Prologo
(Confessioni notturne VI)
1° mese:
Tonks era sfinita. Mai avrebbe immaginato che i preparativi
per il suo matrimonio con Remus potessero stancarla fino a questo punto. Forse
però non erano i preparativi in sé ad esaurirla a quel modo, ma le continue
intromissioni di sua madre e di Molly in ogni più
piccolo aspetto della cerimonia e del ricevimento. Le due donne, giorno dopo
giorno, trovavano un nuovo tipo di centro tavola, oppure una qualità nuova di
fiore dal profumo nauseante, che però secondo loro era sublime, o sfumatura del
beige, perché per lei non c’era nessuna differenza tra l’avorio e l’ecru, da sottoporle. Come se tutto questo non bastasse a snervarla,
c’era il fatto che Remus per buona parte della
settimana si trovava a Hogwarts, per insegnare difesa contro le arti oscure. Naturalmente,
era felice che finalmente il suo desiderio di tornare nuovamente ad insegnare
fosse stato esaudito, ma quando le due donne cominciavano ad assillarla con i
loro assurdi discorsi sui pizzi e merletti, averlo vicino le sarebbe stato di grandissimo
aiuto per poterle sopportare e, in qualche caso, combatterle.
«Tesoro hai deciso che fiori preferisci per i centro
tavola? Rose o gigli?». Chiese Andromeda sventolandogliene due grossi mazzi
davanti al naso.
Tonks nauseata da quel misto di profumi estremamente troppo
dolci, per un pelo non corse in bagno a vomitare. «Mamma ti prego, toglimeli
dalla faccia!» Urlò portandosi una mano alla bocca.
«Ma tesoro manca poco al grande giorno e c’è ancora così
tanto da fare». Esclamò la madre sistemando meglio due tovaglioli così che
assomigliasse ad un cigno. Per giorni la donna aveva studiato un libro babbano per imparare a fare cose del genere, ma alla fine
aveva capito che la magiare le sarebbe stata di grande aiuto in questo caso,
vista la sua scarsa manualità.
«Lo so. Sono mesi che non fai che ripetere la stessa cosa,
ma sai cosa ti dico? Fate voi, l’unica cosa che voglio è sposare Remus. Dei
centrotavola o dei fiori e soprattutto dei tovaglioli non me ne importa niente,
ditemi solo a che ore mi devo presentare e cosa devo indossare, io non ne
voglio più sapere niente!» Urlò scappando in camera da letto, lasciando
Andromeda e Molly a bocca aperta, incredule a causa
di quella reazione esagerata.
Dopo essersi chiusa la porta alle spalle, si lasciò cadere
sul letto, esausta. Da quando una semplice discussione la lasciava priva di
forze in quel modo? Si sdraiò più comodamente e poco dopo cadde in un sonno talmente
profondo che non sentì nemmeno sua madre entrare in camera e coprirla con una
coperta.
2° mese:
Dopo una lunga settimana passata a Hogwarts,
Remus fece il suo ingresso nel salotto di casa, dove
ad attenderlo trovò Tonks intenta a leggere una
rivista seduta sul divano. Appena lo vide scattò in piedi e corse ad abbracciarlo.
«Buona sera signora Lupin…» Le sussurrò.
«Buona sera signor Lupin…» Rispose cominciando a baciarlo,
e senza nemmeno lasciargli il tempo di togliersi il mantello mentre lo
strascinava in camera da letto.
«Hey ma cosa ti prende?» Chiese
stupito da tutta quell’impazienza ma tutt’altro che riluttante dal seguirla al piano di sopra.
«Questa settimana sembrava non finire mai…» Rispose
semplicemente Tonks cominciando a sbottonargli la camicia.
«Sì, hai ragione…» Confermò lui sfilandogli la maglietta
color verde acido che indossava. Ben presto si ritrovarono a letto mentre i
loro vestiti erano stati tristemente abbandonati sul pavimento. «Mi sei
mancata, lo sai?» Le sussurrò baciandole il collo per poi proseguire sempre più
giù.
