SPAZIO AUTRICE: Nei miei primi mesi di quarta
ginnasio, una mia amica mi raccontò una volta che la sua classe delle medie
aveva partecipato a un programma di scambio con la Francia e che pertanto lei e
i suoi compagni si erano ritrovati a ospitare in casa ragazzi e ragazze francesi
per un paio di settimane. Allora ci venne in mente che sarebbe stato
divertentissimo se gli eroi dell'Iliade fossero venuti in classe nostra a
insegnarci il VERO greco, quello che parlavano loro...La storia è un po'
cambiata da allora, ma quello che ne è venuto fuori è stato questo. Io lo posto,
dopo aver scritto i primi capitoli durante le ore di lezione (^^): fatemi sapere
che ve ne pare!
Questa è la storia di una classe
Una normale quinta alfa
Che si ritrovò in un posto nel quale
Non avrebbe mai voluto andare.
Ed è anche la storia di qualche eroe
Di quelli dei tempi andati
Di quelli che combattono, con le armi,
Che si ritrovò in un posto
Nel quale le armi non sarebbero servite.
Era una normalissima giornata scolastica di metà
febbraio e la nostra Valfa stava attendendo nella sua aula che arrivasse la
professoressa di geografia. Poiché tale professoressa era nota per tenere nel
terrore i suoi studenti,in quel momento stava svolgendosi una frenetica attività
di ripasso.
- Ahimè ahimè , speriamo non mi interroghi!!- ripeteva
l’ alunna Antos, china sul libro di geografia.
-Non mi ricordo la Corea!- si disperava l’alunna Ofis.
Ci si figuri un ambiente come questo, nel quale gli
unici ad essere tranquilli siano coloro che hanno già un voto sul registro.
Mentre attendevano alla porta si affacciò la Gina, la
mitica custode che tutti amavano, la quale disse:-Buongiorno! La professoressa
Oftalmos è in ritardo, arriverà tra dieci minuti.
La V alfa esplose in un allegro boato. Va detto che la
Oftalmos non era mai in ritardo e che, pertanto, quella era proprio la manna dal
cielo.
Appena la custode se ne fu andata la classe riprese
allegramente a studiare geografia, conscia che appena arrivata la Oftalmos
sarebbe stata ben poco disposta alla benevolenza. Durante questa attività così
intensa, ovviamente, nessuno di loro avrebbe mai potuto indovinare quale destino
il fato avesse in serbo per loro…
A un certo punto, non visto, arrivò un omino che, per
altezza, avrebbe potuto passare per un quartino ma che si differenziava da essi
per i seguenti segni particolari: 1)era pelato; 2) aveva una lunga barba bianca;
3) aveva un paio di occhiali spessissimi; 4) indossava una candida tunica alla
greca e sandaletti in pieno inverno; 5) era vecchio.
- Che sexy!- esclamò Margherites che era la più acida
della classe.
Offesissimo, il misterioso omino non la cagò neppure di
striscio e si arrampicò sulla cattedra vuota, da dove alzò i corti braccini
protendendoli verso di loro e proclamò: - Udite, udite! Io sono il messaggero
degli dei e vengo ad annunciarvi la volontà del fato! Egò eimi o ton teon…
- Basta greco!- esclamarono i giovani spaventati.
- Avete ragione, scusate! Ma il senso resta. Io sono il
messaggero degli dei e vengo ad annunciarvi la volontà del fato! Verrete
trasportati in un luogo lontanissimo e pericolosissimo dove dovrete sopravvivere
con le vostre sole forze e al vostro posto verranno qui degli aitanti giovani
che dovranno sopravvivere a loro volta! Ah ah ah ah ah!
E prima che la nostra classe potesse ribellarsi, l’omino
agitò il suo bastone e in un battito di ciglia i venti erano scomparsi. Al loro
posto, nell’aula c’erano altre dieci persone…
- Ecco qua!- esclamò l’Omino soddisfatto. – Questo è un
lavoro ben fatto!!