenso a chi leggerà e anche a quei
poveri santi che decideranno di commentare.
Grazie davvero!
Iniziative: è stato aperto da un po’ di tempo un carinissimo forum di Harry Potter.
Abbiamo un gioco di ruolo, lo smistamento, e ogni settimana chi troverà la
soluzione all'indovinello che l'Amministratore propone vincerà avatars, gift e
animazioni riguardanti chiaramente Hp! Abbiamo bisogno di nuovi iscritti per
salire nella Top 100! Quindi, perché non ci fate un salto? Ci farebbe davvero
molto piacere.
Harry Potter Forum
È stato aperto da
pochi mesi anche un altro forum! Non che io condivida i principi morali di
questo sito, ma visto che è stato creato da 3 delle mie più care amiche, mi
sembrava giusto segnalarlo!
Solo per chi odia,
disprezza, ritiene indegna di ruolo di attrice… Emma Watson!
Anti-Emma Forum
Per coloro che
volessero contattarmi, per parlare del forum o di qualsiasi altra cosa, accludo
il mio indirizzo e-mail e il mio indirizzo MSN:
godhands89@yahoo.it
nightmare899@hotmail.it
Harry Potter e la Stella di luce
Il richiamo del mare
Sono diverso…
L’attimo prima del volo…
Behind Blue Eyes
Lettera dall’inferno
Siamo ancora noi ( al nick Hermione
Weasley e Nightmare)
E quindi mi trovo qui, a
pubblicizzare i miei lavori! Per coloro che non avessero ancora letto queste
storie, e per coloro che vogliono leggere qualcos’altro scritto da me, eccovi
sopra indicati i titoli delle mie fanfiction.
Per maggiori comodità andate
sul mio account, se volete leggerle!
E ricordate una recensione, è
sempre gradita… ^_^
Vedete quella scritta blu?
Quella in basso? Bene, cliccate e recensite!
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VV
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