«Anche tu. Non
immagini quanto…» Sospirò.
La mattina seguente, Tonks si sentiva magnificamente
abbracciata com’era a Remus. Odiava dovergli stare lontano, per fortuna di li a
qualche settimana avrebbe potuto raggiungerlo a Hogwarts, aspettava soltanto la
conferma del proprio trasferimento al dipartimento di Hogsmeade.
«Buongiorno». Le sussurrò Remus accarezzandole la
schiena nuda.
«Buongiorno anche a te. Dormito bene?» Chiese,
stiracchiandosi.
«Era una battuta, vero? Abbiamo dormito sì e no due ore».
«Appunto per quelle due ore hai dormito bene?»
«Direi di sì. Facciamo una doccia?» Propose, tentando di
alzarsi.
«Ma come, vuoi già alzarti? Dai resta ancora un po’ qui con
me…» Lo supplicò, facendogli gli occhi dolci attirandolo nuovamente verso di
sé.
«Va bene…» Cedette, ma la sua risposta venne interrotta
dalla bocca di Tonks premuta contro la propria.
«Non sei ancora stanca?» Mormorò quando lo lasciò libero di
respirare.
«Direi di no…» Sorrise maliziosa ricominciando a baciarlo.
Ci vollero almeno due ore prima che Remus riuscisse a convincerla
ad alzarsi dal letto ma, appena Tonks si mise in piedi, fu colta da un
fortissimo giramento di testa che la fece ricadere in dietro. «Amore cosa
succede?» Chiese sollevandola un poco dal letto per poterla guardare.
«Credo di essermi alzata troppo in fretta. Ma ormai ci sono
quasi abituata, questi capogiri mi capitano spesso ultimamente, in più credo
che sia davvero ora di mangiare qualcosa, sto morendo di fame». Confessò
rimettendosi in piedi ma più lentamente di prima.
«Torna subito a letto, ci penso io a prepararti una
colazione come si deve. Sono sicuro che quando sei da sola mangi solo le solite
schifezze». Tonks non rispose, limitandosi semplicemente
ad arrossire, così Remus andò al piano di sotto. Fu
di ritorno nel giro di un quarto d’ora tornò portando con sé un vassoio pieno
zeppo di leccornie.
«Wow, quanta roba…» Esclamò osservando attentamente quello
che aveva davanti.
«Hai bisogno di mangiare, quei giramenti di testa non sono
normali».
«Credo che dipenda dallo stress accumulato durante i preparativi
del matrimonio...» Mormorò tra sé e sé prima di cominciare a mangiare.
«Mi dispiace di averti lasciata sola, è anche colpa mia se
è stato tutto più complicato del necessario», si scusò.
«Non ti preoccupare, ma sono felice che sia tutto finito,
d’ora in poi non saremo più assillati da quelle due paz…»
Tonks s’interruppe di colpo mentre una leggera vertigine la colse
all’improvviso.
«Amore, tutto bene?» Chiese cercando di capire perché
avesse smesso di parlare.
«Sì, mi era andato di traverso un boccone». Mentì senza
saperne il motivo.
3° mese:
Le cene alla Tana erano sempre particolarmente allegre
grazie all’ottima compagnia e alla squisita cucina di Molly.
Sfortunatamente quella sera Tonks non era per niente in forma e la cosa non
sfuggì alla padrona di casa che non riusciva a toglierle gli occhi dosso per un
momento mentre dirigeva i lavori in cucina in compagnia della ragazza.
«Hai una pessima cera mia cara», esclamò Molly, intenta a controllare
che il coltello che aveva appena incantato per tagliuzzare le verdure.
«Sì, lo so. Probabilmente ho preso freddo, negli ultimi
giorni sono uscita spesso di pattuglia, e quindi starò covando l’influenza».
Rispose sedendosi vicino alla donna.
