Possibilità

di Angorian
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Possibilità




L’umidità della grotta era palpabile, e l’odore di ferro si imponeva prepotente all’olfatto del demone.
Sesshomaru avanzò nel buio senza vacillare o guardarsi indietro, tenendo lo sguardo fisso sull’unica, fioca luce che lo guidava nei meandri dell’insenatura.
La luce si fece più decisa, e Sesshomaru entrò nel rifugio di un demone antico quanto il tempo stesso, una sorta di stanza circolare scavata nella roccia nuda.
L’odore che si respirava era pungente, ma non sgradevole; proveniva dalle molte erbe conservate negli anfratti della stanza.
Al centro di essa, una donna era seduta sui talloni, e contemplava un braciere morente, riscaldandovi le mani.
Quando lo sentì arrivare, alzò lo sguardo verso di lui e sorrise benevola.
I capelli di un grigio sbiadito le incorniciavano il volto magro e rugoso, ma riaffiorava ancora la bellezza che doveva avere posseduto.
“ Ah, Sesshomaru. Mi hai portato quello che ti ho chiesto?”. Chiese.
La sua voce era vellutata, e riempiva la stanza di una eco melodiosa.
Sesshomaru aprì la mano, offrendole l’insolito contenuto: una ciocca di capelli color ebano, liscia e lucente al bagliore dei carboni ardenti.
La donna la prese con grazia, e chiudendo gli occhi la accarezzò.
Sorrise.
“E’ così strana la tua richiesta, Sommo Signore dei Demoni”.
Sesshomaru si limitò a osservarla, e la donna, continuando a sorridere pose la ciocca su un pezzo di tessuto bianco.
Si alzò con leggerezza, e sfilò un pugnale dall’ampia manica del suo abito nero.
“Abbiate pazienza, mio signore”. Disse.
Si avvicinò a lui, e dopo un inchino prese una ciocca di capelli argentata e la recise.
Sesshomaru strinse le labbra, ma non si oppose alla vicinanza e al gesto della donna. Lei lo guardò negli occhi, e smise di sorridere.
“ La vostra richiesta è pericolosa; pochi mi hanno chiesto di regalargli una visione del futuro. Io stessa non posso offrirvi certezze, solo possibilità.
E di infinite possibilità, ve ne offrirò cinque, come avevamo stabilito”.
La donna si allontanò, e prese da un vecchio tavolo impolverato cinque ciotole di fine porcellana bianca.
Le dispose attorno al focolare, e in ognuna versò un infuso trasparente e assolutamente inodore. Ma non era acqua.
“Venite”. Lo invitò.
Sesshomaru si fece più vicino, e si sedette con la consueta eleganza di fronte alla donna, intenta ad intrecciare le due ciocche, sussurrando parole antiche.
Poi, si rivolse a Sesshomaru.
“Qualunque cosa voi vediate, sono possibilità. Nulla di certo, nulla di stabilito.
I vostri destini si cono incrociati e intrecciati, e nel bene o nel male, la vostra esistenza influenzerà la sua, e viceversa”.
Riprese il coltello, e sfilacciò le ciocche nel primo contenitore.
I capelli sfiorarono il contenuto della ciotola, che cominciò a emanare vapori azzurri.
La donna passò la mano sopra la ciotola con aria sognante.
“Questo, è il vostro futuro. Il primo”.
Sesshomaru inspirò i vapori, e chiuse gli occhi.




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