Vent’anni
È volgare mentre quasi raso terra muove il bacino, taglia quarantasei,
in modo provocatorio e lo spacco della gonna da cameriera, tirata un po’ su,
lascia intravedere il solco tra le gambe.
Sembra più adulta dagli atteggiamenti che ha, ma ha solo
vent’anni.
Ha mentito ai suoi per venire qua. In realtà non ha detto
che andava a lavorare.
Balla, con quel suo modo che urla “scopami”, così come il
suo modo di parlare, talmente esplicito da mettere in imbarazzo.
Beve un sorso da un bicchiere, non è sete e non è voglia,
visto quanto già barcolla su delle semplici ballerine, è l’atteggiamento, e,
quindi, si fa dare anche un tiro di sigaretta.
Muovendosi con dei bicchieri raccolti da un tavolo, che
lascia gocciolare sul suo cammino, va a sbattere contro un tizio, e, dopo un
attimo di smarrimento, gli ficca la lingua in bocca, mentre lui le palpa il
sedere senza ritegno.
Arrivata dietro al bancone, si versa qualcosa da bere e
riparte.
Atteggiamenti. Per essere adulte, per essere fighe.
E poi, dietro la maschera, la scioccante verità.
Qualche giorno fa, una serata simile. E poi la nottata a
contorcersi tra i conati di vomito.
Il dolore e poi il sangue.
E il verdetto del medico: aborto spontaneo.
Solo se conosci la storia, la noti mentre si tocca il ventre,
quando per un attimo smette la messa in scena ed è convinta di non essere vista.
Davanti alle amiche continua a indossare la maschera di spavalderia che si è
costruita, dicendo con un sorriso che sembra più una smorfia “non sono più
incinta, lo posso fare”, mentre loro la guardano distruggersi senza riuscire a
fingere di essere spensierate.
È lei a consolare la più debole che, complice l’alcol,
scoppia a piangere. È lei ad alzare le spalle davanti ai propositi di vendetta
verso il lui della situazione.
E dopo queste dimostrazioni di forza, giù un altro
bicchiere. Perché la realtà è troppo brutta e se non c’è nessuno cui
appoggiarsi, quel bicchiere in più aiuta.