«Non ti muovere, ho il rimedio che fa per te», e così
dicendo corse a frugare nella dispensa vicino al caminetto della cucina, dalla
quale afferrò una boccetta di vetro. «Ecco qui, questo misto di erbe e spezie è
un toccasana, ti farà passare il raffreddore ancora prima che cominci. Non c’è
niente di meglio un vecchio rimedio di nanna Weasley
in questi casi». Le spiegò togliendo il tappo e mettendogliela proprio sotto il
naso. Sprigionando all’istante un intenso odore di vaniglia e cannella la colpì
in pieno costringendola a coprirsi naso e bocca con una mano per impedirsi di
respirarlo oltre.
«Molly ma cosa c’è qui dentro?
Puzza da morire!» Sbottò alzandosi in piedi e allontanandosi da lei.
«Ma come fai a dire che puzza? Sono tutte spezie deliziose.
C’è un pizzico di vaniglia con una spruzzata di cannella, più alcune gocce di
estratto di betulla, camomilla ed eucalipto». Tonks
però non riuscì a sentire il dettagliato elenco degli ingredienti, presa
com’era a correre in bagno tenendo premute entrambe le mani sulla bocca.
Si stava risciacquando la bocca per la sesta volta quando
sentì Remus dall’altra parte della porta. «Amore, tutto bene? Se non ti senti
bene possiamo tornare a casa».
«Sto bene, ora esco. Probabilmente quell’intruglio di Molly
era andato a male oppure c’era troppa vaniglia». Rispose aprendo lentamente la
porta, sperando che non notasse quando fosse pallida in volto.
«Sarà andato a male di sicuro, tu l’adori. Se fosse per te
casa nostra sarebbe impregnata costantemente dal suo aroma». La prese in giro,
accompagnandola di nuovo in cucina, dove tutti si erano già messi a tavola
pronti per cominciare l’ennesima abbuffata in stile Weasley.
«Infatti, è strano». Mormorò pensierosa e anche un poco
scocciata per averlo fatto preoccupare per una stupidaggine del genere.
Accomodatisi anche loro alla grande tavola dei Weasley, Molly cominciò a portare in tavola vassoi stracolmi di
pietanze dall’aspetto incredibilmente invitante, in quel grande via vai di
piatti volanti però una grande zuppiera colma di zuppa di cipolle proprio
davanti a Tonks.
«Oh no, di nuovo!» Sbottò Tonks alzandosi e corredo
un’altra volta verso il bagno, sotto gli sguardi stupefatti dei commensali.
Remus si alzò e le corse dietro ma venne bloccato da Molly.
«Portata a casa e mettila a letto, prima che l’influenza
peggiori. Ricordati di farla bere molto, e controllale la febbre ogni tre ore».
Si raccomandò.
Remus annuì raggiungendola ma fermandosi di nuovo davanti
alla porta chiusa, «amore, posso entrare?» Chiese bussando più volte alla porta
ma non ricevendo riposta entrò.
«No ti prego, esci! Non voglio che tu mi veda così…»
Mugugnò Tonks tra le lacrime seduta a terra, con la fronte poggiata contro le
piastrelle fresche.
«Amore vieni, torniamo casa. Devi metterti a letto prima di
peggiorare». Propose inginocchiandosi davanti a lei per aiutarla ad alzarsi.
«No! Non mi toccare!» Urlò lei, allontanandolo bruscamente,
stupendosi in prima persona dal suo stesso gesto tanto che ricominciò a
piangere.
«Vieni…» Sussurrò
nuovamente Remus, con un po’ più di cautela le si avvicino e Tonks, vedendolo
avvicinarsi con molta più lentezza di prima, gli gettò le braccia al collo.
«Scusami, non volevo…» Mormorò.
«Non ti preoccupare, ma ora andiamo a casa». La rassicurò aiutandola
a mettersi in piedi mentre lei Tonks annuiva,
salutarono gli amici, tutti preoccupati per lo stato di salute delle ragazza, e
si smaterializzarono.
Ricomparsi a casa, Remus l’aiuto a cambiarsi e a mettersi a
letto sempre però stando attento a non fare gesti inconsulti, per paura che
scattasse nuovamente come aveva gia fatto poco prima in bagno. «Hai bisogno di
qualcosa? Un bicchiere d’acqua magari. Molly dice che devi bere molto». Propose
accarezzandole i capelli.
