Conta, Ciel Phantomhive.
Uno.
La senti, questa musica scarlatta?
Questa dolce, spietata melodia che si insinua nel fruscio dei coltelli
che vengono prelevati dalla valigetta, nelle grida di Mary Kelly, nel
tonfo del suo corpo senza vita sul pavimento, nel pianto silenzioso e
senza lacrime di Angelina.
La guardi, tua zia, o quel che è diventata. Vedi un volto
scavato dal dolore, due mani sporche di sangue, un corpo internamente
spezzato ed un’anima sporca di desiderio in frantumi.
Vedi un’estranea dagli occhi tristi che canta questa rossa
cantilena.
Due.
La vedi, quest’assassina dall’abito rosa?
Questa amorevole, terrorizzata marionetta che ti guarda, costretta
nella sua prigione di fili dal suo burattinaio, e può
soltanto chiederti perdono con gli occhi mentre tenta di ucciderti.
La guardi, la tua fidanzata, ed in fondo al tuo cuore trovi
l’affetto per lei che, forse inconsciamente, hai sempre
custodito. Vedi le lacrime sulle sue guance arrossate, le dita che
cercano di ribellarsi al burattinaio e di separarsi dal manico
dell’ascia che ti punta contro, la sua bocca socchiusa per
gridarti di salvarti e poi i fili che vengono spezzati, lasciandola
cadere a terra.
Vedi la bambola che scappa al suo destino di giocattolo assassino
graziosamente adornato d’una lunga veste rosata.
Tre.
Lo avverti, questo profumo verdastro?
Quest’odore vizioso e mortale che si disperde
nell’aria dall’estremità di una pipa,
mescolandosi ad una risata, ad una considerazione sottilmente pungente,
al silenzio di Lan Mao.
Lo guardi, Lau Tare, e per la prima volta vedi la sua vigliaccheria.
Vedi una spada che si sporca del sangue di Aberline, interposto fra la
lama ed il tuo cuore per salvarti, un traditore che si rifugia
nell’abbraccio della morte ed una sorella sempiternamente
fedele che gli resta accanto persino in un tale frangente.
Vedi un amico ed un nemico svanire in una nuvola di questo velenoso
profumo verde.
Quattro.
L’intravvedi, questo inganno bianco?
Questa carezzevole, falsa illusione che si nasconde dietro i visi sin
troppo reali dei tuoi genitori, nelle loro voci rassicuranti e nelle
loro braccia che vorrebbero stringerti e dalle quali vorresti farti
stringere.
Li guardi, Rachel e Vincent, e sai che non sono loro. Vedi un prato di
fiori inesistente, due corpi immateriali, una menzognera litania di
vieni da noi e
braccia che vogliono afferrarti e strangolarti in un abbraccio di morte.
Vedi il candido bagliore dell’illusione che protende i suoi
artigli verso di te.
Cinque.
La percepisci, questa pazzia grigia?
Questa disgustosa, divorante follia insita nelle protesi fatte
d’ossa grigiastre, nella testa bendata di un uomo straziato
dalle spine delle rose nelle quali ha voluto immergersi, nello sguardo
disperato di un circense senza passato e senza futuro, nella
costruzione che il tempo ha fatto decadere.
Lo guardi, il Barone Kelvin, e ti ritrai dalla sua anima lercia di
sangue di bambini. Vedi il desiderio che distrugge il corpo e la mente
del Barone, l’assoluta devozione che Joker e i suoi fratelli
nutrono nei suoi confronti, quel poco di pareti
dell’orfanotrofio che rimane in piedi e che custodisce la
triste menzogna nella quale i membri dell’Arca di
Noè si sono crogiolati per tanti anni.
Vedi il tuo passato di schiavitù, fiamme e dolore
riflettersi in questa pazzia grigia.
Sei.
La distingui, questa stranezza trasparente?
Questa intricata, enigmatica bizzarria che si riflette nel vetro senza
colore d’un’ampolla dalla quale dovresti bere il
the e che ha contenuto chissà quale organo umano, nella
risata degna d’un funerale di stato che echeggia
nell’aria appestata dal fetore di cimitero e nel barattolo
dei biscotti a forma di osso che ti vengono offerti.
Lo guardi, Undertaker, e sbuffi che è irritante come di
consueto. Vedi le sue lunghe, affilate unghie nere che accarezzano la
tua anima, accontentandosi della sua superficie poiché non
avranno null’altro, la sua bocca incavata in quella smorfia
ridente che ti schernisce beffardamente e che ti preannuncia la tua
imminente morte.
Vedi, oltre la sua incolore singolarità,
l’avvoltoio che è realmente, che vorrebbe il tuo
spirito e che tuttavia dovrà contentarsi soltanto
d’un cadavere da ospitare in uno dei suoi feretri.
Sette.
E poi è tutto nero, conte di Phantomhive.
Una colata d’inchiostro rovente che insudicia i tuoi pensieri
di bambino, penetra nel tuo cuore lacerato dalla sofferenza
d’una vita che fingi d’ignorare, divora la tua
anima profondamente gentile malgrado i tuoi tentativi di dimostrarti
freddo e insensibile.
E tu non puoi vedere più niente – nemmeno lo
scintillio di un ghigno famelico.
Puoi solo udire, negli ultimi tuoi istanti, un compiaciuto
Dunque, signorino…
ed avvertire impotente come l’anello della casata dei
Phantomhive – l’unico legame con il Mondo
sull’Altra Sponda del Fiume che ti protegge
dall’oblio eterno, come una mano che stringe quella di un
uomo aggrappato all’orlo di un precipizio – scivoli
veloce lungo il tuo pollice.
Ed infine cade.
Non puoi più sentire, non puoi più vedere,
non… riesci a… respirare.
E… tutto… è…
… perduto.
Sette, Ciel Phantomhive,
come i peccati capitali.
Sette, sino alla Porta
dell’Inferno.
Puramente nonsense, lugubre e a sad ending, scritta mentre ascoltavo a
palla Alice Human
Sacrifice dei Vocaloid.
In ogni caso, faccio qualche precisazione: nell'ultimo paragrafo
non-in-corsivo, dove ci sono delle parole intervallate dai punti di
sospensione, ho cercato di simulare la perdita del respiro e della
coscienza di una persona morente - infatti, è il narratore
della parte in corsivo che deve terminare la frase "E tutto
è perduto"; il narratore della parte in corsivo non è Sebastian,
giusto a scopo informativo: in realtà, l'interpretazione la
lascio a voi, perché nemmeno io so chi sia; il Mondo
sull'Altra Sponda del Fiume è il mondo dei mortali, il
nostro, ma questo nome mi suonava meglio, dal momento che Sebastian ha
traghettato Ciel sull'Isola dei Morti attraverso quel fiume.
Vi prego di assecondare i miei folli, macabri pensieri: cercate di
capire, ascoltare quella
canzone non fa bene alla salute, e già prima
non ero messa poi così bene.
Se tuttavia vorrete lasciare un commento a questo breve delirio, ne
sarei ben felice <3.
Chu.