Ubris, oikos, thanatos di Himechan (/viewuser.php?uid=60193)
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Autore: Himechan
Fandom: Film- Romanzo criminale
Personaggi/Pairing(s): Libanese e i
suoi pensieri
Rating: Giallo
Genere: Introspettivo,
malinconico
Avvertenze: //
Introduzione: Questo è un
piccolo scritto dedicato ad uno dei personaggi più
controversi, a mio avviso, sia del cinema, che, cosa più
importante, della storia recente d’Italia. Il
personaggio protagonista di questa shot è stato il
capo indiscusso della Banda della Magliana alla fine degli anni
‘70, un uomo realmente esistito, quindi. Ovviamente la
descrizione del personaggio del film, e sottolineo film,
perché ad esempio il Libanese della serie televisiva
è molto più fedele al libro di De Cataldo da cui
è tratto, e molto meno poetico di quello interpretato da
Pierfrancesco Favino, ha risvolti romanzeschi del tutto inventati.
Il Libanese del
film, per come l’ho interpretato io, è un uomo di
origini umili, che vuole scalare le vette del potere con qualsiasi
mezzo, convinto che con il denaro possa comprare qualsiasi cosa,
persino la verità con la quale si autoconvince di essere
l’incontrastato padrone di Roma.
Ma nonostante
l’attaccamento al denaro, per lui l’amicizia e il
legame tra compagni di “batteria” è
essenziale, nella scena della sua morte, per mano di Nicolino Gemito,
uno degli uomini del Terribile, prima di chiudere gli occhi per sempre
rivede la scena in cui lui, Freddo e Dandi bambini scappano dalla
polizia.
Il suo ultimo
pensiero è per loro.
Da buon capo,
nonostante le bugie e i tentativi di dividersi, ha un ultimo pensiero
solo per i suoi compagni.
La scena, avviene
nel quartiere romano di Trastevere, a pochi passi dalla chiesa omonima
di Santa Maria, in una notte in cui lui, capisce l’ultimo
errore della sua vita, prima di dire per sempre addio a quel mondo che,
nella sua visione criminale e distorta, aveva sempre idealizzato.
Sia chiaro, il
mio non è assolutamente un tentativo di miticizzare un
criminale.
Semplicemente ho
scritto alcuni pensieri di un uomo, consapevole della propria
solitudine e dei propri errori, prima di morire.
La citazione
iniziale è tratta da una canzone dei 30 Seconds to Mars, scelta per il Lyrics Contest [Originali, Anime&Manga, Libri, Film, RPF]indetto da Satan's Sake, e a cui
questa shot è arrivata terza.
Ps: la scena a
cui mi riferisco, in cui c’è il mio adorato
Pierfrancesco che interpreta un Libano meraviglioso, si può
rivedere qui
Qui sotto il
giudizio al contest più il banner figherrimo di
partecipazione^^
Correttezza
grammaticale e lessico: 10/10
Originalità: 7/8
Stile: 8/8
IC: 10/10
Utilizzo della citazione: 10/10
Giudizio personale: 4/4
Totale: 49
Innanzitutto ti ringrazio perchè mi hai fatto scoprire un
film meraviglioso: davvero, me ne sono innamorata fino dalla scena
iniziale, quella dei protagonisti da ragazzini. E, come credo anche tu,
ho amato ognuno di loro, compreso il Libano (secondo solo al Freddo
nella mia classifica personale). Ritrovarlo nella tua fanfiction,
amareggiato, morente (quella scena nel film ha ucciso anche me
ç__ç) eppure così fiero e imperatore,
è stato molto bello. L'hai caratterizzato molto bene, cosa
che non deve essere stata facile. Anche se, visto che hai usato la
prima persona, mi sarei aspettata un pov in
“romanesco” (anche un po' incazzoso, se mi permetti
il termine ;), così da rendere ancor più
incisivo, crudo e “Libanesco” il tutto. In ogni
caso, non ne sei stata penalizzata. Personaggi di questo spessore e
così complessi mi sono personalmente difficili da trattare,
perciò tanto di cappello. Ho amato anche i molti rimandi al
film, la scena della spiaggia, gli accenni alla profonda amicizia che
nel bene e nel male ha segnato il Libano, il Freddo e il Dandi, e la
citazione che è stata usata benissimo, perfettamente
calzante per la situazione e il personaggio. Ottima storia, corretta,
pulita, intensa. Ti faccio i miei complimenti e spero di leggere ancora
qualcosa di tuo su questo film :)
§Ubris, Oikos,
Thanatos§
Comprare
una verità
e
vendere una bugia
l'ultimo
errore prima che tu muoia
quindi
non dimenticare di respirare stanotte
stanotte
è l'ultima quindi dì addio
Una
-Mpf…-
La prima arriva
inaspettata. La lama incandescente trapassa da parte a parte.