«Sì grazie…» rispose abbozzando un sorriso, ancora mortificata
per come si era comportata. Remus scese rapidamente
al piano di sotto ma al suo ritorno però la trovò profondamente addormentata.
Era ormai giorno da diverse ore quando Tonks aprì gli
occhi, e si guardò più volte in torno cercando di riordinare le idee ed improvvisamente,
i ricordi la inondarono come un fiume in piena rattristandola nuovamente. Un
comportamento aggressivo non era da lei, almeno non nei confronti di Remus, lo aveva trattato malissimo ma, nonostante questo,
si era dimostrato un amore come sempre. Si mise rapidamente in piedi con l’idea
di correre da lui, avendolo sentito trafficare in cucina, ma venne colta
nuovamente da una fortissima nausea, che la costrinse a correre di nuovo in
bagno.
Toc Toc.
Riecco Remus che per la terza volta in due giorni bussava
alla porta di un bagno dove lei si era chiusa. «Buongiorno, come ti senti
oggi?» Le chiese.
«Hem tutto… Bene, grazie. Mi sto
lavando i denti, scendo tra poco». Ed in fondo non era del tutto una bugia, si
stava lavando davvero i denti, dopo aver di nuovo vomitato, e sul fatto di
sentirsi meglio era vero, almeno in parte, almeno non aveva più la nausea.
Sfortunatamente quella sensazione di benessere non durò a
lungo. Arrivata in cucina venne investita dall’intenso aroma di uova e pancetta
fritta, accompagnati da quello del caffé appena fatto. La nausea tornò a farsi
sentire, ma questa volta riuscì a controllarla, probabilmente anche grazie al
fatto «Cosa vuoi mangiare? C’è di
tutto». La incoraggiò mostrandogli la tavola, dimostrandole così di non essersi
accorto di niente.
«Ecco, vista la brutta esperienza di ieri sera vorrei
tenermi leggera. Credo che prenderò una tazza di tea e delle fette biscottate».
Rispose sedendosi a tavola, sperando che non si offendesse dopo tutto il lavoro
che aveva fatto per preparare tutto quel ben di dio, ma la sola idea di
mangiare era intollerabile per lei e il suo stomaco.
Remus annuì osservandola
attentamente, da quando era uscita dal bagno aveva notato che il colorito non
era affatto migliorato, anzi.
Tonks rimasta sola, decise di
tenersi occupata sistemando un poco la casa. Era itenta
a sistemare i cassettini sistemati sotto la specchiera del bagno quando il suo
sguardo si posò sul calendario che usava per contare certi giorni. Lo sfogliò
distrattamente senza saperne esattamente il motivo, e arrivata al mese di
ottobre si blocco di colpo. Tornò in dietro fino al mese di agosto, poi
settembre e di nuovo ottobre. Alzò lo sguardo riflettendosi nello specchio.
«Oh Merlino!!» Urlò, e per poco non svenne.
Ci mise svariati minuti per riprendersi, ma quando si sentì
un poco più lucida, uscì di casa diretta alla farmacia babbana
più vicina. Circa mezz’ora dopo, si ritrovò a bussare alla porta di Casa Black,
in quel momento aveva davvero bisogno di avere vicino un’amica.
Quando Silphie aprì la porta si
ritrovò davanti una Tonks irriconoscibile. «Tonks ma cosa… Hai un aspetto…»
Tentò di dire.
«Terribile, lo so. Nell’ultimo mese è una costante della
mia vita». Finì per lei la farse, in tono un poco più brusco rispetto a quello
che avrebbe voluto usare.
«Entra, a cosa devo questa tua visita improvvisa?». Chiese
incuriosita, come se non avesse notato il suo tono di voce.
Tonks non parlò, si limitò a
mostrarle il contenuto della busta di plastica recante il logo della farmacia.
Silphie sgranò gli occhi. «Vieni…» Disse semplicemente
indicando il bagno del piano terra.