NEVE
DI MARZO
Titolo:
Neve di Marzo
Pairing:
: ReitaxAoi (principale) ReitaxOC, AoixKai e Aoix.... (sorpresa)
Warning:I
contenuti della storia che vi apprestate a leggere sono a tematica
omosessuale, e presenta descrizioni esplicite di atti sessuali tra
maschi. Perciò, se vi fa schifo e dovete offendere.. non
leggete U.U Disclaimer:
I
personaggi di questa storia non mi appartengono e i fatti narrati non
sono mai successi, tutto è stato scritto senza fini di lucro
ma per puro e semplice divertimento!
Note:
Allora,
qui la nota all'inizio è obbligatoria! Allora, questo è
un “remake” della mia vecchia fanfic “the eyes of
the night”.
Ovviamente
ci saranno delle parti diverse e altre esaminate molto meglio ma
essenzialmente la storia è quella.
Visto
che non sono riuscita a completarla, forse perchè per troppo
tempo non ci ho pensato e sono uscita mentalmente dalla storia o
perchè era scritta malissimo, ho deciso di riscrivere tutto
u.u
In
modo più fluido e meno sbrigativo dell'altra volta.
Spero
che la leggiate comunque e che la seguirete çOç
Chuuuu
<3
.
PROLOGO.
Fino
a qualche anno fa mi sarei descritto come un ragazzo ordinario. Poco
interessante.
In
effetti non ero ne molto attraente ne possedevo una personalità
spiccata; vedevo la vita come un modo stupido per passare il tempo
prima di giungere alla fine e scoprire se tutte le teorie sul
paradiso o la reincarnazione fossero vere, nulla di più.
A
quei tempi non desideravo nulla, il mio destino era già
segnato nonostante frequentassi la scuola superiore e un giorno avrei
frequentato, forse, l'università statale con non si sa quale
indirizzo.
Sarei
diventato il proprietario di un piccolo negozietto di cianfrusaglie
nella periferia di Tokyo; mi spettava di diritto.
Anche
se più come un diritto lo vedevo come una condanna ad una vita
destinata a scorrere dietro a degli scaffali impolverati per
guadagnare quel giusto che serviva per arrivare alla pensione.
Mio
nonno era prossimo alla morte, la sua malattia stava iniziando a
dargli qualche problema alle articolazioni e la sua consorte non
avrebbe retto molto a lungo in quel posto; non avevo mai pensato di
oppormi o di crearmi un futuro con le mie mani, non mi interessava un
gran che.
La
vita mi annoiava e mi andava bene così.
Alzai
gli occhi al cielo, percorrendo quella strada che ormai conoscevo a
memoria ma che ogni volta mi stupiva.
La
scuola distava dieci minuti a piedi da casa mia e farsi accompagnare
in macchina sarebbe stato un inutile perdita di tempo per mia madre.
In
realtà non avevo nemmeno molti amici con cui parlare, perciò
usavo questi momenti per poter pensare un po alla mia vita quasi
inutile.
Ad
occhi esterni la mia esistenza sarebbe potuta sembrare penosa o
triste, ma per me, che non avevo mai avuto niente di speciale, era la
quotidianità con cui vivevo e che non ero disposto a cambiare.
Sono
stato cresciuto con il motto "Mai lasciare la strada vecchia per
la nuova" ed ero propenso a continuare così.
Abbassai
la testa, perdendomi nelle dolci note al piano di non so quale
canzone; tutto era calmo e sereno.
Era
rilassante poter ammirare il paesaggio semi addormentato, con la
sinfonia adatta nella mente mentre pian piano la testa lasciava volar
via quei pensieri inutili che ti oscuravano la vista, impedendoti di
vedere il mondo per quello che in realtà è e non per
quello che, grazie alla mano incivile dell'uomo, appariva.
Con
un gesto poco curato mi spostai una ciocca di capelli biondi dal
volto, lasciando lo sguardo libero di vagare dapprima sui piccoli
fili d'erba leggermente ghiacciati per poi guardare distrattamente
l'acqua scorrere lentamente al mio fianco, di tanto in tanto potevo
persino notare delle piccole lastre di ghiaccio galleggiare sulla sua
superficie.
Rabbrividì
al sol pensiero di poter cadere nella morsa di quelle acqua gelide,
sarebbe stato come avere il corpo trafitto da mille lame affilate ma
avere ancora la forza per rimanere cosciente fino all'ultimo respiro;
mi strinsi forte alla giacca e aumentai il passo.
Non
ci misi molto tempo a raggiungere quell'enorme stabile pieno di
schiamazzi e risate che era la mia scuola, i miei passi si muovevano
quasi in modo automatico raggiungendo l'entrata esterna.
Schiusi
appena gli occhi, il tempo di immergermi per l'ultima volta in quella
melodia appena cominciata che mi faceva sognare ogni volta di poter
volare in alto, libero nel grande cielo blu.
Mi
ritrovai a sorridere, forse in modo troppo stupido, al centro del
cortile interno della scuola; la musica era l'unica cosa che mi
trasmetteva emozioni così grandi da diventare inspiegabili a
parole umane.