E fa male.
Dannatamente male.
Due
-Da
che monno è monno i debiti li pagano tutti-
-L’imperatori
no…-
rispondo sprezzante, sentendo di colpo il vuoto dentro me che esplode
più violento che mai.
Un’altra
coltellata ancora.
E stavolta
capisco che è veramente finita. La vista si annebbia prima
che io capisca cosa in realtà sta succedendo: ma il cuore
batte ancora, lieve, e vorrei che non lo facesse più. Sono
molto stanco…stanco di vendere un’ulteriore bugia
al migliore offerente. Stanco di comprare continuamente una
verità che fa male più di qualsiasi umiliazione.
Stanco di vedere che tutto ciò che avevo costruito,
credendomi l’imperatore incontrastato di Roma, era in
realtà un bellissimo castello costruito sulla sabbia della
menzogna e del tradimento. Ho ancora negli occhi lo sguardo altero del
Freddo, mentre mi comunica senza fronzoli, con voce incolore, che quel
giro, quell’esistenza sregolata non fa più per lui.
E che i tempi
sono cambiati.
E’
passato tanto tempo da quel giorno sulla spiaggia al tramonto, quando
avevamo scelto il nostro nome e con esso il nostro destino, e ci
credevamo forti e invincibili.
Libano, come lo
spinello che mi faceva dimenticare lo schifo della vita che avevo
intorno.
Freddo,
perché…perché a lui piaceva freddo.
Semplicemente.
E Dandi. Che
voleva diventare bello ed elegante come uno di quei borghesi
sofisticati che tanto ci disprezzavano.
E poi Andreino,
che il suo destino non aveva potuto sceglierlo, ed era finito
lì in quella piccola roulotte a morire, dimenticato da tutti.
I loro occhi, e
le loro parole, e il dolore per la consapevolezza che ognuno di noi,
alla fine della vita, è completamente solo con i propri
pensieri, e i propri rimpianti, mi uccide per la seconda volta.
E questa
coscienza fa male più di qualsiasi coltellata inflitta
subdolamente.
Forse ero
già morto prima che quel cane di Gemito mi affondasse la
lama infida nella schiena.
Forse ero
già morto quando avevo capito che tutto ormai si stava
sfasciando, perché ognuno rincorreva troppo bramosamente la
propria chimera. Non so, ma sento che ormai tutto questo non ha
più importanza.
La ferita brucia,
e pulsa mentre sgorga fuori sangue cattivo, infetto, pieno di odio e di
rancore, e di solitudine infinita.
Credevo che con i
soldi avrei potuto comprare ciò che pensavo essere la
verità più giusta in quel momento. La mia
verità.
Con i soldi,
avrei comprato tutto: una bella macchina, una villa con piscina,
persino una pelliccia a mia madre che per quarant’anni aveva
piegato la schiena ai lor signori…
Credevo che avrei
potuto comprare tutto… anche la vita della gente.
Quella era la mia verità.
E allora sarei
diventato il padrone incontrastato di Roma, e mai più
nessuno avrebbe detto che Cesare Rocchi era un fallito, uno che aveva
bisogno solamente di calci in bocca per andare avanti nella vita.
L’ultima
bugia invece l’ho venduta al Freddo.
L’ultima
volta che ci siamo incontrati.
Forse lui ha
fatto la scelta migliore, forse no, fattostà che io gli ho
urlato in faccia la mia rabbia, il mio disprezzo, la mia
incredulità di fronte al suo tradimento, e gli ho restituito
i trenta denari che gli spettavano, arrogante, come se non mi
importasse più nulla né di lui, né del
nostro patto, e neppure di quella maledetta gamba che mi ero giocato
per difendere lui e Dandi da ragazzini.
