La superficie riflettente dello schermo mostrava uno
spettacolo di poco gusto.
Non solo aveva perso qualsiasi speranza di coprire le sue
occhiaie, ora ad alzare il livello della sua autostima ci si metteva anche un
tasso di umidità fuori dal comune che le aveva stravolto i capelli.
Ed erano le quattro di notte.
Decisamente, aveva bisogno di una pausa.
Aveva trascorso gli ultimi due giorni rubando. Rubando ad
una delle persone più importanti della sua vita, tra l’altro. Questo, per
mancanza di fiducia nel suo migliore amico. Il traffico delle armi, specie se
armi ad alto potenziale di rischio, non era mai stato tra i suoi interessi.
Si preparò un caffè, trascinandosi da un angolo all’altro
della watchtower, troppo stanca persino per guardare
dalla finestra. Nelle ultime settimane stentava a riconoscersi. Era sempre
sola, sempre triste, rancorosa, piena di rabbia verso qualunque cosa le
ricordasse che la sua vita sarebbe potuta essere completamente diversa.
I dati sullo schermo si rincorrevano uno dopo l’altro,
dandole il mal di testa. Era trascorsa un’altra ora, e il sistema bancario le
accreditava almeno 100.000 dollari in più. Peccato ce ne volessero molti altri,
per il suo progetto. Determinata a dormire almeno per un’ora, spense le
macchine che erano al lavoro da moltissimo tempo, e si diresse al divano.
Correva per una strada senza fine, in un vicolo abbastanza
buio. Ma non stava scappando, piuttosto, sembrava ansiosa, smaniosa di arrivare
alla fine di quella strada.
C’era qualcuno ad aspettarla?
Accellerò, il fiato corto, i piedi
doloranti, l’aria a sferzarle il viso.
E infine eccola, affondare in un mare di verde, stretta
forte.
In quel preciso istante si rese conto che stava sognando, ma
andava bene così. Forse erano i sensi di colpa, forse il suo inconscio che
prendeva il sopravvento, ma, anche nel sonno, non poteva affatto dire che
starsene stretta tra le braccia di Oliver le procurasse dispiacere. Anzi.
Si svegliò però di soprassalto, quando un rumore improvviso
la riportò bruscamente alla realtà.
Spaventata, si voltò verso la fonte del rumore, per rendersi
conto, sgomenta, che al di là della stanza, seduto ad una delle scrivanie,
intento apparentemente a fare NULLA, c’era proprio l’ammasso di verde del suo
sogno.
-Oliver… si può sapere che diavolo
ci fai qui alle cinque di mattina?-
L’espressione beffarda di sempre, la squadrò per un attimo.
–la stessa identica domanda potrei farla io a te. Ce l’hai una casa, oppure
ricordo male?-
-Avevo degli affari da sbrigare.-
-Affari che non potevano aspettare la luce del sole?-
-Esatto. Ma anche tu hai una casa, molto più bella,
accogliente e confortevole della mia.-
-Lo so. Oh, scusa. Mi stavi per caso proponendo di vivere
insieme? Perché se è così, dovresti essere un po’ meno oscura nel porre le tue
proposte.-
Lo guardò, divertita e rassegnata allo stesso tempo.
Intanto, lui si era alzato, e camminava avanti e indietro per la stanza.
-Intendevo dire- riprese, cercando di ritrovare il controllo
della situazione – che non capisco perché un miliardario che abbia a sua
disposizione una bellissima casa lussuosa debba volere passare la notte in una
specie di laboratorio freddo e disabitato.-
Le rivolse uno dei suoi sorrisi, uno i quei tagli sghembi
che gli illuminavano spesso il volto.
-Non è disabitato. Ci sei tu.-
Chloe rimase per un attimo
folgorata. Si sbagliava, oppure Oliver Queen stava seriamente flirtando con
lei? Aveva avuto la stessa identica sensazione qualche tempo prima, quando in
una sera in cui si sentiva decisamente giù, l’aveva consolata insegnandole l’arte
del tiro con l’arco. Ma, questa volta, sembrava diverso. Forse stava ancora
sognando. Il più discretamente possibile, si diede un pizzicotto sul braccio.
-Che diamine fai?- disse Oliver scrutandola divertito –Ho le
allucinazioni, o ti sei appena data un pizzicotto?-
-No. Io…
no, assolutamente no. Perché avrei dovuto farlo?-
-Oh, andiamo, Chloe, ti conosco.
Non saresti così in imbarazzo, se mi fossi sbagliato. Cosa accidenti stavi
sognando prima che ti svegliassi?-
Si gettò sul divano, con aria sconfitta. Oliver seguì il suo
esempio, ma si mise molto vicino a lei. Troppo vicino. Decisamente, era una
situazione da perdere la calma.