Mi
teneva compagnia in ogni istante della mia vita, era la mia migliore
amica.
Ogni
volta che tutto attorno a me perdeva di significato mi gettavo tra le
sue braccia amorevoli per farmi cullare, non mi ha mai tradito.
Ma
questo mio piccolo viaggio liberatorio non durò molto tempo,
il mio sorriso scomparve non appena sentì il mio corpo urtare
qualcosa si abbastanza grande da farmi perdere l'equilibrio e cadere
rovinosamente a terra; serrai di scatto gli occhi, pronto a provare
l'asfalto contro la mia pelle, ma la caduta non fu così
dolorosa come mi aspettavo, nonostante qualcosa di duro,
probabilmente un gomito, mi colpì lo stomaco, facendomi quasi
mancare il respiro.
Qualcosa
si parava tra me e il cemento.
Pian
piano riaprì le palpebre, lasciando che la luce mi riempì
nuovamente la mente, mentre quel corpo sotto di me si muoveva
lentamente schiacciato dal mio peso.
Ci
misi qualche secondo a capire cosa fosse accaduto; mi alzai quasi di
scatto e con il volto probabilmente rosso dalla vergogna mi voltai
nella direzione dove c'era ancora l'altro ragazzo a terra.
Non
lo riconobbi subito, il viso era nascosto tra la sciarpa bianca di
lana e dei lunghi capelli neri.
<
Dio, scusami! > Mormorai, inchinandomi profondamente dispiaciuto,
cercando di mascherare il dolore.
Sinceramente
speravo di non dover arrivare alle mani, molti degli studenti della
mia scuola non erano di certo famosi per la loro calma e simpatia.
Ho
sempre cercato di stare alla larga da tutti quelli che non conoscevo
sin dall'asilo, ovvero due o tre persone, per non avere dei fastidi
inutili, ma una piccola risata mi risuonò nella testa.
Era
una di quelle risate che ti rimanevano impresse anche se non volevi.
<
Suzuki, sei Suzuki vero? > Alzai gli occhi, mentre una delle
cuffie mi penzolava ad un lato della nuca bloccata dalla sciarpa.
Tutto
mi aspettai meno che lui, il sempai della IIID.
<
Shiroyama sempai! > mormorai < Stai bene? >
Gli
porsi la mano, aiutandolo ad alzarsi da terra.
<
beh, contando che mi sei caduto addosso e mi sono ritrovato
schiacciato a terra, stò bene! > Sorrise benevolo.
Io
e il Sempai non eravamo ne amici e ne conoscenti, a dire il vero
prima di allora mi aveva rivolto la parola solo due o tre volte in
tutta la mia vita, ma era quella persona che ti rimaneva impressa
nella mente anche senza volerlo.
Sarà
per la sua allegria o per la sua infinita bellezza, forse un po
troppo femminea per il volto di un ragazzo, ma non era uno che
passava inosservato.
<
E tu, come stai? Penso di averti tirato involontariamente una
gomitata! > Si avvicinò di qualche passo, giusto per
appoggiarmi una mano sulla spalla e guardarmi meglio negli occhi.
<
Io tutto ok! > Non so per quale motivo ma non riuscì a
ricambiare il suo sguardo per più di due secondi, mi sentivo
quasi a disagio davanti a lui < Mi dispiace, scusa! >
Ripetei
nuovamente.
La
sua mano scottava sul mio corpo, nonostante tra me e lui ci fossero
innumerevoli strati di stoffa.
Sentivo
il cuore iniziare a battere ad un ritmo irrefrenabile, quasi mi fossi
appena fermato da una lunga corsa.
Erano
sensazioni nuove queste, nessuno mi aveva mai trasmesso questo genere
di sentimenti con un solo tocco.
<
Figurati! Ma stai più attento la prossima volta! > La sua
voce e il suo sorriso mi colpirono in pieno viso in modo così
violento da farmi mancare anche il respiro.
<
Ora vado in classe! Nonostante tutto, è stato un piacere
Suzuki > Mi salutò gentilmente prima di scomparire tra la
massa di studenti in procinto di entrare nell'edificio scolastico.
Quasi
maledissi quella campanella che suonava ripetutamente da 2 minuti,
fosse stato per me sarei rimasto li a fissarlo per ore e ore,
ammaliato e un po stregato da quei lineamenti non perfetti, ma
assolutamente bellissimi.
Non
so come hai fatto, ma in meno di dieci minuti hai quasi stravolto il
mio mondo e pensandoci ora, a mente lucida, potrebbe sembrare un caso
ma io sono sicuro che il nostro incontro era scritto nel grande libro
del destino già da molto tempo.
Note :
Allora,
già come primo capitolo è un po differente XD
Spero
vi sia piaciuto *^* fatemi sapere tutto quello che pensate.. anche se
dovete insultarmi per non averla continuata e per ripartire dal primo
capitolo U.U
a
prestooo <3
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