Una vita fa.
Ma in fondo,
posso anche farcela da solo…sono un leader, no?!
Bugiardo…
Io, Libanese,
trasteverino di San Cosimato, peccatore di ubris contro il dio della
benevolenza, non ho paura di restare solo… Solo con il mio
potere.
Solo con Roma ai
miei piedi.
Ho venduto
un’altra bugia a me stesso.
Forse stanotte
è giunta l’ora di smetterla di annaspare
continuamente alla ricerca di un posto nel mondo.
Forse stanotte
è il momento di dire addio…
Addio
all’amicizia, a ciò che mi faceva sentire
superiore, fiero e potente.
All’illusione
effimera e volubile come quelle coltellate.
Sono stato
pugnalato talmente tante volte che ormai non sento più il
dolore acuto che mi trafigge. Respiro ancora un’ultima volta,
in questa ultima notte gelida in cui dico addio a tutto ciò
che è stato e che non potrà più essere.
Non
più ormai.
Credevo di avere
tutto.
In
realtà non possedevo che un ideale cieco e folle.
In
realtà è la solitudine la mia unica compagna.
Questa
è l’unica verità che mi è
concesso comprare.
La solitudine di
chi troppo ha voluto, e sognato…e illuso.
E ora non sono
altro che solo.
Solo con il mio
cielo infinito.
Solo come un re
senza più sudditi.
Anche quando
credevo di essere un imperatore, il più spietato e il
più rispettato di tutti, non ero altro che un uomo.
Uno che la vita
l’aveva presa a morsi e a calci pur di trovare la sua strada.
Il crimine, lo
chiamavano quelli che pensavano bene.
Beh…il
crimine e la strada erano la mia vita.
La mia ragione.
E oggi
è sulla mia strada che muoio.
E dico addio
anche all’ultima verità che mi rimane.
Basta bugie.
E credere
ciecamente negli altri e nel proprio malvagio perseverare.
Questo
è stato il mio ultimo errore.
Ora che la vita
scivola via, in un battito di ciglia, come acqua che scorre rapida e
fugace, sento che sono di nuovo me stesso, e mi ritrovo di nuovo
bambino, che scappa con i miei amici dagli sbirri, veloce,
più veloce del vento.
Più
veloce perché nessuno possa vedere le mie lacrime e il mio
disprezzo.
Nonostante la
gamba spezzata.
Nonostante le mie
urla di dolore.
Aiutami…
Dandi!
Freddo!
Amico…
Non dimentico di
respirare ancora, a pieni polmoni, un’ultima volta, un fiotto
di sangue dalla bocca, in quella notte gelata, di fronte Santa Maria in
Trastevere. L’aria di questa mia ultima notte mi trafigge,
prima che i miei occhi vengano inondati di luce, e ancora una volta li
rivedo entrambi…lo sguardo inquieto e distante del Freddo,
il sorriso scanzonato del Dandi, noi tre, capi indiscussi e amici
indivisibili.
E questa
è l’ultima…l’ultima notte
prima di dire addio a tutto quello che è stato.
E gli occhi si
chiudono con l’unico dubbio che mi tormenta pazzamente.
Che
ne sarà di loro, quando non ci sarò
più?
E muoio con
l’unica mia certezza nel cuore…
La
verità era lì, a un soffio da me, non aveva senso
comprarla con soldi bagnati di sangue e morte…la
verità era già dentro di me…non
l’ho ascoltata…
Non ho voluto
ascoltarla.
E ora li vedo di
nuovo…tutti loro…sulla spiaggia…Mi
incitano…C’è anche
Andreino…Lo vedo! E’ lui!
Corri
Libano…Corri!
Più
veloce…
Più
veloce del vento.
Non farti
prendere!
Corri nel sole
che muore, tu puoi farcela.
Non dimenticare
mai che sei un capo.
Hai mentito a te
stesso, sei un dannato e peccatore, hai condannato e sei stato
condannato, ma rimani sempre un capo. Il migliore.
Un ultimo sorriso
che assomiglia ad una smorfia di dolore mentre penso che io, da
imperatore incontrastato, non ho più rimpianti.
Perché
il mio debito… prima di dire addìo, stanotte,
un’ultima volta,
l’ho
già pagato.
Fine
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