-Nulla,niente di importante… è
stato un riflesso incondizionato.-
-Oh. Certo. Chloe,
non credi che stia succedendo qualcosa?-
-Qualcosa? Cosa? Passo la mia vita a fare ricerche su
stupidi computer per ventiquattro ore al giorno, gli unici contatti umani che
ho sono su twitter, le mie occhiaie potrebbero
battere un record, crollo su vecchi divano malandati e faccio sogni strani, ma
non sta accadendo assolutamente nulla. Ed è proprio questo il problema,
suppongo.-
-Aha! Hai ammesso di aver fatto un
sogno strano!-
Sorrise, esasperata –Tanto non ho alcuna intenzione di
raccontartelo.-
-Bene.- Disse deciso lui, e si spostò ancora un po’ verso il
suo lato del divano. –bene- Aggiunse, e il suo viso era talmente vicino che si
sentiva in trappola.
Distolse lo sguardo, nervosamente.
-Hai intenzione di fissarmi per quanto ancora a lungo, se
posso saperlo?-
-Finchè non ti deciderai a raccontarmi
il tuo sogno. E ricordati, Oliver Queen ottiene sempre quello che vuole,
quindi, a meno che tu non voglia passare il resto della tua vita seduta su
questo divano, faresti bene a cominciare a parlare, perché nulla mi farà
distogliere dal mio proposito.-
Riprese un po’ di sicurezza, mentre una strana idea
cominciava a balenarle in mente.
-Ah si?- disse, guardandolo di nuovo, con fermezza.
-Si.-
-Ne sei davvero sicuro?-
-Assolutamente. Del resto, è anche un bel panorama, non
credo che mi annoierò.-
Quelle parole la aiutarono a prendere la sua decisione
finale. Dandosi mentalmente della folle, senza alcun preavviso, si avvicinò di
scatto ad Oliver, che continuava a fissarla, per baciarlo con trasporto.
Il ragazzo, in un primo istante stupito quanto lei dal nuovo
sviluppo, rispose al bacio come non si sarebbe aspettata.
Passarono a cercarsi più intensamente, completamente
abbandonata l’atmosfera scherzosa che aveva regnato nella stanza solo fino a
qualche minuto prima, entrambi increduli e allo stesso tempo impazienti, come
se avessero da tempo saputo che sarebbe finita così.
Oliver era gentile, delicato e dolce; a lei sembrava quasi
di essere tornata nel sogno di poco prima.
Fu un maledetto accecante raggio di sole, a riportarla alla
realtà. Imprecò mentalmente, categoricamente rifiutandosi di aprire gli occhi.
Voleva assaporare fino in fondo il sogno che le aveva tenuto compagnia per un
bel po’, quella notte.
Si rese conto, però, di stare immensamente scomoda.
Aprì finalmente gli occhi, e si trovò di fronte un viso dai
tratti quasi perfetti, che la scrutava divertito.
-Non vale, assolutamente, e sei stata alquanto meschina.-
Rise, sollevata dalla situazione, contenta di non essere,
ancora una volta, sola.
-Vuoi davvero sapere del mio sogno?-
-Devo ammettere che ti sei impegnata abbastanza per far si
che divenisse l’ultimo dei miei pensieri.-
-Bè, ammetto di essere ricorsa al
più blando dei metodi, ma è stata la prima cosa che mi è venuta in mente.-
-Vorrà dire che la prossima volta dovrai concentrarti di
più, specie perché è molto più che un metodo per distrarmi. Almeno per me.-
Stupita per l’ennesima volta dalle parole del ragazzo, Chloe sorrise sinceramente.
-Anche per me, Oliver. Davvero.-
-Comunque, questo divano è immensamente scomodo. Dovremmo decisamente
deciderci a testare i tanto decantati lussi di casa mia.-
-Potresti farmi un favore?-
-Certo. A meno che tu non stia per chiedermi del denaro.
Sarebbe immensamente triste.- Aggiunse sogghignando.
Chloe fu a disagio per un secondo.
–Per chi mi hai preso!? Volevo semplicemente chiederti di darmi un pizzicotto.-
-Non dirmi che sei ancora convinta di stare sognando!-
-Si. Nella realtà saresti stato molto meno gentile e
premuroso, e soprattutto, non sarei stata di certo io a fare la prima mossa.-
-Ah, è così che la pensi?-
-Si.-
-Bene-
E iniziò a tempestarla di baci e pizzicotti, tanti che fu
proprio impossibile, per Chloe, alla fine, dubitare
che tutto fosse reale.